scuola

  • I ministri del G20 adottano una dichiarazione per mettere la ricerca, l’istruzione superiore e la digitalizzazione al servizio della lotta contro il coronavirus

    I ministri della ricerca e dell’istruzione superiore presenti alla prima riunione del G20 sulla ricerca e l’istruzione hanno adottato la “Dichiarazione dei ministri del G20 sulla mobilitazione della ricerca, dell’istruzione superiore e della digitalizzazione a favore di una ripresa sostenibile, resiliente e inclusiva”. La dichiarazione è incentrata su tre pilastri: 1. far fronte alla natura mutevole delle competenze; 2. principi e valori etici della ricerca e dell’istruzione superiore; 3. verso una comprensione comune degli spazi digitali.

    La Commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani Mariya Gabriel, che ha partecipato virtualmente alla riunione, ha commentato: “Questo processo permetterà di sfruttare al meglio tutto il potenziale della digitalizzazione nell’istruzione superiore e nella ricerca. È nostra intenzione sviluppare una forza lavoro digitale qualificata e un ecosistema connesso di infrastrutture di ricerca digitale basato su principi scientifici aperti e valori etici condivisi.”

    La dichiarazione è in linea con i lavori dell’UE diretti a realizzare e rafforzare lo Spazio europeo della ricerca e lo Spazio europeo dell’istruzione, ad attuare il nuovo  piano d’azione per l’istruzione digitale e a sfruttare il potenziale di ricerca e innovazione degli istituti di istruzione superiore in Europa.

    Fonte: Commissione europea

  • Canadian police reveal decade-long Manitoba residential school inquiry

    Canadian police say they have spent over a decade investigating abuse allegations at a former residential school for indigenous children.

    The government-funded Fort Alexander school in Manitoba was one of dozens of such institutions founded to forcibly assimilate indigenous children.

    For years, activists and survivors have alleged systematic abuse at the school, which closed in 1970.

    Police on Tuesday revealed that they had launched a criminal probe in 2011.

    The Manitoba branch of the Royal Canadian Mounted Police (RCMP) made the rare comment about the ongoing investigation after an inquiry from a local media outlet.

    As part of their search for potential victims, police have said they spoke to more than 700 people. Ultimately, a total of 75 witness and victim statements were obtained since the inquiry began.

    To date, no criminal charges have been filed, as evidence is still being reviewed.

    The RCMP said it is “imperative” that the privacy of those victims, suspects and witnesses be respected.

    Chief Derrick Henderson of the Sagkeeng First Nation – the community most affected by the investigation – said that privacy violations “will not only cause further trauma to everyone involved, but also potentially compromise this highly sensitive investigation”.

    Government-run boarding schools in Canada were part of a policy to attempt to assimilate children and destroy indigenous cultures and languages.

    More than 150,000 First Nations, Métis and Inuit children were taken from their families and placed in residential schools between 1874 and 1996.

    The policy traumatised generations of indigenous children, who were forced to adopt Christianity, drop their native languages and speak English or French.

    In May, the discovery of 215 unmarked graves near the Kamloops Indian Residential School brought fresh attention to this dark chapter of Canadian history.

    In the months that followed, the tally of unmarked graves across the country rose to more than 1,300.

    In July, Canadian Prime Minister Justin Trudeau called the assimilation policy “incredibly harmful”.

