Russia

  • “Dure risposte”

    “La parte russa si riserva il diritto di adottare dure misure di risposta” per gli attacchi con droni su Mosca e sulla Crimea.

    Riesce difficile, se non si è Putin od uno dei suoi stretti collaboratori, capire la logica per la quale se i russi colpiscono Kiev, Odessa, tutto il territorio ucraino, ammazzano, seviziano, distruggono, in speciale modo abitazioni civili, chiese, ospedali, scuole, silos per il grano, luoghi per le derrate alimentari etc, gli ucraini e noi dovremmo trovarlo più o meno normale mentre se gli ucraini, od altri, mandano droni su Mosca o colpiscono la Crimea i russi hanno il diritto di adottare dure risposte.

    Diventa anche difficile capire cosa intendano i russi per dure risposte dopo avere fatto scempio di uno stato libero e sovrano distruggendo tutto quello che riuscivano, dopo aver deportato migliaia di bambini, distrutto gran parte delle riserve alimentari che servono a popoli affamati, impedito il traffico di navi che trasportano il grano causando altre tragedie in altri paesi, cosa devono fare ancora!

    Hanno già fatto, continuano a fare, non penseranno di stupirci con le loro minacce, ormai chi è in buona fede li conosce bene e chi è in mala fede continua come prima magari aspettandosi qualche rublo in premio.

  • Continuano le morti ‘misteriose’ a Mosca

    Dopo la morte “misteriosa” dell’oligarca Kudryakov trovato senza vita, nei giorni scorsi, nel suo appartamento di Mosca ora è la volta di Anton Cherepennikov, milionario con legami con i servizi segreti russi e proprietario della Russia IKS holding, la più grande azienda russa di informatica, intercettazioni, sistemi operativi investigativi.

    L’azienda è stata usata  dall FSB, il servizio di sicurezza federale per condurre intercettazioni telefoniche.

    Continuano le morti sospette di molte persone collegate a Putin, sospette si fa per dire ovviamente visto che la loro morte non è ovviamente una punizione divina ma umana e che è noto come Putin, da sempre, non abbia remore a far sparire chi è diventato, per qualsivoglia motivo, scomodo o pericoloso.

  • Il gioco degli specchi

    Come avevamo avuto modo di scrivere sul Patto Sociale del 25 giugno la pseudo marcia della Wagner verso Mosca non era che una nuova pirotecnica azione di contro controinformazione.

    Prigozhin non è il super ricercato nascosto in Bielorussia, o chissà dove, ma è stato a Mosca dove si è intrattenuto in un lungo colloquio, con disamina di varie situazioni, per più di tre ore, con lo zar Putin, con lui anche diversi massimi esponenti del suo esercito privato.

    Intanto nelle ultime settimane vi sono state sparizioni di noti esponenti militari e non, misteriosi, si fa per dire, silenzi e nuove iniziative e manovre sono in corso da giorni.

    Non è un mistero che da molti anni Putin e Prigozhin abbiano agito di comune accordo essendo sempre di reciproco sostegno!

    Troppi gli interessi economici e politici che condividono non solo in Russia ma in tutti quei paesi dove in questi anni, per ordine del capo del Cremlino, la Wagner ha sostenuto dittatori, contrastato i dissidenti, commesso atrocità, occupato territori e si è impadronita di immense ricchezze non solo minerarie.

    Oggi sopprimere Prigozhin lascerebbe un numero spropositato, si parla di più di cinquantamila, soldati mercenari pronti a tutto, sia a vendicare il capo che a prendere iniziative, personali o di gruppo, non controllabili vanificando tutta l’attività di controllo su diversi Paesi africani che Putin ha messo in piedi, un disastro politico oltre che economico.

    Come avevamo scritto Putin, per quanto indebolito da una guerra tragica, che si è ritorta contro di lui non solo sul piano internazionale, sa bene che proprio la presenza della Wagner può essere una garanzia anche contro dissensi interni che, seppur sott’acqua, diventano sempre più pericolosi.

