truffe

  • I dati che non sappiamo su sul reddito di cittadinanza

    Il Messaggero ed altri quotidiani hanno riportato nei giorni scorsi la notizia di diverse persone indagate, nel casertano, per aver intascato ingiustamente il reddito di cittadinanza. Si parla di 500.000 euro dei quali hanno beneficiato persone abbienti che per reddito non avevano diritto e anche pregiudicati e condannati per vari reati. Questa notizia è solo l’ultima delle diverse segnalazioni che arrivano periodicamente denunciando i troppi abusi che sono stati fatti, e che ancora ci sono, nonostante l’indefesso lavoro della Guardia di Finanza. Ancora una volta la volontà politica di non fare lavorare insieme, comparando le notizie, i vari cervelloni che raccolgono i dati di tutti gli italiani ha procurato e procura danni ingenti. Quante sono ad oggi le persone che hanno preso ingiustamente il reddito di cittadinanza? Come pensa lo Stato di poter riprendere questi soldi? Quali sanzioni sono previste? A quanto aumenta in euro e in dispendio di energia e di pratiche il danno che lo Stato, e cioè noi, ha subito? Quando saranno messi in connessione i vari dati per evitare nuove truffe?

  • Detective Stories: la truffa dei profili WhatsApp

    Natale e Capodanno si confermano periodi dell’anno particolarmente floridi per i truffatori che imbrogliano i malcapitati tramite siti esca che utilizzano per rubare i dati delle carte di credito, ma anche spedendo merce falsificata (tramite applicazioni e siti di vendita online), spacciata per originale.

    Si tratta di un ambito piuttosto vasto ma, con il Natale alle nostre spalle, a fare paura è la nuova “truffa di capodanno”. Segnalata da qualche giorno dalla polizia postale, la truffa di capodanno consiste nel furto del profilo WhatsApp di un soggetto, per poi successivamente ricadere “a catena” sugli account dei contatti presenti nella rubrica della persona truffata.

    Ma come funziona?

    Whatsapp dà la possibilità di installare la propria applicazione su nuovi dispositivi (ad esempio in caso di acquisto di un nuovo cellulare), a costo però della cancellazione del vecchio account. In parole povere, lo stesso account WhatsApp non può esistere contemporaneamente su due dispositivi.

    Per rendere ciò possibile, Whatsapp utilizza una procedura di sicurezza chiamata “autenticazione a due fattori”, quindi, cercando di installare WhatsApp sul nuovo cellulare, l’applicazione chiederà di inserire il numero di telefono al quale inviare il codice a 6 cifre necessario per “autorizzare” il nuovo dispositivo al caricamento del nostro vecchio account e di tutte le chat sul nuovo telefono, ma è proprio qui che entrano in gioco i ladri di account.

    Questi truffatori, dopo aver installato Whatsapp sul loro telefono cellulare, inseriscono il numero di cellulare della vittima, nelle impostazioni iniziali, spacciandolo per proprio. A questo punto WhatsApp invierà al numero di telefono della vittima il codice a 6 cifre necessario per l’installazione sul nuovo dispositivo.

    È quindi proprio la vittima a ricevere il codice in una prima fase, codice che i truffatori riescono ad ottenere grazie ad un astuto stratagemma, ovvero contattando la vittima via sms o WhatsApp fingendo di essere una loro conoscenza (spesso utilizzando fotografie di nostri contatti come immagine del proprio profilo per avere più  credibilità) e spiegando di avere inviato il codice per errore, chiedendo di copiarlo ed inviarlo nuovamente.

    Una volta inviato il proprio codice a 6 cifre ai truffatori, si è caduti nella loro trappola. Questi potranno attivare l’account WhatsApp della vittima sul loro dispositivo, accendendo a tutti i dati e chat personali.

    Ma non finisce qui..

    Una volta entrati in possesso dei nostri account, questi soggetti possono attuare la stessa metodologia con tutti i nostri contatti presenti in rubrica, ma questa volta potendo contare su un arma in più a loro favore. Difatti adesso potranno fingere di essere noi dal momento in cui scrivono direttamente dal “nostro profilo”, aumentando così la loro credibilità.. in parole povere i nostri contatti su whatsapp riceveranno dei messaggi direttamente dal nostro “profilo”, non lasciando molti dubbi alla veridicità della richiesta, questo spiegherebbe il perché della truffa a catena di profili WhatsApp avvenuta in questi giorni nel Bresciano.

