Somalia

  • Turchia e Somalia discutono di affari e di difese militari

    Il presidente della Somalia Hassan Sheikh Mohamud ha incontrato il 2 marzo il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan ad Antalya, nel quadro del Forum della diplomazia in corso. Lo ha riferito la presidenza turca, precisando che le parti hanno discusso di temi tra cui la cooperazione economica e di difesa. I due governi hanno concluso lo scorso 8 febbraio un accordo volto a rafforzare la cooperazione bilaterale e il partenariato strategico bilaterale, soprattutto nei settori della sicurezza marittima e dell’economia blu.

    In base all’accordo, firmato dai rispettivi ministri della Difesa e ratificato di recente dal parlamento somalo, la Turchia fornirà addestramento e attrezzature alla Marina somala, consentendo alla Somalia di proteggere le sue risorse marine e le acque territoriali da minacce come il terrorismo, la pirateria e le “interferenze straniere”. L’accordo stimolerà inoltre lo sviluppo economico e le relazioni commerciali tra i due Paesi, poiché la Turchia aiuterà la Somalia a sfruttare il suo vasto potenziale di pesca, turismo ed energia. Il primo ministro Hamse Abdi Barre, che ha presieduto la riunione di gabinetto che ha approvato l’accordo, lo ha salutato come un risultato “storico” per il Paese e ha ringraziato la Turchia per il suo incrollabile sostegno e l’amicizia dimostrata.

    L’accordo è stato accolto favorevolmente dall’opinione pubblica somala e dalla comunità internazionale, che lo ha elogiato come un passo positivo per la pace e la stabilità della regione. La Somalia e la Turchia intrattengono relazioni strette e cordiali sin dall’istituzione di rapporti diplomatici nel 1960. La Turchia è uno dei maggiori donatori e investitori in Somalia e ha contribuito a vari settori come la sanità, l’istruzione, le infrastrutture e gli aiuti umanitari.

  • Nelle mani di Al-Shabaab i fondi della Chiesa norvegese per la Somalia

    Milioni di corone destinate dalla Chiesa norvegese alla Somalia per finanziare progetti di formazione professionale sono scomparse in seguito a frodi sistematiche andate a beneficio di al Shabaab e di altri gruppi terroristici. Lo denuncia il quotidiano norvegese “Panorama nyheter”, spiegando che sotto accusa sono i fondi destinati al Paese dalla Norwegian Church Aid (Kn), organizzazione religiosa affiliata alla Chiesa norvegese ma di gestione indipendente. Secondo quanto rivelato in un’inchiesta, l’Agenzia nazionale norvegese di cooperazione allo sviluppo (Norad) ha criticato l’organizzazione per la mancanza di controllo sui fondi e ha chiesto il rimborso di 4,7 milioni di corone norvegesi (oltre 415 mila euro), la somma che secondo la direzione sarebbe andata perduta. La Norwegian Church Aid ha avviato nel 2010 un programma di formazione di giovani somali, con l’obiettivo di proporre un’alternativa alle reti criminali cui molti di loro aderiscono. Sul periodo 2010-2021, il progetto è stato finanziato con 10,7 milioni di corone norvegesi (circa 950 mila euro), 6,4 delle quali tramite il servizio pubblico.

    L’organizzazione è stata criticata anche per non aver denunciato i furti alle autorità somale. Secondo quanto spiegato dal responsabile esteri di Kn, Arne Naess-Holm, le frodi avrebbero coinvolto anche personale interno all’organizzazione. Intervistato sul caso, il professore universitario Stig Jarle Hansen ha ricordato che al Shabaab riscuote una tassa anche dalle organizzazioni umanitarie che operano sui territori sotto il suo controllo, in particolare nelle regioni centrali e nel Puntland. Proprio in queste zone è in corso da mesi l’offensiva dell’esercito somalo contro i jihadisti, lanciata dal presidente Hassan Sheikh Mohamud dopo la sua elezione, a maggio del 2022. Il docente universitario ha ricordato che tanto le tasse di al Shabaab quanto quelle riscosse dallo Stato islamico rappresentano una forma di finanziamento indiretto del terrorismo, come anche i contratti stipulati dalle ong umanitarie con imprese locali soggette al “pizzo” jihadista.

