UE

  • Pompei restaurata grazie a un investimento di 78 milioni di € dei fondi della politica di coesione

    Si è concluso con pieno successo l’ambizioso “Grande Progetto Pompei” per il restauro del sito archeologico di Pompei, attrazione turistica mondiale, bene culturale di primaria importanza e autentico volano per l’economia locale. La realizzazione del progetto è durata 10 anni e ha ricevuto finanziamenti per oltre 78 milioni di € dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR).

    Con l’ausilio di un finanziamento complessivo di 105 milioni di €, di cui 78 milioni di € a titolo del FESR, sono stati restaurati 70 edifici. Grazie al progetto è possibile visitare oltre 40 ettari del sito, ora accessibile anche alle persone con mobilità ridotta, attraverso un itinerario dedicato di oltre 4 km. Gli edifici sono stati messi in sicurezza nei confronti di eventi meteorologici dirompenti, già causa dei crolli verificatisi in passato.

    Durante i lavori sono state rimosse circa 30.000 tonnellate di materiali (pietra, ceneri e terra), facendo riemergere dal suolo quasi 1 200 reperti e 170 nuovi oggetti e frammenti di gesso.

    Il progetto ha portato a un notevole aumento del numero di visitatori, passato da 2,3 milioni nel 2012 a oltre 4 milioni nel 2019, dimostrando come la cultura possa contribuire allo sviluppo economico. Rispetto al 2013 si è infatti registrato un aumento del 40 % dell’occupazione negli alberghi e del 20 % del fatturato nei ristoranti nelle zone circostanti.

    Il progetto di restauro di Pompei è stato approvato dalla Commissione nel 2012, a seguito del crollo di diversi edifici nel 2010 causato dalla mancanza di manutenzione e da eventi meteorologici estremi. All’epoca erano accessibili ai visitatori solo 5 delle 60 Domus presenti nel sito. Tutte le Domus sono state sottoposte a restauro.

    L’ambizioso progetto, suddiviso in 76 misure a loro volta ripartite in 5 piani integrati, è stato realizzato in due fasi: una prima fase nell’ambito del periodo di programmazione 2007-2013, con un investimento totale dell’UE di 40 milioni di €, e una seconda fase, con un importo di 65 milioni di €, realizzata nel periodo 2014-2020.

    Durante il periodo di programmazione 2014-2020, la politica di coesione ha investito più di 939 milioni di € in Italia, al fine di ripristinare il patrimonio culturale del paese, e oltre 4 miliardi di € in tutta l’UE.

  • Invito a presentare proposte Erasmus+ 2024 per aggiungere almeno 60 alleanze delle università europee entro la metà del 2024

    La Commissione ha pubblicato il quinto invito a presentare proposte Erasmus+ per sostenere l’ulteriore diffusione dell’iniziativa delle università europee. L’obiettivo della strategia europea per le università è raggiungere almeno 60 alleanze delle università europee che riuniscano oltre 500 università entro la metà del 2024.

    L’invito, che sarà aperto fino al 6 febbraio 2024, offrirà finanziamenti a sostegno di una più profonda cooperazione istituzionale transnazionale tra gli istituti di istruzione superiore. Nuove alleanze possono candidarsi. Un’importante novità prevista per quest’anno è la possibilità di istituire una “comunità di pratiche delle università europee” a sostegno di una più stretta cooperazione, che dovrebbe favorire la condivisione dei risultati e delle buone pratiche delle alleanze, a livello sia interno sia esterno.

    Le alleanze delle università europee sostengono una cooperazione transnazionale tra diversi istituti di istruzione superiore in tutta Europa e riguardano tutte le loro missioni: istruzione, ricerca, innovazione e servizi alla società. A seguito degli inviti a presentare proposte Erasmus+ del 201920202022 e 2023, le attuali 50 alleanze delle università europee comprendono oggi oltre 430 istituti di istruzione superiore in tutta Europa.