    Questa tipologia di truffatori può agire per diversi motivi, su commissione oppure per appropriarsi di informazioni ed immagini personali delle vittime per poi chiedere un riscatto, per questo motivo è sempre bene non rispondere mai a messaggi che richiedono codici personali o dare seguito a richieste strane da parte di “amici e contatti” che richiedono denaro per situazioni di emergenza. E’ sempre meglio contattare direttamente la persona che scrive per avere una conferma e, qualora foste caduti in trappola, è bene rivolgersi alla Polizia Postale per denunciare l’accaduto.

    A meno di situazioni di truffa eclatanti, difficilmente verrà fatto qualcosa in merito alla riappropriazione del vostro profilo, o per la restituzione del vostro denaro, ma se non altro un interessamento delle forze dell’ordine competenti potrebbe far sì che altre potenziali vittime non cadano nella stessa trappola.

    Per domande e consigli di natura investigativa e/o di sicurezza, scrivetemi e vi risponderò direttamente su questa rubrica: d.castro@vigilargroup.com

  • Il teatrino della politica ed il risparmio truffato e dimenticato

    Per il risparmio tradito anche di Veneto Banca e Popolare di Vicenza tutti i governi che si sono succeduti alla guida del nostro Paese hanno sempre dichiarato la propria volontà di ristorare il danno subito dai risparmiatori. Mentre ancora si sentono le urla e le grida sguaiate di una campagna elettorale che ha visto come protagonista esponenti dal profilo culturale imbarazzante ecco come, ancora una volta, il risparmio tradito risulti ora anche dimenticato.

    Anche in questo caso una analisi dimostra come le reali intenzioni della classe di governo siano infantile e imbarazzante manifestazione di un presunto successo rivendicato dalle associazioni nate per la tutela degli stessi risparmiatori. I numeri, ancora una volta, risultano implacabili nel fotografare una situazione scandalosa. La domande presentate per accedere al fondo di indennizzo (30% del valore con un massimo di 100.000 euro va ricordato), infatti, al momento attuale vengono calcolate in 144.000. Queste devono venire valutate preventivamente dalla Consip e ad oggi risultano 38.000 le pratiche evase. Mentre le richieste di indennizzo vagliate ed “indennizzabili” a tutt’oggi risultano 780.

    In considerazione quindi dei tempi procedurali una stima approssimativa individua in un arco temporale di “soli” quarantasei (46) anni il periodo per le analisi di tutte le domande. Quindi le procedure per l’indennizzo di tutti i risparmiatori truffati finiranno nel 2066.

    La truffa dei risparmio tradito da una classe dirigente disonesta si trasforma nella truffa di una intera classe politica, governativa e parlamentare assolutamente indegna.

  • Truffe estive e come difendersi

    Ogni anno, nel periodo che va da luglio ad agosto, giungono puntuali nella mia mail diverse richieste di supporto da parte di persone truffate nell’ambito della prenotazione delle vacanze. Nella migliore delle ipotesi ci si rende conto di essere stati imbrogliati prima della partenza e, dopo aver accusato il colpo, il malcapitato di turno provvede a prenotare da un’altra parte (sostanzialmente pagando due volte), nei casi peggiori ce ne si accorge troppo tardi, magari giunti in loco e a cavallo dei giorni di ferragosto, senza la possibilità di trovare un alloggio disponibile. La vacanza sognata per mesi, si trasforma così in un incubo.

    In realtà situazioni di questo tipo si verificano tutto l’anno, ma aumentano a dismisura durante la fine di luglio, ed in prossimità di importanti manifestazioni che prevedono un aumento di soggiorni in una determinata città, come ad esempio nel caso di una importante fiera di settore o di una partita di calcio.

    Ma per quale motivo?

    Tendenzialmente i truffatori sfruttano il fattore sold out e gli alti costi delle stanze in affitto/hotel, inserendo annunci di soggiorni con prezzi particolarmente allettanti ed attirando così l’attenzione di più persone. Una volta mostrati loro i vantaggi economici, le foto delle camere e le false recensioni, dirottano i clienti su piattaforme di terze parti per l’effettuazione del pagamento.

    È la tipologia di truffa più diffusa su Airbnb, il noto sito per l’affitto di appartamenti e posti letto, truffa che si ricollega al caso di Francesca, una studentessa caduta nella trappola di un falso annuncio relativo all’affitto di un appartamento a Barcellona.

    Il truffatore, particolarmente abile, spiegò di come la casa fosse già prenotata per quelle date, ma siccome Francesca ed i suoi amici sarebbero rimasti qualche giorno in più, lui avrebbe annullato la prenotazione dell’altro gruppo a favore di Francesca, ma solo a fronte di un pagamento al di fuori della piattaforma Airbnb, così da non pagare la percentuale ad Airbnb, dato che a seguito dell’annullamento della prenotazione precedente, avrebbe dovuto pagare una penale.