    Il tema dei fondi internazionali intercettati da reti criminali somale è legato in particolare all’acquisto illegale di armi. Mogadiscio ha ottenuto di recente la revoca dell’embargo sulle armi che era in vigore da oltre 30 anni, un nuovo grande successo politico del presidente Mohamud dopo l’adesione della Somalia alla Comunità dell’Africa orientale (Eac). A questo proposito, nel 2022 uno studio del centro di ricerca somalo Hiraal incoraggiava una revisione dell’embargo da parte della comunità internazionale in modo da migliorare la responsabilità e i processi di gestione delle armi, ricordando che l’anno precedente Al Shabaab era comunque riuscita a spendere 24 milioni di dollari nell’acquisto di armi. In base ai dati raccolti e pubblicati nel rapporto intitolato “L’arsenale di Al Shabaab: dalle tasse al terrore”, l’istituto precisava che l’organizzazione terroristica affiliata ad Al Qaeda spende in armi in media 2 milioni di dollari al mese, di cui 1,8 milioni vengono utilizzati per esplosivi “interni” e 150 mila dollari per altri tipi di armi e osserva che il gruppo ha entrate per circa 180 milioni di dollari l’anno e una spesa prevista di circa 100 milioni.

  • Somalia turns back Ethiopian plane headed for Somaliland

    Somalia has turned away a plane transporting officials from Ethiopia to the self-declared republic of Somaliland in a major escalation of the diplomatic row between the countries.

    Somalia’s information minister told the BBC the plane did not have permission to be in the country’s airspace.

    The Ethiopian officials were visiting Somaliland to discuss a deal, which has sparked a huge row.

    Somalia considers Somaliland to be part of its territory.

    The agreement, signed on 1 January, would allow Somaliland to lease one of its ports to Ethiopia in exchange for a stake in Ethiopian Airlines and possible recognition of Somaliland as a sovereign state.

    Somalia has reacted angrily to the deal, calling it an act of aggression.

    On Wednesday, the Somali Civil Aviation Authority (SCAA) said flight ET8273 had broken international rules that flights must obtain clearance from countries they are passing through.

    It had attempted to land at Somaliland’s Hargeisa Airport.

    Despite this incident, regular flights between the two countries are operating as usual, the SCAA said.

    Ethiopia’s government has not yet commented, but the head of Ethiopian Airlines confirmed that the plane in question had returned to the nation’s capital, Addis Ababa.

    Somaliland, a former British protectorate which declared independence from Somalia in 1991, has all the trappings of a country, including regular elections, a police force and its own currency.

    But this has not been recognised by any country.

    By ordering the Ethiopian plane out of its airspace, Somalia is sending a strong message that Somaliland is not an independent country.

    Amid the row between Somalia and Ethiopia, both the US and the African Union have backed the territorial integrity of Somalia and urged all parties to cool tensions.

  • Un elicottero delle Nazioni Unite con passeggeri a bordo sequestrato in Somalia da al-Shabab

    Il gruppo islamico armato somalo al-Shabab ha sequestrato un elicottero delle Nazioni Unite, con circa otto persone, sia passeggeri che membri dell’equipaggio. L’elicottero è atterrato nel territorio controllato dal gruppo nella Somalia centrale che, da più di vent’anni, conduce una brutale insurrezione. Non è chiaro al momento se il velivolo sia stato costretto ad effettuare un atterraggio di emergenza o se ci sia stato un errore.

    Il sequestro dell’elicottero è stato confermato alla BBC dal ministro della Sicurezza della regione di Galmudug, Mohamed Abdi Adan. Diversi stranieri e due locali erano sull’elicottero.

    Il mezzo, quando è atterrato, si stava dirigendo verso la città di Wisil, vicino al fronte dell’offensiva contro al-Shabab da parte delle forze governative. L’ONU non ha ancora rilasciato dichiarazioni. Negli ultimi mesi il governo somalo ha intensificato la lotta contro il gruppo legato ad al-Qaeda.

  • Le forze somale prendono il controllo delle aree lasciate libere dalle truppe dell’Unione Africana

    Le forze somale hanno assunto responsabilità di sicurezza in cinque dei sei settori in cui sono state dispiegate le truppe dell’Unione Africana (UA).

    Il ministero della Difesa ha detto di aver apprezzato i “sacrifici” compiuti negli anni dalla missione dell’UA e dai paesi che avevano fornito soldati: Burundi, Gibuti, Etiopia, Kenya e Uganda.

    La dichiarazione è arrivata dopo il previsto ritiro di 2.000 soldati dell’UA il 30 giugno.

