Tecnologia

  • Mentre si discute di regole comuni l’intelligenza artificiale prende sempre più potere sulla nostra vita

    Da molti anni nel mondo occidentale, grazie alla libertà, c’è sovrabbondanza di informazioni ma, grazie alla mancanza di controlli, per verificare che le regole siano rispettate, c’è anche sovrabbondanza di notizie fasulle e di disinformazione.

    L’arrivo dell’intelligenza artificiale, messa di fatto alla portata di tutti senza avere prima stabilito come usarla senza procurare ulteriori danni, sta portando sempre più, per larghe fasce di cittadini, a partire dagli Stati Uniti, alla scomparsa della verità, della stessa realtà.

    Con l’intelligenza artificiale si creano mondi che non esistono, teorie complottiste basate su fantasie tradotte in realtà da una documentazione visiva creata artificialmente.

    Troppe persone ormai vivono in un mondo parallelo, avulse da ciò che effettivamente accade e chi cerca di difendersi non sa a chi credere, non sa se l’articolo che sta leggendo è stato scritto da un giornalista o dall’intelligenza artificiale, non sa come potrebbe cambiare la sua vita se potenze straniere ostili cominciassero a entrare, subdolamente, in casa sua instillando, giorno per giorno, una verità diversa, artefatta, creata per confondere il reale e poi annientarlo.

    Dall’Unione Europea e da molti governi si cerca di trovare una soluzione, delle regole comuni ma, come sempre, si è partiti tardi, molto tardi e mentre si esamina e si discute l’Intelligenza artificiale prende sempre più spazio e potere nella nostra vita e sulla nostra vita.

  • La Commissione infligge ad Apple una multa di oltre 1,8 miliardi di euro per le norme abusive applicate dall’App store nei confronti dei fornitori di streaming musicale

    La Commissione europea ha multato Apple per oltre 1,8 miliardi di euro per aver abusato della propria posizione dominante sul mercato ai fini della distribuzione agli utenti iPhone e iPad (“utenti iOS”) di applicazioni di streaming musicale sul suo App store. In particolare, la Commissione ha constatato che Apple applicava restrizioni agli sviluppatori di app, impedendo loro di informare gli utenti iOS in merito alla disponibilità di servizi alternativi di abbonamento musicale meno costosi rispetto all’applicazione (“disposizioni anti-steering“): ciò è illegale ai sensi delle norme antitrust dell’UE.

    La decisione giunge alla conclusione che le disposizioni anti-steering di Apple costituiscono condizioni commerciali sleali che violano il trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE). Tali disposizioni non sono né proporzionate né necessarie alla tutela degli interessi commerciali di Apple in relazione all’App Store sui dispositivi smart mobili di Apple e incidono negativamente sugli interessi degli utenti iOS, impossibilitati a prendere decisioni consapevoli ed efficaci su dove e come acquistare abbonamenti musicali in streaming da utilizzare sul proprio dispositivo.

    La Commissione ha deliberato che l’importo totale della multa, pari a oltre 1,8 miliardi di euro, è proporzionato alle entrate globali di Apple ed è necessario per ottenere un effetto dissuasivo, intimando ad Apple di eliminare le disposizioni anti-steering e di astenersi dal ripetere l’infrazione o dall’adottare in futuro pratiche dall’oggetto o effetto equivalente.

  • L’intelligenza artificiale rende obsoleti 34mila lavoratori negli Usa

    Sostituendosi a circa 34mila lavoratori nel primo mese del 2024, l’intelligenza artificiale ripropone per l’ennesima volta il dibattito tra i luddisti, che contrastano lo sviluppo tecnologico in nome della tutela dei posti di lavoro, e chi invece pensa che dalla ruota in poi l’uomo si è liberato della fatica e ha potuto dedicarsi ad altri lavori proprio grazie allo sviluppo tecnologico.