  • Il separatismo religioso e le scuole francesi

    La notizia è di quelle che fanno riflettere. Oltre il 59% degli insegnanti francesi dichiara di essersi imbattuto in una forma di separatismo religioso nel proprio istituto attuale e il 24% dichiara di sperimentare regolarmente o di tanto in tanto veementi sfide nei confronti delle loro modalità di insegnamento. Il dato è aumentato di 9 punti rispetto al 2018. I dati appartengo ad un sondaggio sul separatismo scolastico in Francia condotto da Iannis Roder, professore associato di storia dal 1999 in un liceo a Seine-Saint-Denis e responsabile dell’Osservatorio sull’istruzione della Fondation Jean Jaurès, ripreso da La Nuova Bussola Quotidiana il 18 gennaio. Il rapporto rivela che i casi coinvolgono tutta la Francia, e non più solo periferie e banlieu. Nell’articolo, che riporta alcuni episodi accaduti in varie cittadine della Francia, in cui gli insegnati sono stati costretti a fare i conti con minacce dei genitori e atteggiamenti di sfida degli alunni, si legge che molti docenti “per evitare una possibile destabilizzazione della classe e le manifestazioni di protesta di vario genere, preferiscono tacere ed evitare di affrontare determinati argomenti. È paura? Secondo chi ha redatto il rapporto, sì.  Più spesso perché si sentono abbastanza soli nell’eventuale battaglia. È sorprendente notare che il 16% degli insegnanti afferma di non denunciare gli incidenti di cui sono stati testimoni. D’altronde solo il 56% dichiara alla propria dirigenza le forme di separatismo, e quindi di rifiuto della Francia e delle sue leggi, cioè poco più di 1 su 2”. E si legge ancora: “ciò che l’indagine ha inteso per ‘separatismo religioso’ è qualsiasi atto o manifestazione che si traduca in un rifiuto di attività, una richiesta specifica, una sfida all’educazione in nome delle convinzioni religiose. Il rapporto contiene discussioni circa i programmi e persino le discipline. Sono elencate per esempio le infinite controversie sull’educazione fisica avanzate da ragazzine cui l’islam impone un certo tipo di comportamenti e abbigliamento negli spogliatoi e nello sport. E poi le mense halal, le gite scolastiche e il velo. Il 49% degli insegnanti solo delle scuole secondarie afferma di essersi già auto-censurato durante le lezioni. Osservazione sconvolgente per gli analisti francesi se si considera che l’ultimo studio IFOP per la Fondazione Jean-Jaurès è stato realizzato in occasione del sesto anniversario dell’attentato a Charlie Hebdo. Un dato da evidenziare con l’assassinio di Samuel Paty perpetrato lo scorso ottobre e che è aumentato di 12 punti in meno di tre anni”.

  • Natura docet

    Fondatore dei progetti Asilo nel Bosco, Asilo del Mare e del primo network di professionisti dell’educazione all’aperto denominato Scuole Naturali. Presidente dell’Associazione Manes. Formatore, scrittore, divulgatore e padre di cinque figli. Insomma, Danilo, tante esperienze. Da dove sei partito? E perché hai dato tanto interesse ad un modello educativo basato su una maggiore interazione bambini-comunità-ambiente?

    Mi sono formato sul modello pedagogico di Waldorf e di Steiner. Ho insegnato per anni in asili e in classi elementari e medie dove ho seguito bambini e ragazzi con difficoltà di apprendimento, comportamentali e in abbandono scolastico. Da loro ho imparato tantissimo e soprattutto cosa non dovrebbe essere una scuola. Così, con colleghi e amici ho fondato nel 2009 l’Associazione Manes per aprirci al confronto e per raccogliere e promuovere nuove esperienze per una libera scuola pubblica.  Libera nell’insegnamento e nella ricerca pedagogica, aperta a tutti dove la responsabilità educativa risieda finalmente nelle persone e non nelle istituzioni. È fondamentale oggi rinnovare il paradigma educativo attraverso piattaforme di esperienze di apprendimento, fare formazione all’outdoor education, narrare il cambiamento, supportare studenti, famiglie e scuole, connettere persone e contenuti sviluppando la rete territoriale della comunità educante, stabilire partnership tra cultura, terzo settore, imprese e scuola.

    Che cos’è una Scuola Naturale?

