tassa

  • La tassa di successione

    L’Italia è un Paese decisamente strano all’interno del quale ogni occasione viene sfruttata  per definire necessario un ulteriore aumento della pressione fiscale.

    Andrebbe infatti tenuto sempre presente come questa sia già insopportabile, registrando ora un total tax rate del 52,7%, in più in crescita a causa dell’inflazione la quale aumenta il valore nominale sul quale viene  applicata  l’aliquota fiscale (Fiscal drag).*

    La morte di Silvio Berlusconi ha aperto una polemica senza precedenti relativa alla tassa di successione con esponenti “dell’intelligentia economica e progressista” affermare quanto questa tassa sia troppo bassa, mentre un aumento delle aliquote applicate avrebbe un benefico effetto redistributivo.

    Attualmente nelle successioni si calcola il gettito fiscale sulla base di aliquote che vanno dal 4% al 6% fino all’8%, a seconda del grado di parentela. Attraverso l’applicazione di questi valori percentuali il gettito fiscale generato per lo Stato risulta di poco inferiore a un (1) miliardo.

    Partendo da questo postulato ed  applicando una semplice analisi logica, si desumerebbe che  se venissero decuplicate le medesime aliquote, quindi portandole al 40%, al 60% fino all’ 80%,
    il gettito complessivo risulterebbe comunque inferiore ai 10 miliardi. Sempre all’interno di una elementare analisi logica, si afferma che con soli nove (9) miliardi di ulteriore gettito fiscale sia possibile la creazione  di un “forte nuovo effetto redistributivo” a fronte del risibile effetto attuale, pur avendo a disposizione seicentonove (609) miliardi di entrate fiscali per lo Stato.

    Per contro gli eredi, nella migliore delle ipotesi, vedrebbero dimezzati i patrimoni ereditati, già soggetti durante la loro esistenza ad una elevata pressione fiscale. Con l’ulteriore beffa di vederseli, al momento della successione, di fatto espropriati qualora  venissero applicate le aliquote decuplicate, cioè con il 40%, 60% ed 80%.

    Questa polemica risulta frutto del solito approccio ideologico applicato alle dinamiche economiche
    il quale sfrutta ogni occasione per cercare di aumentare, attraverso la costante crescita della pressione fiscale, il ruolo dello Stato ma soprattutto di chi, in nome dello Stato, opera all’interno delle istituzioni.

    Pur appartenendo all’Unione Europea il nostro Paese si illude di rappresentare una democrazia evoluta, quando, invece, esprime semplicemente il primo esempio di uno stato etico e socialista
    sostenuto da ideologie ed una classe politica e dirigente in assoluta metastasi politica, intellettuale e culturale.

    (*) giugno 2022  https://www.ilpattosociale.it/attualita/fiscal-drag/

  • Extra profitti e credibilità istituzionale

    Da troppi anni  l’Italia registra una costante diminuzione di attrattività degli investimenti esteri anche a causa della mancanza di una reale certezza del diritto soprattutto in materia fiscale.

    Il primo ad inaugurare la retroattività di una norma fiscale fu il governo Prodi con il ministro Visco i quali hanno contestualmente inserito, nella valutazione di un investimento effettuata da un operatore estero, il parametro della totale incertezza relativa al quadro normativo fiscale nel nostro Paese.

    La  valutazione, tanto della opportunità quanto del raggiungimento di una redditività dell’investimento, viene determinata anche attraverso la certezza del quadro normativo fiscale che contribuisce ad individuare il tempo necessario per il raggiungimento del  Roe (Return on  Equity). Assicurare la certezza normativa diventa, di conseguenza, un  fattore privilegiante quel paese che si dimostri in grado di confermarla, indipendentemente anche dai diversi contesti di congiunture nazionali ed internazionali.

    La crisi energetica, ma soprattutto l’esplosione dei costi successivi alla pandemia e alla guerra (*), dipende anche dalla finanziarizzazione del trading energetico e si manifesta come l’ennesima cristallina espressione di una cultura economico finanziaria  finalizzata alla moltiplicazione di occasioni per inopportune intermediazioni di natura finanziaria.

