riciclaggio

  • Lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo in tutto il mercato unico

    La Commissione ha adottato la relazione sulla valutazione sovranazionale dei rischi (SNRA), uno strumento per aiutare gli Stati membri a individuare e affrontare i rischi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo.

    Sebbene la maggior parte delle raccomandazioni contenute nelle valutazioni precedenti (l’ultima relazione di questo tipo risale al 2019) sia già stata attuata, la relazione sottolinea il fatto che le debolezze nell’individuare la titolarità effettiva continuano a rappresentare una grave minaccia per il sistema finanziario, in quanto l’anonimato rimane una vulnerabilità critica per tutti i settori e tutte le attività.

    La relazione ricalcola inoltre i livelli di rischio di alcuni settori in cui sono stati rilevati cambiamenti dal 2019, ad esempio nelle cripto-attività e nel gioco d’azzardo online, in cui i rischi sono ora più elevati. Le recenti norme antiriciclaggio proposte nel pacchetto legislativo del 2021 mirano a migliorare l’individuazione delle operazioni e delle attività sospette e a colmare le lacune utilizzate dai criminali per riciclare proventi illeciti o finanziare attività terroristiche attraverso il sistema finanziario.

    La relazione odierna riconosce l’importanza del pacchetto, attualmente in discussione al Parlamento europeo e al Consiglio.

  • Realtà malavitose che preoccupano

    Seguite i soldi e troverete la mafia, è tutto lì!

    Giovanni Falcone

    Era proprio il pomeriggio del 23 maggio di trent’anni fa, quando lo scoppio tremendo e pauroso di una miscela esplosiva di una mezza tonnellata di tritolo, nitrato d’ammonio e T4 ha ucciso il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie e tre uomini della sua scorta. Un’attentato da tempo ideato, programmato e finalmente attuato alle 17.56 del 23 maggio 1992, da Cosa Nostra.  Il 23 maggio 2022, al Foro italico di Palermo, la Fondazione Giovanni Falcone ha organizzato una cerimonia di commemorazione di quella barbara uccisione, intitolata “La memoria di tutti, Palermo trent’anni dopo”. In quella cerimonia il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto: “Sono trascorsi trent’anni da quel terribile 23 maggio allorché la storia della nostra Repubblica sembrò fermarsi come annientata dal dolore e dalla paura”. Poi ha aggiunto che “…Falcone era un grande magistrato e un uomo con forte senso delle istituzioni. Non ebbe mai la tentazione di distruggere le due identità perché aveva ben chiaro che la funzione del magistrato rappresenta una delle maggiori espressioni della nostra democrazia”. Il Presidente Mattarella ha in seguito ribadito che Giovanni Falcone, come magistrato, “…fu il primo ad intuire e a credere nel coordinamento investigativo, sia nazionale sia internazionale, quale strumento per far emergere i traffici illeciti che sostenevano economicamente la mafia”.

    Il Presidente, durante il suo intervento, si è riferito anche a quanto sta accadendo in Ucraina in questi 89 giorni di sanguinosa, crudele e orribile guerra. Perché, secondo lui, “la giustizia è dunque la linea costante”. Poi ha sottolineato che in Ucraina si subiscono “…quegli stessi orrori di cui l’Italia conserva ancora il ricordo e che mai avremmo immaginato che si ripresentassero nel nostro Continente”. Il Presidente Mattarella è convinto che “…Ancora una volta sono in gioco valori fondanti della nostra convivenza”. E che ancora una volta “la violenza della prevaricazione pretende, nella nostra Europa, di sostituirsi alla forza del diritto”. Per il presidente “…il ripristino degli ordinamenti internazionali, anche in questo caso, è fare giustizia. Porre cioè la vita e la dignità delle persone al centro dell’azione della comunità internazionale”. Anche perché “…raccogliere il testimone della ‘visione’ di Falcone significa affrontare con la stessa lucidità le prove dell’oggi, perché a prevalere sia ovunque, in ogni dimensione, la causa della giustizia: al servizio della libertà e della democrazia”. Cosi ha concluso il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il suo discorso al Foro italico Umberto I di Palermo, nell’ambito della commemorazione del trentesimo anniversario della barbara uccisione di Giovanni Falcone, di sua moglie e dei tre uomini della sua scorta.

