Scienza

  • Nella sede della Rappresentanza della Commissione europea a Milano la conferenza stampa di presentazione di Trieste Next 2023

    Venerdì 8 settembre alle ore 11.00 presso la Sala Blu della Rappresentanza della Commissione europea a Milano (Corso Magenta 59, Milano) si svolgerà la conferenza stampa di presentazione della dodicesima edizione di Trieste Next, il festival della ricerca scientifica a Trieste.
    Durante l’incontro sarà presentato in anteprima nazionale il programma della manifestazione, con approfondimenti su contenuti e ospiti. Il titolo di questa edizione è Un mondo nuovo. Scienza, cultura e innovazione per un futuro sostenibile e diversi saranno i temi trattati, accomunati dal filo conduttore della sostenibilità. Inoltre, durante Trieste Next sarà annunciato e premiato il libro vincitore della prima edizione del Premio Science Book of the Year. Come ogni anno, infine, parteciperanno al festival centinaia di scienziati e scienziate ed esperti e divulgatori da tutto il mondo.
    Il calendario completo della manifestazione sarà disponibile sul sito di Trieste Next (www.triestenext.it).

     

  • Discendiamo davvero dalle scimmie? L’origine dell’uomo e le ipotesi evoluzionistiche

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Franco Maestrelli pubblicata su destra.it il 15 luglio 2023

    L’acuto scrittore Tom Wolfe scrisse “Dire che gli animali si sono evoluti e hanno originato l’uomo è come dire che il marmo di Carrara si è evoluto e ha originato il David di Michelangelo” eppure lezioni scolastiche e trasmissioni televisive impongono forsennatamente le ipotesi evoluzionistiche sull’origine dell’uomo. Non sono mancate nel passato frodi ordite da disinvolti scienziati per confermare le loro traballanti ipotesi ma anche dopo la scoperta delle frodi la divulgazione scientifica non ha mutato minimamente rotta.

    Nel 1980 il biologo Giuseppe Sermonti attraverso la coraggiosa casa editrice Rusconi pubblicò assieme al paleontologo Roberto Fondi un’accurata critica all’evoluzionismo nel saggio Dopo Darwin a cui seguì nel 1999 sempre con Rusconi Dimenticare Darwin e di questo scienziato si è occupato recentemente Marcello Veneziani in un articolo sul quotidiano La Verità apparso anche su questa testata (https://www.destra.it/home/marcello-veneziani-quando-sermonti-annuncio-la-dittatura-dello-scientismo/). Nel 2016 Giulio Dante Guerra pubblicò con l’editore D’Ettoris il saggio L’origine della vita. Il “caso” non spiega la realtà in cui veniva criticata la teoria che sta alla base dell’evoluzionismo, la generazione spontanea (abiogenesi). Ma malgrado queste pubblicazioni serie e scientificamente fondate a cui vanno aggiunte le opere dello scienziato italiano Antonino Zichichi e di molti altri studiosi in varie discipline scientifiche mettere in discussione l’evoluzionismo rappresenta un delitto di lesa maestà al punto che nel mese di aprile Il Fatto Quotidiano paragonava l’antievoluzionismo al terrapiattismo e all’apologia di fascismo…

    Infatti da decenni lo scientismo (e la teoria evoluzionista) è diventato una dittatura ideologica già denunciata dallo stesso Sermonti nel 1971 col suo Il crepuscolo dello scientismo. Scienza e tecnica spiegano tutto e possono modificare l’uomo e il Creato come lo si vede ai nostri giorni con la chimera del transumanesimo. In questa dittatura scientifica non c’è posto per il Creatore ma solo del caso. Molto opportunamente le edizioni Fiducia di Roma hanno nel 2023 ristampato con l’introduzione di Giuseppe Brienza il breve saggio La verità sull’evoluzione e l’origine dell’uomo di Pier Carlo Landucci che era già apparso nel 1984. Pier Carlo Landucci (1900 – 1986) fu un sacerdote che si occupò prevalentemente di teologia ma altresì di filosofia della scienza in quanto possessore di una solida formazione scientifica e nel suo libro risponde alla questione basilare dell’origine della vita e del mistero dell’esistenza dell’uomo.

