Teatro

  • Va in scena “Il Teatro di Sacra Famiglia”

    Ritorna “Il Teatro di Sacra Famiglia” con una nuova stagione 2018-2019 ricca di spettacoli per tutti i gusti, adatti ad adulti e bambini.

    Un punto di riferimento e un appuntamento immancabile tra le numerose proposte di Sacra Famiglia rivolte al territorio e a suoi stessi ospiti. La nuova rassegna avrà in programma 11 spettacoli, dal 16 novembre 2018 al 3 maggio 2019, che, con una cadenza quasi mensile, offriranno al pubblico serate all’insegna della comicità e del buon teatro. Un cartellone che nasce sotto la direzione artistica di Claudio Batta, comico milanese, già conosciuto e apprezzato in particolare per il personaggio Capocenere “l’enigmista” di Zelig, e che vedrà la partecipazione di altri colleghi, attori comici noti al grande pubblico. Solo per fare alcuni nomi: Max Pisu, che il 16 novembre sarà protagonista di un Recital sulla quotidianità riletta in chiave surreale e divertente, tra teatro e raffinato cabaret, Rita Pelusio che in EVA DIARIO DI UNA COSTOLA, ispirato al diario di Eva di Mark Twain, darà vita ad una figura ribelle che si affaccia al mondo con uno sguardo ancora puro, Leonardo Manera in Spettacolo Seminuovo, un viaggio tra poesia e comicità attraverso i suoi personaggi più famosi e molti altri.

    Nel ricco programma, tra spettacoli comici e commedie brillanti, sono da segnalare in particolare due appuntamenti dedicati alla musica e al teatro impegnato: Concerto jazz, che darà l’avvio alle festività natalizie e lo spettacolo di prosa, Delirio a Due, un’opera minore di Eugène Ionesco, massimo esponente del Teatro dell’Assurdo, dedicata in particolare ai ragazzi che chiuderà la stagione teatrale.

    Per maggiori informazioni e per il programma completo: http://www.sacrafamiglia.org/teatro-sacra-famiglia/

  • Il tempo è dei farabutti ma….

    Il teatro resiste come un divino anacronismo

    Orson Welles

    La scorsa settimana in Albania è stata resa pubblicamente nota la decisione di passare in Parlamento una legge speciale, solo con i voti della maggioranza governativa. Legge che permetterebbe l’attuazione di un progetto di speculazione edilizia in pieno centro a Tirana. Si tratterebbe di un’idea fissa dell’attuale primo ministro, espressa pubblicamente e tentata da quanto lui era ministro della Cultura, nel 1998 e in seguito, ma sempre contestata e bloccata. Adesso, da primo ministro, ci sta provando di nuovo, con più arroganza e determinazione.

    Si tratta di un progetto che prevede la demolizione del Teatro Nazionale e dell’appropriazione illecita dell’area pubblica circostante, per poi costruire alcune altissime torri di cemento armato in pienissimo centro della capitale.Siamo davanti, perciò, ad un affare speculativo edilizio che comporterebbe profitti finanziari elevatissimi. Le cattive lingue parlano di riciclaggio di denaro sporco proveniente dai traffici illeciti, aumentati paurosamente in questi ultimi anni. E forse le cattive lingue possono aver ragione, come è accaduto spesso ultimamente in Albania. Lo confermerebbero anche diversi e autorevoli rapporti di altrettante istituzioni specializzate internazionali, che elencano l’Albania tra i primi Paesi nel mondo per riciclaggio del denaro sporco. Lo rivelava anche un’indagine della nota agenzia Euronews nel dicembre scorso, dalla qualle risultava che l’Albania era al primo posto in Europa!