    Fatto sta che secondo i dati di Layoffs.fyi, che tiene traccia dei licenziamenti nel settore, 138 aziende tecnologiche, tra cui Microsoft, Snap, eBay e PayPal, hanno licenziato personale perché superfluo vista la possibilità di far svolgere le stesse mansioni ad apparecchiature tecnologiche. Secondo gli analisti, l’ultima ondata di licenziamenti dimostra che le aziende stanno rimodulando le proprie risorse per investire in nuove aree come l’IA generativa, ovvero quel ramo dell’intelligenza artificiale che si prefigge di creare sistemi informatici in grado di generare autonomamente immagini, suoni e altro ancora, mostrando al contempo agli azionisti una continua attenzione alla disciplina dei costi.

    “Le perdite di quest’anno sono apparse più strategiche che stagionali: il 2022 e il 2023 hanno visto il “ridimensionamento” della forza lavoro dopo la pandemia, ma i tagli nel 2024 sono stati accompagnati da “assunzioni attive”, ha spiegato Daniel Keum, professore associato di management alla Columbia Business School, al Financial Times, specificando che le aziende stanno rivalutando le aree prioritarie di investimento e tagliando le posizioni nelle divisioni costose ma non essenziali, come la piattaforma di streaming video Twitch di Amazon, che quest’anno ha perso centinaia di posti di lavoro. “Chiunque lavori nel settore tecnologico o dei videogiochi in questo momento è in qualche modo preoccupato per i licenziamenti, per se stesso o per qualcuno che conosce”, ha dichiarato Autumn Mitchell, tester del controllo qualità presso la filiale di Microsoft ZeniMax. “Vedi un’azienda che annuncia dei licenziamenti e pensi: “Ecco, a chi toccherà la prossima settimana?””.

    Ma questo potrebbe essere solo l’inizio. Secondo Brent Thill, analista di Jefferies, le aziende tecnologiche stanno valutato la loro forza lavoro, alla ricerca di un’organizzazione più snella “I licenziamenti continueranno e potrebbero peggiorare. È diventato contagioso”. “Abbiamo bisogno di diventare più efficienti. Ciò significherà modificare le priorità finora esistenti, investendo allo stesso tempo in alcuni rami nuovi”, ha dichiarato questo mese Daniel Ek, amministratore delegato di Spotify. Meta –  che ha tagliato più di 20.000 posti di lavoro dalla fine del 2022  in seguito alle lamentele degli investitori sui miliardi di dollari destinati alla costruzione di un “metaverso” – ha dichiarato questo mese che le aggiunte nette di personale per l’anno in corso saranno “minime”, anche se effettuerà “investimenti significativi” nell’IA generativa.

    La società di software SAP ha invece presentato a gennaio una “trasformazione aziendale” che prevede la soppressione di circa 8.000 posti di lavoro, in quanto l’azienda si concentrerà maggiormente sull’IA. L’azienda ha dichiarato che alla fine del 2024 il personale sarà “simile ai livelli attuali”. Diverso il caso della società di photo-messaging Snap che, mentre lotta per riprendersi dal crollo della pubblicità digitale, ha annunciato di voler tagliare un decimo della sua forza lavoro globale. In quest’ultimo caso, ha detto Keum, si tratta della risposta a una “crisi esistenziale”, ovvero che riguarda la possibilità che la società esista ancora nei prossimi anni. “Si tratta di un tipo di licenziamenti molto diverso” ha concluso rispetto agli annunci di di Amazon, Meta, Google.

  • La politica assente davanti ai disagi di cittadini e imprese per la continua chiusura di sportelli bancari

    Aumentano le preoccupazioni degli utenti, privati od imprese, per la inesorabile, continua chiusura degli sportelli bancari, come aveva già avevamo scritto sul Patto Sociale in un articolo del 21 gennaio 2024.

    Anche Wall Street Italia si è occupato del problema segnalando che il 41% dei comuni italiani è rimasto privo di una presenza bancaria, secondo l’analisi della Fondazione Fiba di First CISL, con un evidente danno anche per le 225 mila imprese che risiedono in quei comuni privi di sportello.

