scuola

  • Scuola di Via Vivaio: il Sindaco fa il bullo con i più deboli

    Il Sindaco Sala ha pensato di fare un regalo per festeggiare la sua rielezione, un regalo alla Scuola comunale a statuto speciale per ragazzi ipovedenti di Via Vivaio a Milano: traslocare la scuola e non pagare più l’affitto.
    La scuola, un gioiello della nostra città, attua un progetto di educazione ed integrazione tra allievi vedenti, non vedenti, ipovedenti e con altre disabilità. Ma non solo; garantisce lo studio del francese e dell’inglese, di uno strumento musicale, attività di laboratorio e di orientamento professionale e musicale anche per gli alunni diversamente abili. E tanto altro ancora. Una scuola coi fiocchi!

    Ebbene, ora dovranno traslocare presso la Darsena con tutte le attrezzature e, viste le loro condizioni, riaddattarsi ad una nuova sconosciuta struttura, sperando di non avere incidenti e difficoltà.
    Complimenti al Sindaco Sala, ma anche ai consiglieri della sua maggioranza e dell’opposizione che fanno finta di niente e vilmente tacciono. Complimenti a tutti.

  • Illustrissimo Signor Presidente

    Illustrissimo Signor Presidente,

    mi unisco alla profonda stima e ai migliori auguri espressi da tanti italiani per il suo rinnovato mandato.

    La ringrazio, inoltre, sentitamente per averlo accettato nonostante abbia più volte dichiarato di avere altri progetti di carattere personale.

    Il suo gesto, a dimostrazione del suo alto senso di responsabilità e rispetto per le istituzioni, è di grande esempio per tutti noi in questi mala tempora.

    E di grande esempio, a mio parere, è anche l’enorme spirito di sacrificio dimostrato dai bambini delle scuole primarie di tutta Italia in questi recenti mesi.

    La partecipazione alla paura degli adulti per una minaccia invisibile (ma reale e concreta), la perdita, in alcuni casi molto traumatica, dei loro nonni o genitori, la forzata limitazione delle relazioni familiari e interpersonali, la drastica diminuzione di esperienze ludiche o sportive all’aria aperta, le decine di ore settimanali passate da soli davanti ad un computer o ad un televisore, sono solo alcuni degli esempi di quanto sia stata, e purtroppo lo è ancora, un’esperienza oggettivamente molto difficile.

    Nonostante ciò, sopra alle loro mascherine (credo tra i pochi in Italia a indossarle ancora quotidianamente per ore di fila), possiamo intravedere la luce dei loro occhi traboccanti di fiducia verso di noi e il futuro.

    Purtroppo il loro sforzo non è sempre sufficiente. Fenomeni come l’autolesionismo, disturbi alimentari, ansia, depressione e il cyberbullismo sono in crescita esponenziale. Accreditati studi scientifici, infatti, li indicano come le principali vittime, a livello psicofisico, di questa pandemia.

    Illustrissimo Signor Presidente, sappiamo bene come la nostra sopravvivenza da neonati, la nostra protezione da bambini e la nostra sicurezza da adolescenti dipendono in larga misura dalla qualità dell’ambiente, in primis quello naturale, e poi quello familiare e sociale in cui cresciamo.

    Qualche giorno fa mi sono imbattuto in un documento storico dove si citava il Decreto Regio n.1168 del 30 Aprile 1851 relativo all’istituzione della medaglia al valore civile. Sono andato così a leggere le motivazioni riconosciute come degne di tale riconoscimento e tra queste cito le seguenti:

    per impedire o diminuire il danno di un grave disastro pubblico o privato

    per mantenere forza alla legge

    per il progresso della scienza o in genere per il bene dell’umanità

    per tenere alti il nome ed il prestigio della Patria

    Illustrissimo Signor Presidente, in virtù di quanto ricordato precedentemente e delle sopra citate motivazioni, con la presente sono umilmente a chiederLe di valutare la possibilità di conferire ai bambini italiani delle scuole primarie la medaglia al valore civile.

    Onorificenza che indubbiamente meriterebbero anche molte persone e categorie professionali che si sono particolarmente distinte per il loro impegno civile e sociale in questi mesi. Infatti quello che Le sto umilmente chiedendo è, indubbiamente, un gesto meramente e fortemente simbolico in virtù di quel particolare e diretto rapporto che il Presidente della Repubblica ha da sempre avuto con tutti i bambini di questo Paese. Esperienza, sul piano antropologico e sociologico, forse unica nel panorama europeo.