    Soltanto 57 giorni dopo quel barbaro ed orrendo attentato a Giovanni Falcone Cosa Nostra ne attuò un altro simile. Erano le 17.15 di pomeriggio del 19 luglio 1992. Questa volta il bersaglio era uno dei più cari e stretti amici e collaboratori di Falcone, un magistrato come lui, Paolo Borsellino. Il tragico evento è ormai noto come l’attentato di via D’Amelio a Palermo. Sempre un attentato dinamitardo, che tolse la vita, oltre a Borsellino, anche a cinque uomini della sua scorta. Loro due, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, con la loro devozione professionale, con la loro determinazione, con il loro operato stavano sconvolgendo e scombussolando i tanti e diversi interessi della mafia siciliana, ma non solo. Le loro inchieste diedero inizio ad un nuovo ed efficace svolgimento della lotta contro la criminalità organizzata, non solo in Italia. Con le loro inchieste e il loro continuo e determinato lavoro quotidiano, essi cominciarono a svelare le allora esistenti relazioni tra la Cosa Nostra e alcuni massimi rappresentanti del potere politico, sia locale che centrale. In più cominciarono ad indagare anche sui grossi trasferimenti finanziari, verso banche di altri Paesi, di denaro proveniente dalle attività malavitose. In una lettera che Giovanni Falcone indirizzava ad un suo collega ed amico ticinese, scriveva: “Caro Paolo, dopo i soldi della mafia arriveranno in Svizzera anche i mafiosi”. Una collaborazione lavorativa e di amicizia quella tra valorosi colleghi, che continuava da anni. Parte di quella collaborazione professionale era anche la ben nota e fruttuosa indagine, denominata “Pizza connection”, sui traffici dei stupefacenti tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America. Nonostante gli attentati mafiosi tolsero prematuramente la vita ai due coraggiosi e valorosi magistrati, che avevano messo in grosse difficoltà i vertici di Cosa Nostra, la loro opera continua con successo. I cittadini, milioni di cittadini e non solo in Italia, ricordano e ricorderanno con rispetto Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, così come anche tanti altri loro colleghi e collaboratori che hanno perso la vita in altri attentati mafiosi.

    La criminalità organizzata, nelle sue varie forme di organizzazione malavitosa, non è attiva solo in Italia. Lo avevano previsto e fortemente ribadito, più di trent’anni fa ormai, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ma anche altri loro collaboratori. Una realtà questa che si sta ormai verificando e sta venendo denunciata da altri determinati, devoti e valorosi procuratori e magistrati, sia in Italia che in altri Paesi. E si tratta non solo delle tradizionali organizzazioni malavitose italiane ma anche di altre organizzazioni della criminalità organizzata, operanti in diversi Paesi. Organizzazioni che tentano e fanno di tutto per procurare sempre più spazio di operatività, compresa anche quella degli investimenti miliardari, una volta riciclato e diventato “pulito” il denaro sporco, proveniente da varie attività criminali. Organizzazioni che tentano e non di rado ci riescono, a coinvolgere anche rappresentanti del potere politico. Come avevano capito e denunciato, più di tren’anni fa, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino ed altri loro colleghi.