    Tornando al sopracitato progetto, dopo i precedenti fallimenti per attuare la sua diabolica idea, questa volta il primo ministro ha scelto un altro percorso. Per essere sicuro nella sua impresa e scavalcare i tanti palesi e insormontabili ostacoli legali, lui ha trovato la soluzione della legge speciale. Proprio di quel tipo di leggi che, come prevede la Costituzione, si adoperano soltanto in casi eccezionali, come conflitti armati, invasioni e altre determinate e previste emergenze. L’Albania non è in guerra con nessun altro Paese. Avrebbe dovuto, invece, dichiarare guerra a tanti mali interni che lo stanno divorando. Ma non lo ha fatto, anzi! In Albania non si sta affrontando alcuna emergenza, dovuta a cause naturali e/o di altro genere. Si stanno evidenziando però e purtoppo, da alcuni anni, altri tipi di emergenze e nessuno sta muovendo un dito per arginarle. Si tratta della diffusione capilare della corruzione, della paurosa crescita delle attività della criminalità organizzata, del continuo impoverimento reale della popolazione, del problematico aumento del numero dei richiedenti asilo all’estero ecc. In una simile e grave situazione, si propone però una legge speciale per la demolizione del Teatro Nazionale e per passare tutta l’area ad un privato prescelto dal primo ministro per costruire dei grattacieli in pieno centro della capitale. I guadagni, secondo i calcoli resi pubblici dagli specialisti, sarebbero enormi. Molti giuristi e opinionisti sono convinti che si tratta di una proposta di legge del tutto anticostituzionale, totalmente clientelistica e corruttiva. In più, una simile proposta potrebbe rappresentare un pericolosissimo precedente. Anche perché l’approvazione in tutta fretta e l’uso delle leggi speciali, nell’attuale realtà albanese significano semplicemente legalizzare, cioè tutelare legalmente, la galoppante e capillare corruzione governativa, ormai ben nota anche internazionalmente. In questo modo si garantisce l’incolumità penale di tutti coloro che, d’ora in poi, si possono appropriare ingiustamente e clientelisticamente delle proprietà pubbliche, sormontando ogni precedente ostacolo costituzionale e legale.

    Di fronte ad una simile ed allarmante situazione, i primi a reagire sono stati i diretti interessati, cioè gli artisti. Tutto iniziò quattro mesi fa, quando è stata resa pubblica la diabolica intenzione di demolire il Teatro Nazionale. Allora non si sapeva ancora tutto ciò che si sa adesso. Ma quello bastava e avanzava per avviare una nuova e legitima battaglia. La battaglia tra gli artisti e il primo ministro pittore, affiancato, come facciata, dai suoi sottomessi sostenitori; il ministro della cultura, il sindaco della capitale e altri “crumiri” dalla comunità artistica. Infatti questa battaglia è, in sintesi, parte integrante della vera battaglia, che si sta svolgendo dal 2013 in Albania, e cioè la sacrosanta battaglia per la difesa della democrazia e dello Stato legale, contro la corruzione e la criminalità organizzata.

    La misera scusa del primo ministro e dei suoi ubbedienti sostenitori pubblici è la mancanza dei fondi pubblici per finanziare la ricostruzione dell’edificio del Teatro Nazionale. Misera e ridicola scusa, perché durante questi ultimi anni sono stati ricostruiti molti edifici pubblici, anche se, spesso, non si presentava il bisogno. Ci è voluto, però, poco tempo per evidenziare che si trattava semplicemente di una grande speculazione edilizia e finanziaria, mai trasparente e con molti ben fondati sospetti di abusi finanziari con il denaro pubblico. Sono stati buttati in aria milioni per decorazioni, palme esotiche comprese, marcite poco dopo essere state piantate. Ma non sono stati mai trovati, volutamente, dei modesti finanziamenti pubblici, per ricostruire l’edificio del Teatro Nazionale. E neanche per costruire delle nuove sale, perché ormai Tirana ha bisogno non di uno, ma di diversi teatri, sparsi in diversi luoghi della capitale.

    Bisogna sottolineare che il Teatro Nazionale non è semplicemente un edificio e basta. Il Teatro Nazionale rappresenta la storia della nascita e dell’evoluzione di tutte le arti sceniche in Albania. Quell’edificio, progettato da noti architetti italiani a fine anni ’30 del secolo passato, dal 1945 in poi è stata la culla di tutte le scuole artistiche albanesi. Lì hanno debuttato l’orchestra filarmonica, il circo e il teatrino delle marionette. Il Teatro rappresenta, però, anche un importante aspetto umano, spirituale ed emozionale, non solo per gli attori e altri che hanno lavorato lì, ma per tante altre persone di diverse generazioni. Il Teatro è parte integrante della storia della capitale, dichiarata come tale soltanto nel 1920. Perciò abbattendo quell’edificio, si abbattono, si distrugono e si perdono per sempre tutti questi valori. Semplicemente per far guadagnare miliardi ad alcunti farabutti.

