Salute

  • Secondo il nuovo Eurobarometro sullo sport e l’attività fisica il 49% degli europei fa esercizio fisico

    La Commissione europea pubblica il quinto Eurobarometro dedicato allo sport e all’attività fisica. Secondo l’indagine il 38% degli europei fa sport o esercizio fisico almeno una volta alla settimana, a fronte di un 17% che lo pratica meno di una volta alla settimana. Attualmente fino al 45% degli europei non fa mai esercizio fisico né partecipa ad attività sportive. Sebbene la situazione risulti stabile rispetto all’Eurobarometro del 2017, è evidente la necessità di continuare a promuovere lo sport e l’attività fisica. L’indagine rivela inoltre che durante la pandemia di COVID-19 la metà degli europei ha ridotto il livello di attività fisica o ha addirittura smesso di svolgerla.

    Tra gli intervistati sono più spesso quelli di età compresa tra i 15 e i 24 anni a fare esercizio fisico o praticare sport con una certa regolarità (il 54%). Questa percentuale diminuisce con l’avanzare dell’età: dal 42% nella fascia d’età tra i 25 e i 39 anni al 32% tra i 40 e i 54 anni fino a scendere al 21% tra le persone dai 55 anni in su. Nel complesso l’Eurobarometro mostra che gli intervistati che svolgono regolarmente attività fisica per motivi ricreativi o non sportivi non costituiscono la maggioranza in nessuno Stato membro dell’UE.

    Secondo gli intervistati l’ostacolo principale alla pratica di attività fisica è la mancanza di tempo, seguita da una mancanza di motivazione o semplicemente dall’assenza di interesse per lo sport. In risposta, la campagna della Commissione HealthyLifeStyle4All (Uno stile di vita sano per tutti) continuerà a portare avanti la sensibilizzazione sull’importanza di uno stile di vita sano per tutte le generazioni e i gruppi sociali.

    Dall’indagine emerge che la ragione principale per cui si svolge attività fisica è la volontà di migliorare la propria salute, seguita dal desiderio di sentirsi più in forma e di trovare metodi di rilassamento. Ogni anno la Commissione promuove i benefici dello sport per il benessere fisico e mentale durante la Settimana europea dello sport. La metà degli intervistati ha inoltre espresso il desiderio di fare esercizio fisico all’aperto, un desiderio che è sostenuto dagli sforzi della Commissione volti a rendere lo sport e l’attività fisica più verdi e sostenibili. Un nuovo sviluppo, forse rafforzato dalla pandemia di COVID-19, consiste nel fatto che circa un terzo dei rispondenti preferisce praticare sport a casa propria.

    Infine, l’importanza dell’impegno della Commissione nel migliorare la parità di genere nello sport è fortemente suffragata dai risultati dell’Eurobarometro: rimane infatti a favore degli uomini il divario di genere tra coloro che fanno esercizio fisico regolarmente. In questo contesto è incoraggiante apprendere che la maggioranza degli intervistati in 25 Stati membri dell’UE dichiara di seguire nei media le competizioni sportive maschili e quelle femminili con uguale interesse.

    La Commissione lancia regolarmente uno Speciale Eurobarometro sullo sport – i più recenti risalgono al 2013 e al 2017 – per monitorare le tendenze nella partecipazione allo sport e all’attività fisica, raccogliendo anche dati riguardanti i livelli di attività fisica nell’UE-27 e informazioni sui tipi di contesto nei quali le persone fanno esercizio fisico.

    L’attuale Speciale Eurobarometro sullo sport e l’attività fisica si basa sulle risposte a circa 20 domande di 26.580 europei provenienti da tutti i 27 Stati membri. L’indagine illustra le tendenze riguardanti i livelli di partecipazione, le preferenze e gli ostacoli alla pratica dello sport come base per le politiche future. I risultati confluiranno nelle azioni della Commissione volte a promuovere lo sport, l’attività fisica salutare e uno stile di vita sano in tutta Europa.

