UE

  • La Commissione approva una modifica della carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027 per l’Italia

    La Commissione europea ha approvato, nell’ambito delle norme dell’Unione sugli aiuti di Stato, una modifica della carta dell’Italia per la concessione degli aiuti a finalità regionale dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2027, nel quadro degli orientamenti riveduti in materia di aiuti di Stato a finalità regionale.

    Il 2 dicembre 2021 la Commissione ha approvato la carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027 per l’Italia, modificata il 18 marzo 2022. Il 16 dicembre 2022 la Commissione ha approvato inoltre i piani territoriali per una transizione giusta dell’Italia, che individuano i territori ammissibili al sostegno del Fondo per una transizione giusta. I territori si trovano in regioni ammissibili agli aiuti ai sensi dell’articolo 107, paragrafo 3, lettera a), del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (le cosiddette zone “a”), che garantisce gli aiuti a sostegno delle regioni più svantaggiate.

    Per far fronte ulteriormente alle disparità regionali, la modifica della carta permette importi massimi più elevati per gli aiuti agli investimenti in questi territori. Gli importi massimi degli aiuti aumenteranno dal 40% al 50% dei costi di investimento ammissibili in una parte della Puglia, e dal 30% al 40% dei costi di investimento ammissibili in parti della Sardegna.

  • Il Consiglio europeo per l’innovazione e l’Istituto europeo di innovazione e tecnologia lanciano un nuovo premio europeo per le donne innovatrici

    Il Consiglio europeo per l’innovazione (CEI) e l’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT) hanno rafforzato il loro partenariato lanciando un nuovo premio europeo per le donne innovatrici. Questo concorso comune premierà una comunità ancora più ampia di innovatrici, portando alla ribalta i risultati da esse ottenuti e spalancando loro nuove opportunità. I premi saranno assegnati alle donne imprenditrici più esemplari, la cui innovazione abbia avuto un impatto positivo sulla nostra società e sul nostro pianeta.

    Questo nuovo premio verrà assegnato per ispirare l’Europa e le donne innovatrici. Lanciato dal Consiglio europeo per l’innovazione e dall’Istituto europeo di innovazione e tecnologia, il premio mira a rimuovere gli ostacoli che le donne incontrano nel mondo delle imprese e della tecnologia. Attendo con interesse un elevato numero di contributi”, ha dichiarato Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva per Un’Europa pronta per l’era digitale. Per Margaritis Schinas, Vicepresidente e Commissario per la Promozione dello stile di vita europeo, questo nuovo premio” è un ottimo modo per l’Europa di dimostrare il suo impegno comune a favore dell’innovazione e della parità di genere. È una causa che riunirà il CEI e l’EIT, alleati naturali, al fine di abbattere le barriere per le donne nelle imprese e nel settore tecnologico. Spero che molte donne innovatrici e imprenditrici partecipino al concorso, in modo da poter dimostrare la diversità delle tecnologie europee. ”

    Durante il vertice del Consiglio europeo per l’innovazione del marzo 2024 saranno annunciate tre vincitrici in ciascuna delle seguenti categorie: donne innovatrici, innovatrici emergenti e leadership femminile dell’EIT. Le candidature saranno aperte fino al 27 settembre 2023.

  • Quattro progetti italiani tra i vincitori del più prestigioso Premio Europeo per il Patrimonio Culturale

    La Commissione Europea e Europa Nostra hanno annunciato i vincitori dei Premi Europei per il Patrimonio Culturale/Europa Nostra Awards 2023. Quest’anno 30  straordinari progetti da 21 paesi hanno ricevuto il più prestigioso premio Europeo per il patrimonio culturale. Tra i vincitori di questa edizione ci sono quattro esemplari progetti italiani:

    Giardini Reali di Venezia

    Dopo complessi lavori di ristrutturazione, questi giardini risalenti all’epoca Napoleonica e che si trovavano in grave stato di abbandono, sono stati riportati a nuova vita e il loro legame architettonico con Piazza San Marco è stato ripristinato. Attualmente i Giardini Reali sono un’oasi meravigliosa,ecologicamente sostenibile  e fruibile da tutti.

