sanzioni

  • L’Ue adotta nuove sanzioni verso la Russia per violazioni dei diritti umani

    La Commissione accoglie con favore l’adozione da parte del Consiglio di un nuovo regime di sanzioni contro la crescente e sistematica repressione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto da parte delle autorità russe.

    Il nuovo regime fornisce il quadro di riferimento per la designazione delle persone coinvolte in violazioni e abusi dei diritti umani e in repressioni e azioni che compromettono la democrazia e lo Stato di diritto. Oggi sono già stati adottati venti inserimenti in elenco per chiamare coloro che violano i diritti umani e che partecipano alle repressioni a rispondere delle loro azioni. Il regime di sanzioni fornisce inoltre un quadro di riferimento specifico per negare all’apparato repressivo russo beni e tecnologie che possono essere utilizzati impropriamente a fini di repressione interna. Un elenco di tali beni e tecnologie figura nel regolamento. Rientrano nel divieto di fornitura anche i beni e le tecnologie non elencati ma destinati a essere utilizzati a fini di repressione interna in Russia.

    Il regime di sanzioni risponde alle politiche sempre più repressive delle autorità russe. Ne sono un triste esempio la morte di Alexei Navalny nel febbraio 2024 e la detenzione per motivi politici di dissidenti quali Oleg Orlov, Alexandra Skochilenko e Vladimir Kara-Murza.

    Il nuovo quadro di riferimento è parte di una più ampia politica dell’UE a sostegno dei difensori dei diritti umani e degli attivisti in Russia. In tale contesto si inseriscono anche coloro che osano esprimersi contro la brutale guerra di aggressione della Russia in Ucraina e la relativa disinformazione diffusa dal regime russo.

  • L’Ue avvia un’indagine contro Apple, Alphabet e Meta

    Il 25 marzo la Commissione ha avviato un’indagine di non conformità ai sensi della legge sui mercati digitale (Dma) sulle norme di Alphabet relative al pilotaggio (steering) nell’App store di Google (Google Play) e all’auto-preferenziazione di Google Search, oltre ad un’indagine sul rispetto delle norme da parte di Apple riguardo l’indirizzamento nell’App Store e sulla schermata di scelta per Safari e il “modello di pagamento o consenso” di Meta. La Commissione sospetta che le misure messe in atto da questi gatekeeper non siano in grado di garantire un’effettivo rispetto degli obblighi prevsiti dal Dma. Inoltre, la Commissione ha avviato indagini sulla nuova struttura tariffaria di Apple per gli app store alternativi e su Amazon e sulle pratiche di classificazione di Amazon sul suo marketplace. Infine, la Commissione ha ordinato ai gatekeeper di conservare determinati documenti per monitorare l’effettiva implementazione e il rispetto dei loro obblighi. Riguardo il procedimento contro Apple e Alphabet, la Commissione vuole valutare se le misure messe in atto dalle due compagnie violini le norme del Dma sull’indirizzamento dei consumatori verso offerte al di fuori degli app store delle due compagnie a titolo gratuito.

    L’esecutivo Ue, si legge in una nota, teme che le misure adottate da Alphabet e Apple non siano del tutto conformi, in quanto impongono diverse restrizioni e limitazioni, tra cui, tra l’altro, la capacità degli sviluppatori di comunicare e promuovere liberamente le offerte e di concludere direttamente i contratti, anche imponendo vari oneri. “La Commissione europea ha avviato un procedimento nei confronti di Alphabet, per stabilire se la visualizzazione da parte di Alphabet dei risultati di ricerca di Google possa portare all’autoreferenzialità in relazione ai servizi di ricerca verticali di Google (ad esempio, Google Shopping, Google Flights e Google Hotels) rispetto ad analoghi servizi concorrenti”, si legge nella nota di Bruxelles. La Commissione europea teme infatti che le misure attuate da Alphabet per conformarsi al Dma non garantiscano che i servizi di terzi che compaiono nella pagina dei risultati di ricerca di Google siano trattati in maniera equa e non discriminatoria rispetto ai servizi di Alphabet.

