servizi segreti

  • Morto ultimo capo del Kgb, tolse segreto su spie russe

    Colto, raffinato, nelle foto degli anni ’90 ricorda l’affascinante James Bond interpretato da Pierce Brosnan. Ora che l’ultimo direttore del Kgb dell’epoca sovietica, Vadim Bakatin, è mancato all’età di 85 anni, l’agenzia russa Tass ne dà notizia intervistando non esattamente un suo amico. “E’ stato il primo a rivelare il progetto di installare dispositivi di ascolto segreto nell’ambasciata statunitense a Mosca. Sotto Bakatin sono stati declassificati i nomi degli agenti del Kgb, sono stati resi pubblici materiali segreti e riservati, sono state rovinate molte vite, sono stati infranti i principi del lavoro dei servizi segreti e sono stati traditi i nostri alleati”, ha ricordato il capo dell’organizzazione pubblica Officers of Russia Alexander Mikhailov.

    Nominato da Mikhail Gorbaciov a capo del servizio di sicurezza dopo che il suo predecessore Vladimir Kryuchkov aveva avuto un ruolo di primo piano nel fallito colpo di stato nell’agosto 1991, Bakatin affrontò pubblicamente le responsabilità del Kgb: in tv alcune settimane dopo il tentato golpe, dichiarò di essere favorevole all’idea di aprire gli archivi degli 007 sovietici per far luce su misteri irrisolti, a cominciare dall’assassinio del 1963 del presidente americano John F. Kennedy: “Gli archivi su quei misteri in cui l’accertamento della verità ha un grande significato per l’umanità devono essere aperti”, disse. Bakatin tuttavia non ebbe mai il tempo di dare seguito a quell’impegno, poiché l’Unione Sovietica crollò nel giro di pochi mesi.

    In un articolo dell’agosto 1991, il Washington Post scrisse che il nuovo direttore del Kgb Bakatin aveva iniziato una massiccia epurazione della polizia segreta sovietica riportando le sue parole: mi sono ritrovato davanti “uno Stato vizioso all’interno di uno Stato”, “un sistema di inganno, un monopolio. Il Kgb non era controllato da niente e nessuno”.

  • Belgio base delle spie cinesi in Europa

    In Italia la Cina può contare su Beppe Grillo, che si reca nell’ambasciata di Pechino prima e dopo incontrare il ministro degli Esteri, quello che in visita nel Paese del Dragone chiamò Mr Ping il presidente Xi Jinping, Luigi Maio. In Europa la Cina non può fare altrettanto affidamento su locali e si affida quindi alle sue spie, che secondo quanto risulta al giornale tedesco Die Welt sono concentrate sopratutto in Belgio.

    La presenza di Nato e Ue e il relativo corollario di diplomatici, politici e militari che si scambiano confidenze e informazioni, spiega Bloomberg, non c’entra. A favorire la presenza degli 007 dagli occhi a mandorla è il quadro istituzionale debole e frammentato del Belgio, che fa sì che la vigilanza sia inferiore rispetto ad altre nazioni.

    Il bersaglio principale sono gli Usa ma hanno registrato una forte attività di spionaggio cinese anche Polonia, Francia, Germania e Regno Unito. «I cinesi stanno diventando molto più attivi che negli scorsi 10 o 20 anni – ha spiegato a Bloomberg Charles Parton, un ex diplomatico britannico con oltre vent’anni di esperienza in Cina.

  • Accordo tra 007 e Garante della privacy per la protezione dei dati personali

    Autorità Garante e Servizi segreti hanno sottoscritto un nuovo protocollo, in linea con il nuovo Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali, per la protezione dei dati personali nelle attività di sicurezza cibernetica. Il presidente dell’Autorità Garante, Antonello Soro, e il direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), Gennaro Vecchione, hanno così  rilanciato le linee dell’intesa istituzionale avviate nel 2013 e da ultimo rinnovate nel 2017.

    Il documento, revisionato per consentire l’adeguamento al nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (GDPR) e al decreto legislativo 18 maggio 2018 n.51, c.d. direttiva “law enforcement”, ha confermato quanto già in essere circa la cornice di garanzie poste a presidio del trattamento dei dati personali effettuato dagli Organismi di informazione per la sicurezza.

    La nuova versione del protocollo assicurerà agevoli interlocuzioni tra le due istituzioni attraverso lo scambio di informazioni e la promozione di buone pratiche di sicurezza cibernetica, frutto delle reciproche collaborazioni con il mondo accademico e della ricerca.

    A tal scopo, il Garante inoltrerà all’organismo informativo le notizie di data breach rilevanti ai fini della sicurezza cibernetica, ricevute dai soggetti tenuti alla notifica in caso di violazione dei dati personali. Tale condivisione andrà a vantaggio anche delle attività del Nucleo per la Sicurezza Cibernetica – organo interministeriale istituito in seno al DIS dal DPCM del 17 febbraio 2017 – deputato alla prevenzione, preparazione, risposta e ripristino a situazioni di crisi nazionali nel dominio cyber.

    Il protocollo avrà durata biennale, salvo tacito rinnovo, con la possibilità per ciascuna delle parti di proporre aggiornamenti qualora le innovazioni normative e regolamentari dovessero richiederlo.

    “L’intesa rinnovata oggi sottolinea l’importanza di elevare il livello di collaborazione istituzionale con concrete sinergie volte a far fronte comune alle complesse esigenze di sicurezza cibernetica nazionale. L’accordo” ha affermato il direttore generale del DIS, Gennaro Vecchione “rappresenta un salto di qualità per le due istituzioni in quanto prevede interlocuzioni privilegiate per la condivisione delle notifiche di violazioni dei dati personali che ricadono nel Regolamento GDPR, a vantaggio del Nucleo per la Sicurezza Cibernetica, al fine di aumentare la resilienza del Sistema Paese, in un’ottica di alta salvaguardia della tutela dei diritti dei cittadini.”

    “L’odierno accordo rafforza ed estende il contenuto dell’intesa istituzionale avviata sin dal 2013 con gli organismi di intelligence, inserendola nel quadro della nuova disciplina vigente, sia in materia di protezione dati che di cyber security.”, ha dichiarato il presidente dell’Autorità Garante, Antonello Soro. “La cooperazione istituzionale tra Garante e organismi si è rivelata, infatti, una straordinaria opportunità per una migliore governance del digitale, realizzando quel necessario equilibrio tra libertà e sicurezza che costituisce il fondamento primario di ogni democrazia”.

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