  • Simulazioni di attacchi informatici su grande scala condotte da Commissione e Stati membri dell’UE per rafforzare la preparazione

    Rappresentanti ad alto livello in materia di cibersicurezza degli Stati membri dell’UE, della Commissione e dell’Agenzia dell’UE per la cibersicurezza (ENISA) partecipano a un’esercitazione a livello operativo della durata di due giorni, il cosiddetto “Blue OLEx 2023”, per verificare la preparazione dell’UE in caso di crisi informatica. L’esercitazione è organizzata nel quadro della rete delle organizzazioni di collegamento per le crisi informatiche, o “EU-CyCLONe”.

    La rete EU-CyCLONe contribuisce all’attuazione del piano d’azione della Commissione per una rapida risposta alle crisi o agli incidenti di cibersicurezza transfrontalieri su larga scala. La rete integra le strutture di cibersicurezza dell’UE, fornendo un collegamento tra la cooperazione a livello tecnico, mediante un gruppo di risposta agli incidenti di cibersicurezza, e quella a livello politico, ad esempio mediante i dispositivi integrati

    per la risposta politica alle crisi, il meccanismo di risposta alle crisi dell’UE che favorisce un processo decisionale rapido e coordinato a livello politico in caso di crisi gravi e complesse.

    I partecipanti discuteranno inoltre di questioni strategiche di politica informatica, in particolare di come definire un quadro coerente per la gestione delle crisi a livello dell’Unione.

  • La convenzione di Istanbul entra in vigore per l’UE

    La convenzione di Istanbul entrerà in vigore il 1º ottobre per l’UE. La convenzione è un quadro giuridico completo volto a proteggere le donne da ogni forma di violenza, al fine di prevenire, perseguire ed eliminare la violenza sulle donne e la violenza domestica, e di attuare politiche globali e coordinate.

    Essendo l’UE nel suo complesso vincolata dalla convenzione, gli Stati membri dovranno adottare le misure necessarie. “La violenza sulle donne è una censura delle società democratiche. Una donna su tre al di sopra dei 15 anni ha subito violenze fisiche o sessuali”, ha dichiarato Vera Jourová, Vicepresidente per i Valori e la trasparenza.”Molte non lo denunciano. Molti aggressori rimangono impuniti. Dobbiamo agire e la Convenzione di Istanbul è la nostra risposta giuridica per rafforzare i diritti delle donne. Continueremo a incoraggiare gli Stati membri ad adottare le misure necessarie per prevenire la violenza sulle donne e per garantire protezione e sostegno efficaci a tutte le vittime”.

  • “Storia dell’integrazione europea in 2500 anni”, il saggio di Roberto Amati che racconta le origini del lungo processo

    Oggi si parla molto di integrazione come di un processo iniziato dopo la Seconda Guerra Mondiale per riunire tutti i popoli e le nazioni del continente seguendo un programma politico ed economico complesso ma tuttora incompleto. Per poter integrare le parti di un sistema che hanno origini comuni bisogna avere una visione completa grazie ad una approfondita ricerca.
    Certamente è la meta finale della storia europea: ma senza conoscere le origini dei popoli europei, la storia condivisa connessa all’impero romano cristiano, al cristianesimo e alla cultura tradizionale europea, non è possibile ipotizzarla.

    Con il suo saggio, STORIA DELL’INTEGRAZIONE EUROPEA IN 2500 ANNI – Le antiche origini si rinnovano nelle attuali aeternitas (Pathos Edizioni) Roberto Amati fa una lettura impegnata, un racconto criptico che si sviluppa su diversi piani di lettura, e che certamente potrà accendere dibattiti sui temi e i personaggi citati, nonché essere fonte di acculturamento. Per i lettori appassionati si presenta come una novità letteraria, originale e documentata, attraverso genealogie regali e cartine storiche, secondo un approccio multidisciplinare e poliedrico infuso in parti tematiche scritte con stili linguistici differenti. Certamente, si tratta di un’interpretazione innovativa della Storia europea, incentrata sui capisaldi dell’Impero, del Cristianesimo e della Mitologia, che racconta come la “linea di sangue divina” ha governato l’Europa per millenni, al termine di una ricerca personale dell’autore durata oltre vent’anni.