    Prigozhin resta la lunga mano del capo della Russia, disponibile a fare quanto anche altri sanguinosi amici di Putin non sarebbero in grado di fare, non fosse altro perché mancano di un esercito privato, di contatti in vari paesi e di immense ricchezze, che condivide come sempre, con lo stesso presidente

    Ora i due sodali hanno dato vita ad un nuovo gioco degli specchi, specchi che riflettono non quello che c’è ma quello che si vuole che gli altri vedano, per ricominciare tutto da capo, un’altra volta mettendo in funzione l’arte antica ed imbattibile che è una delle forze più incontrollabili di quello che fu il potere degli zar, il potere della repubblica sovietica ed ora della Federazione Russa: l’inganno, tramutare l’apparenza in realtà e la realtà in apparenza.

  • Anche Deutsche Bank e i suoi azionisti vittime della Russia

    Deutsche Bank, una delle più grandi banche tedesche, ha recentemente avvertito i suoi clienti che alcune delle azioni detenute in Russia sono misteriosamente scomparse. L’annuncio ha causato preoccupazione tra gli investitori e ha sollevato diverse domande sulle implicazioni di questa scomparsa e sul ruolo della banca in questo evento. Anche perché non sono state fornite molte informazioni sulle circostanze precise di questa scomparsa o sul numero esatto di azioni coinvolte.

    E’ comunque emerso che le azioni in questione sono diminuite notevolmente di valore nel corso degli ultimi mese e la scomparsa delle azioni russe è particolarmente preoccupante considerando il contesto economico e politico in cui si verifica. Le tensioni tra Russia e Occidente, in particolare con l’Unione Europea e gli Stati Uniti, si sono intensificate nell’ultimo anno a causa di dispute territoriali, accuse di interferenze nelle elezioni e violazioni dei diritti umani. Questo scenario ha portato a sanzioni economiche e restrizioni sugli investimenti in Russia da parte di diversi paesi occidentali.

    La situazione economica in Russia è stata influenzata negativamente da queste misure, con l’impatto visibile sui mercati finanziari. Le azioni russe hanno subito una notevole volatilità, con fluttuazioni significative nel valore. Pertanto, la scomparsa delle azioni russe detenute da Deutsche Bank potrebbe essere collegata a questo contesto sfavorevole, anche se è necessaria un’indagine approfondita per confermarlo.

    La banca ha dichiarato di essere al corrente di questa situazione e di essere al lavoro per risolvere il problema. È stata avviata un’indagine interna per determinare le cause della scomparsa delle azioni e individuare eventuali responsabilità interne o esterne. Deutsche Bank ha assicurato i clienti che sta adottando tutte le misure necessarie per proteggere i loro interessi e risolvere la questione nel minor tempo possibile.

    In risposta alle preoccupazioni che la vicenda ha suscitato sui mercati, Deutsche Bank ha sottolineato l’importanza della trasparenza e della comunicazione aperta con gli investitori e si è impegnata a fornire ulteriori informazioni sulla scomparsa delle azioni russe non appena saranno disponibili e a comunicare tempestivamente gli sviluppi riguardanti l’indagine in corso.

    L’episodio delle azioni russe scomparse potrebbe rappresentare un problema per Deutsche Bank, che già negli ultimi anni ha affrontato diverse controversie, scandali finanziari e, non per ultimo, a marzo scorso, un importante crollo in borsa. La banca ha lavorato duramente per ripristinare la sua immagine e riconquistare la fiducia dei clienti, ma questa situazione potrebbe mettere a rischio tali sforzi.

    Gli investitori e gli analisti del settore finanziario stanno ora seguendo da vicino gli sviluppi di questa vicenda e chiedono ulteriori informazioni da parte di Deutsche Bank. È fondamentale che la banca fornisca una spiegazione dettagliata di quanto accaduto, rassicurando gli investitori sulle azioni intraprese per risolvere il problema e garantire la protezione dei loro investimenti.