    La  pandemia prima ed ora la guerra in Ucraina in altre parole hanno messo a nudo tutta una serie di inefficienze strategiche ed operative del sistema  del training energetico.

    La medesima classe politica e burocratica, responsabili di tale situazione, cercano di uscirne inserendo la tassazione degli extra profitti di queste aziende monopoliste passate da statali a capitale privato, e conseguentemente azzerando ancora una volta il principio della non retroattività di una norma fiscale. Pur concedendo la mancata capacità di valutazione dell’effetto devastante per la credibilità di un paese agli occhi degli investitori con l’introduzione di una norma fiscale retroattiva, andrebbe ricordato come gli  investimenti, specialmente se esteri, rappresentino uno dei fattori di  maggiore  sviluppo economico.

    Andrebbe ricordato infatti come all’interno della classifica dei paesi maggiormente attrattori di investimenti esteri l’Italia risulti al 19º posto rispetto alla Germania che occupa la prima posizione.

    Anche per questa maggiore attrattività l’economia tedesca è stata in grado di aumentare negli ultimi trent’anni il reddito disponibile del+34,7% rispetto alla diminuzione italiana del -3,7%.

    All’interno di questo complesso quadro economico emerge evidente da parte del governo italiano, come della stessa unione europea, la volontà di non utilizzare la leva fiscale per ridurre l’impatto di questa devastante crisi energetica la quale mette a rischio un quinto del sistema produttivo italiano.

    In altre parole si preferisce venir meno ad un principio liberale come la retroattività di una norma, e in più disincentivante nei confronti degli investimenti esteri, pur di mantenere un impianto fiscale che possa assicurare le risorse finanziarie e, di conseguenza, il potere alla classe politica.

    (*) Il 23 febbraio 2022 la quotazione del gas segnava già +537%

  • La tassa di successione

    All’interno di un momento storico estremamente difficile per il terribile combinato tra gli effetti della pandemia e la conseguente crisi economica l’obiettivo di tutti i partiti e dei loro dirigenti dovrebbe essere quello di mantenere un basso profilo al fine di centrare gli obiettivi strategici individuati dalla coalizione di governo nella quale gli stessi esprimono ministri e sottosegretari delle medesime rappresentanze politiche.

    E invece si continuano a a proporre, soprattutto in ambito fiscale, soluzioni “miracolose” come la flat tax oppure l’introduzione di una tassa di successione.

    In più adesso si assiste al conio di una nuova “pezza fiscale” a supporto della “tassa di successione” con l’obiettivo di tacitare le innumerevoli critiche, senza ovviamente considerare il contesto del sistema fiscale nazionale. Giova infatti ricordare a queste brillanti menti delle nuove fiscalità come il Total Tax rate italiano sia del 64,7%, 6 punti superiore a quello francese, per cui aumentare anche solo di 1 euro la tassazione rappresenterebbe una follia, specialmente in questo periodo. Quindi, se veramente si volesse creare una dote per i diciottenni (*), invece di cercare una facile visibilità mediatica, si ridurrebbe precedentemente la tassazione complessiva e solo successivamente si aumenterebbe quella relativa alle successioni.

    La disonestà intellettuale spinge questa parte dello schieramento politico favorevole ad un aumento della tassa di successione persino ad una eventuale esclusione degli asset aziendali da questa tassazione, riducendo la base imponibile dei beni soggetti alla tassa di successione automaticamente per mantenere il flusso finanziario andrebbero aumentate le aliquote per i beni residuali.

    Ancora una volta la smania di visibilità unita ad un desiderio di affermare la propria esistenza in vita dimostrano, senza alcuna ombra di dubbio, l’incompetenza complessiva in campo fiscale ed economico di chi non è in grado neppure di rendersi conto degli effetti delle proprie affermazioni.