    La visione dell’Europa Unita ha storia antica ed è evoluta nel corso dei secoli, da quando l’Impero Romano pose le prime pietre della costruzione comunitaria, per cui l’interpretazione del percorso comune fatto dal “popolo europeo” può essere considerata in vari modi. Senza dubbio, questo processo ha formato una solida cultura tradizionalista europea, cui dobbiamo dare il dovuto riconoscimento, recuperandola, così è importante riproporre oggi più che mai nell’agenda politica il futuro del continente e quali forma essa possa assumere. Questo libro è una novità nella saggistica storica, sia sul piano linguistico che per la ricchezza e completezza di informazioni.

  • La Giornata europea delle lingue celebra gli insegnanti di lingue e la diversità linguistica

    Si è celebrata il 26 settembre la Giornata europea delle lingue, un’occasione annuale per aumentare la consapevolezza sull’apprendimento delle lingue e sulla diversità linguistica. Quest’anno particolare attenzione va al ruolo degli insegnanti di lingue.

    Molti istituti linguistici e culturali, associazioni, università e scuole parteciperanno a più di 70 eventi locali e nazionali organizzati in tutta l’UE.

    La giornata si è aperta alle ore 12:00 con una conferenza online sull’insegnamento delle competenze linguistiche, durante la quale è intervenuto il Commissario per il Bilancio e l’amministrazione, Johannes Hahn ed è proseguita con una tavola rotonda sul multilinguismo e sugli strumenti messi a disposizione dall’UE per aiutare gli insegnanti di lingue a sviluppare nuove competenze, trovare nuove idee e utilizzare tutte le risorse disponibili, in particolare mediante Erasmus+ e la piattaforma europea per l’istruzione scolastica.

    “La Giornata europea delle lingue dimostra l’impegno dell’Europa a favore del multilinguismo. Si tratta di una grande occasione per mostrare come la Commissione europea e il programma Erasmus+ sostengano l’innovazione e l’eccellenza nell’insegnamento e nell’apprendimento delle lingue. Le lingue sono competenze per la vita e sono al centro della costruzione dello spazio europeo dell’istruzione”, ha dichiarato Iliana Ivanova, Commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù

    Per Johannes Hahn, Commissario per il Bilancio e l’amministrazione:“Conoscere altre lingue offre una finestra su altre culture, altre civiltà, altri modi di pensare, producendo rispetto della diversità, comprensione e creatività. Questo è il fulcro del progetto europeo e della Commissione in quanto servizio pubblico. Mi congratulo con gli insegnanti di lingue: insegnano ai nostri figli competenze preziose. Infondendo nei giovani l’amore per le lingue, contribuiscono a un futuro migliore per l’Europa. Le competenze linguistiche sono diventate anche uno strumento indispensabile per lo sviluppo della carriera in un mondo sempre più interconnesso”.

  • Polemiche pretestuose ed evidenze

    È evidente che i migranti non possono essere lasciati morire in mare. È evidente che se non si fermano a monte le partenze, attraverso controlli sulle coste africane, se non ci sono corridoi umanitari per chi ha diritto di rifugiarsi subito in Europa e se non c’è una battaglia comune contro i trafficanti di uomini, le partenze continueranno e i naufragi ed i morti anche.

    È evidente che ogni Paese può aiutare economicamente delle Ong che si attivano per salvare persone che rischiano di morire in mare ma dovrebbe essere altrettanto evidente che le Ong finanziate da un Paese europeo devono garantire di portare i migranti in quello stesso Paese, via mare o via terra. Il trattato di Dublino era sbagliato prima ed è anacronistico da tempo, che la Germania, od altri, vi faccia ancora riferimento è un evidente pretesto per non adempiere ai suoi obblighi, o forse anche per ottenere di più dall’Europa.