    Landucci innanzitutto nega l’inconciliabilità tra la scienza e la Creazione biblica come del resto hanno confermato decine di scienziati cattolici: “l’oggetto diretto della scienza è infatti il mondo, in quanto già esistente, non la causa del suo primo esistere”. L’evoluzione secondo Landucci di potrebbe pertanto concepire inserita nelle leggi della natura secondo la preordinazione divina. Ma studiosi e scienziati materialisti escludono per principio l’intervento di Dio nelle cose naturali e avendo posizioni privilegiate in campo mediatico finiscono per dare il tono all’opinione pubblica (giornali, tv, riviste e scuole). L’autore sottolinea anche la noncuranza dell’evoluzionismo materialista a ogni critica e la risposta contraddistinta da passionalità e dogmatismo per i quali ogni anti-evoluzionismo è tacciato di arretratezza scientifica e di oscurantismo medievale.

    L’idea evoluzionista è penetrata purtroppo anche nel campo cattolico ed è stata portata agli estremi con le tesi del gesuita Theilard de Chardin. L’evoluzionismo assunse anche caratteri politici al tempo dell’URSS stalinista in cui le estreme teorie che di scientifico avevano poco ma erano funzionali al materialismo marxista-leninista trovarono ampia diffusione. Il libro passa poi in esame le molte falsificazioni effettuate da disinvolti scienziati evoluzionisti da quella degli anni Venti del secolo scorso di Paul Kammerer (che una volta scoperto si suicidò) a quelle di costruzioni di reperti fossili ad hoc come quella del Pitecantropo di Giava e quella dell’uomo di Piltdown in cui rimase coinvolto anche Teilhard de Chardin. In realtà la paleontologia moderna presenta oggi numerose scoperte fossili più in armonia con la prospettiva creazionista che con quella evoluzionista e inoltre i cosiddetti “fossili viventi” ovvero specie ancora viventi ma conservatesi uguali alle loro antichissime forme fossili smentiscono la teoria evoluzionista.

    Landucci nelle cento pagine del saggio conduce il lettore con linguaggio comprensibile e divulgativo attraverso l’anatomia comparata, la paleontologia, l’embriologia e la genetica evidenziando equivoci e falsificazioni a cui gli evoluzionisti hanno fatto ricorso per sostenere le proprie ipotesi. Un capitolo dimostra la fallacia dei fattori che dimostrerebbero, a detta degli evoluzionisti, dapprima il sorgere spontaneo della vita vegetativa, sensibile e intellettiva e poi la conseguente progressiva spontanea evoluzione delle specie, escludendo aprioristicamente l’intervento del Divino Artefice. Nella parte conclusiva Landucci osserva perspicacemente “Se infatti la scala delle specie fosse il risultato di un progressivo, casuale, spontaneo conato perfettivo della natura, il mondo dovrebbe essere pieno, tra l’una e l’altra specie perfetta, di specie abbozzate, rudimentali e incomplete, cioè in ritardo rispetto alle singole specie complete verso cui sono avviate” ma di queste specie intermedie alla luce delle evidenze scientifiche non vi è traccia.

    Il saggio si conclude confermando la validità della tesi creazionista che postula l’intervento divino perché le creature vengano all’esistenza.  Nell’omelia di Benedetto XVI pronunciata il 24 aprile 2005 per la cerimonia di inizio del suo Ministero petrino disse che “non siamo il prodotto senza significato e casuale dell’evoluzione ma ciascuno di noi è il risultato di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno di noi è amato e ciascuno di noi è necessario” a ulteriore conferma della ortodossia del lavoro scientifico che Landucci aveva già esposto fin nelle sue prime opere risalenti al 1948.

  • “Per le Donne e la Scienza”: l’Oréal Italia e l’UNESCO premiano sei giovani scienziate di talento

    Anche quest’anno l’Oreal Italia,con il Premio L’Oréal UNESCO “Per le Donne e la Scienza”, ha  assegnato sei borse di studio del valore di 20.000 euro ciascuna ad altrettante ricercatrici under 35. Per questa XXI edizione italiana sono giunte 200 candidature da tutta Italia tra le quali la giuria, composta da un panel di illustri professori universitari ed esperti scientifici italiani e presieduta dalla Professoressa Lucia Votano, Dirigente di Ricerca affiliata presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, ha scelto  le sei giovani scienziate, sulla base dell’eccellenza riconosciuta ai loro progetti in tutti i campi della scienza e della tecnologia. Grazie alla Borsa ricevuta due di loro faranno rientro in Italia per proseguire i loro progetti.

