UE

  • Dall’UE il primo regolamento europeo sul benessere dei cani e dei gatti

    La criminalità organizzata continua il suo business anche con il traffico illegale di cani e gatti e la Commissione Europea denuncia che dal luglio 2022 a luglio 2023, attraverso la cooperazione tra gli Stati, sono state scoperte diverse illegalità che hanno già portato ad avviare 35 procedimenti giudiziari.

    Come già abbiamo scritto sul Patto la pubblicità on line e l’uso scorretto dei social ha consentito e consente ai criminali di contattare facilmente il vasto pubblico di coloro che cercano un animale da compagnia.

    I paesi dai quali provengono di più gli animali illegali sono Romania e Bulgaria per l’Europa e Russia, Serbia, Bielorussia e Turchia per fuori Europa.

    Gli animali viaggiano in pessime condizioni ed in età troppo giovane e molti cuccioli arrivano a destinazione gravemente ammalati e forniti di documenti falsi, si traffica anche in falsi timbri, microchip e documenti contraffatti come i passaporti sanitari.

    La Commissione ritiene urgente affrontare il problema con un sistema multiforme e cioè leggi più idonee, maggiori controlli, collaborazione tra le diverse autorità giudiziarie e sanzioni più severe in tutti i paesi dell’Unione.

    Certamente la riforma dell’Unione doganale, proposta nel maggio del 2023 ma ancora non entrata in funzione, contribuirà a controlli più attenti e mirati alle frontiere.

    I diversi sistemi infatti non aiutano la piena collaborazione tra Stati, mentre in Italia i servizi veterinari collaborano attivamente con la polizia in altri paesi i veterinari hanno rapporti con le autorità doganali o le associazioni non governative, comunque la cooperazione, che ha preso avvio nel luglio 2022, ha già dato i primi evidenti risultati.

    La Commissione europea, per debellare il traffico illegale di animali, propone varie iniziative.

    Tutti i cani e i gatti prima di essere venduti dovranno essere identificati e dotati di microchip per essere registrati e così consentire agli acquirenti di verificare che siano state rispettate le norme europee per l’allevamento ed il trasporto. Gli allevamenti devono essere riconosciuti, i venditori dovranno dimostrare che le norme siano rispettate e fornire tutte le informazioni agli acquirenti.

    La Commissione ha anche chiesto agli Stati membri di prevedere sanzioni adeguate per i trasgressori.

    L’obiettivo è di arrivare ad una tracciabilità europea dei cani e dei gatti e delle attività che si occupano del loro commercio.

    I problemi restano molti non solo perché non si riesce ad effettuare un controllo su quanto avviene via internet, infatti spesso la commercializzazione è fatta sotto mentite spoglie e non viene registrata nel sistema Traces, ma anche perché le norme di identificazione degli animali, attraverso i microchip, sono diverse tra paese e paese, addirittura in Italia non c’è ancora un registro nazionale per verificare i cani o i gatti chippati nelle diverse regioni.

    Un passo, avanti, per sconfiggere uno dei business della criminalità organizzata, è stato fatto ma vi è ancora molto da fare e ci auguriamo che tutti gli Stati si mettano al passo per sconfiggere una piaga che porta sofferenze agli animali, danni morali ed economici agli acquirenti e un fiume di denaro sporco ai criminali.

  • La Commissione invita a Bruxelles giornalisti e creatori di contenuti per far conoscere le istituzioni dell’UE e la politica di coesione

    I giornalisti che desiderano saperne di più sul funzionamento delle istituzioni, sulle politiche generali dell’UE, e in particolare sulla politica di coesione, sono invitati a candidarsi all’edizione 2024 del programma di viaggi per i media #EUinMyRegion della Commissione. L’invito sarà aperto fino alle ore 17:00 di lunedì 8 gennaio 2024.

    Il programma è aperto ai giornalisti regionali e locali e ai creatori di contenuti nell’UE e prevede un viaggio di studio di due giorni a Bruxelles. I partecipanti visiteranno le istituzioni dell’Unione, impareranno di più sulle diverse strutture e procedure e discuteranno di politica di coesione, gestione delle frodi da parte dell’UE e cattiva gestione dei fondi.

    Alla conclusione del programma i partecipanti avranno acquisito una migliore comprensione delle politiche dell’Unione, in particolare della politica di coesione. Avranno inoltre stabilito nuovi contatti e collegamenti con giornalisti di altri paesi e regioni.