    L’architettura protoindustriale del Veneto nell’età di Palladio

    Questa ricerca triennale sul patrimonio protoindustriale del Veneto è senza precedenti in Italia ed  in Europa. Offre una panoramica sulla storia dell’innovazione e della diffusione di conoscenze a livello europeo, concentrandosi sui meriti dell’energia idraulica.

    Aperti per Voi

    Una straordinaria iniziativa che apre le porte più di 85 siti culturali in 35 città in tutta Italia che altrimenti rimarrebbero chiusi al pubblico. Il segreto di questo successo è soprattutto nella forte dedizione di una vasta rete di più di 1,600 volontari.

    Sergio Ragni

    Gli sforzi eccezionali del musicologo Sergio Ragni, nell’arco di oltre 60 anni, hanno permesso di collezionare, studiare e condividere con il pubblico un patrimonio di conoscenze sulla vita e la rilevanza culturale di Gioacchino Rossini,  uno dei più influenti compositori d’Europa.

    I 30 vincitori sono stati selezionati da una Giuria, composta da esperti provenienti da tutta Europa, sulla base delle valutazioni di Comitati di Selezione che hanno avuto il compito di esaminare le candidature per i Premi inviate da organizzazioni e individui da 35 paesi Europei.  I Premi sono finanziati dal programma Europa Creativa dell’Unione Europea.

    I vincitori saranno celebrati il 28 Settembre a Venezia durante la Cerimonia per i Premi Europei del Patrimonio Culturale, che si terrà al Palazzo del Cinema. Il prestigioso evento sarà onorato dalla partecipazione di Cecilia Bartoli, Presidente di Europa Nostra. È attesa anche la partecipazione di Margaritis Schinas, Vice-Presidente della Commissione Europea. Durante la cerimonia, verranno anche annunciati i vincitori del Grand Prix e il vincitore del Public Choice Award, scelti tra i progetti vincitori di questa edizione e che riceveranno un premio di €10,000 ognuno. La cerimonia sarà uno degli eventi più importanti del Summit 2023 sul Patrimonio Culturale Europeo, organizzato da Europa Nostra con il supporto della Commissione Europea, e che si terrà tra il 27 e il 30 Settembre a, Venezia.

    Tutti i sostenitori e gli appassionati del patrimonio culturale sono invitati a scoprire i vincitori e a votare online per decidere chi vincerà il Public Choice Award 2023, che avrà diritto a ricevere un premio in denaro di 10.000 euro.

  • Tre nuovi accordi per un totale di 88 milioni di euro a sostegno della transizione verde e delle piccole e medie imprese in Italia

    Il Fondo europeo per gli investimenti, sostenuto dal programma InvestEU, ha firmato tre nuovi accordi con Endeka SGR, Banca Cassa di Risparmio di Savigliano S.p.A. e Azimut Investment SA per un valore totale di 88 milioni di € a sostegno della transizione verde e delle piccole e medie imprese in Italia.

    L’accordo con Endeka SGR riguarda un impegno del Fondo per 25 milioni di € in qualità di investitore principale del fondo Endeka Credito Italia I, incentrato sul finanziamento di piccole e medie imprese italiane e sulla promozione delle caratteristiche ambientali e/o sociali.

    L’accordo con Banca Cassa di Risparmio di Savigliano S.p.A prevede una garanzia del Fondo per 32,9 milioni di € a sostegno delle piccole e medie imprese e delle piccole imprese a media capitalizzazione italiane, con un’attenzione particolare alla sostenibilità. Oltre l’80% delle risorse messe a disposizione dal Fondo sarà destinato a progetti verdi e sostenibili, che faciliteranno l’accesso ai finanziamenti per oltre 65 piccole e medie imprese che operano principalmente in Piemonte.

    L’accordo con Azimut Investment SA fa riferimento a un impegno del Fondo per 30 milioni di € in qualità di investitore principale del fondo Azimut Diversified Corporate Credit, che aiuterà le imprese italiane, in particolare le piccole e medie imprese e quelle a media capitalizzazione, a finanziare i loro piani di investimento e di crescita. Il fondo mira a promuovere e migliorare gli aspetti sociali e ambientali dei mutuatari, quali una maggiore efficienza energetica, la transizione verso un’economia circolare, la parità di genere e lo sviluppo delle comunità locali.