    Il piano di lavoro dell’UE per lo sport (2021-2024), adottato dal Consiglio, ha sottolineato l’importanza dei dati riguardanti lo sport e i relativi livelli di partecipazione nell’UE. La disponibilità di nuovi risultati Eurobarometro sulle tendenze relative all’attività fisica e alla partecipazione allo sport sosterrà le attività a livello dell’UE sul fronte operativo e politico dello sport. Il sondaggio si fonda anche sulle precedenti indagini Eurobarometro, il che consente di operare un confronto continuo e fornisce una buona base per l’ulteriore sviluppo della politica dello sport a livello dell’UE, in stretta collaborazione con gli Stati membri.

    La Settimana europea dello sport è un’iniziativa della Commissione europea volta a promuovere lo sport e l’attività fisica in tutta Europa, compresi i Balcani occidentali e i paesi del partenariato orientale. Lo sport e l’attività fisica contribuiscono in modo sostanziale alla salute e al benessere dei cittadini europei. Tuttavia, il livello di attività fisica in Europa è attualmente stagnante, mentre si registra addirittura un calo in alcuni paesi. La Settimana europea dello sport è una risposta congiunta a questa sfida e un invito ad agire per affrontare il fenomeno dell’inattività incoraggiando gli europei di tutte le età ad adottare uno stile di vita sano e attivo. Fa parte della campagna #BeActive, lanciata ufficialmente il 23 giugno, nella Giornata olimpica internazionale. La campagna #BeActive 2022 accenderà i riflettori su figure esemplari in cui sia facile identificarsi, con particolare attenzione ai 3 pilastri: gioventù, inclusione & uguaglianza e stile di vita sano.

    L’iniziativa HealthyLifestyle4All (Uno stile di vita sano per tutti) è stata lanciata nel settembre 2021 come campagna biennale per collegare lo sport e gli stili di vita sani alle politiche sanitarie, alimentari e di altri ambiti. Mira a mettere in evidenza l’impegno della Commissione nel promuovere gli stili di vita sani per tutti, attraverso le generazioni e i gruppi sociali, facendo notare che tutti possono trarre beneficio da attività che migliorano la salute e il benessere. L’iniziativa è aperta ai movimenti sportivi, alle autorità pubbliche e alle organizzazioni della società civile, che possono aderirvi dichiarando i propri impegni, pubblicati in un elenco online (Pledge Board).

    Fonte: Commissione europea

  • Biocarburanti: pets rischiano carenze nutrizionali

    La coperta corta del Green Deal: incentivare i biocarburanti per decarbonizzare potrebbe penalizzare il pet food. Rischio carenze nutrizionali negli animali da compagnia.

    Utilizzare i grassi animali per la produzione di combustibile “green”. Una soluzione più suggestiva che convincente se a rimetterci saranno gli animali da compagnia. I grassi animali, infatti sono ingredienti fondamentali per la loro dieta e sono un genere di risorsa scarsa e non sostituibile. L’Unione Europea intende utilizzarli per incentivare la produzione di biocarburanti per aerei e navi, ma il rischio è di sottrarre materie prime per l’industria del pet food, impoverire la dieta degli animali da compagnia con possibili ricadute nutrizionali negative.
    Il settore del pet food, rappresentato in Italia da Assalco e in Europa da Fediaf, lancia un allarme e incoraggia soluzioni alternative per l’ecologia dei trasporti. Se a livello comunitario si incentiverà l’uso di grassi animali di categoria 3 (gli unici autorizzati per il consumo animale) nel carburante per aerei e trasporti marittimi, sarà molto difficile ottenere alimenti di alta qualità per i pet nell’UE, con un rischio reale di carenza dei prodotti di fiducia per oltre 90 milioni di proprietari in Europa.
    “Autorizzare l’impiego nei biocarburanti di grassi di categoria 3 significherebbe di fatto togliere alimenti dalle ciotole dei pet europei per riempire i serbatoi di carburante”- afferma una nota stampa di Assalco.
    In Europa il pet food serve oltre 300 milioni di animali da compagnia in Europa  e fornisce occupazione diretta e indiretta a oltre 1 milione di cittadini europei. I grassi animali forniscono acidi grassi essenziali, energia e contribuiscono all’appetibilità degli alimenti, offrendo importanti benefici nutrizionali ai pet. “Sono risorse scarse, difficilmente sostituibili e, anche laddove possibile, le alternative sarebbero molto meno nutrienti, sostenibili e in diretta concorrenza con l’alimentazione umana”- fa notare Assalco. Fra le alternative possibili si colloca il biometano
    L’auspicio dell’Industria del pet food è che i responsabili politici e gli eurodeputati dell’UE “limitino l’uso di grassi animali di categoria 3 per i biocarburanti e attuino il principio dell’uso a cascata delle risorse”.