  • Niente è come appare e come si vuol far credere

    Gli specchi dovrebbero pensare più a lungo prima di riflettere.

    Jean Cocteau

    “Non è un colpo di Stato, ma una marcia di giustizia”. Così dichiarava e garantiva nelle prime ore della mattina del 24 giugno scorso il proprietario e comandante del gruppo militare di mercenari Wagner. Ed ha aggiunto convinto: “Andremo fino in fondo”. Lo ha fatto mentre si trovava a Rostov sul Don, una città nel territorio russo che si trova vicino all’Ucraina. Una città che, vista la sua posizione geografica, ha un’importanza strategica particolare per le sorti della guerra in corso dal 24 febbraio 2022. Quanto accadeva in Russia in quelle ore, ma anche in seguito, ha tenuto con il fiato sospeso gli stessi russi, l’opinione pubblica internazionale e le più importanti cancellerie del mondo. Per tutta la giornata di sabato scorso, le notizie di quello che stava accadendo in Russia hanno preso tutto lo spazio mediatico. Ed era più che comprensibile, visto che si trattava di una marcia di un numeroso e ben noto contingente militare verso la capitale della Russia. Una marcia di truppe di mercenari che, dall’inizio della guerra in Ucraina, hanno determinato gli sviluppi sul campo. In più, si trattava di una ribellione messa in atto da uno dei più stretti collaboratori del dittatore russo. Colui che, oltre ad essere un collaboratore, si vantava anche della “stretta amicizia” con il presidente. Ovviamente tutti sanno che lui non è uno stinco di santo, anzi!

    Quando era ancora giovane lui era stato condannato per furti e rapina, frode e coinvolgimento di minori nella prostituzione. In seguito, dopo aver avviato la sua attività vendendo cibi di strada e poi con dei negozi alimentari, è diventato noto per alcuni suoi lussuosi ristoranti a San Pietroburgo. E proprio in quei suoi ristoranti il dittatore russo aveva ospitato illustri ospiti internazionali. L’attuale proprietario del gruppo militare Wagner ha vinto molti appalti milionari per fornire pasti alle scuole e all’esercito russo. Si è inserito con successo anche nel campo delle attività informatiche. Nel 2013 fonda la società militare Wagner, composta da mercenari, carcerati, veterani delle forze armate e dei servizi segreti russi, ma anche da altri Paesi dell’Europa orientale. Nel 2014 l’appena costituito gruppo Wagner prese parte nella guerra del Donbass. In Ucraina il gruppo ritornò dopo l’aggressione russa del 24 febbraio 2022. I mercenari del gruppo Wagner, facendo sempre “il lavoro sporco”, hanno preso parte attiva anche nei conflitti in Libia, Siria, Mali ed altri Paesi africani. Ed è proprio in Africa che il proprietario del gruppo ha investito anche nell’industria mineraria. Nel frattempo la “collaborazione attiva” e la “stretta amicizia” tra il dittatore russo ed il proprietario del gruppo militare Wagner sono state rafforzate. Ovviamente tutti sanno che anche il dittatore russo non è uno stinco di santo, anzi! Ma i due si sono trovati da anni e poi hanno stabilito “con molta naturalezza” i loro rapporti. Si potrebbe dire che il caso abbia voluto che i loro interessi si incrociassero. Ne erano convinti i saggi dell’antichità e lo affermava anche Cicerone: “Pares cum paribus facillime congregantur”. Un detto che, come testimoniano le innumerevoli esperienze umane, vissute e sofferte dalla notte dei tempo ad oggi, conferma: “Ciascuno frequenta il suo simili con facilità”. Si, perché chi si somiglia si piglia.