    Il sottoscritto fa parte di quella generazione di bambini che è cresciuta con i racconti di casa, le lezioni di una sola maestra e le accalorate comparizioni del Presidente Pertini.  Ancora oggi, con i miei coetanei, ricordiamo con commozione e amor patrio le sue dichiarazioni in occasione del terremoto dell’Irpinia, della tristissima vicenda di Alfredino Rampi e dei più festosi Campionati di Calcio dell’82. E Le scrivo questo non di certo per fare paragoni (tutt’altro. Ognuno ha il suo carattere e la stima nei suoi confronti è massima) ma solo a riprova di quanto nel piccolo mondo di un bambino, il Presidente della Repubblica, la carica più importante dello Stato, possa incidere sul suo senso di appartenenza alla nostra comunità.

    Illustrissimo Signor Presidente, sono altresì consapevole degli importantissimi impegni a cui dovrà far fronte fin da subito in questo suo nuovo mandato e l’onorificenza richiesta non potrà di certo modificare le oggettive condizioni di difficoltà causate ai più piccoli da questa pandemia.

    Sarebbe solo, come detto, un forte gesto simbolico.

    Quanto importante sarebbe per i nostri figli crescere in un paese dove il loro Presidente, “il nonno di tutti”, abbia pensato anche a loro? Riconoscendone il sacrificio per diminuire il danno di un grave disastro pubblico, per mantenere forza alla legge, per il progresso della scienza, per il bene dell’umanità e per tenere alti il nome ed il prestigio della Patria?

    Illustrissimo signor Presidente, La ringrazio sentitamente per la gentile attenzione.

    Con gratitudine e stima,

    un papà italiano

  • Esame di maturità: il maldestro tentativo di normalizzazione

    Le elezioni del Presidente della Repubblica hanno indebolito, al contrario di quanto buona parte dei media si sono affrettati a sottolineare, il governo Draghi e le forze politiche della maggioranza governativa e prova ne è che da più parti si chieda una ulteriore spinta all’azione governativa, già ampiamente insoddisfacente prima della pantomima parlamentare.

    Le grida manzoniane di fonte governativa e politica mettono al centro delle priorità la lotta alla pandemia in nome della quale il governo introduce nuove restrizioni anche per le popolazioni più deboli come gli anziani senza green pass. Contemporaneamente si chiede il rilancio dell’azione governativa  a causa degli  ancora   insufficienti  risultati ottenuti e finalizzata a ridurre l’impatto devastante del rincaro delle bollette, il quale sta fermando letteralmente la produzione industriale e le cui dinamiche sono conosciute da oltre un anno e bellamente ignorate dal governo “dei migliori”.

    Contemporaneamente si cerca di irradiare da parte governativa una nuova luce finalizzata ad illuminare il prossimo futuro del nostro Paese il quale, proprio grazie alla azione del governo, si dovrebbe indirizzare verso una ritrovata normalità.

    In questo contesto di pura valenza comunicativa si inserisce quindi la decisione del Governo Draghi di tornare alla formula classica per l’esame di maturità nonostante molte classi quinte delle superiori siano ancora oggi in Dad, a differenza di quanto affermi un sempre più imbarazzante ministro dell’Istruzione, o costrette da protocolli sanitari anche per sei ore in classi senza ricircolo di aria con le mascherine sempre indossate.

    In questo nuovo delirio comunicativo a confermare una ritrovata normalità vengono così elusi, se non addirittura azzerati dal governo, tutti i costi formativi pagati dalla popolazione studentesca negli ultimi due terribili anni pandemici attraverso la Dad e la minore efficacia della stessa nell’insegnamento ed apprendimento.

    Il messaggio centrale ed ispiratore del governo deve rispondere alla volontà di rappresentare il successo dell’azione governativa testimoniato proprio dalla ritrovata forma della maturità dei tempi pre-covid: una scelta che dimostra l’assoluta mancanza di considerazione soprattutto per quelle classi di studenti sorprese dal lockdown totale al quarto anno e che ora si trova a pochi mesi dalla maturità la cui forma non si dovrebbe mai cambiare ad anno scolastico iniziato.

    Si possono intravedere tra le maglie di questa nuova iniziativa similitudini e forse pure le medesime motivazioni che spinsero Mao nel 1966 alla rivoluzione culturale nata come azione politica finalizzata a coprire i risultati negativi della politica economica definita allora come “il grande balzo in avanti”.

    In questa ottica ecco spiegata la martellante fotografia proposta dal ministro Brunetta relativa ad una crescita del Pil del +6,5% ma calcolato su una base statistica che aveva segnato nel 2020 una decrescita con un -9,3% (il doppio della Germania) e comunque legata alla crescita dei fatturati delle aziende energetiche a causa dell’esplosione anche dei costi delle materie prime.

    Considerando in un’ottica più generale, infatti, al ministro sfugge o peggio omette volontariamente come il saldo commerciale, cioè la differenza tra import ed export, nel dicembre 2021 segni un +4.373 milioni di euro, in decisa flessione rispetto alla medesima rilevazione nel 2020 che indicava il saldo in +7.972 milioni.