    Una Scuola Naturale è un contesto in cui l’educazione è benessere, dove i bambini possono fiorire e dove lo stare bene (fisicamente, emotivamente, relazionalmente) è centrale e premessa di tutto il resto. L’accompagnamento e l’inclusione delle fragilità sono quindi aspetti prioritari di una scuola che vuole abbracciare il bambino a tutto tondo. In una Scuola Naturale si pone particolare cura nella relazione con i bambini e le bambine e attenzione ai loro bisogni di gioco e di attività strutturate dotate di senso e valore artistico e artigianale. È una scuola in cui si lavora sulle soft skills, sui talenti e sulle intelligenze multiple tenendo presenti i tre livelli di corpo, cuore e mente e salvaguardando i momenti dell’esperienza, della narrazione e del concetto come tasselli necessari per la vita. Insomma, un luogo in cui rispettare i tempi del bambino nella sua quotidianità e nel suo percorso di crescita e di sviluppo di talenti e competenze. In una Scuola Naturale si pone attenzione all’ambiente che educa, con un dentro caratterizzato da semplicità e qualità dei materiali, delle esperienze e delle proposte educative che sia congruente alla ricerca di un ritmo che alterna indoor ed outdoor e di un equilibrio tra online e offline. Una scuola in cui si ricerca l’artisticità e la bellezza come qualità da portare nei vari aspetti. Una scuola che si interroga sulla sostenibilità e sul rapporto con la natura, andando a costruire un sentimento di legame profondo/appartenenza con essa.

    Tutto ciò prevede un modo differente di concepire le nostre realtà urbane e sociali. Non sei d’accordo?

    Certamente. La piazza, il bosco, il parco, la biblioteca, il mercato e la comunità tutta devono essere riconosciuti come luoghi dell’educare. Gli educatori stessi devono formarsi per offrire una proposta sempre più integrata con il territorio per far sì che i bambini possano sviluppare la loro identità incontrando la comunità educante di cui hanno bisogno.

    In tutto ciò il gioco deve essere affiancato all’attività didattica e i materiali utilizzati devono essere tutti naturali ed eco-compatibili.

    Il mondo cambia e noi adulti dobbiamo dare ai bambini l’esempio e gli strumenti per affrontare questo cambiamento.

    Cosa intendi quanto parli di comunità educante?

    La risposta al fenomeno della povertà educativa minorile è la comunità educante; ovvero l’insieme dei soggetti coinvolti nella crescita e nell’educazione dei minori. In primis scuola e famiglia, ma anche organizzazioni del Terzo Settore, privato, sociale, istituzioni, società civile, parrocchie, università e i ragazzi stessi. Comunità educante è l’intera collettività che ruota intorno ai più giovani. Una comunità che cresce “con” loro, e non solo per loro; che educa gli adulti del domani, ma che si fa anche educare e cambiare da loro. Per far nascere una comunità educante è necessario coinvolgere tutti i soggetti del territorio nei progetti per riportare i ragazzi e le loro famiglie al centro dell’interesse pubblico. Condividendo strumenti, idee e buone pratiche è possibile raggiungere l’obiettivo comune di migliorare le condizioni di vita di bambini e ragazzi, che diventano non solo destinatari dei servizi, ma soprattutto protagonisti e soggetti attivi delle iniziative programmate e attivate.

    La scuola naturale all’interno di una comunità educante

    Esattamente. L’educazione all’aperto è l’anello di congiunzione che porta la scuola ad uscire dall’aula ed incontrarsi con il mondo, per imparare dal mondo stesso. La Scuola Naturale si relaziona con la Comunità Educante divenendo occasione di convergenza e di incontro delle diverse figure e dei diversi soggetti che mettono a disposizione i loro talenti in un’ottica di collegamento permeabile fra “dentro” e “fuori”.

    Puoi fare degli esempi?

    Il comune mette a disposizione dei luoghi all’aperto e riqualifica il giardino della scuola, il parroco sostiene il rinnovamento degli spazi, le insegnanti stringono accordi con l’oasi prossimale alla scuola, la biblioteca pubblica, la libreria di zona. La scuola stringe relazioni con le persone che abitano il territorio e le competenze delle diverse figure vengono messe a disposizione dei bambini come occasione d’apprendimento, sia entrando negli spazi scolastici sia introducendoli nel territorio. L’educatore diventa così l’accompagnatore del bambino nella realtà, selezionando occasioni d’incontro, percorsi ed esperienze educative e di apprendimento, affiancandolo nel momento in cui costruisce la sua interpretazione del contesto che lo circonda. Far uscire i bambini dal contesto tradizionale della scuola per farli interagire con la società è la premessa per fornire loro gli strumenti per affrontare la vita attraverso l’incontro con la vita stessa.

