Stupirsene sarebbe francamente ingenuo, ma adesso un’inchiesta del Washington Post, dell’emittente tedesca Zdf e della svizzera Srf attestano che il fatto che la Cia spiasse anche i suoi alleati è qualcosa di più della sensazione di chi sa come gira il mondo.
Per mezzo secolo l’intelligence americana, in un’operazione congiunta avviata con gli 007 dell’allora Germania Occidentale, ha captato le informazioni top secret di mezzo mondo. In codice si chiamava ‘Operazione Thesaurus’ e in seguito ‘Operazione Rubicon’.
Almeno 120 i Paesi a loro insaputa sotto osservazione, tra governi rivali dell’Occidente e governi alleati, compresi l’Italia e il Vaticano. Si tratta di tutti quegli Stati che dall’inizio della Guerra Fredda fino all’inizio degli anni 2000 godevano dei servizi della società svizzera Crypto Ag, leader mondiale nelle comunicazioni criptate ma segretamente controllata dalle ‘barbe finte’ americane e tedesche. In pratica la Crypto AG forniva a tantissimi Stati a suon di milioni di dollari le macchine per criptare i messaggi e i cablo diplomatici che poi però venivano consegnati alla Cia e alla centrale di intelligence tedesca Bnd, i cui uomini venivano messi in grado di decifrare i codici e dunque di decodificare anche le comunicazioni più riservate e segrete.
Nella rete sono finiti Stati ostili agli Usa come l’Iran, l’Iraq, la Libia, oppure gli avversari sul fronte nucleare come Pakistan e India, e ancora alleati di ferro come Arabia Saudita, Giordania e Corea del Sud. Nel corso degli anni si sono avvalse dei servizi della Crypto AG anche molte delle ex giunte militari dell’America Latina. La lista dei clienti della società svizzera comprendeva, almeno fino agli anni ’80, pure diversi Paesi della Nato oltre all’Italia, come Spagna, Grecia e Turchia. L’elenco non comprende invece le due potenze che hanno rappresentato i più temibili avversari dell’Occidente negli ultimi decenni: Russia e Cina.
I sospetti sul doppio gioco della Crypto AG cominciarono a circolare molti anni fa, ma la difficoltà è stata sempre quella di trovare delle prove concrete. Tanti però gli Stati (compresa l’Italia) che nel tempo hanno disdetto i contratti con la società elvetica che ha il suo quartier generale nella città di Zugo. L’inchiesta di Washington Post, Zdf e Sfr ha portato a individuare gli ex 007 che hanno coordinato il programma di spionaggio attraverso la Crypto AG e i manager del gruppo incaricati di attuare quel programma.