    La maggior parte delle basi militari finora consegnate si trovano nella regione del Basso Shabelle ed erano gestite dal contingente burundese della missione.

    Altri 3.000 soldati dell’UA dovrebbero partire entro la fine di settembre, con l’intera forza che dovrebbe lasciare la Somalia entro la fine del 2024.

    L’UA aiuta il fragile governo somalo a combattere il gruppo militante islamista al-Shabab dal 2007.

  • Somalia water crisis ‘far from over’ – Unicef

    The Somalia water crisis is “far from over” and tens of thousands more people are projected to die from drought there, Victor Chinyama from Unicef told the BBC’s Newsday radio programme.

    A new report from Somalia’s government and the UN has found that 43,000 people in Somalia probably died from the drought last year – half of them children.

    It is estimated that from January to June of this year a further 25,000 people could die, Mr Chinyama said.

    However, there was still time to save lives, he said, recommending that aid agencies “continue to provide safe water to communities that are stressed”.

    He said more needs to be done to help Somali families grow their own food, as well as provide stronger healthcare, education and protection for children.

  • Thousands flee to Ethiopia amid Somaliland violence

    The UN says tens of thousands of civilians have fled the self-declared republic of Somaliland and crossed the border into neighbouring Ethiopia following fighting between regional government forces and local militias.

    The number of people who have left Somaliland’s Las Anod district and arrived in Ethiopia’s Doole area in the past month could be as high as 80,000, the UN’s refugee agency, the UNHRC, has said.

    Most of those arriving are women, pregnant and lactating mothers as well as children – including some who are separated from their families – according to the agency.

    Last week the UN said that an average of 1,000 people were crossing into Ethiopia each day fleeing the violence.

    This has increased humanitarian needs in the hosting areas which themselves are among the worst hit by a severe drought affecting East Africa following five consecutive failed rainy seasons.

    Additionally, more than 180,000 people are believed to have been internally displaced and settled in 66 camps within Somaliland.

    Somaliland declared its independence from Somalia in the early 1990s but has not been internationally recognised.

    It had been a relatively stable region in the volatile Horn of Africa.

    Tensions have however been fermenting in recent months after elections were delayed. Scores were killed earlier this month when fighting broke out in Las Anod.

  • Somalia to expand offensive against al-Shabab

    Somalia’s President Hassan Sheikh Mohamud has said the government will soon launch the second phase of an offensive against al-Qaeda-allied al-Shabab militants in the south-west, where the group controls several towns and villages.

    Speaking at a reconciliation conference in Baidoa on Tuesday, the president said al-Shabab had blockaded some towns in Bay and Bakool regions.

    He added that after recent military successes in the central regions of Somalia, the planned offensive would take a shorter time “because al-Shabab is weakened”.

    Mr Mohamud’s remarks came after the Somali National Army, with the help of pro-government clan militias, recaptured three strategic towns from al-Shabab.

    The president added that his government had prepared a military strategy to eliminate al-Shabab in Somalia.

  • Al-Shabab denies plan to attack Somali leaders

    The al-Qaeda-allied al-Shabab militant group has dismissed reports that it was planning an attack against the Somali president and prime minister.

    Pro-al-Shabab Somali Memo website quoted an unnamed senior al-Shabab commander who termed the claim by the Somali National Intelligence and Security Agency (Nisa) “laughable”.

    The Shabab commander said Nisa was “not capable” of unearthing the group’s operations.

    The militants claimed the statement from the spy agency “indicates an imminent threat” against some officials because of political disputes.

    “Although the leaders and the officials of the apostate (Somali government) are always our target, we will not allow them to involve us in their disputes,” the jihadist commander was quoted as saying.

    The group also denied the existence of a senior al-Shabab operative named Mohamed Mahir, who Nisa said was leading the alleged attack plot.

    Somalia’s security situation continues to be be jeopardised by political wrangles over its delayed election.

  • Somalia extends poll deadline to end of March

    Somalia has again pushed back the deadline for completing parliamentary elections, which are already more than a year overdue, because of political disputes.

    The remaining 50 seats in the country’s lower house must now be filled by the end of this month.

    Somalia has not held a one-person-one-vote election for more than 50 years.

    Under the current system, MPs are chosen by delegates appointed by clan elders and members of civil society who are selected by regional state officials.

    The MPs will then vote for a new president.

    The delays have been partly down to strong rivalry between President Mohamed Abdullahi Mohamed, also known as Farmajo, and Prime Minister Mohamed Hussein Roble.

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