Oltre 200 mila migranti hanno cercato di raggiungere l’Italia via mare nel corso del 2023, un numero in netto aumento rispetto allo scorso anno. Il dato è stato elaborato da “Agenzia Nova” sommando gli arrivi accertati sul territorio italiano e le persone intercettate in mare e riportate in Libia e in Tunisia dalle rispettive Guardie costiere nordafricane.
Sono complessivamente 153.647 i migranti arrivati in modo irregolare via mare e sbarcati nei porti italiani a decorrere dal primo gennaio al 20 dicembre, con un aumento del 55 per cento rispetto ai circa 99.191 arrivi registrati nello stesso periodo del 2022. Si tratta, a ben vedere, di numeri inferiori ai 181 mila arrivi del 2016 e ai 170 mila del 2014, indice di una situazione non emergenziale ma comunque preoccupante anche per i morti nel Mediterraneo centrale: oltre 2.220 da gennaio. Gli ultimi dati del Viminale visti da “Nova” confermano il picco di arrivi via mare dalla Tunisia, 96.156 da inizio anno al 20 dicembre, una media di quasi 272 migranti sbarcati al giorno: più che triplicato il dato di 30.135 arrivi complessivi dalla rotta tunisina in tutto il 2022. A questi numeri vanno aggiunti almeno altri 48.074 migranti che sono stati intercettati dal primo gennaio al 30 novembre, secondo gli ultimi dati disponibili pubblicati dal Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftdes). Complessivamente, inoltre, Ftdes ha conteggiato 1.300 morti e dispersi in mare, fino al 30 novembre, lungo la rotta tunisina.
Più distaccata invece la rotta libica, al secondo posto con almeno 49.714 migranti illegali sbarcati al 20 dicembre, secondo i dati del Viminale visti da “Nova”. Più della metà dei migranti sbarcati in Italia dalle coste libiche, circa 33 mila, è partito dalla Tripolitania, regione occidentale del Paese nordafricano sotto il controllo del governo guidato del premier Abdulhamid Dabaiba. Dalla Cirenaica, regione orientale dominata dal generale Khalifa Haftar e colpita lo scorso settembre dal devastante ciclone “Daniel”, sono invece arrivati ad oggi oltre 16 mila migranti. Secondo le ultime stime dell’Oim, aggiornate al 9 dicembre, 15.383 migranti sono stati intercettati in mare e riportati in Libia, di cui 11.423 uomini, 1.066 donne, 556 minori e 2.443 persone i cui dati di genere non sono disponibili. Di 955 migranti è stata invece accertata la morte, mentre 1.255 risultano ancora dispersi nei tentativi di emigrazione verso le coste europee attraverso la rotta del Mediterraneo centrale (che include sia Libia che Tunisia), per un ammontare complessivo di 2.210 persone decedute. I numeri del ministero dell’Interno italiano visionati da “Nova” mostrano infine un sensibile calo di arrivi dalla rotta turca dalla tragedia di Cutro di febbraio, 7.017, a fronte degli oltre 15 mila dello stesso periodo dello scorso anno. Resta marginale, infine, la rotta che dall’Algeria ha portato in Italia almeno 535 migranti irregolari, a fronte di 1.273 arrivi dello scorso anno.
“Tante persone provano una traversata più volte, quindi è difficile capire quanti respinti poi siano arrivati o meno. Potremmo effettivamente essere a 200 mila partenze, ma non possiamo consideriamo il 2023 un anno emergenziale. Sono comunque dati inferiori al 2016 e al 2014. L’emergenza numerica non c’è”, commenta a “Nova” Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) a Roma. “Anche qualora fossero 200 mila le persone partite, si tratta di un numero obiettivamente basso: non è paragonabile agli oltre 850 mila arrivati in Grecia nel 2015”, ha aggiunto Di Giacomo, sottolineando come i 153 mila sbarcati in Italia da inizio anno siano pari allo 0,26 del totale della popolazione italiana e allo 0,03 per cento del totale della popolazione europea. Il problema, secondo il portavoce, è soprattutto a Lampedusa, dove fino a due mesi fa si concentrava almeno il 70 per cento degli arrivi. “L’emergenza non è numerica per l’Italia, ma lo è sicuramente per Lampedusa, anche al livello operativo e logistico”, ha aggiunto l’esponente di Oim.
Secondo i dati del cruscotto statistico giornaliero pubblicato nel sito web del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Viminale, al primo posto degli sbarchi in Italia al 20 dicembre 2023 c’è la Guinea con 18.204 arrivi, mentre nello stesso periodo del 2022 c’era l’Egitto con circa 20.486 sbarcati dalla rotta libica, in particolare quella “orientale” che dalle coste della Cirenaica punta alla Sicilia. Segue poi un altro Paese dell’Africa, la Tunisia, con 17.203 arrivi al 20 dicembre, circa 500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2022. Dalla Tunisia partono soprattutto subsahariani, meno di due su dieci è di nazionalità tunisina. I cittadini della Costa d’Avorio risultano al terzo posto degli sbarchi irregolari in Italia, con 16.004 arrivi via mare, mentre lo scorso anno erano i bengalesi (più di 14 mila) a occupare il gradino più basso del podio in questo periodo. Da segnalare poi l’arrivo quest’anno di 12.122 cittadini del Bangladesh che hanno molto probabilmente percorso la rotta libica per sbarcare in Italia.
Secondo Di Giacomo, i flussi migratori del 2023 sono stati caratterizzati dalla partenza di persone che vivevano in Nord Africa (e non necessariamente nordafricani) e che sono state costrette a scappare. “Tendenzialmente molte persone arrivate quest’anno sono fuggite da contesti drammatici. Molte persone arrivate dalla Tunisia vivevano lì da anni e sono scappate a causa delle discriminazioni. Sappiamo che la Libia è sia un Paese di transito, ma anche di destinazione: molte persone che si trovano a vivere in Libia scappano, anche se in realtà volevano rimanere”, ha detto ancora Di Giacomo, sottolineando come a influire sul fenomeno sia soprattutto il contesto geopolitico. “L’instabilità economica e geopolitica del Nord Africa crea un flusso migratorio che, se ci fosse più stabilità politica in questi paesi, probabilmente sarebbe più basso”, ha puntualizzato il portavoce di Oim, evidenziando il drammatico dato di 2.271 morti nel Mediterraneo, in netto aumento rispetto ai 1.400 morti del 2022. “E’ un numero ancora per difetto. Ci sono tantissimi naufragi di cui nessuno sa niente. L’emergenza vera è che non si fa abbastanza per salvare le vite in mare”, conclude Di Giacomo.