    Come in passato Mao avviò un’azione politica per coprire i propri fallimenti in campo economico ora il governo Draghi utilizza la medesima strategia comunicativa attraverso l’idea di reintrodurre la maturità nella sua forma originale pre-covid per ovviare al proprio sostanziale fallimento.

    Anche se il tutto può sicuramente venire inteso come un banale tentativo di fornire un quadro positivo al prossimo futuro italiano emerge evidente come invece rappresenti solo l’ennesima operazione di mistificazione della realtà finalizzata a coprire la propria manifesta incapacità governativa.

    Perlomeno l’azione di Mao Tse Tung trovava la propria ispirazione da una discutibile ideologia politica, oggi nel caso del governo dei “migliori” l’unica ispirazione nasce da un maldestro e per niente ideologico desiderio di autoassoluzione.

  • Eco-logia

    Il 10 giugno del 2015 il professor Umberto Eco venne insignito della laurea honoris causa in “Comunicazione e Cultura dei Media” dall’Università di Torino. Al termine della cerimonia si trattenne con la stampa. In quell’occasione rilasciò una dichiarazione che ha fatto storia ed è, per la sua attualità, ancora degna di essere oggetto di riflessione. “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel”. E aggiunse che mentre “La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità”.

    Il filosofo non si limitò a sollevare il problema con questo lapidario quanto stimolante giudizio, ma indicò anche una possibile soluzione invitando la stampa a dedicare ogni giorno almeno due pagine di analisi critica (svolta da veri specialisti in ogni settore) sulle informazioni pubblicate in rete (“perché nessuno è in grado di capire oggi se un sito sia attendibile o meno”) e invitando le scuole ad insegnare ai ragazzi ad utilizzare la rete per le loro ricerche e i loro temi (“saper copiare è una virtù ma bisogna paragonare le informazioni per capire se sono attendibili o meno”).

    Queste dichiarazioni che, al di là di tutti gli attacchi che ha ricevuto (persino sul piano personale) arrivati soprattutto da quelle legioni di imbecilli (di ogni estrazione sociale) di cui parlava, erano rivolte agli uomini di buona volontà ed avevano tutto il sapore delle parole di un saggio nonno per proteggere, dall’alto della sua esperienza, i più giovani e i più fragili. Ed è proprio per questa sua capacità di essere distaccato e critico verso il suo oggetto di studio, ovvero la comunicazione e la cultura dei media, che è stato meritoriamente premiato. Quando lessi sul giornale di queste sue dichiarazioni mi ricordai di quando ebbi la fortuna di ascoltarlo qualche tempo prima. La sera del 23 luglio 2012, infatti, ebbi modo di assistere ad una sua “lectio magistralis” intitolata “memoria e dimenticanza” presso il Salone Metaurense della Prefettura di Pesaro, in qualità di ospite del Comune di Pesaro.

    In quella occasione il professor Eco iniziò il suo discorso, spiazzando la platea, con una sua profonda autocritica. Ci confessò, infatti, di essersi pentito per essere stato tra i primi e tra i più accorati sostenitori di internet per la sua rapidità e semplicità nel fare accedere ad informazioni un tempo di difficile fruibilità (ad esempio quelli custodite nelle biblioteche di tutto il mondo) ai ricercatori e agli studenti di ogni ordine e grado. Tuttavia, oltre a questo indubbio vantaggio, nel tempo sono emerse una lunga serie di insidie e problematiche. “Un tempo” queste le sue parole “l’ignorante era la persona a cui mancava l’accesso alla cultura, oggi lo è chi è incapace di selezionare tra la miriade di informazioni a disposizione, perché la cultura è il risultato del loro filtraggio”. A riprova di ciò, ci raccontò che in qualità di uno dei maggiori esperti al mondo sul tema del Sacro Graal, volle provare a digitare queste due parole su internet per vedere cosa venisse proposto a chiunque volesse avere informazioni su questo tema. Risultato, solo alla settantesima pagina proposta dal motore di ricerca (dopo “puro ciarpame”), trovò un sito dove venivano riportate alcune informazioni corrette sull’argomento. Pertanto concluse domandandosi che “se una persona non sa nulla di un argomento, come fa a sapere se le informazioni che la rete gli propone sono corrette o meno?”. Per questo motivo ci disse che era (e lo è ancora!) urgente educare i giovani all’utilizzo di questo strumento perché “nell’impossibilità di avere un ente che monitorizzi tutti i siti ed i loro contenuti, un ruolo importante può svolgerlo la scuola, educando al senso critico, ad una valutazione scettica del web, stimolando il confronto tra vari siti, in modo che a poco a poco si distinguano le idee comuni da quelle originali e quelle originali da quelle deliranti”. Altro strumento importante è stato indicato nella lettura, “che offre la possibilità di sommare ai ricordi personali quelli collettivi e di arricchire la propria esistenza, prolungando la vita. Come lettore, ho avuto una vita così lunga che dovrei ricordarla a rate”.