    Riguardo a Apple, invece, la Commissione europea ha avviato un procedimenti in merito alle misure adottate per ottemperare agli obblighi di consentire agli utenti finali di disinstallare facilmente qualsiasi applicazione software su iOS; di modificare facilmente le impostazioni predefinite su iOS; e di proporre agli utenti schermate di scelta che devono effettivamente e facilmente di selezionare un servizio alternativo predefinito, come un browser o un motore di ricerca sul proprio iPhone. La Commissione teme che le misure adottate da Apple, tra cui la progettazione della schermata di scelta del browser web, possano impedire agli utenti di esercitare realmente la loro scelta di servizi all’interno dell’ecosistema Apple. Infine, la Commissione ha avviato un procedimento nei confronti di Meta per verificare se il modello “pay or consent”, recentemente introdotto per gli utenti dell’Ue, sia conforme all’articolo del Dma che impone ai gatekeeper di ottenere il consenso degli utenti quando intendono combinare o utilizzare in maniera incrociata i loro dati personali tra i diversi servizi della piattaforma principale.

    La Commissione teme che la scelta binaria imposta dal modello “pagare o acconsentire” di Meta non fornisca una reale alternativa nel caso in cui gli utenti non acconsentano, non raggiungendo così l’obiettivo di impedire l’accumulo di dati personali da parte dei gatekeeper. La Commissione sta inoltre intraprendendo altre azioni investigative per raccogliere fatti e informazioni al fine di chiarire se Amazon possa privilegiare i prodotti del proprio marchio sull’Amazon Store in violazione; e pe r valutare se la nuova struttura tariffaria di Apple e gli altri termini e condizioni per gli app store alternativi e la distribuzione di app dal web (sideloading) potrebbero non rispettare le norme della legge sui mercati digitali. La Commissione intende concludere il procedimento avviato oggi entro 12 mesi. Al termine dell’indagine, l’esecutivo Ue informerà i gatekeeper interessati dei suoi risultati preliminari e spiegherà le misure che sta pensando di adottare o che il gatekeeper dovrebbe adottare al fine di rispondere efficacemente alle preoccupazioni della Commissione. In caso di violazione, la Commissione può imporre multe fino al 10 per cento del fatturato mondiale dell’azienda. Tali ammende possono arrivare al 20% in caso di violazione ripetuta. Inoltre, in caso di violazioni sistematiche, la Commissione può adottare ulteriori misure correttive, come l’obbligo per un gatekeeper di vendere un’attività o parti di essa, o vietare al gatekeeper l’acquisizione di ulteriori servizi legati alla non conformità sistemica.

  • Il Gnl russo continua ad arrivare nei porti Ue, che restano aperti al business di Mosca

    L’Unione europea e il suo mercato unico, nonostante dodici pacchetti di sanzioni, hanno continuato e continuano ad offrire appigli utili alla Russia per finanziare la propria economia. Il ministero dell’Economia del governo federale del Belgio, riferisce Il Sole 24 Ore, ha rilevato che nei primi 11 mesi del 2023 il 51% del Gnl entrato nel porto di Zeebrugge era di provenienza russa. «Una parte significativa» di questo prodotto però lascia il Paese, essendo destinata ad altre destinazioni. Gli hub portuali europei sono dunque stati lasciati a disposizione per transito e movimentazione, confermando le pecche di un meccanismo sanzionatorio contro cui il Parlamento europeo ha chiesto correzioni.

    Pur a fronte di sollecitazioni a intervenire, la Ue, come spiegato dalla Commissione europea, ritiene che un messa al bando totale genererebbe un impatto «probabilmente limitato» poiché la Russia da un lato sarebbe in grado di reindirizzare la maggior parte delle esportazioni, in particolare verso l’Asia, dall’altro potrebbe finire per beneficiare dell’aumento dei prezzi globali del gas derivanti dall’embargo. Il rischio, in sostanza, è che per cancellare profitti chiudendo il mercato unico europeo e i suoi porti, si generino utili potenzialmente maggiori.

    Sul gas naturale liquefatto – sottolinea il quotidiano confindustriale in sostanza, Vladimir Putin e la sua Russia per ora la fanno franca. Non per sviste europee, ma per dinamiche che sfuggono al controllo degli europei, i cui porti per il Gnl russo restano a disposizione.

  • Chiara Ferragni e Balocco multati per il pandoro “griffato”

    Chiara Ferragni e Balocco sono stati multati per pratica commerciale scorretta con sanzioni da oltre 1 milione di euro per alcune società riconducibili all’influencer e da 420mila euro per l’azienda dolciaria. A dare la notizia l’Antitrust, spiegando che, secondo l’Autorità, «le suddette società hanno fatto intendere ai consumatori che acquistando il pandoro “griffato” Ferragni avrebbero contribuito a una donazione all’Ospedale Regina Margherita di Torino. La donazione, di 50mila euro, era stata invece già effettuata dalla sola Balocco mesi prima. Le società riconducibili a Chiara Ferragni hanno incassato dall’iniziativa oltre 1 milione di euro».

