Romania

  • Il Parlamento europeo sollecita l’ammissione di Bulgaria e Romania nell’area Schengen

    La Bulgaria e la Romania devono entrare a far parte dell’area Schengen “il prima possibile” e “in modo pieno”, con una decisione univoca che riguardi tutte le frontiere, terrestri, aeree e marittime. E’ quanto chiede il Parlamento europeo in una risoluzione approvata alla plenaria di Strasburgo a larga maggioranza (514 voti a favore, 107 contrari e 38 astenuti), esortando gli stati Ue a rompere gli indugi. Sofia e Bucarest “soddisfano tutti i requisiti tecnici necessari” all’ingresso in Schengen “già dal 2011, ma il loro ingresso è bloccato dal Consiglio europeo per ragioni politiche”, scrivono gli eurodeputati, rammaricandosi che “a distanza di sette anni, il Consiglio non abbia adottato una decisione sulla piena applicazione dell’ ‘acquis’ di Schengen” nei due Paesi “nonostante i ripetuti inviti da parte della Commissione e del Parlamento Ue”.

    La plenaria chiede inoltre un accesso “pieno” dei due Paesi, ritenendo inadeguata la proposta di suddividere l’abolizione dei controlli alle frontiere interne in due atti giuridici, con scadenze diverse per le frontiere terrestri, marittime e aeree. “Abbiamo categoricamente respinto l’adesione parziale” perché “non solo manca di giustificazioni giuridicamente valide, ma comporta anche una serie di aspetti negativi economici, sociali e politici per l’intera Ue”, ha spiegato l’eurodeputato Sergei Stanishev (S&D), autore del rapporto.

  • Solo in Romania meno laureati che in Italia

    L’ignoranza abita in Italia, che anche nel 2017, secondo i dati diffusi da Eurostat, è rimasta il fanalino di coda dell’Unione europea per i trentenni laureati: solo il 26,9% della popolazione con un’età compresa tra i 30 e i 34 anni è infatti risultato essere in possesso di un diploma di laurea. L’unico Paese ad aver fatto registrate un dato peggiore è la Romania, dove il tasso dei trentenni laureati si è fermato al 26,3%. Nell’Ue, in media, i laureati sono arrivati ad essere il 39,9% raggiungendo così con tre anni di anticipo l’obiettivo (40%) fissato nell’ambito della strategia ‘Europa 2020’.

    La società di consulenza Willis Towers Watson ha stilato una classifica dei Paesi dove i laureati guadagnano di più indicando al primo posto la Svizzera, dove già al primo impiego si possono guadagnare oltre 78mila euro lordi all’anno. Secondo e terzo posto per Danimarca e Norvegia, dove gli emolumenti si aggirano rispettivamente intorno ai 51mila e ai 49mila euro. Al quarto posto la Germania, dove in media un neolaureato al primo impiego porta a casa 46mila euro. In Francia 34mila, sempre lordi e all’anno. A pari merito si piazzano Italia e Gran Bretagna sui 29mila euro. Il Paese meno conveniente per chi ha terminato la laurea è risultato essere il Portogallo, con prospettive di guadagno di soli 18mila euro.

  • Romania deferita alla Corte Ue per aver negato il permesso di soggiorno al partner gay di un rumeno

    L’avvocato generale Melchior Wathelet alla Corte di giustizia dell’Unione europea ha affermato che i partner dello stesso sesso dei cittadini dell’UE godono degli stessi diritti di libera circolazione di partner di un genere diverso e su questa base ha reso un parere secondo il quale la Romania ha sbagliato a negare un permesso di lavoro e di soggiorno al coniuge di un uomo rumeno (la Romania non consente i matrimoni omosessuali).

    Una direttiva del 2004 sul principio di libertà di circolazione dell’Unione europea conferisce diritti al coniuge di un cittadino dell’Ue, senza specificare il sesso di ciascun “coniuge” e l’avvocato Wathelet ha sottolineato che il termine coniuge è neutrale rispetto al genere e che i Paesi dell’Ue sono liberi di decidere se consentire il matrimonio omosessuale nel loro territorio, ma che devono accettare tali matrimoni conclusi in altri Stati dell’Ue (come era avvenuto nel caso della coppia che ha dato vita al caso).  “Mentre gli Stati membri sono liberi di provvedere al matrimonio tra persone dello stesso sesso nel loro ordinamento giuridico nazionale o no, devono adempiere ai loro obblighi in virtù della libertà di movimento dei cittadini dell’UE” ha scritto

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