    Il primo viaggio di studio è previsto per il 19-22 marzo 2024, mentre altri due sono previsti in aprile e maggio. Ad ogni viaggio di studio dovrebbero partecipare circa 40 giornalisti e creatori di contenuti provenienti dagli Stati membri dell’UE.

  • L’UE assegna quasi 21 milioni di € alle Marche per i danni causati dalle gravi inondazioni del 2022

    La Commissione ha approvato l’assegnazione di 20,9 milioni di € provenienti dal Fondo di solidarietà dell’Unione europea (FSUE) per sostenere la regione Marche a far fronte agli ingenti danni causati dalle precipitazioni e dalle inondazioni del settembre 2022.

    Le province di Pesaro-Urbino, Ancona e Macerata sono state colpite da forti precipitazioni nel settembre 2022, che hanno provocato inondazioni diffuse. Ciò ha danneggiato infrastrutture chiave ed edifici pubblici e privati; tre fiumi sono tracimati allagando le aree circostanti. La superficie complessiva interessata dalle inondazioni è stata di 4044 km, pari al 43% della superficie totale della regione. Oltre alle perdite economiche materiali, 12 persone hanno perso la vita e una è ancora dispersa.

    L’8 dicembre 2022 la Commissione ha ricevuto dall’Italia una domanda di contributo finanziario a titolo del Fondo di solidarietà dell’Unione europea. A seguito della valutazione della Commissione, all’Italia sono stati assegnati 20,9 milioni di €.

  • La Commissione adotta il programma di lavoro “UE per la salute” 2024

    La Commissione europea ha adottato il programma di lavoro “UE per la salute” per il 2024, che mira a realizzare le principali priorità della politica sanitaria dell’UE nel quadro dell’Unione europea della salute. Il bilancio di 752,4 milioni di € ne stimolerà lo sviluppo e fornirà finanziamenti per affrontare importanti questioni sanitarie in tutta l’UE. L’obiettivo è migliorare la preparazione dell’Unione alle crisi tramite l’Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA) e la capacità di affrontare sfide come quelle connesse alla guerra di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina. Garantirà inoltre la diffusione di iniziative digitali chiave come lo spazio europeo dei dati sanitari (EHDS), volto in particolare a sfruttare i dati sanitari digitali per migliorare l’assistenza sanitaria dei pazienti in tutta l’UE. Sosterrà inoltre le iniziative emergenti, con particolare attenzione alla salute mentale, alla salute mondiale e all’evoluzione dei medicinali.

  • Soltanto per testimoniati meriti e non per altre ragioni

    I mediocri del Politically Correct negano sempre il merito.

     Oriana Fallaci, da “La forza della ragione”

    William Shakespeare aveva dedicato uno dei suoi sonetti proprio al Merito. Lo aveva dedicato a quel merito calpestato, spregiato, ignorato ed offeso. A quel merito, che, come scriveva il noto drammaturgo, era nato purtroppo per mendicare, mentre la Nullità vuota appariva sempre abbellita gioiosamente. Il sonetto 66 comincia così: “Stanco di tutto questo, quiete mortale invoco/ vedendo il Merito a mendicare nato/ e vuota Nullità gaiamente agghindata”. Era stanco ed indignato anche perché la pura Fede era miseramente tradita ed i più grandi Onori spartiti oscenamente. Ma anche perché la casta Virtù era divenuta prostituta e la retta Perfezione era caduta in disgrazia. Il grande scrittore era indignato perché la Forza era avvilita da un potere impotente ed il Genio creativo per legge era stato imbavagliato. Egli si sentiva male mentre la Follia dottorale opprimeva la Saggezza, la creduta Stupidità faceva altrettanto con la Sincera Franchezza ed il Bene era reso schiavo del Male condottiero. Così scriveva William Shakespeare nel suo sonetto 66.