    Non trovando altre soluzioni con simili vantaggi, Francesca effettuò il pagamento, peccato però che al suo arrivo non trovò nessun appartamento ad attenderla.

    Il padre di Francesca mi chiese di poter risalire al truffatore, e fu così che, analizzando le fotografie dell’appartamento utilizzate nell’annuncio e le altre informazioni presenti al suo interno, trovai alcune tracce interessanti nella rete, riuscendo quindi a risalire ad alcuni nuovi annunci del truffatore.

    Lo contattai con la scusa di una prenotazione a lungo termine, una prospettiva troppo allettante da farsi sfuggire.

    Finsi di essere decisamente poco sveglio, e spiegando di avere problemi con la carta di credito, domandai se un mio amico presente in loco potesse pagare metà della somma in contanti per bloccare la prenotazione, mentre io avrei provveduto al pagamento della quota rimanente al mio arrivo. L’uomo acconsentì, ma poco prima dell’incontro inviò un messaggio spiegando che “causa impegni di lavoro”, all’incontro sarebbe andata una sua amica.

    Il nostro contatto venne raggiunto da una donna peruviana di circa 45 anni, che dopo aver preso la busta con i contanti, si allontanò sorridendo. La donna però non sapeva che in realtà i miei agenti la stavano pedinando e che di lì a breve avrebbe perso il suo sorriso.

    Giunse in un Bar nella zona di Gracia e dopo alcuni minuti venne raggiunta da un uomo di circa 30 anni, anch’egli peruviano, che dopo averla salutata, prese la busta con il denaro da sotto il tavolo.

    Tutti i passaggi erano stati documentati e filmati dai miei agenti, una occasione troppo allettante per non allertare la Guardia Civil. Pochi minuti dopo gli agenti giunsero sul posto e bloccarono i due, che vennero messi in stato di fermo. La coppia confessò subito, si trattava della “banda criminale” che aveva truffato Francesca ed ovviamente molti altri.

    Questo fu solo un episodio, in realtà le tipologie di truffe relative al mondo delle prenotazioni vacanze sono molteplici.

    In alcuni casi, i pagamenti delle prenotazioni vengono sì effettuati tramite la piattaforma ufficiale dei siti di riferimento, ma al momento dell’arrivo è facile constatare come la situazione sia ben diversa da quella prospettata sull’annuncio. Ci si trova difatti in tutt’altro appartamento/hotel rispetto a quello visto sul internet.

    Nella maggior parte dei casi i clienti rinunciano a contestare, in quanto in determinati periodi dell’anno è difficile trovare altre soluzioni/sistemazioni. In altri casi le prenotazioni vengono annullate dagli host con breve preavviso, spesso con motivazioni riconducibili a problemi ai bagni e/o di tubature che rendono la casa inagibile, ma in realtà poi la prenotazione va a favore di utenti che desiderano soggiornare di più e che quindi rappresentano un vantaggio economico maggiore per il proprietario. Altre volte gli host cercano di addebitare danni inesistenti ai clienti. Anche se tecnicamente i soldi non vengono propriamente “rubati”, si tratta sempre di una tipologia di truffa.

    Talvolta però i criminali agiscono in maniera decisamente più subdola: vengono inviate delle mail con offerte vantaggiose e link apparentemente provenienti da siti molto conosciuti. Questi siti mostrano layout e stili identici a quelli originali, ma in realtà, una attenta analisi mostrerà come i nomi dei dominii siano in realtà storpiati in maniera impercettibile. L’obbiettivo dei truffatori sarà quello di farci effettuare una prenotazione, così da poter sottrarre i nostri dati bancari e la nostra identità.

    Il mio consiglio per prevenire questo tipo di truffe è quello di effettuare acquisti sempre e solo da siti attendibili ai quali si effettui accesso dal proprio browser, preferibilmente disponendo di un proprio account e senza mai cliccare su link provenienti da offerte ricevute tramite email, a meno che non si sia certi della loro provenienza. Le cosiddette “email di phishing”, vengono create con l’obbiettivo di infondere nel lettore un senso di urgenza, inserendo messaggi come, “OFFERTA LAST MINUTE CON SCONTO DEL 90% SE PRENOTI ENTRO 30 MINUTI” etc.

    Una mail affidabile finirà sempre con il nome del dominio originale, per questo motivo ad esempio, tutte le mail di Booking.com finiranno con “@booking.com”, mentre una tipica mail phishing, potrebbe finire con “@booking-186237.com”, la vostra casella mail dovrebbe filtrarle il più delle volte, ma non si sa mai.