    Fonte: AnmviOggi del 12 settembre 2022

  • Trapianti in aumento, record di donatori Covid

    L’Italia segna un record nel campo dei trapianti: è stato il primo Paese al mondo a rendere possibile l’uso di organi da donatori positivi al Sars-Cov-2. E oggi è in cima alla classifica globale per numero di trapianti da donatori Covid: 21 nel 2021, in aggiunta ai 7 di fine 2020, tutti andati a buon fine. Il dato emerge dal rapporto della Rete nazionale trapianti sul 2021 pubblicato dal Centro nazionale trapianti (Cnt).

    In totale i trapianti eseguiti in Italia lo scorso anno sono stati 3.794, di cui 3.417 da donatore deceduto (+9% sul 2020) e 377 da donatore vivente (+24%). Il 2021, spiega nel Rapporto il direttore generale del Centro Nazionale Trapianti, Massimo Cardillo, “è stato l’anno della ripresa post-pandemica”. Per Cardillo la Rete trapiantologica italiana “ha dimostrato ancora una volta di essere solida e resiliente, anche rispetto all’esperienza di altri Paesi. Questi risultati sono stati ottenuti nonostante il Covid-19 non abbia allentato la sua pressione sui nostri ospedali”.

    Segnali positivi arrivano da tutti i principali indicatori del processo di donazione. In particolare, i donatori utilizzati a scopo di trapianto sono stati 1.387 rispetto ai 1.235 del 2020 e ai 1.379 del 2019. Allo stesso modo è salito il tasso di donazioni utilizzate per milione (Pmp), che nel 2021 è stato pari a 23,3, dato “estremamente incoraggiante se confrontato con quello registrato nel 2020 (20,5) ma anche con il dato del 2019 (22,8), anno in cui avevamo rilevato la seconda migliore performance di sempre”, si legge nel Rapporto.

    In Italia sono 11.958.916 i cittadini hanno registrato la propria dichiarazione di volontà sulla donazione di organi e tessuti dopo la morte nel Sistema Informativo Trapianti (Sit). L’86,6% di tutte le dichiarazioni di volontà presenti nel Sit sono state registrate nei Comuni al momento del rilascio o del rinnovo della carta d’identità, l’11,8% sono raccolte dall’Aido (Associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule) e l’1,6% dagli sportelli Asl.

    Nei Comuni, in particolare, nel 2021 sono state raccolte 3.201.540 dichiarazioni di volontà, di cui 2.204.318 consensi e 997.222 opposizioni. Sono stati invece 214 gli ospedali italiani nei quali sono stati reperiti i 1.387 donatori deceduti utilizzati nel 2021.

    Dati positivi anche per le liste d’attesa per un trapianto, che al 31 dicembre 2021 ospitavano 8.065 pazienti con un calo del 2,69% rispetto al 2020. In particolare si registra “un calo notevole” per le liste d’attesa di pancreas (-9,45%) e rene (-2,87%) rispetto agli altri organi (-1,57% per il polmone, -0,91% per il cuore, -1.62% per il fegato). I tempi medi di attesa per ciascun organo nelle liste standard vanno da 3,7 anni per il trapianto di cuore a 1,7 anni per il fegato, che si riducono per i pazienti in lista d’urgenza nazionale a 18 giorni per il cuore e meno di 2 per il fegato.

    Secondo Cardillo, che sottolinea “il grande impegno dei sanitari, soprattutto quelli in servizio nelle terapie intensive, e nei centri trapianto”, il rapporto dimostra che “il sistema è maturo” per affrontare le sfide del futuro e l’accesso alle risorse del Pnrr “potrà aiutare a migliorare l’architettura tecnologica e quindi la capacità di risposta alle esigenze dei cittadini”.