    Sempre secondo l’analisi e la ricerca di Fiba nel 2023 gli sportelli chiusi sono stati 826 a fronte dei 677 dell’anno precedente, dimostrazione evidente che le banche più grandi, o quelle che comunque non sono veramente legate ai legittimi interessi del territorio dove sono nate, continuano a chiudere sportelli, licenziare dipendenti, negare ai clienti quei servizi che gli stessi pagano profumatamente per il loro conto corrente.

    Le previsioni per il 2024 fanno temere un ulteriore accelerazione con altre chiusure, visti i piani d’impresa di molti istituti di credito.

    La cosiddetta desertificazione bancaria non avviene solo nei comuni minori, come abbiamo già scritto,ma anche nelle grandi città dove, ad esempio, l’UniCredit ha eliminato dalle agenzie gli sportelli per le operazioni di prelievo, deposito etc. lasciando solo le casse automatiche. Diversa è invece l’attenzione di quelle banche, come la Banca di Piacenza, che hanno rifiutato gli accorpamenti e, pur aprendo nuove filiali anche in grandi città, rimangono legate al territorio dove sono nate garantendo la presenza di loro agenzie anche nei  piccoli comuni.

    Non ci si giustifichi la chiusura di tante filiali con la possibilità di avere conti on line, il modo di gestire il proprio conto deve essere una libera scelta e non un obbligo e non sempre l’on line offre la garanzia ed il servizio necessari, specie alle persone più anziane o meno informatizzate. La diffusione del digitale non può consentire alle banche, per migliorare i propri utili e quelli degli azionisti, di chiudere sportelli per tagliare i loro costi, negando servizi e creando problemi sia ai privati che alle imprese, per altro soltanto il 50% degli utenti usa l’internet banking.

    Siamo stupiti dall’assenza della politica su questo problema che aumenta non solo il disagio ma anche i rischi per molte persone costrette ad utilizzare, per lunghe distanze, la macchina o i mezzi pubblici per poter raggiungere uno sportello bancario con un funzionario in carne ed ossa.

    Mentre in Italia chiudono sportelli e filiali ben diversa è l’impostazione negli Stati Uniti dove si agisce all’opposto aprendo nuove agenzie per rendere più vicina la banca ai cittadini rendendo così non solo un servizio alla collettività ma anche ai propri bilanci.

  • Arrivano le archiviazioni giudiziarie telematiche. E tra le toghe c’è chi sbuffa

    Circa il 70% dei procedimenti penali termina con l’archiviazione in fase d’indagine ma l’informatizzazione dei servizi giudiziari introdotta per legge (e già in larga parte rinviata al futuro, con l’eccezione delle archiviazioni) fatica ad entrare a regime. Dall’1 gennaio tutto è cambiato, il magistrato non può più disporre l’archiviazione firmando carte ma deve accedere ad “App” autenticandosi, indicare l’ufficio di appartenenza, inserire gli estremi del fascicolo, cliccare su “redigi atto” e su “archiviazione”, poi va scelta da un menù la motivazione. Per procedere a questo punto, però, bisogna giustificare ad “App” il motivo e il problema è che si deve scegliere tra una delle opzioni standard (ad esempio “Modello incompleto”) oppure procedere per una “descrizione libera”. Il tutto moltiplicato per centinaia e centinaia di fascicoli l’anno.