    Evitate sempre di inserire i vostri dati di accesso dopo aver cliccato su un link e non effettuate mai pagamenti di soggiorni da siti non conosciuti o di terze parti, ma solo utilizzando le piattaforme ufficiali dei siti di riferimento.

    Se ricevete una mail che ritenete attendibile, ma poi cliccando sul link vi doveste ritrovare su un dominio avente un nome differente, evitate di procedere con gli acquisti.

    Verificate sempre le recensioni delle strutture che vi interessano (spesso quelle create ad hoc contengono numerosi errori grammaticali) e verificate la presenza di annunci simili sulla rete effettuando la ricerca delle immagini presenti nell’annuncio utilizzando Google immagini, potreste scoprire come le foto della casa che vorreste affittare, in realtà, siano le stesse di un altro annuncio relativo all’affitto di un appartamento in un’altra città.  Segnale inequivocabile di come almeno uno dei due annunci stia celando una truffa.

    Dubitate delle tariffe estremamente convenienti. Se il prezzo medio di mercato per una stanza a New York in un determinato periodo dell’anno ed in una determinata zona non fosse inferiore a 200 Dollari al giorno evitate di prenotare lo stupendo attico nella Fifth Avenue, che costa solo 80 dollari a notte… nessuno vi regalerà mai niente per niente.

    Se l’host vi dovesse chiedere di pagare al di fuori della piattaforma ufficiale segnalate subito l’annuncio al sito, provvederanno a rimuovere l’annuncio evitando che qualcuno meno attento di voi cada nella rete dei truffatori.

    Infine, ascoltate sempre il vostro istinto, ma soprattutto date retta al buon senso. Non sbaglierete mai.

    Per domande e consigli di natura investigativa e/o di sicurezza, scrivetemi e vi risponderò direttamente su questa rubricad.castro@vigilargroup.com

     

  • Una conquista che può tramutarsi in danno irreversibile

    Dopo aver cancellato le varie mail che mi proponevano l’allungamento del pene, l’acquisto di Bitcoin per guadagnare l’immaginabile, tre o quattro contratti diversi per luce, gas e quanto altro, proposte di incontri o professioni di amicizia…con fanciulle ed uomini di varie età, avvisi di importanti banche su modifiche di conti che non ho e di rimborsi ipotetici ai quali certamente non ho diritto, offerte di premi da parte di Amazon e dei più diversi supermercati, inviti ad acquistare sistemi di protezione individuale e di sanificazioni, avvertimenti che mi mettevano in guardia sulla violazione del mio sito, della mail, della carta di credito etc etc, e dopo aver ricevuto sugli stessi ed altri argomenti anche mail in diverse lingue, più una serie di accorati messaggi di presunti moribondi che mi offrivano le loro cospicue sostanze perché soli al mondo e dopo aver ascoltato le disperate denunce di tante persone truffate alle quali hanno sottratto denaro, dignità e serenità con le più disparate truffe, comprese quelle sentimentali, continua ad essere senza risposta la domanda del perché nel mondo conosciuto, non so su Marte, internet, i social in genere, siano gli unici che di fatto non rispondono a regole comuni, non pagano per le nefandezze che tramite loro si compiono ogni minuto, non abbiano nemmeno una tassazione giusta rispetto agli altri contribuenti dei singoli paesi dove sono utilizzati. I sistemi informatici sono stati meravigliosi quando ci hanno aiutato a lavorare, a comunicare, a mantenere le relazioni affettive e sociali nella clausura della pandemia, hanno portato ai medici dei paesi più poveri informazioni essenziali per combattere il covid ed altre malattie, hanno permesso di ascoltare un concerto, o di partecipare ad una conferenza a migliaia di km di distanza, ma rimangono strumenti che nei fatti sfuggono ad ogni controllo quando si tratta di veicolare e mettere in contatto terroristi, spacciatori e consumatori di droga, pedofili e sadici di vario tipo.

    La libertà ha un prezzo, bisogna che ci siano regole comuni rispettate, che ci sia il modo di sanzionare chi non lo fa, sbaglia chi utilizza uno strumento nato per tutti come un grimaldello personale per entrare nelle vite degli altri, chi trasforma le reti informatiche in uno strumento del terrore o della criminalità.

    Dopo l’esperienza della pandemia si moltiplicheranno i lavori da casa, le vendite online, i rapporti di lavoro ed interpersonali che viaggeranno sulla rete, ci saranno conseguenze economiche, spesso non positive almeno per i primi tempi, ma nulla potrà essere fatto con sicurezza e trasparenza se non saranno codificate regole per tutti. In caso contrario quello che oggi è una conquista si tramuterà in un danno irreversibile.