    Citazioni (e ricordi) che ho voluto riportare (e far ricordare) perché davvero mi sembrano più attuali che mai.

    Quale uso viene fatto oggi della rete? Di quali temi si parla di più sui social?

    Nel 2021 l’argomento più digitato al mondo sui motori di ricerca è stato la partita di cricket fra India e Inghilterra. E in Italia? L’argomento più cercato è stato la “Seria A”, il personaggio più cercato è stato un calciatore e la domanda più frequente è stata “perché non funziona whatsapp?” (Fonte: Google Trends)

    E quante ore passiamo davanti alla tv, al cellulare e al computer in un anno?

    Circa 125 giorni di fila! Ovvero, circa 3000 ore nel 2021 (Fonte: La Repubblica)

    Insomma, considerato che stiamo distruggendo il pianeta e che stiamo mettendo a rischio di estinzione tutti gli esseri viventi ci si aspetterebbe che nel mondo stessimo parlando di ben altre cose e che spendessimo il nostro tempo facendo ben altro, ma non è così.

    Insomma, non siamo messi bene ma anche di questo gli scienziati (quelli non prezzolati) ci avvisano da molti anni: il nostro cervello si sta atrofizzando. Sia per carenza di ossigeno e di una corretta alimentazione, sia per scarso movimento fisico e per le molte ore trascorse davanti a tv, tablet e celluari.

    La situazione non è delle più semplici.

    Peggiorando esponenzialmente la qualità ambientale peggiorano di conseguenza anche le nostre capacità intellettive e fisiche e, di conseguenza diminuiscono le nostre possibilità di concentrarci sui fermi restando (dove viviamo, grazie a cosa viviamo, con chi viviamo, etc.) e le nostre possibilità di saper distinguere tra salubre e tossico, tra sopravvivere e soccombere, tra necessario e inutile, tra urgente e rinviabile, tra amore e odio, etc. etc. etc.

    Ritornando sull’argomento, il problema non è di internet come ha ben sottolineato il prof. Eco, come non è del coltello se parliamo di un delitto, ma piuttosto di chi lo usa, come lo usa e a che scopo.

    Censurare internet o togliere tutti i coltelli dalle nostre tavole non risolverebbe il problema. Lo può contenere, certamente, ma se una persona è spinta da certi impulsi, (ripeto, perché non è in condizione: meno ossigeno, più sostanze tossiche nel sangue, più modelli e contenuti educativi sbagliati, etc. etc.) e più troverà comunque il modo per soddisfarli. Siamo animali. Se abbiamo un bisogno impulsivo o una dipendenza di qualsiasi tipo, non ci fermiamo finché non la soddisfiamo. Pensate al “darkweb”, il lato oscuro di internet (accessibile solo illegalmente) dove si vendono bambini, organi di bambini, donne, bombe, armi, anagrafiche, carte di credito, droghe, etc. o ai femminicidi commessi con qualsiasi oggetto contundente trovato in casa.

    Vietiamo internet? Costringiamo le persone a vivere nelle capanne? Capiamoci. Non basterebbe nemmeno questo.

    La causa delle cause è un ambiente fortemente inquinato, impoverito, carente.

    Se l’ambiente è sano, siamo sani. Se l’ambiente è tossico, ne siamo intossicati.

    A questo segue, per importanza, il contesto sociale in cui viviamo. Se è armonioso, cresciamo armoniosi. Se è violento, cresciamo violenti.

    Ergo, la madre di tutte le battaglie, di tutti i nostri sforzi, di tutti i nostri pensieri e gesti deve essere, prima di tutto, quella della tutela dell’ambiente. Ogni futura legge, ogni futura decisione, che sia governativa o domestica, deve tenere conto di questo.

    È un percorso difficile. Possiamo farlo solo insieme agli altri. Da soli è durissima perché dobbiamo cambiare troppe cose del nostro stile di vita per essere completamente autonomi e ognuno di noi non ha né la forza necessaria e né tutte le informazioni per farlo. Covid o non covid dobbiamo rinforzare gli anticorpi delle comunità (siano esse fisiche o virtuali) per condividere questo percorso di cambiamento.

    Del resto, con quel poco di intelligenza che ci rimane, tutti vediamo che le cose non stanno andando bene. E dare la nostra vita (il nostro corpo, la nostra mente e il nostro spirito), per un modello di società che la mortifica non è già di per sé sintomo che non stiamo bene? (fisicamente, mentalmente e spiritualmente)?.

    Ci stiamo trasformando solo in cinici, avidi e compulsivi consumatori di cibo, sesso, territorio e possesso. E, per riprendere le parole del grande Eco, in legioni di imbecilli.

    È tempo di fare, ora!

    Più che di postare e di continuare a posticipare.

