sperimentazione

  • Ok del Consiglio Stato ai test sui macachi: non ci sono alternative

    La sperimentazione sui macachi non ha alternative. Il progetto Lightup per ridare la vista a migliaia di persone che l’hanno persa e che è stato autorizzato dal ministero della Salute, “non potrebbe essere raggiunto con metodologie effettuate direttamente sull’uomo” né è possibile la sperimentazione “su un numero inferiore di macachi”. Così i giudici del Consiglio di Stato hanno motivato la decisione con cui il 28 gennaio scorso hanno ritenuto la “legittimità” della sperimentazione sui sei macachi prevista dal progetto delle Università di Torino e di Parma.

    La giustizia amministrativa mette così fine alla lunga querelle sulla sperimentazione sui primati. A ottobre dell’anno scorso il Consiglio di Stato aveva sospeso la sperimentazione e disposto una verifica sul progetto affidata all’Istituto di ricerca Irccs ‘Fondazione Bietti per lo studio e ricerca in oftalmologia’ a cui aveva posto più quesiti, a partire dalle domande se il progetto di ricerca fosse perseguibile soltanto mediante sperimentazione sulla specie ‘primati umani’ vivi e se il numero di sei primati fosse il minimo indispensabile. La verifica ha dimostrato – si legge nella sentenza (relatrice la consigliera Giulia Ferrari) della Terza Sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Franco Frattini –  che “la sperimentazione oggetto del progetto rispetta tutti i requisiti per essere autorizzata”. Per questo “non può e non deve essere annullata solo perché non esterna congruamente le ragioni per cui il progetto è assentibile, una volta dimostrato, come è stato dimostrato, che è effettivamente autorizzabile”.

    Soddisfazione è stata manifestata da parte dei due atenei che auspicano “ora il miglior successo della ricerca a beneficio del progresso delle conoscenze e della salute dei pazienti”, mentre la Lav ha parlato di “speranze di salvezza svanite per gli animali”. E ha annunciato nuove battaglie.

    Il progetto era stato sospeso dal Consiglio di Stato nel gennaio 2020, poi a maggio il Tar aveva respinto i ricorsi degli animalisti dando di nuovo via libera alle sperimentazioni. Il 28 gennaio scorso, in udienza collegiale, i giudici amministrativi avevano dato via libera alla sperimentazione.

    Dunque, la sentenza sancisce definitivamente la legittimità dell’autorizzazione del ministero della Salute e che “tutto è stato fatto nel rispetto delle normative e degli obiettivi di una sperimentazione che è giudicata di grande interesse a livello europeo”, aveva commentato in ottobre Research4Life, piattaforma che rappresenta il meglio della ricerca scientifica italiana.

  • Lo scienziato cinese che modifica il dna dei bimbi sospende gli esperimenti

    He Jiankui, lo scienziato cinese che dice di aver fatto nascere le prime due gemelle con dna geneticamente modificato (da padre sieropositivo) ha comunicato di aver sospeso la sperimentazione, dicendosi però «orgoglioso» della sperimentazione. L’annuncio è arrivato dopo forti polemiche, mentre gli scienziati di tutto il mondo hanno messo in guardia sui rischi. Modificare embrioni umani potrebbe infatti creare mutazioni impreviste, i cosiddetti effetti ‘off target’, che possono avere impatto a lungo termine.

    Nel frattempo otto coppie di volontari, con padre sieropositivo e madre sieronegativa, avevano già firmato per partecipare alla sperimentazione. Anche se una coppia si è poi ritirata, secondo quanto riferito da He tra queste coppie si è registrata «un’altra potenziale gravidanza» (si tratta però, ha specificato, di «una gravidanza chimica», cioè di un aborto molto precoce). «I volontari erano informati del rischio dell’esistenza di potenziali off-target e hanno deciso l’impianto», ha detto He, precisando anche che l’università di Shenzen «non era a conoscenza» dello sviluppo del trial.

    La Southern University of Science and Technology ha preso le distanze dalla sperimentazione, precisando di aver posto He in congedo non retribuito da febbraio, perché aveva «violato gravemente l’etica accademica». Anche gli organizzatori del Second International Summit on Human Genome Editing hanno negato di esser stati a conoscenza del lavoro di He. He, che ha studiato alla Stanford University, ha spiegato di aver modificato il genoma con la tecnica di editing CRISPR, che permette di rimuovere e sostituire una parte del dna. Il coinventore della tecnica, Feng Zhang, lo ha criticato: «La mia preoccupazione è che questo esperimento davvero non avrebbe dovuto accadere», «non è stato trasparente, non rappresenta la scienza».