    L’Autorità contesta alle società di aver attuato una pratica commerciale scorretta per aver pubblicizzato il «Pandoro Pink Christmas», “griffato” Chiara Ferragni, lasciando intendere ai consumatori che, comprandolo, avrebbero contribuito a una donazione all’Ospedale Regina Margherita di Torino per acquistare un nuovo macchinario per le cure terapeutiche dei bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing.

    Le società Fenice e TBS Crew, riconducibili a Chiara Ferragni, hanno incassato la somma di oltre 1 milione di euro a titolo di corrispettivo per la licenza dei marchi della nota influencer e per la realizzazione dei contenuti pubblicitari senza versare nulla all’ospedale Regina Margherita di Torino.

    Secondo l’Autorità ad accrescere nei consumatori la sensazione di stare contribuendo ad una giusta causa è stato anche il prezzo del pandoro «griffato», proposto in vendita al pubblico ad un prezzo di 9 euro contro i 3,70 di pandoro classico Balocco, ovvero circa due volte e mezzo in più.

  • Gli oligarchi russi hanno perso 330 milioni al giorno dopo l’attacco all’Ucraina

    Le sanzioni occidentali, imposte per la guerra in Ucraina, colpiscono duro gli oligarchi russi: secondo il Bloomberg Billionaires Index, ripreso dal Guardian, i miliardari dello zar hanno perso quasi 95 miliardi di dollari quest’anno, pari a 330 milioni al giorno da quando il Cremlino ha invaso l’Ucraina. Il grande perdente è stato Roman Abramovich, l’ex proprietario del Chelsea FC, con la sua fortuna in calo del 57% a 7,8 miliardi di dollari.

    Secondo la statistica dell’agenzia finanziaria, Abramovich è stato uno dei primi oligarchi a essere sottoposto a sanzioni britanniche il 10 marzo dopo che la Gran Bretagna lo ha accusato di avere “chiari legami” con il regime di Vladimir Putin e di far parte di un gruppo di ricchi uomini d’affari russi che avevano “le mani sporche di sangue”.

    Anche il patrimonio di Gennady Timchenko, miliardario investitore energetico e amico intimo di Putin, si è ridotto del 48% a 11,8 miliardi di dollari, e Suleiman Kerimov, un altro alleato del presidente russo e attuale proprietario della compagnia mineraria Polyus, ha perso il 41%, scendendo a 9 miliardi di dollari, secondo l’indice.

    Solo nel Regno Unito sono stati congelati più di 18 miliardi di sterline di beni appartenenti a oligarchi e altri russi con sanzioni imposte a 1.271 persone.

    Non ha perso solo soldi a causa delle sanzioni ma è incappato anche in guai con la giustizia inglese un altro milionario russo di primo profilo: Mikhail Fridman, nato nell’ucraina e allora sovietica Leopoli dove ancora vivono i suoi genitori ma cresciuto in Russia, è stato fermato il 3 dicembre dalla National Crime Agency (Nca) con l’accusa di riciclaggio di denaro sporco e falsa testimonianza al ministero dell’Interno. Fridman, cofondatore del gigante russo di investimenti Alfa-Group, era, secondo Forbes, il settimo uomo più ricco di Russia nel 2017 e, stando al Bloomberg Billionaire Index, nell’agosto 2022, nonostante le sanzioni, aveva ancora un patrimonio netto teorico di circa 11 miliardi di euro.

  • Sanzioni Ue all’Iran

    L’Unione europea ha licenziato un pacchetto sanzioni ai danni dell’Iran a causa delle «feroci repressioni” della protesta scatenata dal caso Mahsa Amini e ha messo nel mirino le “presunte” forniture di droni alla Russia.

    “Stiamo raccogliendo le prove e siamo pronti a reagire con i mezzi a nostra disposizione”, ha detto l’alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell al termine del consiglio affari esteri Ue (Cae) riunitosi in Lussemburgo. Un artifizio diplomatico perché, in realtà, l’Ue sarebbe intenzionata a intervenire presto.