    La Comunità Educante si presta a ciò predisponendosi per accogliere i bambini ponendosi l’obiettivo di diventare un mondo alla loro altezza in quello che diventa un dialogo virtuoso tra i vari soggetti dell’educazione.

    Abitare il mondo è un atteggiamento attivo che si costruisce fin dall’infanzia valorizzando i bambini come i cittadini dell’oggi oltre che del domani, abituandoli sin da subito a dialogare in modo innovativo con gli spazi di natura e cultura.

    Insomma, un vantaggio per tutta la comunità, non solo per i bambini. Come si può interagire con voi?

    Semplice. Basta contattarci sul nostro sito (www.scuolaneturali.it). Scuole Naturali è una piattaforma per permettere a chiunque sia coinvolto nel mondo educativo di cercare i professionisti outdoor nella propria zona attraverso un motore di ricerca. Noi ci occupiamo di formazione al modello educativo delle Scuole Naturali, attraverso corsi online e in presenza sull’Outdoor Education, sulla Sostenibilità, sul rapporto tra Natura e Tecnologia e per una Pedagogia di Arte e Cura. Accompagniamo la transizione verso nuove modalità di fare scuola per offrire alle generazioni presenti e future un’educazione che sia al passo con i tempi. Il tutto attraverso corsi pratici con esperienze dirette per scoprire nuove opportunità per la realtà a cui appartiene chi ci contatta e sperimentare tutte le funzionalità seguendo i consigli dei più esperti in Italia, che da oltre 10 anni hanno formato in presenza e online più di 7000 persone. I percorsi di diversi livelli sono rivolti a gruppi, scuole ed enti e si declinano in base alla preparazione e agli obiettivi da raggiungere rilasciando un attestato di partecipazione. Sul nostro sito è possibile consultare il catalogo formativo per conoscere la proposta e le modalità di iscrizione e organizzazione dei percorsi formativi.

    Dove possiamo trovare queste scuole?

    Al momento in Italia ce ne sono una cinquantina. Sul sito  www.asilonelbosco.com potete trovare i contatti degli asili e delle scuole elementari. Per quanto riguarda le altre scuole c’è il sito della rete delle scuole all’aperto (www.scuoleallaperto.com) ma non recensisce anche le tante altre esperienze attive in Italia, perché a volte ci sono singole sezioni o singoli insegnanti che portano avanti progetti di questo tipo. In ogni caso tramite il portale delle scuole naturali possiamo aiutare chiunque a implementare progetti di outdoor education nel proprio territorio perché il mondo è pieno di tesori che dentro un’aula non c’entrano proprio.

    Grazie Danilo

    Perché la società dovrebbe sentirsi responsabile solo per l’educazione dei figli, e non per l’educazione di tutti gli adulti di ogni età?  – Erich Fromm (1900-1980)

  • Il buon senso dov’è?

    C’è in molti una certa rassegnazione non solo per un virus che ci ha fatto precipitare in un film di fantascienza, proprio quando ci eravamo convinti che la nostra società, allontanate le guerre che per secoli avevano insanguinato l’Europa, fosse immune da tragedie di massa, ma anche per le dichiarazioni di alcuni rappresentati del governo.