    Una simile realtà si sta verificando, con tutta la sua drammaticità e con tutte le sue preoccupanti conseguenze, anche in Albania. Da alcuni anni ormai e purtroppo, fatti accaduti e che tuttora stanno accadendo, fatti facilmente verificabili, documentati ed ufficialmente denunciati alla mano, si sta consolidando una paurosa ed allarmante connivenza tra alcuni dei massimi dirigenti del potere politico e la criminalità organizzata. Una connivenza quella che è anche alla base di una nuova e sui generis dittatura ormai restaurata e che si sta consolidando in Albania. Una dittatura pericolosa, perché cerca di camuffarsi dietro una parvenza di pluripartitismo di facciata, coinvolgendo alcune “ubbidienti stampelle”, come il capo del partito democratico albanese, il maggiore partito dell’opposizione, dimissionario ormai dal marzo scorso. Da anni l’autore di queste righe ha cercato di informare il nostro lettore su questa preoccupante realtà, con la necessaria e dovuta oggettività. Così come ha informato da anni il nostro lettore anche sulla crescente attività, su tutto il territorio nazionale, sia della criminalità organizzata locale, sia della sua collaborazione con alcune delle più pericolose organizzazioni malavitose italiane, ‘Ndrangheta compresa. L’autore di queste righe ha informato, altresì, il nostro lettore anche delle ingenti somme di denaro, di miliardi che da alcuni anni si stanno riciclando in Albania. Denaro sporco proveniente dalla ormai ben radicata e diffusa corruzione, dall’abuso di potere, ma anche dalle attività criminali, sia in Albania che in altri Paesi, Italia compresa. Denaro sporco in possesso non solo della criminalità organizzata locale e di molti politici corrotti, partendo dai più alti livelli istituzionali e/o di rappresentanza in Albania. Ma anche denaro sporco in possesso delle organizzazioni criminali di altri Paesi, Italia compresa (Abusi e corruzione anche in tempi di pandemia, 4 maggio 2020; Realtà nascoste con inganno da falsari di parola, 19 ottobre 2020 ecc..).

    Una simile, grave, pericolosa e preoccupante realtà è stata evidenziata da anni ormai anche da due note organizzazioni specializzate internazionali. Una è la FATF (Financial Action Task Force on Money Laundering, nota anche come il Gruppo di Azione Finanziaria (GAFI); n.d.a.). Questo Gruppo d’Azione Finanziaria è stato costituito a Parigi nel 1989, durante il vertice dei capi di Stato e di governo dei sette paesi più industrializzati del mondo, noto anche come il vertice del G7. Il Gruppo rappresenta un organo intergovernativo ed ha come compito anche il coordinamento e l’armonizzazione degli ordinamenti legali di vari Paesi, allo scopo di permettere ed attuare una coordinata operazione di contrasto contro la criminalità organizzata. L’altra organizzazione internazionale specializzata è MONEYVAL (nome comunemente riconosciuto al Committee of Experts on the Evaluation of Anti-Money Laundering Measures and the Financing of Terrorism – Comitato d’Esperti per la Valutazione delle Misure contro il Riciclaggio di Denaro e il Finanziamento del Terrorismo; è una struttura di monitoraggio del Consiglio d’Europa; n.d.a.). Il compito di questa struttura è quello di valutare la conformità dei principali standard internazionali per contrastare il riciclaggio del denaro sporco ed il finanziamento del terrorismo. Un altro suo compito è quello di fare delle raccomandazioni alle autorità nazionali per migliorare il loro sistema legale a fare fronte a simili obiettivi.