    Le sei giovani scienziate sono:

    Francesca Berti, con il Progetto ‘Design innovativo di stent prodotti mediante manifatture additive per patologie cardiache congenite’. L’Istituto Ospitante è Politecnico di Milano, Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “G. Natta”.

    Alessandra Biancolillo, con il Progetto ‘RESILIENTGRAIN Project: Sviluppo di metodi analitici avanzati e non distruttivi per la caratterizzazione e la tracciabilità di grani antichi e popolazioni evolutive di grani e dei loro prodotti derivati’. L’ Istituto ospitante è l’Università degli Studi dell’Aquila.

    Alice Borghese con il Progetto ‘Esplorare i magneti più potenti dell’Universo. L’Istituto ospitante è l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF): Osservatorio Astronomico Di Roma (OAR) C1 – Internal use.

    Gloria Delfanti con il Progetto ‘Terapia cellulare con cellule T Natural Killer per il trattamento delle metastasi epatiche da carcinoma colorettale’- L’Istituto ospitante è l’Ospedale San Raffaele, Divisione di Immunologia Trapianti e Malattie Infettive.

    Martina Fracchia con il Progetto ‘Ossidi ad alta entropia come elettrocatalizzatori sostenibili e innovativi per la reazione di elettrolisi dell’acqua’.L’ Istituto ospitante è l’Università degli studi di Pavia, Dipartimento di Chimica, In collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Chimica-

    Arianna Renzini con il Progetto ‘Svelando il fondo di onde gravitazionali: un nuovo modo di misurare e caratterizzare la popolazione di fondo di buchi neri binari con LIGO e Virgo’- L’’Istituto ospitante è l’Università di Milano Bicocca.

    Sono molto orgoglioso di poter premiare anche quest’anno sei giovani e brillanti ricercatrici che contribuiranno al progresso scientifico nel nostro Paese. Il Premio L’Oréal-UNESCO “Per le Donne e la Scienza”, giunto quest’anno alla sua ventunesima edizione, si conferma così una delle iniziative del Gruppo più consolidate in Italia, perché il mondo ha bisogno della scienza e la scienza ha bisogno delle donne”. Ha dichiarato Emmanuel Goulin, Presidente e Amministratore Delegato di L’Oréal Italia.

    Sin dal 1998 il programma L’Oréal-UNESCO “For Women in Science” si impegna infatti per permettere a un numero sempre maggiore di scienziate di superare le barriere all’avanzamento di carriera e contribuire a risolvere le grandi sfide dei nostri tempi, a beneficio di tutti. In 25 anni il programma ha sostenuto oltre 4.100 ricercatrici di oltre 110 paesi, premiando l’eccellenza scientifica e ispirando le generazioni di giovani donne a perseguire la loro carriera. Cinque di queste scienziate, dopo aver vinto il premio L’Oréal-UNESCO, sono state insignite del premio Nobel: tra loro Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, vincitrici del Nobel per la Chimica nel 2020.

    L’evento di premiazione che si è tenuto presso il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano ha ospitato gli interventi di Emmanuel Goulin, Presidente e AD di L’Oréal Italia, di Eugenia Maria Roccella, Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità (con un messaggio video), di Enrico Vicenti, Segretario Generale della Commissione Nazionale per l’UNESCO, di Ilaria Cinelli, ingegnere biomedico e membro esperto dell’Aerospace Medical Association, di Arianna Traviglia, archeologa, Senior Researcher CCHT Ca Foscari Istituto Italiano di Tecnologia, Edwige Pezzulli, assegnista presso l’Istituto Nazionale di Astrofisica e divulgatrice scientifica. L’evento è stato moderato dalla giornalista RAI Maria Soave.