    La Ministro dei Trasporti ha inopinatamente proposto di lasciare aperte le scuole il sabato e la domenica, suscitando evidentemente un coro di no, ma si è guardata bene dall’occuparsi del suo dicastero e cioè dell’organizzazione di quei trasporti che, proprio con l’apertura delle scuole, sono diventati ancora più veicolo di infezione. Non si scusa per non aver fatto nulla da maggio a settembre ma discetta di altri dicasteri. La Ministro dell’Istruzione, che si affanna a dichiarare che le scuole sono in se sicure e possiamo anche crederle, non interviene per garantire agli studenti, agli insegnanti ed alle reciproche famiglie, quella sicurezza sui mezzi pubblici necessaria per evitare ulteriori contagi e per scongiurare la temuta fase tre, ammesso che la prima e la seconda siano finite. Mancano soldi per tutti gli insegnanti che sarebbero effettivamente necessari ma sono stati spesi milioni di euro per i banchi con le ruote, che non sono quasi mai arrivati! Scelta che rappresenta un’ennesima idiozia perchè se i ragazzi devono stare distanziati e rimanere dove il banco è collocato fornire loro un banco con le ruote è un pericoloso controsenso. Se poi le ruote servivano ad alleviare l’eventuale fatica di bidelli o operatori scolastici si poteva anche far collaborare, a tempo determinato, un po’ delle tante persone che prendono il reddito di cittadinanza e magari anche qualche tutor, quelli che dovrebbero trovare lavoro agli altri e che nella quasi totalità non hanno fatto nulla anche perché risulta non partito il sistema informatico che avrebbero dovuto usare. Se è stata una buona notizia sgravare dai costi dei giga gli studenti delle scuole ci si interroga ancora a chi sia attribuibile la dimenticanza, nel provvedimento, degli studenti universitari!

    Mentre ci comunicano nuovi ristori molti, troppi, lamentano di non aver ricevuto le prime tranche e lo stesso vale per molte casse integrazione mentre i professionisti sono tutt’ora impossibilitati a chiedere la cassa per il personale del loro studio.

    Si chiudono gli impianti sciistici, senza neppur provare a mettere allo studio un sistema a prenotazione, ma si aprono, anche di domenica, i centri commerciali dove troppa gente si accalcherà al chiuso creando nuovo pericolo di contagi, quegli assembramenti giustamente impediti nei mercati all’aperto li troveremo invece al chiuso nei centri commerciali. Per non parlare dell’inerzia con la quale sono stati affrontati gli assembramenti per Maradona o per acquistare le scarpe di un grande magazzino!

    Continuando a lasciare chiusi ristoranti e tavole calde, ovviamente parliamo di quelli in regola con le misure anti covid, anche se i controlli non li ha mai fatti nessuno, si condannano non solo quelle categorie e il loro indotto al disastro economico ma si lasciano centinaia di migliaia di lavoratori, che non hanno un ufficio, senza un pasto da poter consumare al caldo e senza poter usufruire di un bagno.

    Intanto non partono né le piccole né le medie opere pubbliche, per non parlare delle grandi, che sarebbero l’unico sistema per dare un vero aiuto all’economia e per risistemare tanti gravi problemi italiani. Basterebbe pensare alle strade dissestate, alle scuole che crollano, alle troppe barriere architettoniche negli uffici pubblici, ai tanti ponti e cavalcavia a rischio e al disastro della rete idrica che perde acqua, bene prezioso e non rinnovabile, per le tubazioni obsolete e spesso con piombo ed amianto così pericolosi per la salute pubblica.

    Non occorrono geni per reggere la cosa pubblica ma occorrono persone che conoscano i problemi, che non promettano a vuoto, che abbiano la capacità e la volontà di ascoltare, studiare e poi concretamente agire per dare il via ad una politica di buon senso. Buon senso che purtroppo manca anche ad una parte della popolazione, pensiamo ai negazionisti ma anche a coloro che ancora girano senza mascherina e si credono invincibili condannando se e gli altri. Già ma il buon senso dov’è? E’ stato anche lui colpito dal covid o, speriamo, è solo in esilio ma pronto a ritornare? Chi lo chiamerà?