    È evidente che la politica europea non solo è in grave e colpevole ritardo ma che anche ora annaspa senza affrontare, alla radice, il problema immigrazione che ha due principali aspetti: come risolvere nell’immediato l’arrivo di decine di migliaia di persone e come affrontare per l’imminente, prossimo futuro la gestione di quello che è diventato un esodo biblico.

    Dovrebbe essere evidente che ciascuno dei paesi europei deve accogliere un numero di immigrati in rapporto alla propria capacità territoriale e al numero dei suoi abitanti e che vi è la necessità di una politica economica per i Paesi africani che soffrono per la mancanza dei beni primari. Occorrono aiuti alle popolazioni che passano anche da investimenti per la produzione agricola e che per i profughi da paesi in guerra, oltre ai corridoi umanitari, occorrono centri di istruzione ed avviamento al lavoro, in caso contrario, se le persone, specie i giovani, non hanno l’istruzione necessaria e non conoscono le leggi e le regole europee parlare di integrazione è pura utopia.

    Altrettanto evidente è che la guerra ai trafficanti di uomini non può essere fatta che in maniera dura, con il coinvolgimento di quegli stati dai quali partono i barconi e che sono noti per i lager nei quali la criminalità, con il silenzio compiacente o la complicità di molte autorità, sevizia, ricatta e sfrutta donne, uomini e bambini.

    Ed è anche evidente che se un Paese come la Germania, che anche ora continua a ritenersi capofila in Europa, ha un Presidente della Repubblica che in Italia condivide la necessità di rivedere il trattato di Dublino ed una ministro che, dalla Germania, il giorno dopo lo smentisce è imminente il pericolo che la crisi immigrazione si tramuti in una crisi che mette a repentaglio il futuro dell’Europa e perciò di tutti noi.

  • La Commissione adotta misure per limitare le microplastiche aggiunte intenzionalmente

    La Commissione ha adottato misure che limitano l’aggiunta intenzionale di microplastiche a prodotti disciplinati dalla legislazione REACH dell’UE sulle sostanze chimiche. Con queste nuove norme, che impediranno il rilascio nell’ambiente di circa mezzo milione di tonnellate di microplastiche, sarà vietata la vendita di microplastiche in quanto tali e di prodotti contenenti microplastiche aggiunte intenzionalmente e che liberano microplastiche quando utilizzati. Nei casi debitamente giustificati si applicheranno deroghe e periodi transitori per consentire agli interessati di adeguarsi alle nuove norme.

    La restrizione adottata si basa su un’ampia definizione di microplastiche, in cui rientrano tutte le particelle di polimeri sintetici inferiori a cinque millimetri che siano organiche, insolubili e resistenti alla degradazione. L’obiettivo è ridurre le emissioni di microplastiche intenzionali dal maggior numero possibile di prodotti. Fra i prodotti comuni interessati da questa restrizione vi sono:

    • il materiale granulare da intaso utilizzato per le superfici sportive artificiali, che costituisce la principale fonte di microplastiche utilizzate intenzionalmente nell’ambiente;
    • i cosmetici, nel cui ambito le microplastiche sono utilizzate per molteplici scopi, quali l’esfoliazione (micrograni) o l’ottenimento di una specifica consistenza, fragranza o colore;
    • detergenti, ammorbidenti per tessuti, glitter, fertilizzanti, prodotti fitosanitari, giocattoli, medicinali e dispositivi medici eccetera.

    I prodotti utilizzati nei siti industriali o che non rilasciano microplastiche durante il loro impiego sono esentati dal divieto di vendita, ma i relativi fabbricanti dovranno fornire istruzioni su come utilizzarli e smaltirli per evitare emissioni di microplastiche.