    Se la modifica del dna può essere utile contro le malattie ereditarie, è invece controversa perché i ‘ritocchi’ vengono trasmessi alle future generazioni e possono ripercuotersi su tutto il pool genetico. In molti Paesi la procedura di modifica del dna umano è strettamente controllata e la stessa Cina ha dichiarato che l’esperimento di He sarebbe stato vietato. Tuttavia, l’ex ministro della Salute cinese ha sottolineato che le leggi non sono rigide, quindi è raro che gli scienziati che le violano siano puniti. Intanto, la Commissione nazionale per la salute ha ordinato una «indagine immediata».

     

  • Una manifestazione di piazza a Parma per salvare i macachi dalla sperimentazione sulla cecità da trauma

    Una grande presidio per salvare i macachi, sabato 29 giugno alle ore 18.00 in piazza Garibaldi a Parma. E’ questo l’appello di Freccia 45, associazione lecchese che da anni si batte contro la sperimentazione sugli animali.”Purtroppo la vivisezione esiste tutt’oggi, anche se molti ricercatori preferiscono cambiargli nome per sentirsi meno colpevoli”, commenta Susanna Chiesa, da 11 anni Presidente dell’Associazione che è riuscita a far chiudere la sede di Harlan di Correzzana.
    La manifestazione è organizzata per invitare tutti a compiere un gesto significativo che può salvare i macachi dalla terribile sperimentazione che li renderà ciechi e che avrà inizio in autunno all’Università di Torino, in collaborazione con l’ateneo di Parma, ed il cui responsabile sarà il Dott. Marco Tamietto. Il progetto LIGHTUP, così si chiama la ricerca che prevede lo studio delle persone affette da «blindsight» (cioè che hanno perso la vista a causa di un danno cerebrale e non per problemi legati all’occhio) è stata finanziata dallo European Research Council, l’ente di ricerca più prestigioso e rigoroso a livello europeo. La valutazione scientifica, avvenuta in più fasi, ha coinvolto oltre 20 scienziati esperti in materia. E’ quanto dichiara il ricercatore che sottolinea come gli aspetti etici e tutte le procedure proposte siano state vagliate e autorizzate prima dal comitato etico Ue, poi dai comitati etici degli Atenei coinvolti, e infine da quello del ministero della Salute. Il progetto dura 5 anni e al termine, gli animali coinvolti verranno eutanasizzati. La ricerca prevede la sperimentazione su 4/6 primati allevati e non presi dal loro habitat e quindi incapaci comunque di sopravvivere all’esterno, sempre secondo quanto dichiarato dall’ateneo. Di diverso avviso la LAV, che nei giorni scorsi ha anche lanciato una petizione on line attraverso il sito Change.org e ripresa da molti organi di informazione, secondo la quale gli esperimenti comportano la lesione della corteccia visiva. Chi non potrà esserci sabato 29 giugno avrà l’occasione di partecipare al corteo nazionale che si terrà sabato 6 luglio alle ore 15.00 con partenza presso il piazzale della stazione ferroviaria di Parma, città in cui si trovano ora i macachi.

  • Dopo più di vent’anni il Metodo Di Bella fa parlare ancora di sé

    A vent’anni di distanza si torna a parlare del Metodo Di Bella grazie al docufilm prodotto dal VFF Institute Mare Nostrum e.V. NPO – Österreich. ‘Il Metodo Di Bella – 20 anni dopo (1997-2017)’, della durata di 6 ore, è articolato in 10 parti e, lontano dal voler giustificare o criticare la cura che all’epoca della sua diffusione mediatica suscitò numerose polemiche e acerrime critiche da parte della comunità scientifica, approfondisce, grazie ad una accurata analisi della documentazione del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità relativi alla sperimentazione, i motivi di tante falsità attorno alla terapia, e presenta, di contro, le storie di tanta gente che decise, e decide, di sperimentarla. Il Patto Sociale ha intervistato il Dott. Giuseppe Di Bella che continua a portare avanti le ricerche di suo padre Luigi, scopritore del metodo.

    Dott. Di Bella come mai a distanza di vent’anni si torna a parlare del Metodo Di Bella con un documentario?
    Per la continua e crescente conferma nelle banche dati biomediche scientifiche come www.pubmed.gov  e https://www.researchgate.net della razionalità ed efficacia antitumorale del Metodo Di Bella che costituisce un progresso rispetto agli attuali protocolli oncologici, in termini di guarigioni, mediane di sopravvivenza e qualità di vita.