  • Interventi immediati per non sbagliare ancora

    Gli interventi da fare subito? 1) Estendere alle Università l’esonero dal pagamento di internet come è stato fatto per scuole elementari e medie, come sia stato possibile dimenticarsi delle Università è la domanda che dovremmo porre al ministro ed al governo, 2) riaprire per il pranzo quei bar, tavole calde e ristoranti che garantiscono il distanziamento, i controlli anticovid e il pranzo di lavoro perché vi sono decine di migliaia di lavoratori che non hanno un ufficio, un luogo dove poter consumare il pranzo da asporto, non si può fermarsi per strada e comunque siamo in inverno, oltre al freddo spesso piove e molti lavoratori non hanno un luogo dove poter consumare un pasto caldo ed andare in bagno, 3) verificare che tutte le persone a rischio, perché anziane, malate, non deambulanti, abbiano ricevuto a domicilio il vaccini antinfluenzale per il quale si è già in ritardo, 4) potenziare, non a parole, gli alberghi covid e le USCA che in troppe regioni sono assolutamente carenti, 5) dare un servizio medico e di controllo esterno alle Rsa ed alle strutture, case per anziani o diversamente abili, 6) potenziare finalmente gli aiuti per le persone in difficoltà economica reale e i senzatetto, 7) smetterla di far uscire veline più o meno ufficiali che annunciano e promettono ipotetiche misure meno restrittive in vista del Natale, basta creare aspettative inutili perché sono fonte, come sempre, di nuove delusioni, basta con lassismi dovuti alla volontà di accontentare questa o quella categoria, il bene comune e cioè la salute e l’economia hanno bisogno di idee chiare e ponderate non certo di aperture come quelle estive o di errori macroscopici come quello di aver riaperto le scuole senza organizzare in modo adeguato i trasporti.

    Se finalmente tra qualche tempo si potranno togliere alcuni divieti si tenga comunque conto che i centri commerciali, la domenica, restano fonte di assembramento e perciò di pericolo e la loro apertura non rientra certo tra i provvedimenti più urgenti e necessari.

  • Aule Natura nei cortili delle scuole: un progetto da estendere in tutti gli Stati dell’UE

    Virginijus Sinkevičius
    Commissario all’Ambiente, oceani e pesca
    Mariya Gabriel
    Commissario all’Innovazione, ricerca, cultura, istruzione e gioventù
    Commissione Europea
    Rue del la Loi, 200
    1049 Bruxelles
    Belgium

    Milano, 28 settembre 2020

    Egregio Commissario,
    la pandemia ha portato particolari problemi ai bambini e agli adolescenti, sia per quanto riguarda il percorso scolastico che per la loro possibilità di stare all’aria aperta e di avere un contatto proficuo con la natura. Come certamente Ella sa il WWF ha fatto una proposta affinché le scuole, e sono moltissime in tutti i paesi europei, che hanno a disposizione un cortile o un’area esterna possano realizzare delle Aule Natura trasformando i cortili scolastici in piccole oasi con orti didattici, giardini delle farfalle, alberi e tanti microambienti da scoprire. Nei giorni scorsi in Italia, a Scanzo, in provincia di Bergamo, è stata inaugurata la prima Aula Natura.

    Non ritiene che questo possa essere un progetto europeo da portare avanti in tutti gli Stati Membri con aiuti specifici e mirati e che comunque vadano studiate forme per consentire ai bambini e agli adolescenti di ritrovare, con un più diretto contatto con la natura, quell’equilibrio e quella serenità, quel rispetto dell’ambiente e del mondo circostante che a causa del distanziamento sociale e fisico si rischia di perdere?

    Non ritiene che all’interno di questo progetto, con un corretto rapporto con le associazioni che si occupano di animali abbandonati e con gli istruttori cinofili, si possano trovare delle formule per potere avvicinare i bambini al mondo animale ed al corretto rapporto con lo stesso visto che è ormai da più parti provato come il contatto con gli animali porta vantaggi fisici e psichici?

    La ringrazio per la cortese attenzione e in attesa di conoscere il Suo pensiero Le porgo i più cordiali saluti,

    Cristiana Muscardini

  • WWF Italia lancia il progetto Aule Natura

    In Italia ci sono più di 40.000 cortili scolastici. Tantissimi sono fazzoletti di cemento, spesso inagibili e desolati. E’ oramai provato scientificamente che i bambini hanno bisogno della natura per crescere sani.  Bisogna agire adesso che le scuole, costrette dall’emergenza Covid-19, stanno ripensando la distribuzione e l’utilizzo degli spazi.
    WWF Italia presenta il progetto Aule Natura e chiede l’aiuto di tutti i cittadini che hanno a cuore la salute dei bambini. Il progetto vuol dotare le scuole di 14 aree metropolitane, nelle situazioni più disagiate, di aree verdi all’aperto che saranno chiamato appunto Aule Natura, con alberi, giardini delle farfalle, orti didattici.
    Il sogno è che possano diventare tante e “colorino” di natura i cortili di tantissime scuole italiane.