    Ebbene, dal 2018 ad oggi, tutti i rapporti annuali di MONEYVAL sono molto critici con l’Albania per quanto riguarda il riciclaggio del denaro sporco. L’autore di queste righe ha informato, a tempo debito, il nostro lettore di una simile e preoccupante situazione. Riferendosi al Rapporto ufficiale per il 2018 di MONEYVAL, nel capitolo sull’Albania si evidenziava che “…la corruzione rappresenta grandi pericoli per il riciclaggio del denaro [sporco] in Albania”. In più il Rapporto, riferendosi all’altolocata corruzione, specificava che essendo “…legata spesso alle attività della criminalità organizzata, genera ingenti quantità di introiti criminali”. Lo stesso Rapporto di MONEYVAL per il 2018, riferendosi alla [mancata] responsabilità delle autorità, specificava che “…l’attuazione della legge, ad oggi, ha avuto una limitata attenzione per combattere la corruzione legata al riciclaggio del denaro [sporco]…”! Una situazione quella albanese che, invece di essere stata presa seriamente in considerazione dalle autorità, è stata ulteriormente peggiorata. Lo mette ben in evidenza il seguente Rapporto ufficiale del MONEYVAL per il 2019. L’Albania è stata addirittura declassata e messa nella cosiddetta “zona grigia”. Il che significava che l’Albania doveva rimanere “sorvegliata e sotto un allargato monitoraggio”. Secondo quanto previsto dalle normative che regolano il funzionamento di MONEYVAL, si stabilisce che “…gli Stati si possono mettere sotto sorveglianza allargata nel caso in cui si identificano delle serie incompatibilità con gli standard…”.  E si fa riferimento agli standard delle istituzioni dell’Unione europea! I paesi di quella “zona grigia” sono continuamente monitorati da parte di FATF e di MONEYVAL. L’autore di queste righe in quel periodo, riferendosi alle conclusioni dei due sopracitati rapporti e alla vera, vissuta e sofferta realtà albanese, scriveva che “…Cercare di corrompere tutti, tutti che si prestano alla tentazione della corruzione e ai profitti che ne derivano, nonostante nazionalità, madre lingue e cittadinanza, fa parte della strategia di gestione della cosa pubblica, quella realmente attuata in Albania” (Abusi e corruzione anche in tempi di pandemia; 4 maggio 2020). L’Albania, anche secondo l’ultimo Rapporto ufficiale del MONEYVAL per il 2021 e pubblicato nel marzo scorso, dopo le apposite verifiche fatte dal FATF, continua ad essere nella sopracitata “zona grigia”!

    Chi scrive queste righe avrebbe avuto bisogno di continuare ad informare il nostro lettore sul riciclaggio pericolosamente in aumento del denaro sporco in Albania, nonché della connivenza dei massimi rappresentanti del potere politico con la criminalità organizzata, sia quella locale che internazionale, ‘Ndrangheta compresa. Ma lo spazio non glielo permette. Egli è però convinto che si tratta di realtà malavitose che dovrebbero preoccupare molto. E non solo in Albania. Diventa perciò importante il consiglio di Giovanni Falcone “Seguite i soldi e troverete la mafia, è tutto lì!”.

  • Riciclaggio nella Ue, 160 mld

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Mario Lettieri e Paolo Raimondi pubblicato su ‘ItaliaOggi’ il 6 agosto 2021.

    L’Europol stima che l’1% del Pil dell’Unione europea, equivalente a circa 160 miliardi di euro, è coinvolto in attività finanziarie illegali. E’ clamoroso il caso della filiale estone della banca danese Danske Bank, che dal 2007 al 2015 sarebbe stata il veicolo di transazioni molto sospette per oltre 200 miliardi di euro.

    Del resto è risaputo che il riciclaggio di soldi per fini illegali, per il sostegno al terrorismo e per l’evasione e l’elusione fiscale ha assunto dimensioni preoccupanti. Anche le reti criminali si sono dimostrate molto esperte a “dribblare” i regolamenti e i controlli dei singoli Paesi, sfruttandone le differenze, le incongruità e anche le reciproche avversità. In questa materia l’Unione europea si “barcamena” tra un desiderato coordinamento centralizzato e i provvedimenti dei diversi governi.

    Recentemente la Commissione ha presentato delle condivisibili proposte legislative al Parlamento e al Consiglio europeo per consolidare le norme Ue per contrastare il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. Da notare che inizialmente l’iniziativa era stata osteggiata da alcuni Paesi membri, tra cui Cipro, Malta ed Estonia.

    Non convincente, invece, è l’introduzione del massimale di 10.000 euro per i pagamenti in contanti. Si ricordi che in Italia esso è di 2.000 euro. In un attimo, tutta la passata battaglia ideologica di casa nostra sull’argomento è stata spazzata via.

    Il citato pacchetto mira anzitutto a creare una nuova autorità europea in materia di riciclaggio. E’ previsto un regolamento con norme direttamente applicabili. C’è una direttiva, relativa agli organismi di vigilanza, da recepire ai vari livelli nazionali. Lungimirante, ci sembra, è il regolamento per tracciare i trasferimenti in cripto-valute.