    Sabato scorso, mentre il suo “stretto amico e collaboratore” marciava verso la capitale, il dittatore russo si è rivolto alla nazione con un discorso trasmesso dai media. Senza mai nominare il capo dei mercenari del gruppo Wagner, e ha ribadito che “il nome e la gloria degli eroi della Wagner che hanno combattuto nell’operazione militare speciale in Ucraina e hanno dato la vita per l’unità del mondo russo sono stati traditi da coloro che hanno organizzato la ribellione”. Il presidente russo, durante il suo discorso alla nazione di sabato scorso ha sottolineato, riferendosi sempre al suo ormai ex “stretto amico e collaboratore”, che “ambizioni esorbitanti e interessi personali hanno portato al tradimento della Russia e del popolo russo”. Poi riferendosi alla storia, il dittatore russo ha ricordato che “Questo colpo è stato dato al popolo russo anche nel 1917 quando combatteva la prima guerra mondiale, quando la vittoria gli è stata praticamente rubata”. Aggiungendo, parlando di guerra civile, sia nel 1917 sia adesso, che “…i russi uccidevano altri russi, i fratelli uccidevano altri fratelli. I vari avventurieri politici hanno tratto vantaggio da questa situazione. Noi non permetteremo la ripetizione di una situazione del genere”. L’annunciata “marcia su Mosca” il dittatore russo la ha considerata una “pugnalata alle spalle”, affermando: “Quello che stiamo affrontando e’ un tradimento. Gli interessi personali hanno portato al tradimento del nostro Paese e alla causa che le nostre forze armate stanno combattendo”. Ovviamente, chi aveva preparato il discorso del presidente è stato attento a dare anche dei messaggi rassicuranti. “Difenderemo il nostro popolo e il nostro Stato da ogni tradimento interno”, ha detto il presidente e dittatore russo. Immediata è stata anche la replica del proprietario e comandante del gruppo militare di mercenari Wagner, il diretto accusato senza essere mai stato nominato. Riferendosi al suo ex “caro amico”, ha detto che lui Si sbaglia, io non sono un traditore, basta con la corruzione e la menzogna”.

    Nel frattempo però, mentre i due ex “amici” si scambiavano delle accuse reciproche, a Mosca venivano prese delle misure di sicurezza. Sono stati rafforzati molti punti di ingresso nella capitale e sono stati evacuati diversi musei e centri commerciali. I cittadini sono stati invitati a rimanere a casa ed in più, il sindaco della capitale ha deciso di dichiarare il lunedì 26 giugno una giornata non lavorativa. Sempre sabato scorso il ministero degli Esteri russo ha avvertito i Paesi occidentali di non approfittare dalla situazione in corso. “Stiamo mettendo in guardia i Paesi occidentali contro qualsiasi accenno di un potenziale utilizzo della situazione interna russa per il raggiungimento dei loro obiettivi russofobici. Tali tentativi sono privi di prospettive e non saranno incoraggiati ne’ in Russia, ne’ tra le forze politiche di buon senso all’estero.” si leggeva in un comunicato del ministero. Nello stesso comunicato si affermava che “tra non molto la situazione troverà una soluzione degna della secolare saggezza del popolo russo e dello Stato russo”, In più si rassicurava che “La Russia continuerà il suo corso sovrano per garantire la sua sicurezza, difendere i suoi valori, rafforzare la sua autorità sulla scena globale, formare un giusto ordine mondiale multipolare”. E sempre sabato scorso, mentre i mercenari del gruppo Wagner si stavano avvicinando a Mosca, il Patriarca Kirill ha invitato i russi a pregare per il presidente russo. Lui non a caso ha scelto di parlare, nella sua omelia, del “tradimento e delle sue conseguenze”. E anche il Patriarca, come il dittatore russo nel suo discorso alla nazione, ha fatto riferimento a quello che viene considerato come l’odiato “Occidente collettivo”. Proprio quell’occidente che “vorrebbe portare un Paese cosi’ ricco e forte nell’orbita della propria influenza”. Il Patriarca Kirill ha invitato tutti a pregare per il presidente russo “affinche’ il Signore rafforzi, illumini, protegga dai peccati e dagli errori e, allo stesso tempo, ispiri azioni che portino alla protezione della nostra Patria da tutte le minacce esterne, forse anche le più pericolose e terribili”.