    Una recente ricerca Ipsos realizzata per Save the Children e diffusa a inizio anno racconta che oltre la metà delle adolescenti italiane (54%) dice di essere interessata e incuriosita dalle materie scientifiche, ma nel 2021 solo il 22% delle giovani ha scelto un corso STEM all’Università, perché la maggior parte delle ragazze ritiene che le materie scientifiche siano “poco adatte” a loro. Eppure, le ragazze italiane pensano di poter dare un contributo alle sfide più importanti che la società e la scienza si troverà a dover affrontare nei prossimi anni: tra queste, quella dell’invecchiamento della popolazione (lo pensa il 34% delle adolescenti), seguita dalla produzione di energia sostenibile (31%) e infine la diminuzione delle emissioni inquinanti dei mezzi di trasporto (27%).

    Tuttavia, il divario di genere è sempre molto presente e si radica, sin dai primi cicli di istruzione, negli stereotipi ancora oggi diffusi, che vorrebbero le ragazze poco portate verso le materie scientifiche e che bloccano sul nascere i loro talenti. Nel “Gender Gap Report 2022” del World Economic Forum, su 146 Stati mappati, l’Italia mantiene il 63° posto, restando al di sotto della media europea di circa 6 punti percentuali. Un dato che tiene in considerazione le differenze di genere in diversi ambiti: dalla partecipazione economica alle opportunità e al livello di istruzione, dalla salute all’empowerment politico. Le donne continuano a essere sottorappresentate, in particolare nei campi dell’ingegneria (6.6% donne versus 24.6% uomini) e nell’ ICT (tecnologie riguardanti i sistemi integrati di telecomunicazione, con l’1.7% di donne versus l’8.2% di uomini).

    Dati negativi anche per quanto riguarda la copertura di posizioni apicali: in Italia solo il 15% di CEO sono donne. Ed è anche l’Europa in generale a far fatica ad attrarre le ragazze nell’istruzione STEM e, di conseguenza, le donne nei lavori STEM. Nonostante le donne superino gli uomini come studenti e laureati a livello di laurea e master, solo il 33% dei laureati in materie STEM in Europa è di sesso femminile e, peggio ancora, si stima che entro il 2027 le donne rappresenteranno solo il 21% dei posti di lavoro nel settore tecnologico (fonte McKinsey & Company. Women in tech: The best bet to solve Europe’s talent shortage – gennaio 2023).

  • Nominati i nuovi membri del Gruppo europeo sull’etica nella scienza e nelle nuove tecnologie

    La Commissione europea ha nominato i 15 membri del Gruppo europeo sull’etica nella scienza e nelle nuove tecnologie per il prossimo triennio, organo indipendente che fornisce consulenza sulle politiche e sulla legislazione della Commissione in cui gli aspetti etici, sociali e dei diritti fondamentali si intersecano con la scienza e le nuove tecnologie.

    Tra le personalità riconfermate, figura il nome di Laura Palazzani, professoressa di Filosofia del diritto e biodiritto presso l’Università Lumsa di Roma e membro del Comitato Internazionale di Bioetica dell’UNESCO. La dottoressa Palazzani è originaria di Brescia.

    Fonte: Commissione europea

  • Scoperto il primo sito di dinosauri in Italia

    Scoperto vicino Trieste il più importante giacimento paleontologico italiano: ha dato alla luce almeno sette nuovi esemplari di dinosauri vissuti 80 milioni di anni fa, il più completo è stato ribattezzato Bruno. Ad analizzare i fossili di Tethyshadros insularis – degli erbivori che raggiungevano almeno i 5 metri e il cui primo individuo battezzato Antonio era stato identificato 30 anni fa – è stato un gruppo di ricerca internazionale coordinato da Federico Fanti dell’Università di Bologna su Scientific Reports.