    Da venerdì scorso, gli artisti, appoggiati da cittadini consapevoli, si radunano ogni sera per protestare contro il progetto del primo ministro, che mira alla demolizione del Teatro Nazionale e alla costruzione, al suo posto, di mostri di cemento armato in pieno centro della capitale.

    Chi scrive queste righe è convinto che anche la scelta del tempo non è stata casuale. Il campionato mondiale di calcio attira l’attenzione del pubblico. L’estate è alle porte, ma soprattutto con la sopracitata legge speciale non si può contestare più presso la Corte Costituzionale, perché da qualche settimana è incapace di deliberare. Il primo ministro ha ormai le mani libere per realizzare il suo diabolico piano.

    Nel frattempo vibrano in aria, fanno riflettere ed emozionano le parole di uno tra i più noti attori albanesi viventi, durante uno dei raduni di protesta pacifica degli artisti. “Il tempo è dei farabutti, ma l’Albania è degli albanesi!”.

  • Con ‘Lettre à la Poule’ si inaugura la IX Edizione Premio Internazionale “Teatro Nudo” di Teresa Pomodoro

    >Con la pièce teatral-musicale “Lettre à la Poule” del Djungalo Teatro si inaugura la IX Edizione del Premio Internazionale “Teatro Nudo” di Teresa Pomodoro, promosso dallo Spazio Teatro NO’HMA Teresa Pomodoro e dal Comune di Milano sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con l’adesione del Ministero degli Affari Esteri. L’appuntamento è per mercoledì 22 e giovedì 23 novembre alle ore 21.00.

    “Lettre à la Poule”, scritto da Marcel Hognon che porta in scena l’intera famiglia formata dal padre Marcel, dalla madre Anastassia e dai figli Alexis e Tatiana, è un racconto musicale teatralizzato coinvolgente, surreale e divertente costruito su tre storie parallele, più che mai espressione di un teatro che da sempre si caratterizza per la vivacità, l’interazione con il pubblico, la semplicità e l’autenticità dei racconti e delle messe in scena.
    Il teatro della famiglia Hognon, che perpetua la tradizione dei racconti in forma orale dei gitani saltimbanchi e che per la prima volta arriva in Italia, afferma l’esistenza di un’identità culturale che si affida esclusivamente alla memoria, fil rouge fra il presente e l’eredità del passato, costruita senza testi e senza scrittura, ma non per questo priva di una identità territoriale. Le creazioni musicali che accompagnano gli spettacoli della famiglia Hognon – con chitarra, volino, clarinetto e tamburello – sono composizioni originali di melodie gitane, ricche di variazioni ritmiche e cromatiche, non ispirate ad alcun modello.
    La compagnia del Djungalo Teatro è formato dall’intera famiglia Hognon, fra le più antiche (Alsazia 1590) e importanti famiglie gitane appartenente all’etnia europea dei Sinti: il padre Marcel, Louis, Jean Hognon (Saintes, Francia, 1959), attore, pittore, scultore, musicista (chitarra); la madre Anastassia Hognon (Karitsa,Grecia,1970), attrice, musicista (tamburello), costumista; il figlio Alexis, Louis, Dimitri Hognon (St Michel d’Entraigue, Francia, 1998), attore e musicista (violino); infine la figlia Tatiana, Annie, Sotiria Hognon (St Michel d’Entraigue, Francia, 2002) attrice e musicista (clarinetto).

    La IX edizione del Premio “Teatro Nudo” di Teresa Pomodoro è composta da 12 appuntamenti tra novembre 2017 e giugno 2018: Indonesia, Giappone, Iran, Russia, India, Irlanda, Aquitania (Francia) e Perù, sono solo alcuni dei paesi che parteciperanno. I dodici spettacoli sono stati selezionati infatti tra ben oltre 50 le candidature di compagnie internazionali di teatro e danza arrivate da tutto il mondo. Chiaro segnale questo che il Premio “Teatro Nudo” di Teresa Pomodoro che di anno in anno diviene sempre più internazionale. Da sempre infatti il Premio Internazionale “Teatro Nudo” di Teresa Pomodoro porta sul palcoscenico quanto di più vivace e innovativo propone la drammaturgia nazionale e internazionale, affrontando tematiche normalmente escluse dalla scena che danno voce all’emarginazione, al degrado, alle periferie, alle estraneità tra gli individui.

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