    Tutto questo è visto come una fatica insopportabile e una perdita di tempo da parte del ceto togato, che ha trovato ne Il Fatto Quotidiano il portavoce delle proprie frustrazioni. “Prima riuscivo ad archiviare un fascicolo in meno di dieci minuti, ora ci vogliono almeno due ore” ha lamentato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri all’inaugurazione dell’anno giudiziario. “Stamattina nel mio ufficio il sistema è bloccato e non consente l’accesso, e in questi giorni siamo riusciti a inviare non più di tre o quattro richieste. Prima ci ribelliamo, segnalando con fermezza che “App” è radicalmente inadatto a gestire le indagini preliminari, e meglio è”, è quanto ha scritto ai colleghi – come riporta il medesimo quotidiano – il procuratore di Ascoli Umberto Monti. Il Fatto Quotidiano sottolinea che il Guardasigilli Carlo Nordio è al centro di numerosi strali di ex colleghi: “Le ricadute sugli assetti degli uffici saranno devastanti. Naturalmente il ministro, che per questo disastro dovrebbe dimettersi, non si assumerà la responsabilità”, pronostica in chat un gip del Sud. Qualcuno cede allo sconforto: “La sensazione di non essere più un magistrato, ma un funzionario che “flagga” caselle, è fortissima”, racconta in mailing list un pm siciliano. “Confesso di aver provato anche un senso di inutilità quando, dopo la terza volta che non si riusciva a copiare sul modello il testo della richiesta di archiviazione, ho abdicato e salvato le due righe del modello dandola vinta al sistema. Per la prima volta mi sono trovato a subire un vero e proprio condizionamento nel modo in cui ho esercitato la giurisdizione”. Una situazione che crea effetti paradossali: “Chiedere il rinvio a giudizio è diventato più semplice che archiviare“, scherza (ma non troppo) un giovane sostituto. Non male, per il ministro più garantista di sempre.

    Di control, le statistiche sugli errori giudiziari attestano che dal 1991 al 2022 la magistratura non solo non ha archiviato ma ha pure condannato 222 persone che non andavano processate. Il risarcimento dovuto per questi casi è stato di oltre 86 milioni di euro per tutti i 222 casi (solo nel 2022 gli errori giudiziari sono stati 8, e hanno comportato risarcimenti per 9 milioni e 951mila euro). Parallelamente, i casi di ingiusta detenzione – quando vi era sì motivo di processare una persona ma non di privarla della libertà nelle more del processo – sono stati oltre 30mila dal 1992 al 2022 (mediamente per 985 per anno) e hanno comportato indennizzi per oltre 846 milioni di euro (nel 2022 i casi di ingiusta detenzione sono stati 539, gli indennizzi corrisposti sono stati pari a 27,4 milioni di euro).

  • Sui ritardi per la consegna dei passaporti Cristiana Muscardini scrive al Ministro Piantedosi: “Necessarie decisioni più tempestive per risolvere i problemi dei cittadini”

    Dott. Matteo Piantedosi

    Ministro dell’Interno

    Piazza del Viminale, 1

    00184 Roma

    Milano, 1 febbraio 2024

    LETTERA APERTA 

    Egregio Ministro, 

    i giornali hanno riportato che, rispondendo in aula alle osservazioni e contestazioni sugli incredibili ritardi per la consegna dei passaporti ai cittadini italiani, Lei abbia sostenuto che tali ritardi sono dovuti 1) all’aumento esponenziale, dopo la pandemia e la Brexit, delle richieste di passaporti, 2) ai molti ritardi dei comuni nel rilasciare la carta di identità.

    Mi permetto, ci permettiamo, rispettosamente di osservare a) era presumibile che dopo la pandemia e la Brexit ci sarebbe stato un aumento di richieste, anche per i passaporti scaduti durante il lockdown, b) se i comuni non forniscono in tempi brevi le carte di identità il governo dovrebbe occuparsene in quanto è un documento non solo per l’identificazione ma anche per recarsi in alcuni Paesi all’estero. Il ritardo di un ente non giustifica i ritardi di un altro ente.

    In sintesi: se vi è stato un aumento di richieste, ormai consolidato da tempo, si sarebbe dovuto provvedere ad un aumento di organico (la maggior parte degli addetti ai passaporti è personale civile) e a modificare, in modo da renderlo finalmente funzionante, il sistema di prenotazione on line.