    “Finora – ha spiegato all’Ansa Fanti – i reperti di dinosauro trovati in Italia erano dei ritrovamenti singoli, alcuni molto importati come nel caso di Ciro nel Sannio, ma tutti eventi quasi casuali. Il sito del Villaggio del Pescatore vicino Trieste rappresenta invece il primo vero giacimento di fossili di dinosauro italiano”. Identificato già 30 anni con il ritrovamento di un esemplare straordinariamente completo di una specie di dinosauro erbivora fino a quel momento sconosciuta e che venne ribattezzata Tethyshadros insularis, il sito nel sito di Villaggio del Pescatore, nel comune di Duino-Aurisina a pochi chilometri da Trieste, ha regalato ora nuove sorprese. Gli scavi hanno infatti portato alla luce moltissimi nuovi reperti appartenenti ad almeno 7, o forse 11, esemplari distinti i cui resti sono stati analizzati da una squadra di ricerca internazionale a cui ha partecipato anche l’università di Trieste. Una vera e propria mandria di Tethyshadros insularis che si aggiunge al primo individuo scoperto anni fa e che ha permesso per la prima volta di studiare nel profondo questa specie finora considerata una sorta di specie nana. Il più completo dei fossili è un individuo di circa 5 metri, ribattezzato Bruno, un dinosauro erbivoro con un muso che ricorda un becco d’anatra. “Una delle cose più interessanti – ha aggiunto Fanti – è stata scoprire le grandi differenze tra questi resti e quelli rinvenuti 30 anni fa. Nonostante i due individui siano chiaramente della stessa specie sono evidenti delle differenze marcate in alcune caratteristiche ad esempio del muso. Dopo attente analisi siamo giunti alla conclusione che il fossile più antico fosse in realtà un individuo giovane, di almeno 5 anni in meno”.

    “Questi nuovi scheletri – ha aggiunto Alfio Alessandro Chiarenza, dell’università spagnola di Vigo e primo autore dello studio – ci permettono di capire meglio la storia evolutiva di un gruppo di dinosauri chiamati hadrosauriformi: i dinosauri a becco d’anatra a cui appartengono Bruno e Antonio”. Il confronto dei resti ha permesso di far luce sulle caratteristiche di questo dinosauro considerato fino ad ora una specie con le caratteristiche tipiche degli animali che vivono in ambienti ridotti come le isole. Il confronto ha mostrato che Antonio non era affatto il membro di una specie isolana ma semplicemente un individuo giovane, non completamente sviluppato. “Capirlo è stato possibile solo grazie a tanti resti ritrovati, le analisi al microscopio e al loro confronto”, ha precisato Fanti. “Ora sappiamo – ha proseguito – anche che forse il territorio italiano all’epoca non era propriamente fatto da isole ma quanto meno lingue di terra estese e collegate tra loro. Quel che ne emerge infatti è che questa specie avesse in realtà caratteristiche degli erbivori continentali, forse vivevano semplicemente ai margini degli ambienti continentali, in zona costiera ma non insulare”.

  • Storie di donne, di scienza e di vita

    Si intitola Storie di Donne, di scienza e di vita, la virtual conference su Zoom che si svolgerà il prossimo 27 ottobre alle ore 18.00. L’evento, promosso da Didael KTS e Gruppo Pragma insieme a Women&Tech® – Associazione Donne e Tecnologie, e moderato dalla giornalista Simona Regina, sarà un vero e proprio confronto con le protagoniste di un percorso di vita che ha incontrato scienza, tecnologia e innovazione.

    Il gender gap in ambito STEAM è una sfida culturale e sociale, per pari opportunità, equità, partecipazione delle donne all’economia e alla società.  Il nostro Paese ha un urgente bisogno di scienza, tecnologia e di donne: occorre favorire questo incontro e potenziarlo ad ogni livello e sui territori.  Luoghi dove ingegno, professionalità ed entusiasmo delle donne possono esprimersi e arricchire di significati l’innovazione, con una prospettiva complementare non sovrapponibile a quella degli uomini.

    Ricercatrici e scienziate provenienti dall’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e da AREA Science Park di Trieste, in un confronto con due imprenditrici STEAM, si racconteranno nel loro percorso di formazione e di vita che le ha portate al ruolo che oggi ricoprono.

    Protagoniste della serata Camilla Coletti, Principal Investigator, resp. lab. 2D Materials Engineering, Istituto Italiano di Tecnologia – IIT. Coordinatrice del centro IIT di Pisa e dei Graphene Labs, Ottavia Bettucci, Postdoc nel laboratorio Tissue Electronics Lab della sede di Napoli dell’Istituto Italiano di Tecnologia – IIT, Anna Gregorio, Professore Associato, Dip. di Fisica – Università degli Studi di Trieste, Caterina Petrillo, Presidente di AREA Science Park e Professore Ordinario di Fisica Sperimentale all’Università degli Studi di Perugia, con le testimonianze di due imprenditrici STEAM: Gianna Martinengo, Founder & CEO di Didael KTS – Presidente Women&Tech® ,Member INAB @STOA e Maria Rita Fiasco, Founder and Chairperson, Gruppo Pragma Srl

    La virtual conference fa parte del programma della edizione della “4 Weeks 4 Inclusion”, il più grande evento interaziendale dedicato all’inclusione che quest’anno dal 22 ottobre al 22 novembre vede oltre 200 imprese, impegnate ogni giorno insieme per promuovere e valorizzare i temi della diversità e dell’inclusione.