    La velocità delle crisi, insomma, supera l’attuale capacità dell’Ue di farvi fronte. Il Cae doveva essere incentrato sul grande risultato di far partire, finalmente, la missione di addestramento Ue per le forze ucraine (ben 15mila nell’arco dei prossimi due anni). Per come si era messa ad agosto dopo l’annuncio a sorpresa di Borrell, con una certa riluttanza a procedere da parte di alcuni Stati membri, Bruxelles ha chiuso la partita in tempi assai brevi per queste latitudini.

    L’Ungheria ad esempio si è astenuta, lasciando “costruttivamente” andare avanti gli altri. La missione avrà il quartier generale a Bruxelles, istruirà anche le forze di difesa territoriali ucraine (dunque non solo l’esercito regolare) e si svolgerà sul territorio di alcuni Paesi Ue (Polonia, Germania e Francia). Luce verde anche a un’ulteriore tranche di assistenza militare all’Ucraina da 500 milioni di euro, sempre attraverso lo European Peace Facility.

    Al Cae si è unito in collegamento – da un bunker antiaereo – il ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba. “Credo che sia la prima volta che accade una cosa del genere”, ha sottolineato Borrell. Kuleba ha sferzato gli alleati a procedere con un nono giro di sanzioni alla Russia e ha sollevato con forza la questione dei droni iraniani (stando ad altri media Teheran starebbe per fornire a Mosca anche missili a corto raggio). L’Ue sul punto si sta attivando e i 27 hanno chiesto la compilazione di un dossier, con il contributo della varie intelligence. Sembra un paradosso, con le immagini dei droni che piovono sui cieli ucraini. “Ma di droni è pieno il mondo”, ha confidato un alto funzionario europeo. “L’intesa politica sulla necessità di sanzionare l’Iran c’è già, ora serve il contributo del servizio legale”.

    Intanto il Consiglio si è mosso colpendo 11 individui e 4 entità iraniane – compresa la polizia morale – per il ruolo svolto nel corso delle repressioni (divieto d’ingresso nell’Ue e confisca dei beni). “Sappiamo che non cambierà d’incanto la vita degli iraniani ma si tratta di un messaggio politico che Teheran non gradirà: è il modo che l’Ue ha per iniziare a intervenire su questi temi”, ha notato Borrell.

    L’altro aspetto di peso è stato il dibattito sulla Cina, proprio il giorno successivo al discorso – giudicato come “assertivo” – di Xi al congresso del Partito Comunista. Un documento preparato dal servizio di azione esterna dell’Ue ha raccomandato ai 27 di attuare una postura più severa nei confronti di Pechino; documento che non è stato “confutato” dai ministri presenti. “La Cina è sempre di più un competitor per noi”, ha sentenziato Borrell. “Ma i problemi del mondo non si possono risolvere senza di lei, uno su tutti il cambiamento climatico”.

    Il dibattito continuerà ma l’obiettivo è di potenziare “la resilienza” del blocco e di evitare la ripetizioni di errori del passato. Ovvero rigettare le dipendenze in settori strategici per l’Unione – tipo le “terre rare” – al contrario di quanto fatto con la Russia sul gas.

  • L’UE approva l’ottavo pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia

    La Commissione accoglie con favore l’adozione da parte del Consiglio di un ottavo pacchetto di sanzioni che colpiscono duramente la Russia per la sua aggressione nei confronti dell’Ucraina. Il pacchetto, che è stato strettamente coordinato con i nostri partner internazionali, risponde al continuo inasprimento della guerra illegale contro l’Ucraina, anche mediante l’annessione illegittima di territori ucraini sulla base di “referendum” fittizi, la mobilitazione di truppe supplementari ed esplicite minacce nucleari.

    Il pacchetto introduce nuovi divieti di importazione dell’UE per un valore di 7 miliardi di € allo scopo di ridurre le entrate della Russia, e restrizioni all’esportazione, che priveranno ulteriormente il complesso militare e industriale del Cremlino di componenti e tecnologie chiave e l’economia russa di servizi e competenze europee. Le sanzioni privano inoltre l’esercito russo e i suoi fornitori di altri beni e attrezzature specifici necessari per affrontare la guerra sul territorio ucraino. Il pacchetto getta inoltre le basi per il quadro giuridico necessario al fine di attuare il massimale del prezzo del petrolio previsto dal G7.