  • Detective Stories: truffe digitali, cosa sono le “romance scam” e come prevenirle

    Negli ultimi anni abbiamo potuto osservare un aumento vertiginoso di truffe e raggiri avvenuti tramite internet. I malintenzionati possono contare su nuove metodologie “operative” estremamente vantaggiose, difatti, protetti dall’anonimato della rete e senza la necessità di esporsi “fisicamente”, possono truffare indisturbatamente più persone contemporaneamente e con rischi minori.

    Quello della “truffa romantica” è una tipologia di frode tipica del web particolarmente  diffusa negli ultimi anni (soprattutto nell’ultimo periodo di confinamento domestico forzato), ed il cui successo dipende completamente dall’acquisizione della fiducia della vittima, alla quale viene chiesto di anticipare cifre di denaro piuttosto consistenti,  a fronte di situazioni di “estrema urgenza”o “motivi di salute”.

    Nei casi peggiori, le richieste di denaro avvengono in seguito allo scambio di immagini private/personali, inviate dalla vittima (inconsapevole) al truffatore, il quale minaccerà la malcapitata di diffondere queste tra tutti i suoi contatti/follower qualora non venisse pagata una determinata cifra.

    E’ evidente come abbiamo a che fare con una tipologia di truffatori estremamente organizzata. Non si tratta di persone improvvisate che agiscono da uno sgabuzzino, bensì di vere e proprie organizzazioni criminali votate alla truffa e che dispongono di soggetti spesso poliglotti, dotati di un discreto livello culturale, abili nel conversare, nel circuire e che conoscono bene la tipologia di persona che potrebbe essere gradita alla vittima.

    Ma come agiscono questi truffatori?

    In primis il truffatore seleziona il profilo di un soggetto dotato di bell’aspetto, identifica tutti suoi profili social e ne estrapola solo alcune fotografie, solitamente dalle 10 alle 20 sono sufficienti, dopodichè utilizzando un altro nome, inizia ad interagire con altri profili per generare traffico ed ottenere un velo di credibilità. Solitamente, se il truffatore vuole circuire una donna, la maggior parte dei contatti presenti sul suo profilo social saranno femminili (ovviamente non avrà nessun interesse nell’intrattenere rapporti social con altri uomini).

    Sulla base della nazionalità della vittima, il truffatore fornirà un profilo “credibile” ma sempre con un velo di mistero, restando vago e senza dare troppe spiegazioni. Ad esempio se la lingua madre del truffatore fosse il francese, dirà alla vittima di essere italiano ma di vivere in Francia da tantissimi anni, questo per giustificare l’eventuale accento.

    Ma quali sono le vittime?

    Statisticamente i truffatori prediligono le donne, per lo più persone sole tra i 40 ed i 65 anni di età  con un buon livello culturale, una buona posizione lavorativa e possibilmente in stato di fragilità emotiva. Studiano i profili social delle vittime e tutte le loro informazioni presenti sul web per trasformarsi nell’uomo dei sogni, ma il fine è sempre e solo uno. Quello di estorcere del denaro con un raggiro.

    Recentemente ho affrontato il caso di una professionista milanese, caduta nella trappola di un romantic scammer che era riuscito ad estorcerle cifre molto importanti in un breve periodo. L’uomo, fintosi un imprenditore italiano residente all’estero, aveva creato un profilo assolutamente credibile, tuttavia aveva commesso alcuni errori.

    Aveva fornito un numero di cellulare straniero che non richiedeva registrazione, ed aveva utilizzato le fotografie di un attore famoso in America Latina ma sconosciuto in Italia.

    Già di per se, queste informazioni erano sufficienti a stabilire come l’uomo idealizzato dalla malcapitata fosse in realtà un truffatore, tuttavia le indagini approfondite mi hanno portato a stabilire con assoluta certezza, come in realtà il profilo social dell’uomo fosse gestito da più persone. Si trattava di una banda criminale del Gabon dedita a commettere questo genere di truffe su base giornaliera.

    Tanti come loro, soprattutto in Africa, dove i Nigeriani sono specializzati in questo genere di truffe ed i numeri fanno la differenza, con le chance di successo e guadagno che aumentano proporzionalmente al numero di contatti sviluppati e quindi di vittime cadute nella loro rete.

    Insomma, alla fine cambia la scena del crimine, ma non i criminali, i quali possono sempre commettere degli errori e per questo divengono individuabili.

    Un consiglio tecnico su come individuarli?

    Salvate la loro foto profilo ed effettuate una ricerca inversa dell’immagine utilizzando Google Immagini. I risultati mostreranno tutti i siti che contengono la stessa foto che avete caricato, social network inclusi.