    Per iscriversi cliccare cliccare sul link https://4w4i.it/landing-page?returnUrl=%2Fcalendario-eventi

  • Scienza e tecnologia. La parola a donne protagoniste in occasione della Notte dei Ricercatori

    Il 27 novembre alle h. 17,00, in occasione della Notte dei Ricercatori, il portale Donne nella Scienza darà voce al mondo femminile della scienza, della ricerca, della tecnologie per scoprire quanto ancora pesi il GenderGap in area STEM. Nella diretta sulla pagina Facebook di Donne nella Scienza – https://bit.ly/DnS-NotteDeiRicercatori – la Prof.ssa Chiara Volpato, psicologa sociale dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, presenterà e commenterà i dati della Survey sulla percezione dell’equilibrio di genere nella scienza e tecnologia lanciato in occasione di ESOF 2020 (European Science Open Forum).

    Durante la diretta sarà possibile rivivere in pillole l’evento condotto da Simona Regina e le testimonianze di Lucia Gardossi, Università degli Studi di Trieste (Tecnovisionaria 2020), Raffaella Geometrante, direttrice generale di KYMA, Francesca Cosmi, Università degli Studi di Trieste, Alessandra Nicolosi, CEO M2TEST, Sabina Passamonti, Università degli Studi di Trieste, Barbara Fantechi, SISSA, Anna Gregorio, Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Trieste, Chiara Volpato, Università degli Studi Milano-Bicocca, Roberta Nunin, Consigliera di Parità FVG, Sara Tonel, Assessora Attività economiche, teatri, ESOF 2020, Comune di Trieste, Gianna Martinengo, Fondatrice e Presidente di Didael KTS, Maria Rita Fiasco, Fondatrice e Presidente Gruppo Pragma, Gabriella Taddeo, Responsabile di INSIEL Digital Academy.

  • Vivere (e sorridere) da scienziata

    La ricerca deve essere al di sopra di ogni politica. Questo il messaggio di Diana Bracco, presidente della ‘Fondazione Bracco’, in occasione dell’inaugurazione della mostra Una vita da scienziata – I cento volti del progetto #100esperte al Centro Diagnostico Italiano di via Saint Bon a Milano (16 gennaio – 30 giugno 2019). Non è la prima volta che una struttura medica, in Italia, ospita un’esposizione artistica e quella del centro milanese non è una casualità visto che i volti ritratti sono quelli di scienziate, ricercatrici, informatiche, biologhe, ingegnere (questa volta è d’obbligo la ‘e’ per il femminile plurale!) che sottolineano quanto la presenza femminile in settori considerati da sempre ‘per soli uomini’ sia diventata numerosa, propositiva, fondamentale.

    La mostra, ideata e curata da ‘Fondazione Bracco’ a partire dal progetto 100 donne contro gli stereotipi, attraverso gli scatti del celebre fotografo Gerald Bruneau, si incentra sulle STEM (Science, Technology, Enginering and Mathematics) e vuole contribuire al superamento dei pregiudizi nella pratica scientifica che l’immaginario collettivo declina ancora al maschile. Numerose ricerche sulla presenza femminile nell’informazione dimostrano infatti che solo di rado le donne sono interpellate dai media in qualità di esperte, a fornire spiegazioni o teorie sono quasi sempre gli uomini, l’82% secondo i risultati nazionali del ‘Global Media Monitoring Projects 2015’. Per contribuire al raggiungimento delle opportunità, in cui il merito sia l’unico discrimine per carriera e visibilità, nel 2016 è nato il progetto 100 donne contro gli stereotipi da un’idea dell’Osservatorio di Pavia e dall’Associazione Gi.U.Li.A., in collaborazione con Fondazione Bracco e con il supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione europea che promuoverà l’iniziativa anche in Europa. I volti delle scienziate, in posa con gli strumenti e nei luoghi del mestiere, sono il mezzo di narrazione più immediato per raccontare al grande pubblico come la ricerca non sia solo studio ma anche bellezza, passione, divertimento.