    I Padri Fondatori dell’attuale Unione europea, quando idearono, durante e dopo la seconda guerra mondiale, di evitare e scongiurare altre guerre, erano convinti del valore della collaborazione tra i Paesi europei e non degli attriti e degli scontri tra di loro. I Padri Fondatori ne erano convinti che tutto si doveva basare sui meriti e non sulle ingannatrici apparenze e su certi “interessi”, compresi quegli “geostrategici e/o geopolitici”. Ma i Padri Fondatori dell’attuale Unione europea erano altrettanto convinti che prima di arrivare ad unire insieme meriti e valori dei singoli Paesi, si dovevano valorizzare i meriti ed i valori in ciascuno di loro. Compresi anche i ben noti valori della democrazia. Il che significava che la forma dell’organizzazione statale, tenendo presente proprio le allora esperienze in Paesi come la Germania e l’Italia, doveva essere tale da tutelare i diritti e la libertà dei propri cittadini. Perché soltanto così si potevano poi tutelare e rispettare i diritti e la libertà dei cittadini di altri Paesi. E quando si tratta dell’attuale Unione europea è doveroso, ma anche utile, fare riferimento ad un documento scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, in stretta collaborazione anche Ursula Hirschmann e pubblicato nell’estate del 1941. Quel documento è stato intitolato “Per un’Europa libera e unita” e ormai noto come “Il Manifesto di Ventotene”, proprio perché in quell’isola del mar Tirreno, a Ventotene, si trovavano in confino i primi due autori.

    Essi, analizzando le ragioni che hanno portato il mondo nella seconda guerra mondiale, tra l’altro evidenziavano che “…lo Stato, da tutelatore della libertà dei cittadini, si è trasformato in padrone di sudditi, tenuti a servirlo con tutte le facoltà per rendere massima l’efficienza bellica.”. E riferendosi a quanto era accaduto e stava accadendo in quel periodo, gli autori del documento storico “Il manifesto di Ventotene”, hanno altresì evidenziato: “… Alla prova, è apparso evidente che nessun paese d’Europa può restarsene da parte mentre gli altri si battono, a nulla valendo le dichiarazioni di neutralità e di patti di non aggressione. […] Assurdo è risultato il principio del non intervento, secondo il quale ogni popolo dovrebbe essere lasciato libero di darsi il governo dispotico che meglio crede, quasi che la costituzione interna di ogni singolo stato non costituisse un interesse vitale per tutti gli altri paesi europei”. In quel documento basilare per la costituzione, a Roma il 25 marzo 1957, dell’allora Comunità Economica Europea, gli autori affermavano, tra l’altro, che “..un’Europa libera e unita è premessa necessaria del potenziamento della civiltà moderna, di cui l’era totalitaria rappresenta un arresto”. Esso ribadivano, altresì, che “…occorre fin d’ora gettare le fondamenta di un movimento che sappia mobilitare tutte le forze per far sorgere il nuovo organismo, che sarà la creazione più grandiosa e più innovatrice sorta da secoli in Europa; per costituire un largo Stato federale, il quale disponga di una forza armata europea al posto degli eserciti nazionali, […], abbia gli organi e i mezzi sufficienti per fare eseguire nei singoli Stati federali le sue deliberazioni, dirette a mantenere un ordine comune, pur lasciando agli Stati stessi l’autonomia che consente una plastica articolazione e lo sviluppo della vita politica secondo le peculiari caratteristiche dei vari popoli”. Gli autori di quel documento storico erano convinti che “…Se ci sarà nei principali Paesi europei un numero sufficiente di uomini che comprenderanno ciò, la vittoria sarà in breve nelle loro mani […] Poiché sarà l’ora di opere nuove, sarà anche l’ora di uomini nuovi, del movimento per l’Europa libera e unita!”. E gli autori di quel documento storico, “Il Manifesto di Ventotene”, nell’ultimo paragrafo scrivevano: “Oggi è il momento in cui bisogna saper gettare via vecchi fardelli divenuti ingombranti, tenersi pronti al nuovo che sopraggiunge così diverso da tutto quello che si era immaginato, scartare gli inetti fra i vecchi e suscitare nuove energie tra i giovani. Oggi si cercano e si incontrano, cominciando a tessere la trama del futuro, coloro che hanno scorto i motivi dell’attuale crisi della civiltà europea, e che perciò raccolgono l’eredità di tutti i movimenti di elevazione dell’umanità, naufragati per incomprensione del fine da raggiungere o dei mezzi come raggiungerlo”. Gli autori del documento storico, inizialmente intitolato “Per un’Europa libera e unita” per poi essere noto in seguito come “Il Manifesto di Ventotene”, esprimevano la loro convinzione, scrivendo quest’ultima riga: “La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà”.