  • Giornata della Terra

    Il 22 aprile si celebra la Giornata mondiale della Terra mentre, nonostante le petizioni e gli appelli, continua uno spaventoso consumo del suolo e le condizioni dell’aria peggiorano di giorno in giorno. Anche la dissennata guerra che la Russia ha portato in Ucraina, mentre diventa ormai difficile contare i morti civili e riconoscere le salme, dalle immagini che ci arrivano da coraggiosi giornalisti ci dimostrano che è in atto una totale devastazione dovuta a bombe, a missili particolarmente potenti e a spaventosi incendi.

    Continue colonne di fumo nero si alzano da tutto il paese e tra i detriti e le rovine di intere città rifiuti tossici di ogni genere renderanno sempre più difficile la sicurezza e la salute di chi riuscirà a tornare alle macerie della sua casa.

    Nella Giornata mondiale della Terra non possiamo non denunciare che, mentre sembra che, più o meno giustamente, non si vogliano usare, neppure per breve tempo, le centrali a carbone per sostituire provvisoriamente quel gas russo con il quale Putin finanzia la sua guerra, continuano invece i voli commerciali e turistici nello spazio procurando nuova violenza all’ecosistema è sempre inquinamento.

    22 aprile, qualche buon proposito? Non sprechiamo l’acqua, non consumiamo la terra, mettiamo a posto case e capannoni abbandonati senza continuare a costruirne di nuovi, chiediamo regole nuove per poter ripulire i greti ed i letti del fiumi, firmiamo una petizione per ottenere che nello spazio ci possano andare solo gli scienziati e cerchiamo, per quello che possiamo, di sostenere il popolo ucraino che combatte e muore per difendere libertà e democrazia.

  • Unione europea della salute: nuove norme per migliorare le sperimentazioni cliniche nell’UE

    Da lunedì 31 gennaio i processi di valutazione e vigilanza per le sperimentazioni cliniche saranno armonizzati in tutta l’UE, in particolare mediante un sistema informativo sulle sperimentazioni cliniche (CTIS) gestito dall’Agenzia europea per i medicinali. Dallo stesso giorno si applicherà il regolamento sulle sperimentazioni cliniche, che migliorerà le modalità di conduzione di tali sperimentazioni nell’UE, garantendo i più elevati standard di sicurezza per i partecipanti e una maggiore trasparenza delle informazioni.

    Accogliendo con favore questo importante progresso, Stella Kyriakides, Commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Il regolamento sulle sperimentazioni cliniche segna un passo importante e positivo per i pazienti europei e ci avvicina a un’Unione europea della salute più forte. Ci consentirà di autorizzare più rapidamente le sperimentazioni cliniche in tutti gli Stati membri, migliorando così l’efficienza della ricerca clinica nel suo complesso. Allo stesso tempo, saranno rispettati gli elevati standard di qualità e sicurezza già previsti per tali sperimentazioni. Sebbene nell’UE vengano già condotte quasi 4 000 sperimentazioni cliniche ogni anno, il regolamento accrescerà ulteriormente i benefici della ricerca essenziale per i ricercatori e i pazienti che più dipendono da sperimentazioni rapide e affidabili.

    Fonte: Commissione europea

  • Il disprezzo

    Martedì sera durante un acceso confronto si è udita l’affermazione “vi renderemo la vita difficile” nei riguardi di un esponente del movimento no-vax espressa dal vice ministro Sileri il quale rimane comunque un medico e tenuto quindi ad assicurare, in ogni occasione, le migliori condizioni di accesso alle strutture sanitarie e la salute di tutte le persone anche se non si condividono stili di vita, abitudini alimentari oppure mancate osservanze di protocolli sanitari.
    Tristemente  famosa risulta  la  foto  di quel pensionato a terra disperato perché non riusciva a ritirare la propria pensione necessaria per la sua sopravvivenza durante la terribile crisi economica greca.