    Grande l’entusiasmo delle scienziate intervenute che, nel presentarsi al pubblico e nel soffermarsi con il pubblico, per raccontare di se hanno rimarcato, con leggerezza e allegria, la passione per il proprio lavoro e il divertimento dell’esperienza fotografica. Mai pronunciate le parole ‘sacrificio’ o ‘rinuncia’. Un monito questo, per incentivare le giovani ad avvicinarsi agli studi scientifici, concetto ribadito anche dall’Assessore alla trasformazione digitale del Comune di Milano, Roberta Cocco, e da Fabrizio Sala, vicepresidente della Regione Lombardia, che ha ricordato quanto sia importante uscire dai luoghi comuni e cominciare a modificare la società per combattere il ‘gender gap’.

    Oltre all’esposizione ci sono una banca dati on line e due volumi, editi da Egea, con i profili eccellenti di esperte di diversi settori.

    E dopo le scienziate ‘Fondazione Bracco’, in collaborazione con l’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale), si è posta un nuovo obiettivo: raccontare le donne nella politica internazionale.

  • For Women In Science, il premio al talento nella ricerca declinato al femminile

    400 candidature arrivate da tutta Italia per sei borse di studio e proseguire così, nel proprio Paese, il percorso di ricerca scientifica. Anche quest’anno, nella splendida cornice della Sala di Rappresentanza dell’Università Statale di Milano, si è tenuto il Premio L’Oréal – UNESCO “Per le Donne e la Scienza”, giunto alla sedicesima edizione in Italia, ventesima da quando è stato istituito, che premia sei ricercatrici under 35 selezionate dalla giuria, presieduta dalla scienziata Lucia Votano, sulla base dell’eccellenza riconosciuta ai loro progetti di ricerca. Le vincitrici di questa edizione sono: Gabriella Giancane, Margherita Mauri, Giulia Pasqual, Maria Principe, Gloria Ravegnini, Daniela Rosso, tutte appassionate di scienza sin da bambine e caparbie per aver portato avanti i loro sogni che salvano vite e contribuiscono al benessere di tutti.

    Dal 1998 l’Oréal e UNESCO con ‘For Women in Scienze’ hanno conferito un riconoscimento a 3.100 scienziate (82 in Italia), 3.022 sono state le giovani donne di talento che hanno ottenuto una borsa di studio per realizzare progetti di ricerca promettenti, oltre 50 sono state le istituzioni scientifiche di alto livello coinvolte in tutto il mondo, 102 le laureate premiate per avere raggiunto l’eccellenza nelle scienze, incluse tre scienziate che hanno vinto il Premio Nobel, 53 i programmi di borse di studio a livello nazionale e regionale in 117 Paesi, oltre 400 le scienziate coinvolte nel processo di selezione nell’ambito di programmi a livello nazionale e regionale. Un progetto vincente che dimostra quanto la scienza abbia bisogno delle donne  e quanto le donne siano in grado di dare un apporto concreto alla scienza.

    I numeri farebbero pensare ad un grande passo in avanti rispetto al ruolo che le donne hanno nel campo della ricerca e delle tecnologia ma, come spesso è stato sottolineato anche nelle altre edizioni del premio, è ancora troppo evidente il gap che esiste tra i risultati e i successi ottenuti, al termine del corso di studi e specializzazione, dagli uomini rispetto a quelli delle donne, sebbene, statistiche alla mano, le giovani laureate superino il numero dei colleghi maschi e i voti ottenuti durante il percorso accademico raggiungano medie molto alte. Se si potesse fotografare la statistica si vedrebbero due linee che per un po’ corrono parallele e poi, di colpo, una si arresta e l’altra prosegue verso ambitissime mete. Naturalmente il discorso, questa volta, non è tipicamente italiano, ma europeo e mondiale perché persiste ancora una certa cultura secondo la quale esistono ‘cose che le donne possono o non possono fare’. E spesso, purtroppo, la società fa sì che certi pregiudizi si trasformino in realtà concreta che porta molte ragazze ad accarezzare il sogno di una carriera scientifica per ripiegare, poi, verso mestieri tranquilli e più tradizionali, che concilino lavoro e famiglia.