    Le sanzioni dell’UE nei confronti della Russia si stanno dimostrando efficaci. Danneggiano la capacità della Russia di fabbricare nuove armi e riparare quelle esistenti e ostacolano il trasporto di materiale. Le implicazioni geopolitiche, economiche e finanziarie dell’aggressione russa in corso sono evidenti, in quanto la guerra ha perturbato i mercati mondiali delle materie prime, in particolare per quanto riguarda i prodotti agroalimentari e l’energia. L’UE continua garantire che le sue sanzioni non abbiano ricadute sulle esportazioni di energia e prodotti agroalimentari dalla Russia verso paesi terzi.

    Fonte: Commissione europea

  • Per l’Italia l’ambiente è costato finora 620 milioni di multe da Bruxelles

    Gestione dei rifiuti in Campania, discariche illegali e irregolarità su fogne e depuratori nelle aree urbane: queste le tre infrazioni alle norme ambientali Ue per cui l’Italia negli ultimi anni è stata condannata dalla Corte di giustizia Ue a pagare multe costate finora oltre 620 milioni di euro. E continuerà a pagare fino a che le violazioni non saranno completamente sanate.

    La fotografia della situazione l’ha scattata la Commissione europea nel suo rapporto sullo stato di attuazione della legislazione ambientale nei Paesi dell’Unione. Nel documento l’Italia viene bocciata su rifiuti, sulla qualità dell’aria e sulla designazione delle zone protette Natura 2000. La Penisola è invece promossa per quanto fatto per promuovere l’economia circolare e mettere a punto i piani per i bacini idrografici.

    Le multe che vengono pagate dall’Italia sono legate a infrazioni che hanno storie ultradecennali. Il caso delle discariche illegali iniziò nel 2003. E si chiuse nel dicembre 2014, quando la Corte Ue decise per la multa: forfait di 40 milioni, più 43 milioni ogni 6 mesi, con sconto per ogni discarica messa a norma. Nell’aprile 2022 l’Italia stava ancora pagando ammende per 29 discariche irregolari, il 75 % delle quali nel Sud.

    Quella delle fogne e depuratori mancanti o non a norma nelle aree urbane della Penisola è una storia a sé. Per ora solo una procedura di infrazione, iniziata nel 2004, è arrivata all’esito finale nel 2018 (con una multa di 25 milioni ‘una tantum’ e oltre 30 milioni di sanzione per ogni semestre). Ma Bruxelles ne ha avviato altre nel 2009, 2014 e 2017.

    Infine il caso Campania, iniziato nel 2007. Nel 2015 la Corte Ue decise per una multa da 20 mln ‘una tantum’ e 120 mila euro per ogni giorno di ritardo nell’attuazione delle misure richieste dalla sentenza. I progressi ci sono stati e proseguono, spiega la Commissione, ma “servono interventi supplementari”.

    Ora con il Pnrr, si legge nel rapporto di Bruxelles, l’Italia ha una opportunità in più per mettersi in regola e porre fine all’emorragia di risorse pubbliche poichè il piano prevede non solo una strategia nazionale per l’economia circolare, ma anche un programma nazionale di gestione dei rifiuti e investimenti nel trattamento delle acque reflue urbane.

  • L’Azerbaigian raddoppierà la fornitura di gas all’Unione europea

    La Russia era un fornitore di gas  “inaffidabile” già prima dell’invasione dell’Ucraina. Ora usa l’energia come arma di guerra. Per questo l’Unione europea si è rivolta all’Azerbaigian per raddoppiare la fornitura entro il 2027, per arrivare entro quella data a ricevere 20 miliardi di metri cubi. Il memorandum d’intesa è stato firmato a metà del mese di luglio dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente azero, Ilham Aliyev, nella residenza presidenziale di Zagulba, a circa 25 chilometri a nord-ovest di Baku, sulla pittoresca costa del Mar Caspio.

    Prevede una tappa intermedia: passare entro l’anno dagli attuali 8,1 miliardi di metri cubi a 12 miliardi. E si riuscirà grazie al Tap, la Trans-Adriatic Pipeline, che rappresenta l’ultima  sezione del Corridoio meridionale del gas, e arriva in Puglia. “L’Italia sarà tra i primi beneficiari di questa operazione perché già ora importa dall’Azerbaigian 6 miliardi di metri cubi di gas (è il terzo fornitore)”, ha spiegato una fonte Ue. “Già a novembre faremo degli stress test sul Tap per verificare la sicurezza dell’approvvigionamento con l’aumento della fornitura”. Per il raddoppio serviranno dei lavori che faranno parte di un Progetto di interesse comune europeo.