    La nuova autorità europea dovrebbe rafforzare la vigilanza e prevedere un unico sistema integrato per meglio coordinare gli organismi nazionali di monitoraggio. Gli attuali registri nazionali dei conti bancari dovrebbero essere collegati tra loro, consentendo alle varie Unità d’informazione finanziaria di accedere rapidamente ai movimenti sui conti correnti. Compito non secondario sarebbe la vigilanza su alcuni enti finanziari che si ritengono più rischiosi.

    Per quanto riguarda le cripto-valute e le cripto-attività, si rileva che attualmente solo alcuni prestatori di detti servizi sono soggetti alle norme di antiriciclaggio. Il che è una negligenza grave che potrebbe essere sfruttata anche da interessi illegali. Perciò è positiva la previsione di modifiche per la tracciabilità dei trasferimenti di cripto-attività, come i bitcoin. Saranno inoltre vietati i portafogli anonimi di cripto-attività.

    Naturalmente il riciclaggio è un fenomeno globale che richiede una forte cooperazione internazionale. La Commissione è già parte del Gruppo di azione finanziaria internazionale (Gafi), che è il garante a livello mondiale della lotta al riciclaggio di denaro. Gli elenchi del Gafi saranno inseriti in quelli dell’Ue. Essi avranno una “lista nera”, in cui figurano la Corea del Nord e l’Iran, e una “lista grigia”.

    Quest’ultima comprende 22 Stati. Oltre a quelli sospettati di terrorismo o coinvolti in guerre, ci sono alcuni dei paradisi fiscali più “gettonati” da interessi europei, tra cui le Barbados, le Cayman, Giamaica, Panama Albania e Malta (!). Anche la Romania stava per esservi inclusa.

    È incredibile che vi siano coinvolti dei Paesi europei e persino dell’Ue!

    Il documento è ricco di dati che evidenziano i rischi connessi ai vari settori economici influenzati o influenzabili dal riciclaggio di soldi sporchi. Ad esempio, si afferma che esso opera principalmente ancora attraverso il trasferimento di contanti e che le banconote da 500 euro sono state largamente usate a tal fine. Si stima che a livello mondiale il riciclaggio sfrutterebbe il mercato immobiliare per 1.600 miliardi di dollari l’anno e quello dei diamanti, che è concentrato soprattutto in Belgio. Il rapporto rileva la crescita dell’utilizzo dei paradisi fiscali quali veicoli per il riciclaggio: già nel 2016 i residenti Eu tenevano ben 1.600 miliardi di dollari nei centri off shore.

    Le nuove proposte della Commissione affrontano la sfida principale per il futuro dell’Unione: operare congiuntamente, senza sabotaggi di varia natura, per fronteggiare e sconfiggere il riciclaggio di soldi sporchi, che mina la sicurezza, la stabilità e il bilancio dell’Europa.

    *ex sottosegretario all’Economia **economista

  • Il Consiglio dell’UE nomina 22 procuratori dell’EPPO

    Il Consiglio dell’UE ha nominato i pubblici ministeri della Procura europea (EPPO) che lavoreranno insieme sotto la guida della nuova responsabile, Laura Codruta Kovesi, entrato in carica in autunno. Nel momento del suo insediamento aveva immediatamente sottolineato che all’EPPO mancava il personale e che tale carenza avrebbe gravemente ostacolato il lavoro della procura.

    La decisione è arrivata con ritardo a causa degli ostacoli che Malta stava affrontando nella nomina di un procuratore europeo poiché aveva un numero limitato di candidati ammissibili. I pubblici ministeri dell’UE avranno una durata non rinnovabile di sei anni, con la possibilità di una proroga di tre anni.

    Nel suo incarico, Kovesi, ex capo dell’unità anticorruzione della Romania, indagherà sui crimini finanziari nell’UE, come la frode IVA transfrontaliera, il riciclaggio di denaro e la corruzione. L’EPPO è stato creato per indagare e perseguire le frodi contro il bilancio dell’UE, al di là dei confini nazionali e delle autorità nazionali, poiché gli organismi dell’UE già esistenti come Eurojust, Europol e l’ufficio antifrode dell’UE (OLAF) non dispongono dei poteri necessari per svolgere attività di indagini criminali e azioni penali.