    Le Aule Natura sono spazi in cui saranno riprodotti differenti microhabitat (stagno, siepi, giardino) dove bambini e ragazzi potranno osservare direttamente non solo le diverse forme di viventi, ma anche la relazione alla base delle reti ecologiche. I numeri del progetto: superficie area verde 80 mq, gruppo classe: 25 studenti, distanziamento: 3,5 mq/studente.

    Per contribuire al progetto e cliccare sul seguente link: https://sostieni.wwf.it/aule-natura.html?utm_source=Dm&utm_medium=MC&utm_campaign=Donazione2020

  • La Turchia ridimensionerà il piano di riapertura delle scuole

    La Turchia ridimensionerà i piani per riaprire le scuole alla fine del mese. I primi a tornare tra i banchi saranno i più piccoli che seguiranno le lezioni per un massimo di due giorni alla settimana. Il recente costante aumento di morti per COVID-19, ritornato ai livelli di metà maggio, quando vigeva il lockdown nel Paese, ha indotto il ministro della Salute, Fahrettin Koca, ad affermare che la Turchia sta vivendo il secondo picco del contagio.

    Il governo ha fatto sapere che non intende reintrodurre un blocco totale, ma ha esortato i cittadini a seguire misure di allontanamento sociale. Le mascherine sono state rese obbligatorie.

    Il ministro dell’Istruzione Ziya Selcuk ha affermato che solo gli alunni della scuola materna e del primo anno frequenteranno inizialmente le lezioni di persona, con ulteriori piani di riapertura da stabilire durante un periodo di valutazione di tre settimane. E ha anche aggiunto che i genitori che non vogliono mandare i propri figli a scuola possono scegliere di continuare l’istruzione a distanza.

  • Ministero dell’Istruzione e azzeramento culturale

    Negli ultimi anni è stato escluso dalle graduatorie il personale docente privo di laurea e con il solo diploma magistrale per le scuole materne ed elementari. La corrente culturale dominante individuava in un corpo docente interamente composto da laureati la chiave di lettura per innalzarne il livello di insegnamento e, di conseguenza, il grado di istruzione.

    Ora, dopo una disastrosa sentenza del tribunale amministrativo del Lazio che ha confermato l’esclusione da questa graduatorie di personale docente con oltre venti o trent’anni di esperienza professionale, vengono inseriti gli studenti privi di ogni competenza, come di esperienza, ma che possono vantare dei crediti qualificanti inseriti proprio con il fine di ottenere un punteggio in graduatoria.

    Da sempre si afferma che l’Italia sia un Paese rivolto al passato e non al futuro, quindi incapace di comprendere ed assimilare l’evoluzione della società, anche nelle espressioni culturali ed economiche sempre più complesse ed articolate. L’l’ultima scelta del peggiore ministro dell’Istruzione, Azzolina, inserisce all’interno delle graduatorie delle “persone a professionalità ed esperienze zero” in quanto prive di qualifica e titoli e, per di più, senza alcuna esperienza per le scuole materne ed elementari.

    Una scelta scellerata che in un colpo solo dimostra come il nostro Paese non rivolga più il proprio sguardo al passato in quanto non riconosce in nessun modo il valore dell’esperienza. Contemporaneamente, “a propria insaputa”, la trovata del ministro “dell’istruzione e della distruzione” pregiudica il futuro di questo Paese in quanto mette in qualità di artifici dello sviluppo futuro una nuova classe di personale docente privo di alcuna qualifica e di esperienza professionale.

    L’estinzione della nostra cultura e del ruolo del nostro Paese nel contesto internazionale rappresenta la naturale evoluzione di tali scellerate scelte politiche espresse da una classe politica che elegge la propria inadeguatezza a propria virtù determinando l’azzeramento culturale italiano.

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