Salvini

  • Spunti per un programma di governo della sanità pubblica

    Spunti per un programma di governo: Salvini e Di Maio sono al corrente della deprecabile situazione che si è creata nella sanità negli ultimi anni? Conoscono le liste di attesa per esami diagnostici nelle varie Regioni? Sanno che se in Lombardia, per anni all’avanguardia nel Ssn, vi è stato lo scandalo dei mesi occorsi per avere i risultati delle biopsie (nel caso di tumori anche pochi  giorni contano e molto), in altre Regioni italiane il dissesto è sempre più emergente in assenza di posti letto e di cure tempestive? Sanno che in Italia i medici di famiglia sono circa 90 ogni 100mila abitanti mentre in Germania 167, in Francia 155 e in Olanda 145? Sanno che nei prossimi 10 anni il 70% dei medici di base andrà in pensione e che se non saranno aumentate le possibilita di accedere alla laurea ed al ruolo (secondo le stime ENPAM), soltanto 11mila medici saranno rimpiazzati rispetto ai 33.392 che andranno in pensione? Sanno che la popolazione invecchia e che di conseguenza il ricorso al medico di base è sempre più frequente e necessario? Pensano almeno di valutare la possibilità di dare allo specialista il ricettario unico così da evitare la ridicola manfrina che costringe un paziente ad andare prima dal medico di base il quale gli prescrive una visita specialistica effettuata la quale il malato deve tornare per la ricetta dal medico di base? Quanti passaggi inutili e spreco di tempo e di denaro, quanti costi che potrebbero essere evitati! Lo sanno Salvini, Di Maio e i loro sherpa politici?

  • Gli interventi pubblici che dovrebbero figurare in un contratto di governo

    Mentre si susseguono incontri e richieste per avere un po’ di tempo in più nella speranza trovare la famosa quadra (Bossi docet) tra M5s e Lega rimane preoccupante il silenzio su alcuni punti che, non solo noi, riteniamo importanti per l’Italia e gli italiani. Ne ricordiamo alcuni non in ordine di priorità.

    Occorre un nuovo sistema che consenta di gestire, in tempi rapidissimi, le calamità naturali: la realtà attuale è che, a distanza di quasi 2 anni dall’ultimo terremoto, sono state consegnate solo circa 300 casette di legno, a fronte della richiesta di più di 3000, questo la dice lunga sull’attuale incapacità del sistema di gestire le emergenze e, tenuto conto che purtroppo le zone sismiche sono in aumento, sull’urgenza di dare risposte a chi non ne ha ancora avute e di preparare un piano per sopperire a qualunque nuova calamità.

    L’ormai endemico crollo costante di parti di edifici scolastici, con tutti i rischi che ne conseguono, impone di realizzare quanto Renzi aveva promesso a vuoto e cioè il controllo e la bonifica di tutte le scuole.

    E’ ormai noto a tutti come l’acqua sia un bene primario e come la sua dispersione rischi di creare desertificazione, aridità e infertilità con ovvi disagi per le popolazioni. Il sistema idrico italiano è da decenni obsoleto con la perdita secca di più della metà dell’acqua che dovrebbe transitare nelle tubature; gran parte del centro sud e della Sicilia soffre da sempre per la mancanza di acqua nella rete, vi sono decine di migliaia di persone che possono fare uso dell’acqua potabile solo in alcuni giorni ed in alcune ore! Ma anche al nord l’estate calda e secca del 2017 ha visto la necessità di portare, per lunghi periodi, l’acqua con della cisterne. E mentre la rete idrica perde vi sono interessi poco chiari, o chiarissimi, che da questa situazione traggono vantaggio.

    Già solo affrontando queste problematiche, con tutto il lavoro che ne deriverebbe, si risolverebbe gran parte dell’altra grande emergenza, la povertà dovuta alla mancanza di lavoro: per far partire l’economia gli incentivi servono a poco se da un lato il lavoro non c’è e dall’altro non ci sono soldi; solo opere necessarie e importanti hanno i requisiti giusti e cioè risolvere problemi reali e dare lavoro e combattere le povertà sempre più emergenti.

    Far partire l’economia vuol dire eliminare quella farraginosa burocrazia che scoraggia chiunque dall’intraprendere una nuova attività e condanna chi ha un’impresa, di qualunque tipo, a perdere giornate e giornate di lavoro per adempiere ad obblighi burocratici inutili e dannosi che gli altri Paesi europei hanno soppresso da anni! Salvini e Di Maio si confrontino con l’Europa anche su questi temi.