    Le prime misure, come il divieto di micrograni e glitter sciolti, inizieranno ad applicarsi tra 20 giorni, con l’entrata in vigore della restrizione. In altri casi il divieto di vendita sarà applicato dopo un periodo più lungo, per dare ai portatori di interessi il tempo di sviluppare e adottare alternative.

  • Dalla Banca europea per gli investimenti 1,7 miliardi di € di finanziamenti per la costruzione di nuove centrali solari in Spagna, Italia e Portogallo

    La Banca europea per gli investimenti ha approvato un quadro di finanziamento di 1,7 miliardi di € a favore di Solaria, al fine di sostenere la costruzione di circa 120 centrali fotovoltaiche in Spagna, Italia e Portogallo. Il finanziamento è sostenuto dal programma InvestEU.

    Le centrali fotovoltaiche avranno una capacità totale di circa 5,6 GW e produrranno circa 9,29 TWh all’anno. Si prevede la messa in funzione delle centrali elettriche entro la fine del 2028. Questa operazione sosterrà il conseguimento degli obiettivi strategici dell’UE nell’ambito del Green Deal europeo e del piano REPowerEU, fornendo energia elettrica equivalente alla domanda media annua di circa 2,5 milioni di famiglie e riducendo le emissioni di gas a effetto serra di circa 3 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Oltre un terzo della capacità installata sarà situato in regioni meno sviluppate con un PIL pro capite inferiore al 75% della media dell’UE. Secondo le stime della BEI, il progetto promuoverà in modo significativo l’occupazione nelle zone in cui saranno costruiti gli impianti, creando circa 11 100 posti di lavoro all’anno durante la fase di costruzione.

    “Questo importante accordo è una grande dimostrazione della capacità di InvestEU di sostenere in modo significativo la transizione europea verso la neutralità climatica e l’indipendenza energetica!” – ha dichiarato Il Commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni. !Metterà a disposizione 1,7 miliardi di € di finanziamenti per nuove centrali fotovoltaiche in Spagna, Italia e Portogallo. Si tratta di una buona notizia sia per il clima sia per l’economia: non solo fornirà energia pulita a milioni di famiglie, ma nelle regioni interessate creerà anche migliaia di posti di lavoro nella fase di costruzione”.

    Il programma InvestEU fornisce all’UE finanziamenti a lungo termine attraverso fondi pubblici e privati a sostegno delle priorità strategiche dell’UE. Nell’ambito del programma, il fondo InvestEU è attuato mediante partner finanziari che investiranno in progetti utilizzando la garanzia dell’UE, mobilitando così almeno 372 miliardi di € di investimenti aggiuntivi.

  • La Commissione dà il via alla Settimana europea dello sport 2023

    Sabato la Commissione ha aperto ufficialmente la nona edizione della Settimana europea dello sport a Valencia, in Spagna. Ogni anno, dal 23 al 30 settembre, la Settimana europea dello sport promuove stili di vita più sani e attivi per milioni di persone in Europa e nel resto del mondo. L’iniziativa consente a organizzazioni sportive, imprese ed esperti di sviluppare strategie per aumentare la partecipazione alle attività connesse allo sport e consente ai partecipanti di celebrare lo sport nelle loro comunità.

    Le priorità e i messaggi speciali della Settimana europea dello sport 2023 si concentreranno sul coinvolgimento, sull’inclusione e sull’innovazione. Queste tre parole riflettono importanti pilastri dello sport, oltre che orientamenti e cambiamenti in atto nelle nostre società.

    Dal 2015 la Settimana europea dello sport contribuisce a contrastare l’inattività, incoraggiando gli europei ad adottare uno stile di vita sano e attivo. La settimana invita tutti a essere attivi, indipendentemente dall’età, dal contesto sociale o dal livello di preparazione.

    Nel 2022 la Settimana europea dello sport ha offerto attività, concorsi e sfide in 40 paesi. In totale sono stati organizzati 32 000 eventi, con più di 13,2 milioni di partecipanti, in tutta Europa e non solo.

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