    Un altro basilare documento che ha preceduto la costituzione nel Campidoglio a Roma, il 25 marzo 1957, dell’allora Comunità Economica Europea, precursore dell’attuale Unione europea, è la Dichiarazione Schuman. Una dichiarazione resa nota dall’allora ministro degli Esteri di Francia, Robert Schuman. Era il 9 maggio 1950. Il testo della dichiarazione cominciava con la frase: “La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano”. Ne era convinto Robert Schuman. Così come era convinto che “…Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche”. Egli però, tenendo presente quanto era accaduto, non solo in Europa, in quegli ultimi decenni, ammetteva che ‘…l’Europa non è stata fatta; abbiamo avuto la guerra”. Robert Schuman ne era convinto e lo affermava nella sua dichiarazione che “…l’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”. La proposta che Schuman ha presentato, mediante la sua dichiarazione resa nota il 9 maggio 1950, era diretta e riguardava i due Paesi che storicamente, sia quando erano delle monarchie, che in seguito, da repubbliche, avevano combattuto diverse guerre tra di loro. Purtroppo anche con le tante gravi, drammatiche e inevitabili conseguenze. Perciò, secondo Robert Schuman, “…l’unione delle nazioni esige l’eliminazione del contrasto secolare tra la Francia e la Germania: l’azione intrapresa deve concernere in prima linea la Francia e la Germania”. Ma, per evitare altre guerre, questi due Paesi si dovevano accordare. E non a caso, la proposta di Robert Schuman si riferiva, come obiettivo d’accordo, a due materie prime, indispensabili per la produzione di armamenti e munizioni e cioè indispensabili per attuare delle guerre: il carbone e l’acciaio. Il carbone era allora la materia prima per rendere operativo il settore siderurgico che, a sua volta, fondendo il ferro, ne produceva l’acciaio, indispensabile per produrre gli armamenti. Ragion per cui, Jean Monnet e Robert Schuman idearono la proposta di un accordo sul controllo comune della produzione del carbone e dell’acciaio. Una proposta che è stata appoggiata e condivisa anche dal cancelliere tedesco Konrad Adenauer e dal presidente del Consiglio dei ministri italiano Alcide De Gasperi. In base a quella proposta, il 18 aprile 1951, è stata costituita a Parigi la Comunità europea del Carbone e dell’Acciaio. I primi sei Paesi aderenti sono stati la Francia, la Germania, l’Italia, il Belgio, il Lussemburgo e l’Olanda. Questi sei primi Paesi europei hanno firmato sei anni dopo a Roma, il 25 marzo 1957, due altri trattati; quello dell’istituzione della Comunità Economica Europea ed il trattato che ha permesso l’istituzione della Comunità europea dell’Energia Atomica. In seguito, il 7 febbraio 1992 a Maastricht, in Olanda, i dodici Paesi membri, in quel periodo, della Comunità Economica Europea decisero di costituire quella che ormai è l’Unione europea.

    I Paesi membri dell’Europa unita hanno dovuto affrontare diverse situazioni non facili da gestire. Anzi, non di rado, anche molto difficili. Sia tra loro, che attualmente sono ventisette, che nell’ambito di diverse crisi internazionali. E purtroppo, non sempre i modi con i quali sono state affrontate simili situazioni, nonché i risultati raggiunti, sono stati quelli dovuti. Non sempre, purtroppo, i Paesi membri sono stati concordi tra di loro. La cosiddetta “crisi della sedia vuota” avviata nel 1965 dall’allora presidente francese Charles de Gaulle, ne era solo l’inizio. Quanto è accaduto soltanto durante questi ultimi anni, con la crisi dei profughi che arrivano dalle coste del nord Africa in Europa, soprattutto in Italia, lo conferma. Così come lo confermano anche quanto è accaduto dall’inizio della pandemia e poi, dopo, dall’inizio della guerra in Ucraina. Il che prova l’importanza del rispetto dei principi fatti propri dai Padri Fondatori dell’Europa unita, nonché la priorità data alle scelte durature e non agli interessi temporanei. Compresi anche quelli noti come gli “interessi geostrategici e geopolitici”. Quanto è accaduto soltanto durante questi ultimissimi decenni, sia in Europa che in altre parti del mondo, ne è una inconfutabile testimonianza. Ragion per cui, anche quando si dovrebbe decidere sull’allargamento dell’Unione europea con altri Paesi membri, non devono prevalere gli “interessi geostrategici e/o geopolitici”, bensì i meriti. Si, proprio i meriti che ogni Paese candidato ha dimostrato di avere e di portare, come valore aggiunto, con la propria adesione all’Unione europea. Compresi anche i Paesi dei Balcani occidentali. Anzi, soprattutto quei Paesi. E soprattutto l’Albania e la Serbia.