  • Paesi africani in ritardo negli obiettivi educativi

    Il mondo non raggiungerà l’obiettivo di un’istruzione di qualità per tutti entro il 2030 e l’Africa subsahariana sarà l’area con i risultati peggiori, stando ad un nuovo studio dell’organizzazione per l’istruzione delle Nazioni Unite. Nella regione, infatti, milioni di bambini continueranno a non frequentare la scuola e a non usufruire di un apprendimento di alta qualità. Si prevede che nell’Africa subsahariana l’8% dei bambini in età scolare non andrà a scuola entro la scadenza del 2030. Un dato pesante anche se si tratta di un miglioramento rispetto all’attuale 19%.

    Sembra, inoltre, che la qualità formativa degli insegnanti sia lontana dagli standard necessari per garantire una buona preparazione agli alunni, dato questo che dovrebbe suonare come campanello d’allarme per i leader africani. Dal rapporto emerge infatti che, nonostante gli sforzi, oltre un quarto degli insegnanti della scuola materna dell’area subsahariana rimarrà senza formazione.

    Tuttavia si prevede che la percentuale di insegnanti formati a livello globale aumenterà tra il 2015 e il 2030 a oltre il 90% a ciascun livello di istruzione. La crescita più rapida è prevista a livello di istruzione pre primaria, dal 70% al 94%.

  • Ciak, si gira! A scuola!?

    Critico cinematografico, giornalista e direttore artistico. Steve Della Casa è anche un apprezzatissimo conduttore, da oltre vent’anni, della trasmissione cult di Radio ‘Tre Hollywood Party – Il cinema alla radio’.

    Buongiorno Steve. Il tuo amore per il cinema è indubbiamente nato fin da quando eri giovane e le domande che voglio farti riguardano proprio il mondo dei ragazzi.

    A vent’anni hai fondato con altri amici cinefili il Movie Club di Torino per poi laurearti in Storia Critica del cinema con Gianni Rondolino. A trenta hai partecipato alla nascita del Torino Film Festival, del quale sei stato direttore per dodici anni. Hai diretto in seguito anche il Roma Fiction Fest e sei stato presidente per sette anni della Film Commission Torino Piemonte. Tra le altre più note collaborazioni cito i festival di Venezia, Locarno, San Sebastián, Taormina. Sei stato, inoltre, autore di monografie su Monicelli, Mattoli, Freda, Bava e Garrel e di diversi altri scritti sul cinema, soprattutto italiano. Insomma, hai fatto tanta esperienza in questo settore e, per il piacere di tanti come me, la stai condividendo con la tua apprezzatissima conduzione radiofonica. Ora, in virtù di questo tuo grande bagaglio culturale, se dovessero un giorno incaricarti di preparare una lista di film da inserire nei programmi didattici ministeriali quali sceglieresti per le scuole elementari?

    Sicuramente, proporrei film tratti da qualche importante romanzo, come Moby Dick  o Il Principe e il Povero ad esempio, poi, per esperienza personale, perché l’ho fatto vedere anche a mio figlio quando aveva quell’età, proporrei Roma città aperta. Insomma, credo che mescolerei un po’ di film di ascendenza letteraria (Moby Dick a mio modesto parere credo sia il romanzo più bello mai scritto e anche il film di John Huston non era niente male) e film che stimolino a parlare di una determinata epoca o avvenimento storico.

    Perchè un film come “Roma città aperta”?

    Perché sono film ben fatti e che ancora hanno un grande impatto su chi li vede. Eppur sono film molto semplici, molto lineari e, forse per questo, anche di facile comprensione e, come detto, utili perchè stimolano a parlare di una certa epoca.

    Il luogo comune per cui i bambini devono guardare solo i cartoni animati credo che sia una fuga che gli adulti si sono inventati recentemente. Io, ad esempio, da bambino non guardavo solo cartoni animati. Guardavo anche i film. Questo limitare la visione a solo cartoni animati penso sia un alibi che si sono dati i genitori per evitare di dover fare delle scelte e una scusa per tenere i bambini nella bambagia con il risultato che vi rimangono fino a vent’anni e poi improvvisamente si perdono, diciamo. Io sono dell’idea che tuffarli rapidamente nel mondo reale sia importante. Ovviamente con delle storie che non siano impressionanti o che possano suscitare effetti negativi. Davvero non vedo perché debbano stare solo davanti ai cartoni animati, soprattutto ai nostri giorni quando già a sei anni cominciano a navigare sulla rete dove, ahimé, come tutti ben sappiamo, possono trovare praticamente tutto e tutte quelle cose che a quell’età non dovrebbero proprio vedere.

    Mentre per i ragazzi più grandi cosa proporresti? 