    Spesso questo sarà sufficiente per scoprire se la foto della persona con cui state parlando, appartenga in realtà a qualcun altro.

    Per domande e consigli di natura investigativa e/o di sicurezza, scrivetemi e vi risponderò direttamente su questa rubrica: d.castro@vigilargroup.com

  • In attesa di Giustizia: il giorno dello sciacallo

    Secondo taluni economisti una crisi non è totalmente negativa ma offre delle opportunità; in effetti può essere vero, si tratta di una condizione sfidante che può stimolare nuove iniziative volte ad affrontarla, superarla, generando virtuosi effetti e conseguenze sul piano sia della produzione che della occupazione e – quindi – della ripresa anche finanziaria di singoli e imprese.

    Ma la crisi è anche occasione propizia per far arricchire speculatori od intentare operazioni di mercato non sempre del tutto commendevoli e ciò ad ogni livello: quanto avvenuto recentemente con riguardo al mercato delle mascherine protettive è paradigmatico.

    Triste a dirsi ma qualcosa di analogo sta accadendo anche tra gli avvocati: categoria professionale di cui sullo scorso numero di questa rubrica è stata pubblicata la toccante elegia scritta da un magistrato.

    Qualche settimana addietro, “In attesa di Giustizia” si era interessata ad offrire un’interpretazione ragionata sui comportamenti consentiti per rispettare le iniziali limitazioni di movimento declinate per decreto; la scelta era stata dettata non solo da spirito di servizio ma anche per fare chiarezza dopo che si erano realizzati i primi esempi di “consulenze” in argomento diffuse da taluni avvocati tramite i social media ed altri possibili mezzi di comunicazione disponibili.  Promozioni di sé basate su interpretazioni della legge tutt’altro che puntuali, corrette e dignitose per la trasparente finalità di accaparrarsi clientela cui, in seguito, non fare omaggio di nessun consiglio, buono o inaffidabile che possa rivelarsi ma di farselo pagare facendo leva su timori e confusione.

    Spesso, se non quasi sempre, in questa rubrica vengono trattati errori giudiziari, malfunzioni del sistema, incoerenze della legislazione ma bisogna fare sempre attenzione nello scagliare pietre sui tetti altrui se i nostri hanno di tegole di vetro o, quantomeno, bisogna averne consapevolezza e prendere atto con equidistanza e correttezza  dei problemi che riguardano l’avvocatura.

    Come in questi casi di cui si stanno già occupando gli Ordini Professionali e i Consigli di Disciplina che successivamente adotteranno i provvedimenti più opportuni.

    Tra gli altri, l’Unione Lombarda degli Ordini Forensi ha preso una posizione molto determinata con un comunicato nel quale viene dato atto della propalazione di video e messaggi di avvocati che si autoattribuiscono competenze offrendo la propria opera professionale per fronteggiare le più disparate problematiche derivanti dalla emergenza epidemiologica, talvolta promuovendosi con l’usbergo di associazioni con finalità più o meno solidaristiche, altre ancora attraverso una sorta di intermediazione di realtà aziendali conniventi che non hanno nell’oggetto sociale la assistenza legale.

    Non mancano le sollecitazioni ai congiunti di vittime del convid 19 ad intraprendere azioni nei confronti dei medici curanti e delle strutture ospedaliere a fronte di ipotizzabili casi di responsabilità medica non meno delle offerte di assistenza legale, anche gratuita, al personale sanitario per contrastare tali azioni nei loro confronti.

    Comportamenti inaccettabili di alcuni che non intercettano i bisogni di una utenza tanto vasta quanto allarmata bensì ne alimentano le ansie a proprio vantaggio. Comportamenti che meritano di essere sanzionati con rigore anche perché gettano discredito sulla intera categoria della quale tratteggiano un volto che non è quello dei moltissimi professionisti che si pongono come interlocutori necessari e competenti nella tutela dei diritti dei cittadini.

    Doveva accadere anche questo e, in fondo, c’era da aspettarselo: nell’ attesa di Giustizia è arrivato anche il giorno dello sciacallo.

     

  • Il coronavirus fa aumentare le truffe di vendite on line di prodotti veterinari

    Nel raccomandare anche noi, una volta di più non fa male, di rimanere a casa per difendere la nostra ed altrui salute, ricordiamo che sono permessi gli spostamenti per curare i nostri animali. Ed è consentito anche, ovviamente, continuare ad accudire gli animali nelle strutture zootecniche, di accoglienza e presso le colonie feline di gatti in libertà.