    Durante questi ultimissimi mesi, una dichiarata sostenitrice dell’adesione di questi Paesi balcanici all’Unione europea è stata la presidente del Consiglio dei ministri dell’Italia. Lo ha dimostrato prima e durante la firma dell’accordo sui migranti con il primo ministro albanese, il 6 novembre scorso. Così come lo ha dimostrato domenica scorsa, 3 dicembre, durante la conferenza stampa a Belgrado, in seguito alla sua visita ufficiale in Serbia, insieme con il presidente serbo. Colui, l’ex ministro della propaganda di Miloscevic, che non ha mai nascosto i rapporti di stretta amicizia con la Russia. Colui che, nonostante la Serbia sia un Paese candidato all’adesione all’Unione, non ha aderito alle sanzioni fatte alla Russia dopo l’aggressione contro l’Ucraina, il 24 febbraio 2022. Si potrebbero immaginare tutte le derivanti conseguenze, nel caso di una possibile adesione per delle “ragioni geostrategiche” della Serbia nell’Unione europea! Bisogna altresì sottolineare, fatti accaduti, documentati e pubblicamente noti alla mano, che sia in Albania che in Serbia il potere viene gestito da due autocrati che ne hanno non pochi di scheletri nei propri armadi. Potrebbe spiegare la presidente del Consiglio dei ministri dell’Italia quali siano i meriti e i valori aggiunti che porterebbero questi due Paesi con la loro futura adesione nell’Unione europea?!

    Chi scrive queste righe è fermamente convinto che l’adesione all’Unione europea deve essere fatta solo e soltanto per testimoniati meriti e non per altre ragioni. Compresi anche determinati e temporanei “interessi geopolitici e geotrategici”. Si dovrebbe perciò non permettere mai che, perifrasando Oriana Fallaci, i mediocri del Politically Correct negassero sempre il merito. Si dovrebbe altresì non permettere agli autocrati di presentarsi come portatori di meriti non esistenti!

  • L’UE approva la dichiarazione internazionale su clima e salute in occasione della Giornata della salute della COP28

    Domenica 3 dicembre la Commissione ha approvato ufficialmente, a nome dell’UE, una dichiarazione internazionale su clima e salute. L’approvazione ha avuto luogo negli Emirati arabi uniti nel contesto della Giornata della salute della COP28, durante la quale si è tenuta la prima conferenza ministeriale in materia di clima e salute, con la partecipazione del Vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo, le relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche, Maroš Šefčovič.

    Si stima che l’ondata di calore dell’estate del 2022 abbia causato 62 000 decessi in Europa. L’aumento delle temperature sta inoltre generando nuove minacce per il nostro continente, tra cui le malattie trasmesse dalle zanzare e dall’acqua. A titolo di esempio delle azioni volte ad affrontare questa sfida, l’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA) della Commissione sta investendo 120 milioni di € per migliorare l’accessibilità alle contromisure mediche per le malattie trasmesse da vettori.

    La dichiarazione sul clima e sulla salute è un appello internazionale su base volontaria ad agire per affrontare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici sulla salute umana. Si tratta di un impegno di tutti i firmatari ad adoperarsi a favore di sistemi sanitari più resilienti ai cambiamenti climatici, a basse emissioni di carbonio e sostenibili e a fare di più per proteggere le persone più vulnerabili e colpite dalla crisi climatica.

  • L’UE stanzia 4,3 miliardi di € per Erasmus+ 2024

    La Commissione ha pubblicato l’invito a presentare proposte del 2024 nell’ambito di Erasmus+, il programma dell’UE per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport in Europa. Con un bilancio di 4,3 miliardi di € per il prossimo anno, Erasmus+ continuerà a sostenere le esperienze transnazionali di alunni e studenti dell’istruzione superiore e dell’istruzione e formazione professionale. Il programma offre inoltre opportunità ai discenti adulti, agli educatori e al personale, nonché ai giovani nell’ambito di programmi di apprendimento informale.