    Anche per loro credo che la cosa più importante sia collegare i film con i temi che si studiano a scuola, dalla storia, alla letteratura, ad esempio. Bernardo Bertolucci diceva che “il cinema è l’arte delle arti” e proprio per questo credo che quando si usa il cinema in un luogo di insegnamento sia molto importante far capire quanto questo, più di qualsiasi altra singola espressione artistica, abbia potuto raccontare il XX secolo. Senza il cinema, infatti, non si può raccontare a pieno quel secolo. Quale strumento migliore per accompagnare i giovani nel loro percorso di apprendimento? Poi se uno è interessato a fare cinema gli proporrei di vedere altre cose ma questa è una cosa che viene dopo. Non si può chiedere ad un ragazzo di 14 anni di fare il cinefilo.

    Tra tutti i film che conosci, quali suggeriresti per stimolare nei ragazzi e negli adulti una riflessione sul tema dell’inclusione sociale? 

    Recentemente è morto l’attore afro americano Sidney Poitier e credo che Indovina chi viene a cena sia ancora un film che possa insegnare qualcosa al riguardo. Poi ci sono indubbiamente tanti altri film che potrebbero essere citati. Tra i più recenti, anche Tolo Tolo di Checco Zalone descrive la contemporaneità e quello che sta succedendo in modo chiaro. Certo, con il suo linguaggio paradossale e divertente,  ma capace di stimolare riflessioni importanti.

    Una consapevolezza che si sta perdendo in questi anni e che, dal mio punto di vista è abbastanza grave, è che il cinema sia soprattutto qualcosa da fruire insieme agli altri. Io non ho una sala cinematografica da difendere e nemmeno sono proprietario di sale, però credo davvero che pensare che sia la stessa cosa vedere un film a casa propria sul computer piuttosto che sul grande schermo sia sbagliato. C’è differenza. Parliamo, ad esempio, dell’ultimo film di Sorrentino. Se lo vedi in sala ti fa un’impressione se lo vedi sul computer te ne fa un’altra. Ci sono film che sono molto danneggiati dal fatto di essere visti singolarmente su un pc o su un telefonino. Il film nasce come arte per una visione collettiva. Stare in una sala immersi nella visione fa sì che tu apprezzi e segui il film in maniera superiore rispetto a quella che si può fare distrattamente di fronte a un computer mentre magari ti telefona la fidanzata o devi andare a svuotare la lavatrice. Credo che questa consapevolezza debba trasmettersi anche nelle scuole affinché il cinema ritorni ad essere, come detto, un’esperienza collettiva ed un’occasione per arricchire il percorso formativo dei ragazzi. Perché il cinema, e lo ripeto per voler sottolinearne le ragioni, è davvero l’arte che meglio di tutte ha raccontato gli ultimi cento vent’anni della storia dell’umanità.

    Grazie Steve e ancora complimenti per il tuo lavoro.

    Ti aspettiamo tutte le sere, come sempre volentieri, alle ore 19, su Radio Tre.

  • La Commissione invita a mettere la sostenibilità ambientale al centro dei sistemi di istruzione e formazione dell’UE

    La Commissione ha pubblicato una proposta di raccomandazione del Consiglio sull’apprendimento per la sostenibilità ambientale. L’obiettivo della proposta è aiutare gli Stati membri, le scuole, gli istituti di istruzione superiore, le organizzazioni non governative e tutti gli erogatori di istruzione a fornire ai discenti conoscenze e competenze sulla sostenibilità, sui cambiamenti climatici e sull’ambiente.

    Un nuovo quadro europeo delle competenze in materia di sostenibilità pubblicato dal Centro comune di ricerca, anch’esso disponibile oggi, delinea le competenze necessarie per la transizione verde, tra cui il pensiero critico, l’adozione di iniziative, il rispetto della natura e la comprensione dell’impatto di azioni e decisioni quotidiane sull’ambiente e sul clima planetario.

    Tra le altre cose, la proposta della Commissione invita gli Stati membri a offrire ai discenti di tutte le età l’accesso a un’istruzione e una formazione inclusive e di elevata qualità sui cambiamenti climatici, sulla biodiversità e sulla sostenibilità. Essa invita inoltre a mobilitare fondi nazionali e dell’UE per investimenti in infrastrutture, formazione, strumenti e risorse sostenibili e verdi per aumentare la resilienza e la preparazione dell’istruzione e della formazione alla transizione verde.

    Fonte: Commissione europea

  • Istruzione: notevoli differenze tra gli stipendi degli insegnanti nei diversi paesi europei

    La rete Eurydice della Commissione europea ha pubblicato la relazione annuale sugli stipendi degli insegnanti. La relazione mostra che il reddito degli insegnanti varia considerevolmente tra i paesi europei, generalmente in base al tenore di vita. Queste differenze riguardano non solo gli stipendi iniziali degli insegnanti, ma anche l’evoluzione nel corso di tutta la carriera.