    Certo, le cose stanno cambiando e sono lontani, per fortuna, i tempi di Marie Curie e Rita Levi Montalcini in cui, a livello nazionale, le donne che studiavano medicina o fisica erano tante quante le dita di una mano. La consapevolezza verso gli studi scientifici sta crescendo ma è il mondo della ricerca che forse predilige adoperare ancora il singolare maschile (parlare al plurale, come in tutti i campi del lavoro, è faticoso!). Il numero delle donne che intraprendono una carriera scientifica è aumentato, dal 1998, del 12% sebbene solo l’11% delle donne scienziate raggiunga ruoli apicali nell’ambito universitario, meno del 30% dei ricercatori è donna e soltanto tre premi Nobel per la scienza sono stati assegnati alle donne. L’Italia, poi, è un paese che ha la più bassa istruzione rispetto agli altri paesi europei e mondiali. A questo infelice primato deve aggiungersi anche un altro dato che sottolinea come il Vecchio Continente non punti molto sulla ricerca: su 220 milioni spesi, infatti, l’Europa si attesta al 20% di spesa, USA e Canada al 30%, il resto è speso dai Paesi asiatici. Una dimostrazione di come non sia un caso se molte innovazioni e sperimentazioni arrivino dai paesi orientali. Alla luce di questi numeri è comprensibile come l’iniziativa di L’Oréal e UNESCO sia preziosissima perché dimostra come, se si vuole davvero cominciare ad abbattere il ‘soffitto di vetro’, ossia il pregiudizio attorno al binomio donna-scienza, si debba valorizzare con convinzione e costanza l’impegno di tante giovani donne. Una goccia nel mare, si direbbe, che sta producendo, però, risultati significativi visto che il numero record di 400 candidature arrivate da tutta Italia sottolinea quanto il riconoscimento sia ambito, apprezzato e soprattutto concreto. Un impegno che, visti i frutti che sta portando, non potrà che continuare, come ha dichiarato il Presidente e AD di L’Orèal Italia, Francois-Xavier Fenart che, introducendo i lavori, ha affermato: “Da molti anni lavoriamo senza tregua affinché le donne nella scienza siano riconosciute, e non smetteremo. Noi vogliamo una società in cui le disparità di genere vengano superate e dimenticate. E’ semplicemente nell’interesse di tutti volere che questo accada poiché in gioco c’è qualcosa che va ben oltre la mera questione della parità di genere: il futuro di tutti noi”.

    Anche Milano e la Lombardia si stanno muovendo, come istituzioni, affinché tutti possano usufruire del bello della scienza e non è un caso che il Comune abbia istituito il progetto ‘Steam in the City’ per promuovere la diffusione delle discipline tecnico-scientifiche e delle nuove tecnologie digitali come base formativa necessaria ad assicurare un futuro professionale alle nuove generazioni, mente la Regione abbia puntato sul Nobel per la Ricerca, con l’assegnazione di un milione di euro al miglior progetto di ricerca scientifica che verrà consegnato  durante la manifestazione che si svolgerà il prossimo 8 novembre.

    L’Europa sta puntando sempre più alla valorizzazione di scienza e tecnica tanto che il Progetto ‘Horizon 202’0 sarà riproposto insieme al progetto Erasmus, perché rivelatosi importante ogni oltre aspettativa. Come ha sottolineato l’eurodeputata Patrizia Toia adesso si chiamerà ‘Horizon Europe’ e lo stanziamento sarà di 100 miliardi di euro. “Se scienza è tecnica sono centrali per il futuro, quello della donna è un tema molto sentito in Europa perché esistono troppi stereotipi, quali quelli sulla mobilità professionale delle donne, che le fanno sentire ancora delle eccezioni”.

    In occasione del 20° anniversario del programma L’Oréal – Unesco For Women in Science è stata lanciata una nuova iniziativa, ‘Male Champions for Women in Science’, che coinvolgerà leader uomini attraverso una carta degli impegni volta a favorirne la collaborazione con le loro colleghe per cambiare il sistema e sfruttare il potenziale delle donne, a beneficio di tutti.

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