    Sabato pomeriggio però la marcia dei mercenari del gruppo militare Wagner è stata fermata. Chissà perché?! Si sa ormai però che un altro amico e stretto collaboratore del dittatore russo, il presidente della Bielorussia si è proposto come mediatore tra le parti. Una simile iniziativa non poteva però essere stata presa senza il consenso, se non, addirittura, senza la richiesta del presidente russo. Anche perché si trattava di una situazione veramente seria e pericolosa. E nel caso di un accordo raggiunto, non si potevano dare delle garanzie senza il beneplacito della parte russa, cioè del presidente. Sabato pomeriggio l’ufficio stampa della presidenza bielorussa ha confermato che i negoziati tra il proprietario del gruppo Wagner ed il presidente bielorusso “sono andati avanti tutto il giorno”. L’ufficio stampa della presidenza bielorussa ha altresì confermato che “sono giunti ad accordi sull’inammissibilità di scatenare un sanguinoso massacro”. In più il comandante del gruppo Wagner “ha accettato la proposta del presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko di fermare l’avanzata di membri armati della compagnia Wagner sul territorio russo e di compiere ulteriori passi per allentare le tensioni”. In seguito, sempre nel pomeriggio di sabato scorso, sono state rese note le richieste del proprietario del gruppo Wagner. Lui confermava di non voler cambiare il presidente della Russia e neanche le autorità centrali ed il sistema costituzionale della Federazione Russa. Il comandante del gruppo Wagner, come risulta dalle richieste rese note sabato scorso, “…è tenuto ad ottenere la guida del ministero della Difesa russo”.

    Dopo queste dichiarazioni ed altre “garanzie” ottenute durante i negoziati tra il capo del gruppo Wagner ed il presidente bielorusso, il contingente dei mercenari ha fermato la sua avanzata verso la capitale. E non solo hanno fermato la loro avanzata, ma hanno cominciato la loro ritirata verso le loro basi. Una simile decisione è stata presa, secondo il proprietario del gruppo Wagner, perchè, “…è arrivato il momento nel quale si rischia di versare sangue russo”. Aggiungendo: “Oggi non abbiamo versato una sola goccia del sangue dei nostri combattenti”. Allo stesso tempo però il proprietario del gruppo militare di mercenari Wagner, riferendosi ai suoi avversari a Mosca, ministro della Difesa compreso, ha dichiarato che loro “Volevano sciogliere Wagner. Siamo partiti il 23 giugno per la ‘Marcia della giustizia’. In un giorno abbiamo marciato a poco meno di 200 km da Mosca”. Alla fine, “rendendoci conto di tutta la responsabilità per il fatto che il sangue russo verrà versato”, lui ha confermato: “stiamo girando le nostre colonne e partendo nella direzione opposta, verso i nostri campi, secondo il piano”. Allo stesso tempo il comandante del gruppo militare di mercenari Wagner ha avuto la garanzia che non sarà processato in Russia per aver organizzato ed attuato il tentativo del colpo di Stato. E “visti i loro meriti sul fronte ucraino”, non saranno processati neanche i mercenari che avevano seguito il loro comandante nella loro “marcia su Mosca”. Così ha dichiarato sabato scorso il portavoce del presidente russo. Aggiungendo anche che “…Alcuni di loro, se lo desiderano, firmeranno contratti con il ministero della Difesa”. Così si è conclusa sabato pomeriggio la “marcia su Mosca” del contingente militare dei mercenari del gruppo Wagner, guidati dal loro comandante. Da colui che, fino a pochi giorni fa, era ancora uno “stretto collaboratore ed amico” del dittatore russo. Si tratta però di “amicizie” basate su degli interessi che possono cessare appena cessano gli interessi. Sia tra singole persone, sia tra dei “rappresentati politici ed istituzionali”, ma anche tra cancellerie, per delle “ragioni di Stato”. “Ragioni” che, in realtà, sono sempre legate a degli interessi geopolitici e geostrategici.