    Sarebbe carino ora sapere dal vice ministro se tra le persone alle quali intende rendere difficile la vita con veemente disprezzo includa anche le persone anziane sole e magari non assistite da figli o nipoti che dal mese prossimo non potranno recarsi alle poste in quanto prive di green pass.

    Questo odioso divieto di accedere alle poste imposto agli anziani senza green pass dal governo Draghi, con la complicità di tutti i partiti che lo sostengono, determinerà per queste persone già sole un ulteriore aggravio della propria già difficile sopravvivenza: sole ed abbandonate anche da uno Stato integralista imbevuto di questa ideologia sanitaria. Andrebbe ricordato, infatti, al vice ministro privo di un minimo sindacale di umanità come nel momento dell’introduzione di un divieto all’interno di un “periodo emergenziale” di oltre due anni si dovrebbero allestire anche una serie di servizi per quelle fasce di persone più deboli, già ora in difficoltà magari a causa dell’età avanzata e con una insicurezza congenita nella loro esistenza.

    Andrebbe poi ricordato a questo esempio di integralismo ideologico come le persone anziane rappresentino, assieme ai bimbi, la parte di popolazione più debole e magari possono nutrire dei dubbi, considerata anche la precarietà della propria salute, sull’efficacia dei vaccini. Di certo questi nostri “vecchi” non sono mai scesi in piazza con l’obiettivo di bloccare città ma, viceversa, si sono semplicemente limitati a chiudersi in casa come atto di ultima estrema difesa uscendo solo per ritirare la pensione e fare la spesa settimanale.

    Il delirio vanaglorioso, invece, del viceministro e del governo dimostra ancora una volta come
    il  nostro Paese, e non da ora, sia  in mano ad una classe politica in pieno delirio Ideologico sanitario sulla base del quale
    la supremazia ideologica si impone indipendentemente dagli effetti devastanti  per i cittadini più deboli, cioè gli anziani ai quali si dovrebbero invece riservare ogni attenzione possibile e massima tutela.
    Mai il nostro Paese era arrivato ad un livello tale di disprezzo assolutamente incurante degli effetti delle proprie decisioni imponendo obblighi a delle persone, come gli anziani, già in forte difficoltà e confusione anche a causa dei continui conati di divieti e imposizioni sanitarie e governative.

    Risulta, così, difficile trovare le parole per definire il totale ed assoluto disprezzo per l’intera classe politica e governativa italiana che sostiene questo suprematismo ideologico sulla base del quale abbandona senza alcuna decenza i nostri anziani.

  • Unione europea della salute: un ruolo più incisivo per l’Agenzia europea per i medicinali

    Nell’ambito dei lavori in corso per costruire un’Unione europea della salute forte, il Consiglio ha adottato il regolamento relativo al riesame del mandato dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA), compiendo un importante passo avanti verso il rafforzamento dell’EMA nella preparazione alle crisi e nella loro gestione in relazione ai medicinali e ai dispositivi medici. Le nuove norme consentiranno all’Agenzia di monitorare attentamente e mitigare le carenze di medicinali e dispositivi medici durante eventi gravi ed emergenze di sanità pubblica, nonché di agevolare una più rapida approvazione dei medicinali che potrebbero curare o prevenire una malattia che causa una crisi di sanità pubblica. L’adozione di un mandato rafforzato dell’EMA fa parte del pacchetto sull’Unione europea della salute proposto dalla Commissione nel novembre 2020.

    Grazie al mandato rafforzato l’Agenzia può facilitare una risposta coordinata a livello dell’UE alle crisi sanitarie:

    • monitorando e mitigando il rischio di carenze di medicinali e dispositivi medici critici;
    • fornendo consulenza scientifica sui medicinali potenzialmente in grado di curare, prevenire o diagnosticare le malattie che causano tali crisi;
    • coordinando studi per il monitoraggio della sicurezza e dell’efficacia dei medicinali per la cura, la prevenzione o la diagnosi delle malattie connesse alle crisi di sanità pubblica;
    • coordinando le sperimentazioni cliniche di medicinali per la cura, la prevenzione o la diagnosi delle malattie connesse alle crisi di sanità pubblica;
    • trasferendo all’Agenzia i gruppi di esperti del regolamento sui dispositivi medici.