    La prenotazione on line non funziona da diversi mesi, come testimoniano le molte lettere di contestazioni, inviate dagli utenti e pubblicate dai giornali, e le stesse ammissioni del personale preposto al rilascio dei passaporti. E’ impossibile, al 99%, riuscire a prenotarsi sul sito, in qualunque ora del giorno!

    Informatizzare senza rendere funzionante il sistema informatico è un aggravio dei disguidi sia per i cittadini che per il personale che si trova ad affrontare, nelle questure, persone inferocite costrette a ricorre alla presentazione di un biglietto di viaggio per ottenere finalmente il passaporto.

    Il non funzionamento, da tempo, del sistema informatico e la carenza di organico sono problemi che Lei ministro può risolvere in tempi brevi, per rendere più efficiente un servizio che, al momento, è inferiore a quello di diversi paesi meno sviluppati.

    Nella speranza che questa mia segnalazione, a seguito delle molte altre che immagino le siano pervenute, possa portare a decisioni più tempestive, per risolvere i problemi dei cittadini e del personale addetto al rilascio dei passaporti, ai quali va comunque il ringraziamento per l’attività svolta in una situazione caotica e difficile, La saluto molto cordialmente,

    Cristiana Muscardini

  • Non cadere nel tombino

    In Italia in 30 anni ci sono stati 30.000 errori giudiziari che hanno portato ingiustamente in carcere, per mesi, per anni, per decenni persone innocenti privandole di una parte, a volte considerevole, della loro vita con tutto quanto ne consegue per le relazioni famigliari, interpersonali, per il lavoro, la vita sociale e la salute mentale.

    Questi errori hanno avuto un rilevante peso economico sia per i singoli, ingiustamente detenuti, che per lo Stato che ha dovuto, giustamente, provvedere, anche se a volte in ritardo, ai risarcimenti.

    Il Ministro della Giustizia ha dichiarato che nel 2026 si arriverà finalmente al pieno dell’organico, intanto i tribunali sono intasati, da anni, da pratiche e processi inevasi e non si sa come risolvere il problema nell’immediato.

    Il digitale corre veloce e forse un domani saremo giudicati, assolti o condannati, dall’intelligenza artificiale, Dio ce ne scampi, sta però di fatto che più gli enti pubblici sono informatizzati e meno funzionano le cose, basti pensare all’impossibilità di accedere ai siti delle questure, per prenotare l’appuntamento per il rinnovo del passaporto, o le attese di mesi per avere, Milano o Roma è indifferente, la carta d’identità.

    Nessuno sembra accorgersi dei disagi che i cittadini stanno subendo, in speciale modo i più anziani ed i meno esperti nell’informatizzazione, abbiamo una società solo per giovani mentre la maggioranza della popolazione è anziana, un problema la denatalità ma un problema anche non comprendere le difficoltà di chi non smanetta sui social.

    Siamo assolutamente favorevoli ai grandi progetti, purché si realizzino effettivamente, ma mentre si guarda alle mete più in alto sarà bene che governo ed opposizioni, nazionali, regionali e locali, guardino anche in basso dove vive e sgomita la gente comune. Inoltre guardando sempre e solo in alto si rischia di cadere in un tombino rimasto aperto.

  • Per il Fondo Monetario Internazionale l’intelligenza artificiale impatterà sul 40% dei posti di lavoro

    Quasi il 40% delle occupazioni globali potrebbe essere influenzato dall’ascesa dell’intelligenza artificiale, con i Paesi a reddito elevato più esposti ai rischi rispetto ai mercati emergenti e alle nazioni a basso reddito. E’ l’allarme lanciato dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), durante la 54esima edizione del World Economic Forum a Davos, e riportato da Wall Street Italia.