    Paolo GentiloniCommissario per l’Economia, ha dichiarato: “InvestEU svolge un ruolo fondamentale nel facilitare l’accesso ai finanziamenti per le piccole e medie imprese, consentendo loro di innovare, espandersi e creare nuovi posti di lavoro. Grazie a questo accordo siamo lieti di aiutare le imprese a dispiegare il loro pieno potenziale in questo settore e contribuire alla transizione verde dell’Italia”.

  • Nuove norme UE più rigorose sulla sicurezza dei prodotti

    E’ entrato in vigore il 12 giugno il regolamento sulla sicurezza generale dei prodotti.

    Le nuove norme mirano ad affrontare i principali cambiamenti sociali che negli ultimi 20 anni hanno interessato la sicurezza dei prodotti di consumo, come la crescente digitalizzazione, i nuovi sviluppi tecnologici e le catene di approvvigionamento globalizzate.
    Questo quadro aggiornato garantirà che vengano offerti ai consumatori soltanto prodotti sicuri, a prescindere dalla loro origine e dalla modalità di vendita (negozi o mercati online).
    La Commissione inoltre annuncia l’invito a presentare candidature per l’edizione 2023 del premio dell’UE per la sicurezza dei prodotti.

    Il concorso riunisce imprese e ricercatori di successo e di talento che vogliono fare la differenza per la sicurezza dei consumatori. Quest’anno verterà sulle imprese che innovano e investono per migliorare la sicurezza dei giovani. Le candidature sono aperte fino all’8 settembre 2023.

    Dopo un esame preliminare di ammissibilità, una giuria di esperti in materia di politica e sicurezza selezionerà i finalisti per ogni categoria. I vincitori di quest’anno saranno annunciati durante la cerimonia di gala ufficiale che si svolgerà a dicembre a Bruxelles.

  • Dichiarazione della Commissione europea e dell’Alto rappresentante in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile

    In occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, la Commissione europea e l’Alto rappresentante Josep Borrell hanno rilasciato la seguente dichiarazione:

    “L’Unione europea si impegna da tempo per eliminare il lavoro minorile e tutelare i diritti dei minori. Questo fenomeno rimane diffuso in tutto il mondo, insieme al lavoro forzato e ad altre forme di sfruttamento dei minori. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, il fenomeno del lavoro minorile interessa ancora 160 milioni di bambini, metà dei quali sfruttati in lavori pericolosi. In linea con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e con l’Appello all’azione di Durban, e come previsto dal Piano d’azione dell’UE per i diritti umani e la democrazia 2020-2024, l’Unione europea si impegna a eliminare il lavoro forzato, la schiavitù moderna, la tratta di esseri umani e tutte le forme di lavoro minorile entro il 2025.

    La Strategia globale dell’Unione europea sui diritti dei minori (2020-2024) pone l’eliminazione del lavoro minorile al centro della propria dimensione mondiale. Con il primo Piano d’azione per i giovani nell’ambito dell’azione esterna sono state proposte misure concrete di follow-up.

    L’UE aspira a diventare membro dell’Alliance 8.7 e si impegna, insieme ai partner, ad accelerare gli sforzi necessari per tutelare i diritti di tutti i minori e permettere loro di godere dell’infanzia senza subire alcuna forma di sfruttamento o abuso”.

  • La qualità delle acque di balneazione europee resta elevata

    Secondo l’ultima relazione annuale sulle acque di balneazione appena pubblicata, nel 2022 la maggior parte dei siti di balneazione in Europa è risultata all’altezza dei più severi standard di qualità dell’UE, meritandosi la classificazione di “eccellente”. La valutazione, elaborata dall’Agenzia europea dell’ambiente in collaborazione con la Commissione, segnala ai bagnanti dove possono trovare le acque di balneazione più pulite in Europa questa estate.