    La comunità scientifica che per anni ha avversato il Metodo Di Bella è stata informata della diffusione del docufilm? Che reazioni ci sono state?
    Fortemente contrariate, soprattutto dei circoli di potere che gestiscono il farmaco e relativo fatturato, anche se non possono delegittimarlo perché ogni affermazione è puntualmente, regolarmente, legalmente documentata.

    Per realizzare il film sono stati intervistati 16 pazienti che sono completamente guariti dai tumori dai quali erano affetti senza ricorrere a chemio, radio o interventi chirurgici. Perché queste storie continuano a rimanere avvolte dal silenzio?
    Perché sono dati di fatto evidenti, costituiscono un documentato atto d’accusa contro i circoli di potere che per 20 anni hanno nascosto la verità per loro inconfessabili interessi. Ne risultano delegittimati, perdono credibilità e potere. I pazienti intervistati nel film hanno presentato l’intera documentazione originale del loro decorso: dall’insorgenza della malattia alla guarigione, con cartelle cliniche, referti di indagini ematochimiche e strumentali, esami istologici e immunoistochimici, tutti verificati e legalmente certificati. I pazienti poi sono stati nuovamente intervistati dopo tre anni. Erano guariti. Le loro condizioni di stabilità sono state certificate da relazioni dei loro medici. Anche questi documenti sono legalmente certificati. Nel film viene riportata, inoltre, una rassegna di pubblicazioni sulle banche dati biomediche ufficiali internazionali che documentano l’efficacia del MDB e dell’assenza di tossicità. Questi dati sono riportati anche in italiano e per esteso nel portale ufficiale  www.metododibella.org .

    Dal film emerge che all’epoca furono diffuse numerose falsità circa i criteri e la tossicità del Metodo Di Bella che si sono rivelate prive di fondamento. Possiamo dire, a distanza di anni, che si trattò solo di una avversione ‘di Stato’ contro quel metodo?
    Il Metodo Di Bella è avversato per un gigantesco conflitto d’interesse ideologico e finanziario, è una rivoluzione copernicana dei paradigmi sia della ricerca medico scientifica, che della concezione terapeutica. Il MDB può essere definito concettualmente antropocentrico nel senso scientifico, filosofico, etico e cristiano del termine. Considera e cura il portatore del tumore, non il tumore come entità estrapolata da un’inscindibile unità biologica e spirituale. Così il Prof Luigi Di Bella ha sintetizzato il suo pensiero scientifico: “Essere essenziale più che l’inattuabile ed immaginaria uccisione di tutti gli elementi neoplastici, la realizzazione di tutte le condizioni, note, possibili e non dannose entro determinati limiti, atte a ostacolarne lo sviluppo, fino alla morte anche per apoptosi, soprattutto attraverso l’intergioco fra i numerosi fattori di crescita. “L’essenziale sta nell’attivare tutti gli inibitori dei noti fattori di crescita alle dosi e con tempestività e tempi opportuni. Il protocollo MDB è nato in quest’atmosfera, quella della vita e non dell’intossicazione e morte delle cellule, metodo che asseconda o esalta le reazioni vitali, senza ricercare con precisione statistica le dosi più opportune per uccidere”. Nella concezione del Prof. Di Bella il cancro è una forma di vita, “potente, prepotente, parassitaria, anarchica”. “Non esiste né esisterà alcun trattamento chemioterapico citotossico (né monoterapia) in grado di guarire un tumore solido, ma unicamente un Metodo, una multiterapia razionale e biologica, un complesso di sostanze sinergiche e fattorialmente interattive, singolarmente dotate di attività antitumorale atossica, che sequenzialmente o contemporaneamente agiscano centripetamente sulla miriade di reazioni biologiche della vita tumorale, riconducendo gradualmente alla normalità le reazioni vitali deviate dal cancro”. Da qui è venuta non una sostanza, ma un metodo per la prevenzione e cura del cancro.

    Lei porta avanti quanto suo padre ha fatto per un’intera vita. Quanti, malgrado non ci sia mai stata l’ufficialità per l’uso della terapia Di Bella, decidono di rivolgersi a lei dopo aver sperimentato le cure tradizionali e quanti preferiscono sperimentare solo il suo trattamento?
    Nel corso di 20 anni qualche migliaio, di questi sono pubblicati sulle banche dati biomediche www.pubmed.gov e https://www.researchgate.net oltre un migliaio di casi reperibili digitando Luigi Di Bella, o Giuseppe Di Bella, la rassegna completa delle pubblicazioni nella sezione “Pubblicazioni scientifiche” in prima pagina del sito www.metododibella.org.

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