    Nel frattempo Pechino ha garantito che “…in qualità di vicino amichevole e partner di cooperazione strategica globale nella nuova era, la Cina sostiene la Russia nel mantenere la stabilità nazionale e nel raggiungere lo sviluppo e la prosperità”. Un simile appoggio alla Russia lo ha dichiarato anche l’Iran. Mentre le cancellerie occidentali sono state prudenti con le loro dichiarazioni durante e dopo la fine della “marcia su Mosca”, attuata sabato scorso dal comandante dei mercenari del gruppo Wagner. Dagli Stati Uniti d’America è arrivata la conferma che “non sono stati coinvolti e non saranno coinvolti in questa situazione”. Mentre l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza ha detto che “non abbiamo la sfera di cristallo per sapere che cosa succederà. […]. Bisogna essere molto prudenti”.

    Chi scrive queste righe pensa che è ancora molto presto per sapere tutto quello che ha portato alla “marcia su Mosca” di sabato scorso. Ma egli è convinto che niente è come appare e come si vuol far credere. Aveva ragione Jean Cocteau: “Gli specchi dovrebbero pensare più a lungo prima di riflettere”. E non solo riferendosi all’apparenza delle singole persone, ma ben altro e ben oltre.

  • Il gioco delle parti

    Putin, con la scellerata guerra che ha portato in Ucraina, non ha soltanto ucciso civili, deportato bambini, seviziato donne, distrutto intere città, condannato alla fame anche altri popoli, procurato una tragedia ambientale che si è riversata e si riverserà per anni su gran parte del pianeta, ma ha anche mandato al massacro centinaia di migliaia di russi trascinando il suo Paese in una crisi profonda.

    Prigozhin è il padrone di una milizia sanguinaria che prima di portare le sue efferatezze in Ucraina ha insanguinato, per seguire gli interessi ed i voleri di Putin, tanta parte dell’Africa e di altri Paesi.

    Putin è un dittatore che ha violato il diritto internazionale, che da sempre ha impedito, in Russia, ogni espressione di libertà: per suo ordine sono stati ammazzati ex amici e collaboratori anche fuori dal territorio della Federazione Russa e si è arricchito smodatamente ai danni della sua popolazione.

    Prigozhin è un oligarca di grande potenza economica, privo di scrupoli e assettato di potere, almeno quanto Putin, e oggi sta giocando la sua carta: chiede alla popolazione, all’esercito di ribellarsi alla catastrofe voluta dall’ex amico e padrone o, in un gioco delle parti, fa un altro servizio al capo del Cremlino?

    Entrambi più o meno vengono dal nulla ma con una volontà implacabile, un cinismo esasperato, una preponderante vena sanguinaria ed una dose considerevole di furbizia e spregiudicatezza sono arrivati, nei rispettivi ruoli, ai massimi livelli.

    E’forse giunto il tempo della resa dei conti, ed i conti si fanno quando il capo è più vecchio e più debole, o semplicemente è una manovra per ottenere altra libertà di movimento, la testa di qualcuno, generale o ministro, scomodo ad entrambi ? O l’alibi per arrivare finalmente a mettere i presupposti per una trattativa di cessate il fuoco, se non di pace, o per scatenare una ancora maggior repressione interna?

    O anche questa fase che sembrava preannunciare l’avvio di una guerra interna è invece l’ennesima matrioska?

    E’, ancora una volta, un’operazione di contro controinformazione?

    Un’apparente ribellione per sconfiggere altri nemici interni o, soprattutto, per confondere la Nato e gli ucraini?

    Può essere tutto e il contrario di tutto come siamo abituati da tempo a vedere, senza mai imparare, fino in fondo, cosa si cela dietro le minacce od i sorrisi degli uomini di potere, non solo in Russia.