    Per attenuare gli effetti dell’inflazione sui partecipanti che studiano all’estero e consentire un’ampia partecipazione, il programma aumenterà gli importi delle borse di mobilità. Seguendo lo stesso approccio adottato per l’invito del 2023, gli importi delle borse individuali per gli studenti all’estero saranno adeguati del 5,9% per la maggior parte delle azioni di mobilità dell’invito del 2024. Nel 2024 il programma offrirà maggiori incentivi a favore dei viaggi sostenibili. Per la prima volta saranno offerte sovvenzioni di viaggio anche per la mobilità all’interno dell’UE nell’ambito dell’istruzione superiore.

    Erasmus+ continuerà a sostenere l’Ucraina mediante numerosi progetti, come la promozione dell’integrazione dei rifugiati in un nuovo sistema di istruzione.

  • La Commissione vara un’alleanza mondiale per contrastare il traffico di migranti

    Domani la Presidente Ursula von der Leyen, la Commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, il Commissario per la Giustizia, Didier Reynders, il Commissario per il Vicinato e l’allargamento, Olivier Várhelyi, e la Commissaria per i Partenariati internazionali, Jutta Urpilainen, parteciperanno a Bruxelles alla conferenza internazionale su un’alleanza mondiale per contrastare il traffico di migranti.

    La conferenza internazionale fa seguito all’annuncio che la Commissione rafforzerà gli strumenti per contrastare efficacemente il traffico di migranti, dato della Presidente von der Leyen durante il discorso sullo stato dell’Unione 2023.

    La conferenza riunisce rappresentanti degli Stati membri, dei principali paesi partner e delle organizzazioni internazionali. Le discussioni si concentreranno sulla prevenzione e sulla risposta al traffico di migranti, nonché sulle alternative alla migrazione irregolare come deterrente fondamentale al traffico. La conferenza sarà un’occasione per lanciare un invito ad agire per un’alleanza mondiale per contrastare il traffico di migranti.

    La Commissione presenterà una nuova legislazione in materia. Si tratta di una direttiva che stabilisce norme minime in materia di favoreggiamento dell’ingresso, del transito e del soggiorno illegali nell’UE e di un regolamento volto a rafforzare il ruolo di Europol e la cooperazione interagenzie nella lotta al traffico di migranti e alla tratta di esseri umani. Insieme, queste iniziative definiscono il nuovo quadro di cooperazione giuridica, operativa e internazionale contro il traffico di migranti per gli anni a venire.

  • L’UE proroga la durata del piano d’azione sulla parità di genere

    Nel 2021-2022, durante i primi anni di attuazione del nuovo piano d’azione dell’UE sulla parità di genere (GAP III), l’Unione europea ha impegnato 22,4 miliardi di € per contribuire a costruire un mondo più equo sotto il profilo della parità di genere.

    Secondo quanto risulta dalla relazione intermedia comune della Commissione europea e del Servizio europeo per l’azione esterna sull’attuazione del piano d’azione dell’UE sulla parità di genere (GAP III) appena pubblicata, nel periodo 2021-2022, durante i primi anni di attuazione del GAP III, l’Unione europea ha impegnato 22,4 miliardi di € per contribuire alla costruzione di un mondo più equo sotto il profilo della parità di genere. L’UE ha sostenuto i paesi partner e la società civile nel miglioramento della parità di genere, con risultati trasformativi, tra cui un’aumentata protezione delle donne e delle ragazze dalla violenza di genere, una più nutrita partecipazione alla vita pubblica e politica, un maggiore accesso all’istruzione, alla sanità e alla protezione sociale e all’emancipazione economica nell’ambito dell’approccio Team Europa.

    Al fine di consolidare questi risultati, l’UE proroga la durata del piano d’azione sulla parità di genere dal 2025 al 2027 per conseguire l’obiettivo di un mondo equo sotto il profilo della parità di genere.

    In molte parti del mondo, i diritti delle donne e delle ragazze sono stati minacciati, ridotti o completamente eliminati, e ciò ha rappresentato un considerevole passo indietro rispetto ai significativi progressi ottenuti nel corso di decenni. Fin dalla sua adozione nel novembre 2020, il piano d’azione sulla parità di genere III ha pertanto messo i diritti umani e l’emancipazione, in particolare per le donne e le ragazze, in cima all’agenda di azioni esterne dell’UE, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile e con altri impegni internazionali.