    La Commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani, Mariya Gabriel, ha dichiarato: “Gli insegnanti hanno un ruolo fondamentale nella nostra società. La retribuzione e le prospettive di carriera degli insegnanti dovrebbero essere parte integrante delle politiche volte ad attrarre e trattenere gli insegnanti più qualificati. Ciò vale soprattutto in un’epoca in cui molti paesi europei devono far fronte alla crisi professionale che da qualche anno attraversa questo settore, alla mancanza di insegnanti e al loro invecchiamento.”

    La relazione esamina gli stipendi di insegnanti e dirigenti di scuole pubbliche dell’infanzia, primarie e secondarie nell’anno 2019/2020 in 38 sistemi d’istruzione europei. In media nella scuola dell’infanzia gli stipendi sono più bassi mentre nell’istruzione secondaria superiore sono più elevati, nonostante in alcuni paesi europei tutti gli insegnati ad inizio carriera ricevano lo stesso stipendio. In un quarto dei sistemi d’istruzione gli stipendi iniziali (al netto dell’inflazione) sono rimasti identici o sono diminuiti nel corso degli ultimi cinque anni. Il quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione in vista di uno spazio europeo dell’istruzione mette gli insegnanti e i formatori al centro della politica dell’istruzione.

    Fonte: Commissione europea

  • I banchi rotanti di Arcuri vanno a fuoco e vanno tolti dalle scuola

    Più lunghi di quello che dovevano (74 centimetri e non 60) e non ignifughi. I banchi monoposto acquistati per le scuole sotto il governo Conte tornano a far discutere, insieme alla quarantena da adottare per gli studenti contagiati, con il ministero dell’Istruzione che attende le indicazioni di quello della Salute, auspicando che “le norme siamo omogenee per tutti gli istituti”.

    Ma la polemica è sui banchi a rotelle, realizzati dalla portoghese Nautilus che sottoscrisse due contratti durante la gestione Arcuri. “Centodiecimila banchi a rotelle comprati dal precedente governo e poi non utilizzati perché non in regola con le normative antincendio. Che vergogna! Qualcuno pagherà per questo scandalo? Perché gli altri partiti non vogliono la commissione di inchiesta sugli acquisti Covid? Intanto noi siamo sempre più orgogliosi di aver mandato a casa Conte e Arcuri. Con Draghi e Figliuolo abbiamo detto basta anche allo scandalo dei banchi a rotelle”, ha scritto su Fb il leader di Italia Viva Matteo Renzi.

    A rispondere alle polemiche è stato proprio l’ex commissario precisando che i nuovi banchi, “richiesti dal Ministero dell’Istruzione alla Struttura Commissariale, sono stati acquistati secondo regolari procedure di gara, verifiche, collaudi e consegnati a seguito di formale accettazione da parte dei dirigenti scolastici”. Arcuri ha fornito una serie di precisazioni per difendere il suo operato a partire dalle richieste arrivate dai dirigenti scolastici, che hanno riguardato 2.008.689 banchi di tipo tradizionale e 435.118 sedute innovative.

    “Il contratto dell’ex struttura del Commissario con l’azienda portoghese Nautilus per la fornitura di banchi tradizionali (e non a rotelle) prevedeva la consegna di 110.100 banchi (5% del totale di banchi acquistati). L’offerta – ha affermato Arcuri – come tutte le altre pervenute, è stata esaminata da una commissione composta per i 4/5 da membri esterni alla struttura commissariale (due dirigenti del Ministero dell’Istruzione e due indicati dal Comitato tecnico scientifico di cui un dirigente dell’Inail) che l’ha ritenuta in possesso dei requisiti previsti e il contratto è stato successivamente sottoscritto nell’agosto del 2020. Il 19 ottobre 2020 si è proceduto alla risoluzione del contratto con Nautilus per inadempienze e ritardi. A quella data, l’azienda aveva consegnato 37.000 banchi su 110.000 (1,5% del totale dei banchi richiesti), di cui 31.000 regolarmente accettati dai dirigenti scolastici”. Dunque “le contestazioni riguardavano solo 6.000 banchi, tutti sostituiti con prodotti poi regolarmente accettati. Alla data di cessazione dell’incarico della vecchia struttura commissariale erano, inoltre, già pervenuti i verbali di collaudo, firmati dai dirigenti scolastici, di 12.000 dei 31.000 banchi consegnati”.

    Arcuri ha sostenuto infine che, come da requisiti richiesti dal ministero dell’Istruzione, i banchi potevano avere due dimensioni quanto alla larghezza: 60 cm o 70 cm. “E sulla base delle indicazioni della Commissione, la struttura commissariale ha proceduto a concludere il contratto con l’azienda Nautilus, i cui prodotti erano stati giudicati idonei quanto a caratteristiche di qualità e dimensioni. La larghezza di tali banchi, infatti, che eccedeva di soli 5 cm quella richiesta dai dirigenti scolastici, era stata giudicata idonea dalla Commissione aggiudicatrice”.