    L’EPPO dovrebbe diventare operativo entro la fine dell’anno ed è incaricato di indagare, perseguire e assicurare alla giustizia i crimini contro gli interessi finanziari dell’UE.

    22 paesi stanno attualmente partecipando all’EPPO: Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia e Spagna.

  • Un’agenzia europea contro il riciclaggio dei soldi sporchi

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Mario Lettieri e Paolo Raimondi apparso su ‘ItaliaOggi’ il primo febbraio 2020.

    Il riciclaggio dei soldi sporchi, il trasferimento di finanze generate da atti criminali e ovviamente di origine ignota, da tempo è diventata una vera emergenza internazionale e europea. Il crimine organizzato, il traffico di droga, il terrorismo internazionale e certe forme illegali di speculazioni finanziarie prosperano se il riciclaggio di soldi opera indisturbato.

    Il potere del crimine è nella sua capacità di violare le leggi e di indebolire la società civile. La minaccia diventa più pericolosa e intollerabile quando si riesce a trasformare i soldi sporchi in attività legali e a controllarle. In Italia sappiamo bene come e quanto le varie mafie abbiano penetrato settori importanti dell’economia.

    Sembra che l’Unione europea si stia  finalmente muovendo per un significativo rafforzamento delle misure contro il riciclaggio, l’anti-money laundering (AML). Poco prima delle vacanze di Natale, i ministri delle Finanze dell’Ue, nel loro meeting Ecofin, hanno dato mandato alla Commissione europea di studiare la creazione di una struttura indipendente, dotata dei necessari poteri di azione, per combattere il fenomeno in modo centralizzato ed efficace. Prima dell’estate, la Commissione dovrebbe elaborare una proposta di legge da sottoporre al Parlamento e al Consiglio europeo.

    Sul tema l’Ecofin era stato preparato da un incontro, organizzato qualche giorno prima, da sei ministri delle Finanze, con un’attiva partecipazione dell’Italia.

    Certamente in Europa non mancano strutture e legislazioni per combattere il riciclaggio. Il problema, però, è che la supervisione delle banche e degli altri enti riguardo al riciclaggio è governata dalle autorità nazionali di ogni singolo Stato membro, ognuno con le proprie leggi e le proprie capacità d’intervento. In Italia con il secondo governo Prodi fu approvata una buona legge in merito.

    Si tratta di un’ovvia debolezza e di un’evidente contraddizione rispetto al fatto che si opera nell’area euro e in un unico mercato.

    La Banca centrale europea ha già il compito sovranazionale di controllare le banche d’importanza sistemica con attivi superiori a 30 miliardi di euro. Le altre banche, invece, sono controllate dalle autorità nazionali. Il crimine organizzato di solito preferisce utilizzare quest’ultime.

    Di conseguenza, pensiamo che creare un “supervisore dei supervisori” non sarebbe la risposta più opportuna ed efficace. Come già visto in passato, si genererebbe un processo troppo farraginoso e poco incisivo. Lo stesso accadrebbe se si lasciasse questo compito in seno all’attuale Autorità bancaria europea, come alcuni vorrebbero. Si ricordi che molte operazioni di riciclaggio sono fatte tramite strutture finanziarie non bancarie, il cosiddetto shadow banking, che non è sottoposto agli stessi controlli applicati alle banche. Inoltre, dette operazioni di riciclaggio potrebbero essere fatte sempre più da entità completamente fuori dal sistema bancario e finanziario.

    Noi pensiamo che si dovrebbe creare una sorta di Interpol europea, un’agenzia indipendente con un mandato specifico e con adeguati poteri per operare sull’intero territorio europeo e contrastare la crescente espansione del riciclaggio. Il Parlamento europeo dovrebbe definirne al più presto i compiti e le regole.