    Il ruolo del presidente bielorusso è quello di pontiere o la paura di una rivolta popolare potrebbe portare Lukashenko  a scelte diverse da quelle che Putin dà per scontate?
    Sappiamo che, da sempre, il compromesso fa parte della vita e specialmente della politica, la ragion di stato è superiore a qualunque considerazione morale, bisogna saper fare di necessità virtù come ha dimostrato l’alleanza con Stalin fatta prima da Hitler e poi dagli alleati per sconfiggere Hitler. La ragion di stato per Putin è mantenere il suo potere oggi sempre più vacillante sia per la coraggiosa resistenza Ucraina, appoggiata da tutto il mondo libero, che per le più variegate e nuove opposizioni interne.

    La priorità, non solo per l’Occidente, è che la guerra finisca riconoscendo all’Ucraina i suoi diritti, dalla sicurezza all’integrità territoriale, dalla ricostruzione alla capacità di tornare ad essere granaio del mondo perché troppi altri popoli stanno soffrendo, per Putin la priorità potrebbe essere trovare quella via di uscita che forse proprio la misteriosa avanzata e poi ritirata di Prigozhin gli sta fornendo.

    Il gioco delle parti continua ma per tanti, troppi è un gioco di morte che non avevano voluto e che non possono evitare.

  • L’attacco alla diga ucraina distrugge la biodiversità

    La distruzione della diga di Kakhovka probabilmente distruggerà centinaia di specie animali e vegetali rare in Ucraina.

    “A causa dei danni ingenti arrecati all’area, questo è il più grande ecocidio in Ucraina dall’inizio dell’invasione su vasta scala”, ha detto il vice ministro della Protezione ambientale e delle Risorse naturali, Oleksandr Krasnolutskyi. Gli ecologisti ucraini prevedono che la Riserva della biosfera del Mar Nero, che ospita migliaia di specie, e il deserto di Oleshky Sands saranno i più colpiti dalle inondazioni.

    La riserva idrica di Kakhovsk esisteva sopra la diga ed era utilizzata dagli uccelli migratori nell’area: il fatto che le inondazioni possano trasportare sostanze inquinanti, metalli pesanti e fertilizzanti fino al Mar Nero influenzerà gravemente la vita marina nell’area.

    Circa il 70% del territorio dell’Ucraina è utilizzato per scopi agricoli, il che significa che la flora e la fauna sono in gran parte concentrate attorno ai suoi fiumi. La lista delle specie minacciate, redatta dall’Unione internazionale per la conservazione della natura, è una fonte di informazioni completa sullo stato del rischio di estinzione globale di specie animali, fungine e vegetali.

    Sono state colpite anche aree in Ucraina che fanno parte della Rete Smeraldo, una rete paneuropea di aree di particolare interesse per la conservazione.

    Il Dnipro è il fiume più grande e importante dell’Ucraina e la popolazione locale ha un profondo attaccamento emotivo all’estuario, che ha svolto un ruolo centrale nella storia e nell’agricoltura del Paese.

    La Russia attualmente occupa quella che è conosciuta come la riva sinistra del Dnipro: lo scorso novembre, Mosca ha aperto gli sfioratori della centrale idroelettrica di Kakhovka e il serbatoio è sceso al livello più basso degli ultimi tre decenni, mettendo a rischio le risorse di irrigazione e di acqua potabile, nonché i sistemi di raffreddamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia.

  • La Russia nella trappola imperiale, convegno a Siracusa

    Lunedì 5 giugno, alle ore 18,30, all’Auditorium del Centro Studi F. Rossitto di Siracusa, si svolgerà la conferenza La Russia nella trappola imperiale: alle origini della crisi. Relatore il Prof. Valery Mikhaylenko dell’Università di Ekaterinburg, storico del fascismo e acuto osservatore della Russia contemporanea.

