Gli insegnanti protestano in piazza, una recente ricerca denuncia che il 51% dei quindicenni non è in grado di comprendere un testo scritto, bullismo, violenza ed ignoranza avanzano di pari passo e stiamo sempre aspettando, illusi, che ci sia una riforma della scuola che sia formativa per i giovani per il loro domani.
Una scuola formativa nel senso che oltre ad informare deve educare e cioè spiegare come si utilizzano le nozioni che si apprendano, come si fa a far lavorare il cervello per imparare a ragionare con la propria testa rispettando gli altri.
Una scuola che spieghi e che rimetta al centro dei suoi programmi lo studio della Storia perché, come scriveva lo studioso francese Marc Bloch ucciso dai nazisti nel 1944,”L’oggetto della storia sono gli uomini“ e perciò se non si studia la Storia non si comprendono gli uomini, le loro azioni, le conseguenze dei loro pensieri di potere.
Vico parlava dei corsi e ricorsi storici e mai come in questo momento, osservando le nefaste e criminali azioni dell’esercito russo sotto la guida di Putin, compendiamo come la Storia resti strumento necessario, imprescindibile, per comprendere motivazioni e decisioni che periodicamente sconvolgono gran parte del mondo.
La Storia strumento per analizzare e in certi casi per prevenire il ripetersi di errori ed orrori.
La storia per comprendere gli abissi di crudeltà, la potenza delle passioni, la cecità di fronte alle ragioni dell’altro, l’ambiguità di tante parole e promesse, la forza del desiderio di potere, dovrebbe essere una delle materie più studiate a scuola ed essere riconosciuta strumento indispensabile per potere poi ragionare di geopolitica.
Ma non è così purtroppo e le conseguenze si vedono nella povertà di ragionamento anche di tanta parte della classe politica e dei media e nella incolpevole superficialità di quei giovani che non capiscono, non si informano o al massimo si rivolgono velocemente alla Rete.
Come sosteneva Lucio Villari l‘opinione ha sostituito l’analisi scientifica ed io aggiungo che l’opinione individuale tenta sempre di più di soppiantare la realtà.
Quello che è certo è che la Storia è ridotta a una sine cura, una sola ora di insegnamento negli istituti professionali mentre nelle università si è perso ben il 30% delle cattedre di Storia.
Non abbiamo molta fiducia ma ci resta il dono della caparbietà e della speranza per questo continuiamo a sperare che il governo Draghi riporti nella scuola, insieme ai tanti cambiamenti necessari, lo studio della Storia.