    La legislazione istituisce inoltre formalmente il gruppo direttivo per le carenze di medicinali e dispositivi medici e la task force per le emergenze, che si occupano dei compiti di cui sopra.

    A seguito della firma ufficiale odierna da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, il regolamento sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale. Entrerà in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione e si applicherà a decorrere dal 1º marzo 2022. Le disposizioni del regolamento relative al monitoraggio delle carenze di dispositivi medici, fatta eccezione per il trasferimento dei gruppi di esperti, troveranno applicazione 12 mesi dopo l’entrata in vigore del regolamento.

    Fonte: Commissione europea

  • Il diritto alla salute

    Il diritto alla salute riconosciuto e definito dalla Costituzione (art.32) viene applicato e tutelato per la semplice propria natura giuridica. La sua validità, in altre parole, NON può essere mai sottoposta e tanto meno il suo riconoscimento risultare successivo ad una qualsiasi valutazione di congruità dei comportamenti del paziente a protocolli definiti ed  inseriti precedentemente dalle autorità statali o sanitarie.
    Si scopre ora che il dott. Pregliasco abbia stabilito, attraverso una circolare interna della struttura sanitaria Galeazzi, che i pazienti sprovvisti di “super green pass”, cioè dopo la terza vaccinazione, non possano venire ricoverati e tanto meno operati e quindi sarebbero rinviate a tempi miglioro le loro legittime aspettative di porre fine i propri problemi di salute (*).

    Nessuno nega le problematiche che un paziente, privo della certificazione del ciclo vaccinale, possa potenzialmente portare all’interno di una struttura sanitaria ma il compito della stessa e di TUTTI gli operatori è rappresentato proprio dalla erogazione del servizio sanitario necessario Indipendentemente dal sesso, dal genere, dall’origine etnica, dalla collocazione politica e dallo stile di vita del paziente.

    Contemporaneamente al dott. Pregliasco andrebbe ricordato, ancora una volta, come il compito di un medico, magari con funzioni gestionali e manageriali, sia rappresentato dalla applicazione senza alcuna deroga dell’articolo 34 della Costituzione Italiana indipendentemente dalle proprie legittime opinioni relative allo stile di comportamento del paziente.

    Un medico NON può né deve mai giudicare un paziente ma curarlo al meglio delle proprie capacità professionali all’interno della  struttura nella quale opera.
    Questa pericolosissima deriva etica nella quale un diritto viene sottoposto, per il proprio riconoscimento e  per la propria attuazione, ad una verifica di congruità rispetto ad un protocollo sanitario statale pone il nostro Paese verso un declino democratico e una pericolosa deriva autoritaria senza precedenti.
    Un diritto costituzionalmente riconosciuto non può venire derubricato ad una semplice verifica di conformità.

    (*) Successivamente il dott. Pregliasco ha precisato come questo protocollo venisse applicato alle operazioni considerate non urgenti: una precisazione che conferma la distinzione tra accesso alle strutture sanitarie in rapporto ad una valutazione di conformità ad un determinato protocollo.

  • Unione europea della salute: più poteri a Hera per le future emergenze sanitarie

    Il Consiglio ha raggiunto un accordo politico sul regolamento che permette di attivare contromisure mediche urgenti e mirate tramite l’Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA) in caso di crisi di sanità pubblica nell’UE. Tra queste misure rientrano l’acquisto di medicinali, di dispositivi medici e materie prime adatte per la gestione delle crisi, l’attivazione di strutture industriali riservate alla produzione di vaccini e prodotti terapeutici, l’istituzione di un comitato per le crisi sanitarie con gli Stati membri e di meccanismi di controllo rapido.

    Fonte: Commissione europea

  • La Fondazione Mariani celebra il ventennale del Centro FM per le Malattie mitocondriali pediatriche presso l’Istituto Besta

    Si è svolto martedì 26 ottobre, all’Istituto dei Ciechi di Milano, il convegno Oltre l’idea di fare da soli per celebrare il ventennale del Centro FM per le Malattie mitocondriali pediatriche presso l’Istituto Neurologico C. Besta della ‘Fondazione Mariani’.