  • Russia: dall’inizio della guerra il giallo della morte di 14 esponenti di spicco

    Con la morte del viceministro russo Kucherenko sono ormai 14 le morti “misteriose” di importanti personaggi di vertice improvvisamente defunti per incredibili suicidi o per altrettanti incredibili malori.

    Se di questi decessi, visto i ruoli ufficiali che ricoprivano, abbiamo avuto notizia certamente non sappiamo, e forse non sapremo mai, quante altre persone di secondo piano sono sparite o morte.

    La sciagurata guerra di Putin, che ha raso al suolo intere città dell’Ucraina, reso inagibile, anche per la produzione agricola, sterminate porzioni del territorio, portato alla morte civili, bambini, soldati ucraini e, in numero ancora più elevato, soldati russi miete anche vittime, illustri e chissà quante sconosciute, persone che hanno avuto il coraggio di dire no alla sanguinosa invasione.

    Continuiamo a chiederci a cosa effettivamente serva l’ONU quando non solo non è in grado di impedire la più palese violazione dei suoi principi costitutivi ma neppure di espellere, o almeno sospendere, chi questi principi ha violato e continua a violare.

    Qualcuno ha cominciato, dopo essersi posto le domande, a trovare delle risposte?

    Intanto Putin continua ad uccidere, sul campo di battaglia e in ogni dove perché qualunque mezzo gli è congeniale e consentito per tenere il potere e sopprimere ogni voce di dissenso.

  • L’Onu abbia la capacità di raddrizzare la schiena, di sospendere la Russia dalla Presidenza del Consiglio di Sicurezza e di rivedere il proprio funzionamento

    Mentre ogni giorno si fa più sanguinaria e devastante la guerra che la Russia ha portato in Ucraina non si fermano altri estesi focolai di violenza e la Cina sembra sempre più vicina a scatenare un altro conflitto contro Taipei.

    Rendono ulteriormente preoccupati la fuga di notizie di intelligence, vere o false che siano, perché comunque dimostrano un lavoro di spionaggio e controinformazione che rendono sempre più difficili i rapporti corretti tra gli Stati.

    Né può tranquillizzare che la massima autorità esistente, l’Onu, che dovrebbe impedire la costante violazione, da parte della Russia e non solo, del diritto internazionale abbia oggi proprio la Russia a presiedere di Consiglio di Sicurezza.

    Nei fatti la nazione che ha violato il diritto internazionale invadendo uno stato sovrano, radendo al suolo interi paesi e città, che ha usato bombe sporche, consentito che le sue truppe commettessero delitti di ogni genere contro la popolazione civile, messo a rischio centrali nucleari, che utilizza milizie mercenarie, note da anni per le efferatezze compite in ogni luogo ove sono state dislocate, è oggi la nazione che presiede il più delicato ed importante organismo internazionale che dovrebbe vigilare proprio su quel diritto calpestato da chi lo presiede

    Il Consiglio di Sicurezza ha il compito di vigilare, nel mondo, sulla pace ed sul rispetto del diritto internazionale, in sintesi la realtà è che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu è presieduto da uno stato, la Russia, che ha violato ogni diritto internazionale e il cui presidente, Putin, ha un mandato d’arresto dalla Corte penale internazionale.

    C’è un senso comune, una logica in tutto questo?

    Possono i cittadini di qualunque parte del mondo sentirsi oggi rappresentati e difesi da un organismo che non è neppure in grado, se non di espellere, almeno di sanzionare con una sospensione la Russia e qualunque altro Paese membro compia le stesse violazioni?

    Non sanzionare la Russia, almeno togliendole la presidenza, non mettere subito in essere le necessarie modifiche ai regolamenti interni delle nazioni unite avrà come conseguenza che qualunque Stato si sentirà legittimato ad ignorare le regole internazionali e ad agire, con violenza, contro qualunque altro paese.

    Se l’Onu non avrà la capacità di raddrizzare la schiena e di rigenerarsi il futuro del diritto e delle regole comuni è segnato e tornerà a vincere i sopruso, il ricatto, la violenza.

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