    La qualità delle acque dei siti costieri, che rappresentano i due terzi delle zone di balneazione, è generalmente migliore di quella dei fiumi e dei laghi delle zone interne. Nel 2022 la qualità dell’88,9% dei siti di balneazione costieri dell’UE è stata considerata “eccellente” rispetto al 79,3% dei siti interni.

    Nel 2022 il 95% delle acque di balneazione a Cipro, in Austria, Grecia e Croazia è stato classificato come “eccellente”. Va aggiunto che nello stesso anno tutte le acque di balneazione sottoposte a valutazione a Malta, in Bulgaria, Romania, Slovenia e Lussemburgo hanno soddisfatto almeno lo standard minimo di “qualità sufficiente”.

    Dall’adozione della direttiva sulle acque di balneazione nel 2006, la percentuale di siti di qualità “eccellente” è aumentata, stabilizzandosi negli ultimi anni tra l’85% e l’89% per le acque di balneazione delle zone costiere e tra il 77% e l’81% per quelle interne. Nel 2022 questo livello è stato raggiunto dall’85,7% di tutte le acque di balneazione dell’UE, mentre il 95,9% rispondeva agli standard minimi di qualità.

    Più dell’8% delle acque di balneazione europee si trova in città con più di 100.000 abitanti, principalmente in Grecia, Francia, Italia e Spagna, svolgendo un ruolo importante nella qualità della vita nelle città oltre a garantire benefici ecosistemici.

  • Non c’è pace nei Balcani

    I Balcani producono più storia di quanta ne possano consumare

    Winston Churchill

    Nel 1950 uscì nelle sale cinematografiche in Italia un film del neorealismo italiano che si intitolava Non c’è pace tra gli ulivi. Un film che anche l’autore di queste righe ha visto con piacere diverse volte nel corso degli anni. I due protagonisti del film, maestosamente interpretati da Raf Vallone e Lucia Bosé, sono Francesco, un pastore, e Lucia, la ragazza che lui amava. Francesco, dopo aver combattuto per tre anni al fronte e dopo essere stato, in seguito, per tre anni in prigione, era tornato finalmente a casa. Ma nel frattempo un suo compaesano e pastore, Agostino, aveva rubato quasi tutte le pecore che possedeva la famiglia di Francesco. Convinto però del detto popolare che ‘chi ruba quello che gli appartiene non è un ladro’, decise di riavere le sue pecore. In quel suo piano vengono coinvolti altri suoi famigliari e Lucia che, nonostante amasse Francesco, era promessa sposa ad Agostino. E, guarda caso, Lucia era l’unica che aveva visto Agostino rubare le pecore. Ebbene, Francesco rubò non solo le pecore sottratte alla sua famiglia, ma tutte le pecore che possedeva il vero ladro. Accortosi della perdita delle pecore, Agostino si mise a seguire i ladri. Strada facendo trovò la sorella di Francesco, che non teneva il ritmo degli altri, e la stuprò. Poi, non riuscendo a raggiungerli, denunciò tutto alle autorità. Francesco è stato arrestato e condannato a quattro anni di prigione. Anche perché i compaesani hanno testimoniato a favore di Agostino. Lucia stessa, durante il processo, non ammette di aver visto Agostino rubare le pecore di Francesco. Nel frattempo però Lucia doveva sposare Agostino, ma il giorno del matrimonio la sorella di Francesco, stuprata da Agostino, incontra Lucia e in mezzo a tutti racconta a lei la verità su tutto ciò che era accaduto. Allora Lucia torna nella sua casa paterna; il matrimonio perciò viene annullato. Nel frattempo gli altri pastori si mettono tutti contro Agostino per delle ingiustizie da lui fatte nei loro confronti. Francesco riusce ad evadere dal carcere. Lucia la raggiunge. Francesco insieme con Lucia e anche con l’aiuto ed il pieno supporto dei pastori va a trovare Agostino. Adesso è lui che scappa, trascinando nella sua fuga anche la sorella di Francesco. Ma poco dopo la uccide perché lei, debole di nervi, impediva la fuga. Fuggendo Agostino spara molti colpi contro quelli che lo stavano inseguendo e non si accorge che i proiettili erano finiti. Raggiunto da Francesco, ma senza più colpi in canna, Agostino si getta in un precipizio e muore. Nel frattempo arrivano anche i carabinieri avvertiti di quello che stava accadendo. Il maresciallo dei carabinieri, dopo aver visto e sentito tutto, aveva capito chi era il vero colpevole. Perciò promette e garantisce che avrebbe fatto di tutto per riaprire il processo e fare finalmente giustizia. Una promessa, quella del maresciallo dei carabinieri, che ha riempito di gioia e di speranza per il loro comune futuro anche i due protagonisti del film Non c’è pace tra gli ulivi, Francesco e Lucia.