    Secondo Kristalina Georgieva, a capo del Fondo, una rivoluzione tecnologica potrebbe far ripartire la produttività, stimolare la crescita globale e aumentare i redditi in tutto il mondo ma, di contro, potrebbe portare alla sostituzione di posti di lavoro e accentuare le disuguaglianze. E a farne le spese sarebbero proprio i Paesi ad alto reddito dove, stando al rapporto dell’FMI, circa il 60% dei lavori potrebbe essere influenzato dall’intelligenza artificiale.

    L’esposizione all’AI è stata stimata al 40% nei mercati emergenti e al 26% nei Paesi a basso reddito. Con questi dati si deduce che i Paesi emergenti e a basso reddito potrebbero affrontare minori turbolenze legate all’intelligenza artificiale nel breve termine. Secondo il Fondo chi potrà beneficiare dei progressi dell’AI potrebbe vedere aumentare la produttività e retribuzione, mentre chi non potrà farlo rischierebbe di restare indietro.

  • Parte nel ferrarese il progetto Pangea per diffondere il teleriscaldamento nella pianura padana

    Il progetto Pangea per sfruttare il calore della terra (150 gradi a 5-6 km di profondità) e dotare la pianura padana di teleriscaldamento diffuso ha preso avvio in Provincia di Ferrara. Il primo pozzo marchiato Fri-El Geo è in costruzione a Ostellato, tra Ferrara e il mare e tra due anni consentirà di avere il primo impianto geotermico a media entalpia in Italia, in grado di generare 240 Mw di energia termica – quanto basta a scaldare 120mila case – e 30 Mw elettrici su appena un ettaro e mezzo di terreno.

    «Sarà il primo di altri 15 impianti. Il prossimo partirà nell’area di Milano nel 2024. Ma sono almeno 100 i siti idonei che abbiamo individuato nella Pianura Padana. Con la tecnologia geotermica potremmo eliminare il 50% delle caldaie domestiche, ridurre del 15% il consumo nazionale di gas (10 miliardi di mc in meno). Ed eliminare oltre 17 milioni di tonnellate di CO2 dall’aria inquinata del Nord Italia» ha dichiarato al Sole 24 Ore Ernst Gostner, cofondatore con i fratelli Thomas e Josef del gruppo bolzanino Fri-El Green Power (tra i principali produttori italiani di energia rinnovabile da eolico, biomassa e biogas, 623 milioni di euro di fatturato 2022 e 286 milioni di Ebitda) e presidente della newco Fri-El Geo, spiega le potenzialità inesplorate della geotermia come alternativa per la transizione green.

  • Asse Roma-Berlino-Parigi per l’intelligenza artificiale

    Mentre il mondo si affretta a regolamentare l’intelligenza artificiale e si levano voci per u nuovo ente internazionale che la regoli, Francia, Germania e Italia stanno cercando di posizionarsi in prima fila nella governance dell’Ia all’interno dell’Unione Europea

    In una riunione a Roma lo scorso autunno, ministri delle 2 nazioni hanno sottolineato l’importanza strategica dell’Ia nella politica industriale dell’Ue e l’impatto dell’Ia su forza industriale, produttività e competitività. I tre Paesi hanno concordato che per sfruttare l’intelligenza artificiale sia opportuno ridurre le tasse e semplificare le procedure così da favorire le imprese che ricorrono ad essa nonché favorire un ecosistema dinamico per le startup e le piccole e medie imprese. Hanno anche convenuto sull’utilità di collegare i centri di eccellenza nazionali attraverso un consorzio europeo dedicato all’Ia e fornire un contesto normativo che non crei ostacoli.

    A livello europeo, peraltro le sfide poste dall’intelligenza artificiale sempre lo scorso autunno sono state discusse a Londra, pervenendo a una generica dichiarazione di buoni intenti, senza valore vincolante, che prendendo spunto da Bletchey, il luogo dove Alan Turing sviluppò il primo calcolatore elettronico e dove si è svolto il summit, ha preso il nome di Dichiarazione di Bletechey. Ulteriori riflessioni sul tema a livello europeo saranno svolte in un ulteriore vertice quest’anno, a Parigi.

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