    Ancora silenzio sui diritti che dovrebbero essere riconosciuti ai privati: a) sgravi su lavori fatti nelle abitazioni a prescindere dalle ristrutturazioni, b) possibilità di assumere direttamente una persona non solo come domestico o badante, c) possibilità di scaricare la propria parte per le spese di portierato.

    E ancora silenzio sul grave problema delle centinaia di migliaia di persone che lavorano saltuariamente prestando servizi e sono pagati solo dopo tre mesi (se va bene!). Né l’Italia né l’Europa hanno ancora affrontato l’ingiusta e assurda sperequazione che colpisce proprio coloro che senza un lavoro a tempo indeterminato hanno l’ulteriore beffa di venire pagati mesi dopo la prestazione effettuata e senza alcun paracadute sociale, dal Tfr ad altro, ed in assenza di strumenti per tutelarsi, quando il pagamento è addirittura posticipato rispetto ai tre mesi o non arrivi del tutto (si parla di pagamenti di poche centinaia di euro, per i quali nessuno si rivolge all’avvocato che costerebbe di più, ma lo Stato non offre garanzie e anche i sindacati non se ne occupano).

    Da quanto ci è stato dato di sapere tra i vari punti del programma che Lega e M5s stanno cercando di redigere non si parla né di acqua né di scuole né di calamita naturali né dei lavoratori flessibili con retribuzioni precarie, problemi ben più urgenti della Tav o del terzo valico; d’altra parte anche in campagna elettorale i partiti, tutti, si dono ben guardati dall’affrontare temi scottanti e reali.

    Per quanto riguarda invece i rapporti con l’Europa forse, per colpa di una non sufficiente conoscenza dei problemi (essere eletti al parlamento non significa nulla in sé se non si studiano i dossier), risulta veramente incomprensibile come, per difendere correttamente il nostro sistema produttivo e sociale, non si parli di armonizzare il sistema doganale, il sistema fiscale, i diritti dei bambini e non si affronti, sia in Italia che in Europa, il problema della divisione tra banche di risparmio e banche di affari e della messa al bando di derivati, ed altri marchingegni nati solo per strappare gli ultimi soldi si risparmiatori. Ci sarebbero molte altre cose da dire, ma bisognerebbe trovare qualcuno intenzionato ad ascoltare; ci sarebbero mille cose da fare ma per farle bene occorrerebbe prima studiare e pensare… ad maiora.

  • Salvini le preferenze ce le ha, Di Maio no

    Più volte, dalle elezioni ad oggi, i 5 stelle hanno rivendicato per Luigi Di Maio l’incarico di presidente del Consiglio, sostenendo che ne ha diritto in quanto ha preso quasi 11 milioni di voti.

    Vero è che Di Maio è stato indicato dal M5s come candidato premier, altrettanto vero è però che in Italia non c’è ancora una legge elettorale per indicare il premier, la legge infatti fa soltanto scegliere tra un partito o un altro e prevede liste bloccate all’interno dello stesso partito, decise dai leader. Di Maio è pertanto la prima scelta del suo partito ed è il partito che ha preso quasi 11 milioni di voti. Se dovessimo valutare in base ad un discorso di preferenze, vale a dire di scelta degli elettori, Di Maio, alle primarie del M5s per scegliere il candidato premier pentastellato, ne ha ottenute 30.396, cioé l’82% dei votanti iscritti alla piattaforma del movimento. Matteo Salvini, candidato premier dalla Lega e (si presume) dalla coalizione di centrodestra, coalizione che è arrivata prima nelle urne il 4 marzo, quando si è presentato alle Europee, elezioni nelle quali gli elettori hanno diritto di esprimere la preferenza, ha preso nel nord-ovest 223.410 preferenze, nel nord-est 108.950, al centro 32.476, sommando le quali con le preferenze di sud e isole ha raggiunto la cifra di 387.726!

    Se si vuole tenere conto del diritto degli elettori di scegliere i propri rappresentanti politici e del dovere dei rappresentanti politici di confrontarsi con gli elettori, i voti di Salvini parlano chiaro. Di Maio, come Renzi, non ha mai fatto una campagna elettorale preferenziale, se non all’interno del suo partito; Salvini si è messo in gioco e i risultati sono noti. Come abbiamo avuto già modo di scrivere sul Patto Sociale, se una legge elettorale consente le coalizioni ed una coalizione prende più di tutte le altre, spetta a questa l’incarico di provare a formare il nuovo governo. A prescindere da come singolarmente possiamo pensarla, ci sono delle regole in democrazia che vanno rispettate!

     

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