    “Sono felice di contare sull’Azerbaigian, nostro partner energetico cruciale”, ha commentato von der Leyen dopo la firma del memorandum d’intesa. “Raddoppieremo la fornitura di gas dall’Azerbaigian all’Ue. Con questo memorandum d’intesa ci impegniamo per l’espansione del Corridoio meridionale del gas, che è già una via di approvvigionamento molto importante per l’Unione europea, erogando attualmente 8,1 miliardi di metri cubi di gas l’anno”, ha spiegato. “E amplieremo la sua capacità a 20 miliardi di metri cubi in pochi anni. Già dal prossimo dovremmo raggiungere i 12 miliardi di metri cubi”, ha aggiunto.

    Il Corridoio meridionale del gas e’ lungo 3.500 chilometri ed è entrato in funzione il 31 dicembre 2020 e “vediamo già i vantaggi di questa cooperazione”, ha confermato il presidente azero, Aliyev. Alimentato dal gigantesco giacimento Shah Deniz II, nella parte azera del Mar Caspio, il Corridoio è costituito dal Tap, la sua ultima sezione, che collega il Gas Natural Transanatolio Pipeline (Tanap) al confine turco-greco a Kipoi, attraversa la Grecia, l’Albania e il Mar Adriatico e termina appunto in Puglia. Inoltre, una sezione del Tap va anche in Bulgaria, che riceverà un miliardo di metri cubi di gas all’anno. La capacità del Tap è attualmente di 10 miliardi di metri cubi l’anno, ma può essere portata a 20 miliardi aggiungendo due stazioni di compressione e modificando quelle esistenti. Un lavoro stimato in circa 4,5 miliardi di euro.

    La sfida resta quella di battere sul tempo la Russia: sostituire le sue forniture prima che chiuda definitivamente i rubinetti. Attualmente il gas russo copre il 40% del fabbisogno dell’Europa, ma Mosca ha già ridotto (o tagliato completamente) la fornitura a dodici Stati membri. Negli ultimi mesi, le consegne attraverso l’Ucraina sono diminuite di quasi il 30% e quelle effettuate attraverso il gasdotto Nord Stream, che trasporta il gas russo direttamente in Germania sotto il Mar Baltico, sono diminuite del 60%. Attualmente il Nord Stream 1 è fermo per manutenzione programmata almeno fino al 21 luglio ma nessuno ha la certezza che riprenderà. “Non sappiamo cosa accadrà quest’estate, dobbiamo essere vigili”, ha dichiarato l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell.

    Nella prima metà del 2022 l’importazione di gas liquefatto (Gnl) non russo e’ aumentata di 21 miliardi di metri cubi mentre la fornitura da gasdotti non dalla Russia è aumentata di 14 miliardi di metri cubi, in arrivo da Norvegia, Mar Caspio, Regno Unito e Nordafrica. La fornitura dai gasdotti russi è calata di 28 miliardi a 45 miliardi di metri cubi mentre l’importazione di Gnl dagli Stati Uniti e’ stata di 30 miliardi (in tutto il 2021 fu di 22 miliardi).

    Ma a Baku non si è parlato solo di fossili. Il memorandum include anche la promozione delle energie rinnovabili, poiché l’Azerbaigian ha “un enorme potenziale” in questo campo, specialmente nell’energia eolica offshore e nell’idrogeno verde, ha evidenziato von der Leyen. E sono stati stabiliti gli impegni per ridurre le emissioni di metano. L’obiettivo ultimo è sempre la neutralità climatica entro il 2050.

  • Nonostante le sanzioni 13 imprese italiane fanno ancora affari con Mosca

    Risulterebbe che queste aziende continuino ad operare in Russia, quali sono le eventuali sanzioni europee? certo con quello che Putin continua a fare in Ucraina, bombardando case di civile abitazione ed uccidendo cittadini inermi, viene istintivo pensare che almeno noi dovremmo rinunciare ai prodotti di quelle aziende che, nonostante le sanzioni, continuano a fare affari con un paese che ha stravolto e calpestato ogni regola democratica.

    https://www.wallstreetitalia.com/podcast/russia-13-imprese-italiane-si-rifiutano-di-lasciarla-non

Pulsante per tornare all'inizio