    Negli anni passati, purtroppo, l’Europa è dipesa, in modo imbarazzante, dalle informazioni e dalle iniziative americane nel contrasto al riciclaggio. Il 2018 è stato un anno pieno di casi importanti, però con provvedimenti tardivi e poco sanzionati. Basti ricordare la chiusura della banca ABLV in Lettonia, le indagini sulla Danske Bank in Danimarca e in Estonia e la multa più alta della storia europea comminata alla banca ING olandese. Tutti casi che provano la “pochezza” europea nella lotta per colpire l’uso di soldi sporchi. Ma nessun paese europeo può ritenersi irreprensibile.

    La dimensione del fenomeno è certamente enorme. Poiché è difficile quantificarlo, sono stati fatti pochi studi. L’agenzia intergovernativa FATF, il Gruppo d’azione finanziaria, decisa a suo tempo dal G7, riporta che nel 1998 il Fondo Monetario internazionale ne stimava l’ammontare tra il 2 e il 5% del pil mondiale. A quella data si trattava di una forbice tra 590 e 1.500 miliardi di dollari. Nel 2009 una ricerca dell’Ufficio dell’ONU sulle droghe e il crimine organizzato (UNODC) affermava che il riciclaggio fosse di1.600 miliardi di dollari circa, pari al 2,7% del pil mondiale.

    In Italia l’Unità di informazione finanziaria (UIF) presso la Banca d’Italia riporta che vi è un significativo aumento delle segnalazioni da parte del sistema bancario di operazioni sospette.

    *Mario Lettieri già sottosegretario all’Economia **Paolo Raimondi economista

  • Norme più severe dell’UE contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo

    Con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, il 9 luglio è entrata in vigore la 5a direttiva antiriciclaggio. Le nuove norme, proposte dalla Commissione a luglio 2016, aumentano la trasparenza sui titolari effettivi delle imprese e affrontano i rischi di finanziamento del terrorismo.

    La Commissaria per la Giustizia, i consumatori e la parità di genere, Vĕra Jourová, ha dichiarato: “Questo è un altro passo importante per rafforzare il quadro dell’UE per combattere la criminalità finanziaria e il finanziamento del terrorismo. La 5a direttiva antiriciclaggio renderà più efficiente la lotta al riciclaggio di denaro. È necessario colmare tutte le lacune, perché le lacune presenti in uno Stato membro hanno un impatto su tutti gli altri. Esorto gli Stati membri a tener fede ai loro impegni e ad aggiornare le rispettive norme nazionali quanto prima.”

    Le nuove norme introducono obblighi di trasparenza più rigorosi, anche per il pieno accesso ai registri dei titolari effettivi delle imprese; una maggiore trasparenza dei registri della titolarità effettiva dei trust; e l’interconnessione tra i due registri. Tra i principali miglioramenti figurano: la limitazione dell’uso dei pagamenti anonimi con carte prepagate, comprese le piattaforme di scambio di valute virtuali nell’ambito di applicazione delle norme in materia di antiriciclaggio; l’ampliamento degli obblighi di verifica dei clienti; maggiori controlli sui paesi terzi ad alto rischio e più poteri e una cooperazione più stretta tra le unità di informazione finanziaria nazionali.

    La 5a direttiva antiriciclaggio aumenta anche la cooperazione e lo scambio di informazioni tra le autorità antiriciclaggio e le autorità di vigilanza prudenziale, compresa la Banca centrale europea. La Commissione Juncker ha fatto della lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo una delle sue priorità. Questa proposta è stata la prima iniziativa del piano d’azione per rafforzare la lotta al finanziamento del terrorismo seguito agli attentati terroristici e si inserisce nel contesto più ampio degli sforzi per aumentare la trasparenza fiscale e combattere gli abusi fiscali a seguito delle rivelazioni dei “Panama Papers”.

    Gli Stati membri dovranno recepire le nuove norme nella legislazione nazionale entro il 10 gennaio 2020.

    Fonte: Comunicato stampa della Commissione europea del 9 luglio 2018

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