    Gli spostamenti per curare i nostri animali rientrano in quelli per motivi di salute ed è consentito uscire per portare il cane a fare i suoi bisogni, l’importante è che durante la passeggiata igienica, che non deve prolungarsi eccessivamente, si utilizzino tutte le precauzioni di distanza dagli altri e che siano coperte vie respiratorie, noi aggiungiamo meglio mettersi anche gli occhiali e, tornati a casa, oltre a lavarci le mani diamo una spruzzata di disinfettante agli indumenti che abbiamo indossato all’esterno. Ovviamente resta valida la disposizione per i controlli sulle autocertificazioni e per la rintracciabilità degli animali. Continuano, altrettanto ovviamente, tutte le profilassi, dalle vaccinazioni per i pet a quelle dedicate agli animali d’allevamento per scopo commerciale per contenere l’influenza aviaria e la peste suina africana.

    Continuano intanto le azioni di controllo dei Nas per evitare le truffe in campo veterinario, proprio ultimamente attraverso le indagini dei Nas di Livorno è stata scoperta una vendita on line di prodotti antiparassitari che per legge possono essere venduti solo in farmacia con la presentazione della ricetta medica corrispondente. Questi farmaci erano anche venduti, tramite la piattaforma eBay, privi del confezionamento e senza il foglio illustrativo sia delle loro caratteristiche che delle metodologie di utilizzo e di tutte le indicazioni obbligatorie. L’acquisto di tali prodotti on line non solo è una truffa esercitata da chi vende ma anche un reato commesso da chi li acquista ed il fatto diventa particolarmente importanti quando si tratta di prodotti per animali da allevamento le cui carni o derivati, latte, sono utilizzati per alimentazione umana con i conseguenti pericoli per la salute. Anche in tempo di coronavirus i furbi e gli imbroglioni non si arrendono, anzi intensificano le loro attività come si è visto anche dai prezzi esorbitanti di mascherine ed amuchina offerti proprio su eBay.

    La Autorità garante per la concorrenza ha aperto due istruttorie per verificare i comportamenti e le responsabilità di Amazon e eBay per la vendita di prodotti igienico sanitari a prezzi esorbitanti e per l’utilizzo di pubblicità ingannevole, fattori ancor più gravi in tempo di pandemia.

  • I nostri amici a quattro zampe non acquistiamoli on line

    Continuano le truffe via internet, comprese quelle legate al traffico illegale di cuccioli di cani di razza, come abbiamo già scritto, in altre occasioni, sul Patto Sociale. Dopo i vari interventi delle forze di polizia sia nel nord est che nel centro Italia questa volta è toccato ai carabinieri forestali di Torino di  intervenire dopo la denuncia di un cittadino che aveva acquistato, via internet, un cucciolo di bulldog francese deceduto, il giorno dopo la consegna, tra forti sofferenze. Dal marzo dello scorso anno i carabinieri hanno indagato sul traffico di animali e, nei giorni scorsi, su mandato della procura torinese hanno proceduto a diverse perquisizioni nelle città e nelle province di Torino e di Asti. Il cucciolo di bulldog, la morte del quale ha portato chi lo aveva acquistato a presentare denuncia, non aveva microchip e i documenti che lo accompagnavano erano tutti falsificati. A seguito della denuncia, dopo accurate indagini, sono stati trovati  diversi casi simili ed i carabinieri hanno potuto identificare sei persone coinvolte nel raggiro e scoprendo dodici cuccioli importati illegalmente e senza le vaccinazioni obbligatorie  e timbri, vaccini e documentazione falsa. il traffico si svolgeva, come nelle altre occasioni, utilizzando macchine private, i truffatori si recavano nei paesi dell’est Europa, principalmente Slovenia ed Ungheria, dove caricavano nel bagaglio, ammassandoli, più cuccioli strappati precocemente alla madre e perciò non in grado di viaggiare, cuccioli di poche settimane, non vaccinati. I cuccioli erano pagati agli pseudo allevatori dell’est cinquanta euro l’uno e quelli che sopravvivevano al terribile viaggio erano poi rivenduti in Italia a un prezzo superiore  di più di dieci volte. Gli acquirenti italiani, ignari della truffa nella quale stavano cadendo, erano raggiunti via internet e erano mostrate loro foto di cani veri e sani, non dei  veri genitori dei cuccioli e non certo quelle dei piccoli zombi malati che si sarebbero visti recapitare. Tutti i documenti d’accompagnamento erano falsi così come le attestazioni ed i certificati delle vaccinazioni. Una delle persone coinvolte nei traffici era già stato condannato dalla polizia ungherese per maltrattamento di animali e tutti i soggetti coinvolti risultano pregiudicati per gli stessi reati, dalla truffa, all’esercizio abusivo di professione. Nonostante le segnalazioni che più volte sono state fatte per avvertire chi desidera acquistare un cane di rivolgersi solo ad allevamenti riconosciuti o almeno conosciuti per poter vedere i genitori del cucciolo e assicurarsi non solo della regolarità dell’acquisto ma anche sia del carattere dell’animale che del fatto che sia rimasto il tempo necessario con la madre (due mesi dalla nascita) per imparare a socializzare, ancora molte persone si rivolgono ad internet e cadono nella truffa. Un cane non è un vestito, non è un oggetto che possiamo scegliere su un qualsiasi sito, un animale è fatto di carne e di sentimenti e fino a che qualcuno, pensando di risparmiare, continuerà a cercarlo sulla rete ci saranno sempre malviventi disposti a proseguire in questo business per il quale tanti cuccioli muoiono inutilmente e con molte sofferenze. Non è necessario avere un cane di razza pura, il cane non è uno status symbol, se non si può o non si vuole spendere ma si vuole un compagno di vita vi sono decine di associazioni private e di canili pubblici che hanno meravigliosi meticci ed anche cani di razza abbandonati sia da grandi  che da cuccioli.