  • Giornata mondiale degli insegnanti: la Commissione lancia uno strumento per aiutare gli insegnanti della scuola primaria e secondaria a utilizzare le tecnologie digitali

    Per celebrare la Giornata mondiale degli insegnanti la Commissione lancia un nuovo strumento online per permettere agli insegnanti di riflettere sul modo in cui utilizzano le tecnologie digitali nelle loro attività didattiche. Sulla base di una serie di domande, lo strumento SELFIEforTEACHERS può aiutarli a valutare le loro competenze digitali e a individuare le aree in cui necessitano di ulteriore formazione e sostegno. Lanciato ufficialmente a Lubiana dalla Commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani, Mariya Gabriel, e la ministra slovena dell’Istruzione, della scienza e dello sport, Simona Kustec, lo strumento è attualmente disponibile in inglese, francese, tedesco e sloveno. Nelle prossime settimane verranno aggiunte le versioni in tutte le lingue ufficiali dell’UE.

    Tutti gli insegnanti della scuola primaria o secondaria possono registrarsi sulla piattaforma per utilizzare lo strumento. Successivamente sono invitati a rispondere a una serie di domande sul modo in cui utilizzano la tecnologia in 6 diverse aree:

    • insegnamento e apprendimento,
    • individuazione, uso e creazione di risorse digitali,
    • personalizzazione dell’apprendimento e coinvolgimento degli studenti grazie a lezioni incentrate sulla pratica,
    • valutazione e feedback degli studenti,
    • comunicazione e collaborazione con studenti, famiglie e colleghi,
    • sviluppo delle competenze digitali degli studenti.

    In seguito ciascun insegnante riceve una relazione generata automaticamente con i suoi risultati (da “principiante” a “innovatore”) e con suggerimenti per migliorare. L’utilizzo dello strumento può rappresentare un buon primo passo per individuare i punti di forza e le aree in cui sono necessari un ulteriore sviluppo e sostegno professionale. Tutti gli insegnanti che completano un’autoriflessione con SELFIEforTEACHERS possono ricevere un attestato e un badge digitale.

    Gli insegnanti possono utilizzare lo strumento a titolo individuale o in gruppo, ad esempio con altri insegnanti della stessa scuola o della stessa materia nella propria regione o nel proprio paese. Ciò può contribuire alla pianificazione all’interno di una scuola, di una rete di scuole, di un istituto di formazione per insegnanti o di un’autorità locale competente in materia di istruzione.

    Tutte le risposte a SELFIEforTEACHERS sono anonime e non vengono condivisi dati personali. I dati non sono raccolti al fine di classificare o valutare le prestazioni degli insegnanti, ma per consentire loro di capire in che modo possono utilizzare efficacemente le tecnologie nel loro lavoro e promuovere le competenze digitali dei loro studenti.

    La scorsa primavera una versione pilota di SELFIEforTEACHERS è stata testata da oltre 4 000 insegnanti in 5 paesi (Estonia, Irlanda, Italia, Lituania e Portogallo). Il feedback è stato positivo e gli insegnanti hanno riconosciuto il valore e l’utilità dello strumento per il loro lavoro. La Commissione sta lavorando allo sviluppo di risorse e materiali di supporto per gli insegnanti, tra cui la condivisione delle pratiche degli insegnanti che hanno utilizzato lo strumento per il loro apprendimento professionale.

    Finanziato dal programma Erasmus+, SELFIEforTEACHERS è stato sviluppato dalla Commissione in collaborazione con i ministeri dell’Istruzione e con esperti di tutta Europa. SELFIEforTEACHERS si basa sul quadro europeo per la competenza digitale degli educatori, che definisce le varie competenze digitali di cui gli educatori hanno sempre più bisogno. Sono definite 22 competenze articolate in 6 aree e con 6 livelli di padronanza dell’utente, da principiante a pioniere.

    SELFIEforTEACHERS è una delle 13 azioni del piano d’azione per l’istruzione digitale, che mira ad aiutare i sistemi di istruzione in Europa ad adattarsi al cambiamento digitale. Uno degli obiettivi principali del piano d’azione è sostenere l’uso efficace della tecnologia per l’insegnamento e l’apprendimento, e a tal fine è fondamentale aiutare gli educatori a utilizzare le tecnologie nella loro pratica professionale.

    Il nuovo strumento può essere utilizzato in combinazione con lo strumento SELFIE per la pianificazione digitale di tutta la scuola. SELFIE, che dal suo lancio avvenuto 3 anni fa è stato utilizzato da oltre 1,7 milioni di utenti in più di 13 000 scuole situate in 82 paesi, si concentra sulla scuola nel suo complesso. Il nuovo strumento SELFIEforTEACHERS consente invece un’analisi più approfondita delle competenze digitali del personale. I risultati possono essere utilizzati per individuare gli ambiti che necessitano di ulteriore formazione e sostegno e per attribuire loro la priorità.

    Fonte: Commissione europea

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