    Nel 2022 la parità di genere è stata all’ordine del giorno dei dialoghi politici, sulla sicurezza e/o sui diritti umani tra l’UE e circa 100 paesi partner. Con 33 di questi paesi i dialoghi si sono concentrati esclusivamente sulla parità di genere. Inoltre, le delegazioni dell’UE hanno elaborato 131 piani di attuazione a livello nazionale che adattano il piano d’azione sulla parità di genere al contesto locale, rafforzando l’approccio Team Europa dell’UE e dei suoi Stati membri.

    A livello mondiale, l’UE e i suoi Stati membri hanno collaborato a risoluzioni delle Nazioni Unite per combattere la violenza contro le donne, contribuito alla Commissione delle Nazioni unite sulla condizione femminile, incentivato la partecipazione politica e civile di donne e ragazze, potenziato il sostegno alle organizzazioni per i diritti delle donne e promosso le prospettive di genere nei processi decisionali in materia di clima e di digitale. Nel contesto degli allarmanti cambiamenti per quanto riguarda la sicurezza e i conflitti e della concorrenza per il potere a livello geopolitico, l’attuazione dell’agenda su donne, pace e sicurezza e l’impegno a integrare la prospettiva di genere nel rispondere efficacemente a tali minacce alla sicurezza sono sempre più importanti.

  • L’UE presenta le buone prassi per migliorare la cooperazione tra gli Stati membri sulle procedure di asilo

    La Commissione ha presentato una serie di buone prassi per garantire l’efficacia del regolamento Dublino III, come annunciato dalla Presidente von der Leyen all’inizio di giugno nell’ambito dell’attuazione della tabella di marcia di Dublino.

    Nella lettera inviata agli Stati membri in vista del Consiglio europeo del febbraio 2023 la Presidente von der Leyen si è impegnata ad assicurare la piena attuazione della tabella di marcia di Dublino, elaborata dalla Commissione e approvata dagli Stati membri nel novembre 2022. La tabella di marcia di Dublino stabilisce azioni pratiche per ridurre gli incentivi ai movimenti secondari grazie a una migliore cooperazione tra gli Stati membri.

    Nella “Tabella di marcia di Dublino in azione – aumentare l’efficacia del regolamento Dublino III: individuare le buone prassi negli Stati membri“, la Commissione ha individuato una serie di buone prassi che hanno un impatto positivo sul funzionamento della procedura Dublino, tra cui:

    • la comunicazione ai richiedenti di informazioni dettagliate sul trasferimento mediante colloqui prima della partenza od opuscoli mirati per spiegare i motivi della decisione di trasferimento e le aspettative derivanti dal trasferimento;
    • la garanzia di un controllo più rigoroso di ciascun trasferimento, ad esempio introducendo un sistema di registrazione di chi entra ed esce dai centri di accoglienza, che permette di monitorare la presenza nei centri di accoglienza e può anche contribuire a limitare la fuga;
    • il ricorso a misure alternative al trattenimento, quali il sequestro dei documenti di viaggio o la designazione di funzionari speciali nei centri di accoglienza per controllare regolarmente la presenza fisica delle persone oggetto di trasferimento;
    • il miglioramento della comunicazione tra lo Stato membro che provvede al trasferimento e lo Stato membro competente, concludendo accordi bilaterali, designando funzionari di collegamento, organizzando riunioni bilaterali periodiche e missioni di accertamento dei fatti;
    • il potenziamento dei sistemi informatici esistenti e lo sviluppo di nuove soluzioni digitali per monitorare tutte le fasi della procedura Dublino.

    Nell’ultimo anno gli Stati membri, sulla base della tabella di marcia di Dublino, hanno avviato varie iniziative con il sostegno della Commissione per aumentare l’efficienza delle procedure Dublino.

    Le buone prassi individuate in questo documento saranno discusse nella prossima riunione del comitato di contatto Dublino che si terrà il 4 dicembre. La Commissione continuerà a sostenere gli Stati membri nel conseguimento di tutti gli obiettivi fissati nella tabella di marcia di Dublino. Il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo proposto dalla Commissione nel settembre 2020 comprende una serie di strumenti per rendere più efficace il sistema di Dublino, in particolare nell’ambito della proposta di regolamento sulla gestione dell’asilo e della migrazione, attualmente in fase di negoziazione da parte dei colegislatori. La Commissione è pronta a continuare a collaborare con il Parlamento europeo e il Consiglio per garantire un accordo sul patto entro la fine del presente mandato legislativo, in linea con la tabella di marcia comune.

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