    All’incontro hanno partecipato Lodovico Barassi e Maria Majno, rispettivamente presidente e vicepresidente di Fondazione Mariani (FM); Luisa Bonora, vicepresidente e nipote della fondatrice di FM Luisa Mariani; Andrea Gambini, presidente della Fondazione Besta; Eleonora Lamantea, ricercatrice e Barbara Garavaglia, direttrice del Centro Fondazione Mariani (FM) per le Malattie mitocondriali pediatriche che quest’anno appunto celebra il suo ventennale.

    La ‘Fondazione Mariani’ è nata nel 1984 da un ingente lascito per volere della benefattrice Luisa Mariani alla morte del marito Pierfranco, imprenditore milanese. Oggi mostra i frutti della sua evoluzione. Da realtà che sostiene e ha sostenuto progetti di assistenza, ricerca e formazione a favore della Neurologia infantile e di una migliore qualità della vita dei bambini e delle loro famiglie, è cresciuta così da realizzare e promuovere nuovi progetti, sul filo di strategie innovative che si rivolgono a obiettivi sempre più alti.

    In vent’anni numerosi sono stati gli studi e gli esperimenti che hanno consentito al Centro di offrire eccellenza nella ricerca e nella diagnosi, per decifrare le malattie neurologiche rare nonché per trovare migliori terapie farmacologiche per i piccoli pazienti.

    Ad oggi sono oltre 300 gli studi scientifici pubblicati negli ultimi 20 anni dal Centro FM per le Malattie mitocondriali pediatriche per studiare patologie genetiche rare, malattie che raggruppano forme molto eterogenee e causate da alterazioni nel funzionamento dei mitocondri: un contributo fondamentale per la ricerca, grazie al quale il Centro FM è riuscito a “dare un nome” alla malattia in circa il 40% dei casi.

    All’Istituto Besta, centro di eccellenza nel nostro Paese, ogni anno vengono ricoverati circa 1.200 bambini (il 45% dei quali provenienti da fuori Regione Lombardia) e sono 14mila le prestazioni annue soltanto per l’area infantile. Il Dipartimento di Neuroscienze Pediatriche è centro di riferimento per diverse patologie pediatriche e per la diagnosi e il trattamento delle malattie neurologiche rare.

    In prospettiva, nel futuro del Centro FM, ci si attende un aumento dello score diagnostico. Inoltre, grazie alle nuove tecniche di biologia cellulare, sarà possibile mettere a punto delle terapie sia di tipo genico che farmacologico, per poter finalmente arrivare a terapie efficaci per questi piccoli pazienti.

    Insieme al Centro FM per le Malattie mitocondriali pediatriche, vi è un altro storico centro di ricerca intitolato alla Fondazione: il LAMB – Laboratorio per l’Analisi del Movimento nel Bambino “Pierfranco e Luisa Mariani”.

    Ai centri di ricerca si affiancano quelli dove si svolge l’attività clinica. Sono stati creati di recente tre nuovi “Centri Fondazione Mariani” dedicati a specifiche patologie e si sta già lavorando per costituirne un altro a breve, affinché si realizzi una Rete di centri che operino come punti di riferimento a livello nazionale per le patologie trattate. In più di 30 anni di attività oltre 20mila bambini e le loro famiglie hanno ricevuto cure e assistenza attraverso i Centri FM.

    ‘Fondazione Mariani’ è oggi partner strategico dei Centri di ricerca, per sviluppare network e strumenti di lavoro condivisi che contribuiscano a curare in modo ancora più incisivo i piccoli pazienti affetti da malattie neurologiche. Nel 2021 sono sorte cinque Reti Fondazione Mariani per lo sviluppo di piattaforme-registri multicentrici per gruppi di patologie.

    Nella storia della Fondazione, più di 18mila medici e operatori sanitari hanno frequentato corsi di specializzazione, formazione e aggiornamento promossi da FM sulla neurologia pediatrica. A livello internazionale ‘Fondazione Mariani’ è referente di primo piano con il suo progetto “Neuromusic” che pone in relazione le neuroscienze e la musica, a favore dell’armonia della crescita nei bambini verso uno sviluppo migliore.

     

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