    A questo va anche aggiunta una breve analisi storica relativa alla gestione strategica ed operativa del sistema fiscale italiano. Va ricordato, infatti, come neppure le tasse di scopo inserite durante un periodo di guerra per finanziare le spese belliche aggiuntive (Abissinia o Bosnia) hanno mai garantito il raggiungimento dell’obiettivo per il quale fossero nate. Tantomeno, poi, una volta esaurita la motivazione originale sono state mai cancellate. Tutte, invece, risultano finite nel calderone del monte tasse con il raggiungimento del triste primato del nostro Paese di un Total Tax rate al 64,7%.

    La storia fiscale del nostro Paese conferma infatti come tutte le “tasse di scopo” (chi ricorda la carbon tax voluta da Bertinotti??) vengano utilizzate per altri fini, anche molto lontani dalla motivazione originaria. E’ logico pensare che anche questa ridicola “patrimoniale” o “dote per i diciottenni” seguirà la medesima sorte.

    Questa perseveranza, anche dopo essere già stata smentita e ridicolizzata dallo stesso Presidente del Consiglio dimostra solo un tentativo di smarcarsi per ottenere una nuova visibilità oltre che una ulteriore forma di mancanza di rispetto istituzionale nei confronti del Presidente del Consiglio.

    In questo complesso momento storico il silenzio e solo il silenzio sarebbe indicato come comportamento adeguato per tutti i rappresentati dei partiti che compongono la maggioranza (https://www.ilpattosociale.it/politica/il-silenzio-rappresenta-lunica-forma-di-comunicazione/), perché è evidente come chiunque metta in dubbio con la propria attività politica la tenuta di questa maggioranza nata dall’incompetenza dei governi precedenti sarà il responsabile del disastro economico e finanziario prossimo futuro del nostro Paese.

    (*) Ovviamente i brillanti sostenitori di questa manovra fiscale non prendono in alcune considerazione l’esodo biblico di 120mila giovani diplomati e laureati che ogni anno lasciano il nostro Paese, determinando un impoverimento del nostro sistema economico e la conseguente diminuzione della natalità.

  • La propaganda: la vera fake news

    Cosa rappresenta la propaganda ma soprattutto quali sono i reali motivi per i quali questa viene utilizzata?

    La propaganda nasce dalla volontà unita alla capacità di mistificare un concetto per i propri miseri fini politici, ideologici, elettorali o semplicemente propagandistici appunto. Questa strategia quindi rappresenta l’anello più basso e più volgare, come di minor spessore culturale, nell’ambito della comunicazione, in questo caso politica.

    L’ultima idea nata e partorita dalle menti elevate del PD (che supporta questo governo) è quella di un prelievo fiscale di “contribuzione contro  il covid 19”  per i redditi superiori a 80.000 euro. Un’iniziativa che aveva già “coniato brillantemente” il massimo esponente dell’intelligentia accademica Mario Monti durante il proprio governo e che venne giudicata illegittima in quanto contraria al principio di uguaglianza dalla Cassazione. Ora la classe dirigente del PD propone il medesimo principio che subirà la medesima sorte e del quale per carità umana  nei confronti di chi l’ha proposta si evita di esprimere giudizi.

    In ultima analisi quindi la propaganda utilizzata dagli apparati politici rappresenta uno strumento infernale finalizzato a “muovere lo stagno per dimostrare di saper nuotare quando invece  si affogherebbe anche in una pozzanghera”. Come aggravante, peraltro legata all’ignoranza più estrema della classe dirigente del PD, i contribuenti italiani oltre 80.000 euro rappresentano circa 1,4% dei contribuenti totali rendendo così ridicoli, come i proponenti, i rientri finanziari.

    Quindi la propaganda rappresenta l’espressione di una disonestà intellettuale la quale utilizza a proprio uso e consumo l’interpretazione soggettiva. Contemporaneamente viene utilizzata anche per mistificare le capacità culturali e politiche di chi la utilizza con il solo fine di nascondere la propria inettitudine strutturale legata ad un’ideologia massimalista per la quale i cittadini rappresentano solo ed esclusivamente dei sudditi fiscali ed economici.

    “Non è sufficiente agitare l’acqua per dimostrare di saper nuotare”.

Pulsante per tornare all'inizio