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  • Restiamo in attesa

    Quante volte, negli anni prima del covid, abbiamo letto delle drammatiche condizioni nelle quali vivevano gli anziani in varie case di riposo?

    Quante volte sono state annunciate inchieste per controllare, verificare, impedire che si ripetessero situazioni spesso tragiche con anziani denutriti, legati ai letti, percossi e feriti in strutture fatiscenti e degradate!?

    Quante situazioni di degrado sono state effettivamente sanate, quanti dei colpevoli veramente puniti, quante case di riposo, su tutto il territorio nazionale, sono state controllate?

    Poi è arrivato il covid e nelle Rsa gli anziani hanno cominciato a morire a frotte, si è tornato a parlare di scandali, mala gestione, necessità di controlli ed interventi, come sempre tutto a parole perché le azioni concrete, le volontà di non ricadere nei vecchi errori, non si sono concretizzate.

    Il covid è più o meno finito da un po’ di tempo e a Milano, in città, è andata a fuoco, con diversi morti e molti feriti, una casa di riposo perché, pur sapendo da giorni che il sistema antincendio non funzionava, nessuno aveva provveduto a ripararlo.

    Ora il sindaco Sala dichiara “chi è responsabile pagherà” ma i morti restano morti, quei morti che erano andati lì proprio per continuare a vivere con quella sicurezza che non potevano più avere a casa loro.

    Ci chiediamo se, dopo le tragedie avvenute nelle case di riposo, durante il covid, il sindaco di Milano, sempre pronto a dichiarazioni su tanti argomenti, compreso quel verde che a Milano non c’è, abbia ritenuto, insieme al suo assessore alla partita, di fare una, anche breve, visita ai vari luoghi dove a Milano tanti anziani si aspettano di continuare a vivere e non di rischiare una morte per cause non naturali.

    Vorremmo che su questo problema il Comune si esprimesse in modo chiaro ed inequivocabile citando, una per una, tutte le case di riposo, pubbliche e private, di Milano ragguagliando i milanesi sulla loro sicurezza e affidabilità.

    E data la situazione vorremmo che anche il presidente Fontana, ed il suo assessore, con i rispettivi sindaci lombardi, iniziassero una mappatura reale sulla sicurezza e vivibilità delle case di riposo in Lombardia.

    Restiamo in attesa perchè se questo non avverrà, neppure questa volta, il chi sbaglia paga dovrà essere rivolto proprio alle più alte cariche amministrative.

  • La Ue punta sulla digitalizzazione dei servizi per arrivare a un’Unione sanitaria

    Sulla scia delle esperienze maturate con l’emergenza Covid e con il moltiplicarsi dei cyberattacchi i governi europei devono impegnarsi ad adottare soluzioni digitali applicabili in tutta l’Ue per compiere un cruciale passo in avanti verso la nascita di una vera e propria unione sanitaria. Un’operazione che può essere compiuta cogliendo le opportunità di finanziamento senza precedenti offerte dal Recovery Fund, oltre che dai fondi strutturali e da programmi quali EU4Health, Digital Europe e Horizon Europe. Questa, in sintesi, la conclusione a cui è giunto uno studio del programma Espon, specializzato in indagini regionali. Un documento in cui è stata raccolta un’analisi approfondita della situazione attuale e delle azioni necessarie per avanzare sulla strada della digitalizzazione sanitaria: dalla condivisione dei dati sanitari oltre confine, allo sviluppo di ecosistemi di innovazione digitale, alla cooperazione territoriale. In particolare, i ricercatori sottolineano la centralità dei dati nella creazione di sistemi sanitari sicuri, efficienti e sostenibili, e della loro interoperabilità, ossia la capacità di due o più sistemi di sanità elettronica di scambiare dati all’interno di un contesto giuridico compatibile.

    Nell’analisi si porta l’esempio delle 20 app di tracciamento sviluppate in 13 Stati membri per arginare la diffusione della pandemia. Grazie a un sistema istituito dalla Commissione europea, queste app, che all’ottobre 2020 sono state scaricate da 30 milioni di persone nell’Ue, funzionano perfettamente attraverso le frontiere per avvertire, prevenire e rintracciare i contatti, nel rispetto della privacy e della sicurezza dei dati.

    A questo esempio se ne aggiungono altri, non legati a situazioni emergenziali, come la prescrizione e la somministrazione elettronica che consente ai cittadini europei di richiedere dei medicinali in una farmacia di un altro Paese dell’Ue grazie al trasferimento della ricetta elettronica dal loro Stato di residenza, oppure il profilo sanitario digitale che fornisce ai medici informazioni essenziali sul paziente nella loro lingua quando quest’ultimo proviene da un diverso Paese Ue e può esserci una barriera linguistica.

    Ad oggi sono solo 7 gli Stati che hanno iniziato a implementare questi servizi (Croazia, Malta, Portogallo, Estonia, Finlandia, Lussemburgo, Repubblica Ceca), mentre altri 18 si sono impegnati a svilupparne di simili che collegano i propri sistemi di sanità elettronica all’infrastruttura comune delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione Ue.

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