  • Chi compra online chiede ai brand maggior protezione contro le truffe

    Secondo il recente Global Online Shopping Survey 2018 chi compra online è sempre meno sprovveduto: quasi i due terzi degli intervistati controllano l’affidabilità dei siti web esaminando le recensioni online mentre il 43% afferma di verificare i certificati SSL. 

    Nonostante queste accortezze, è ancora possibile venire ingannati e acquistare prodotti contraffatti: la diffusione dei falsi su Internet, unita ai metodi utilizzati dai contraffattori per commercializzarli e venderli, comporta che non siano sempre facili da individuare, e la ricerca mostra che un consumatore su tre ha inavvertitamente comprato un prodotto falso (il 68% di questi acquisti era destinato a essere un regalo di Natale).

    L’88% degli intervistati vittime di contraffattori afferma che i brand debbano fare di più proteggerli nei loro acquisti online. Le conseguenze della commercializzazione impropria di prodotti contraffatti sono di contro di vasta portata e non riguardano non solo i brand, la fiducia dei clienti e il fatturato, ma anche l’economia in generale in termini di perdita di posti di lavoro, salute e sicurezza e persino il finanziamento di attività criminali.

    Acquistare un prodotto contraffatto, peraltro, non è solamente uno spreco di denaro, ma comporta anche rischi di sicurezza. Secondo il Journal of Trading Standards, in Gran Bretagna i prodotti elettrici difettosi causano 7.000 incendi domestici ogni anno. Anche i giocattoli, i cosmetici e i prodotti farmaceutici possono avere un impatto molto grave sulla salute.

    Secondo i dati elaborati da idealo, il comparatore prezzi leader in Europa, la fascia di over 55 italiani che compara prezzi per acquisti online in Italia sta diventando sempre più attiva, rispetto agli anni passati. Composta al 62,2% da uomini (contro il 37,8% di donne), cerca il prezzo più conveniente dei prodotti di e-commerce anzitutto tramite desktop (47,2%) e mobile (41,4%), molto più che tramite tablet (solo nell’11,4% dei casi). Android e Windows sono i sistemi operativi decisamente preferiti (rispettivamente 44,5% e 44,2%); iOS usato sono nel 6,3% dei casi, a conferma che gli smartphone di Cupertino non sono tra i dispositivi più utilizzati da questa fascia della popolazione. L’orario di navigazione preferito è tra le 18 e le 19 di sera, con una crescita costante dalle 13 in poi nel corso di tutto il pomeriggio. Il giorno della settimana preferito, invece, il lunedì (15,3%).

    Le cinque regioni italiane dove idealo ha rilevato un maggior numero di ricerche effettuate dai +55 sono Lazio, Lombardia, Liguria, Toscana ed Emilia-Romagna, testimonianza che il centro Italia è quello più propenso ad effettuare la comparazione prezzi online. Fanalino di coda con il minor numero di intenzioni di acquisto Valle d’Aosta, Molise e Basilicata. Le tre città sul podio con un maggior numero di ricerche sono infine Udine, Milano e Vicenza; viceversa, all’ultimo posto delle città con almeno 50mila abitanti della classifica troviamo Ancona, Perugia, Foggia e Taranto. Centro e Nord-Est sembrano essere le due macro aree italiane dove gli utenti sono disposti a spendere online un budget maggiore. Negli ultimi posti della classifica compaiono diverse  regioni del sud Italia, quali Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria. Se le persone del Centro sono disposte a spendere 100 euro in acquisti online, al Sud questa cifra scende a 70,80 euro, quasi il 30% in meno.

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