    Non c’è pace anche nei Balcani. E soprattutto tra la Serbia ed il Kosovo. Nel settembre del 2021 si è riattivato il contenzioso delle targhe automobilistiche. Il governo del Kosovo, rivendicando il principio di reciprocità, facendo riferimento all’Accordo di Bruxelles del 2013 tra i due Paesi, ha imposto il cambio provvisorio delle targhe per i veicoli serbi entrati in Kosovo. Una prassi che la Serbia applica per i veicoli del Kosovo, una volta entrati nel suo territorio. Un conflitto, quello, che ha direttamente coinvolto anche le istituzioni dell’Unione europea, soprattutto la Commissione. Dopo lunghe e non facili trattative la questione fu soltanto posticipata di alcuni mesi. Ma già dal luglio del 2022 altre manifestazioni di protesta si verificarono nel nord del Kosovo. Erano sempre dei protestanti serbi che si opponevano alla decisione del governo del Kosovo sulle targhe. Delle frange estremiste serbe hanno messo in atto blocchi stradali con dei camion ed altri mezzi pesanti. Non ha risolto il contenzioso sulle targhe neanche la mediazione dei massimi rappresentanti della Commissione europea. La situazione si è aggravata ulteriormente il 5 novembre 2022. E questa volta, oltre al contenzioso sulle targhe e le modalità d’applicazione, la parte serba ha aggiunto anche l’istituzione dell’Associazione delle municipalità serbe in Kosovo, come prestabilito nell’Accordo di Bruxelles del 2013. Ma anche nel caso delle Associazioni delle municipalità, quell’Accordo non prevedeva e garantiva il principio di reciprocità per i comuni con maggioranza di abitanti di etnia albanese nel sud della Serbia. Ebbene, il 5 novembre 2022, la protesta dei serbi etnici nel nord del Kosovo portò alle dimissioni di massa dei sindaci, dei consiglieri comunali, dei giudici e dei procuratori, del personale giudiziario e degli agenti di polizia di etnia serba da tutte le istituzioni del Kosovo. La situazione continuò ad aggravarsi anche nei mesi successivi, soprattutto dopo le decisioni di sostituire gli agenti di polizia dimessi e il dimesso ministro per le Comunità con un altro serbo etnico, non gradito però alla Serbia. Per ripristinare la mancata normalità istituzionale dopo le dimissioni di massa nel novembre 2022, era stato deciso di svolgere nuove elezioni in quei quattro comuni il 18 dicembre 2022. Ma l’aggravarsi della situazione, dovuto alle proteste e ai blocchi stradali, non poteva permettere un normale processo. Perciò, dopo diverse consultazioni con i rappresentanti dell’Unione europea e degli Stati Uniti d’America, è stata decisa una nuova data, il 23 aprile 2023, per quelle elezioni comunali. Elezioni nelle quali si sono registrati come candidati sindaci soltanto rappresentanti dei partiti albanesi. Di fronte ad una simile realtà però sono stati proprio i rappresentanti dell’Unione europea e degli Stati Uniti d’America ad insistere perchè le elezioni si svolgessero. Nel frattempo gli elettori di etnia serba, che sono la maggioranza in quei quattro comuni, “consigliati” anche da chi di dovere in Serbia, hanno boicottato in massa le elezioni. Una “scelta” quella che ha permesso ai quattro candidati di etnia albanese ad essere eletti come sindaci, ma con una veramente bassa affluenza degli elettori ai seggi, che non superava i 4% degli aventi diritto al voto. Nonostante ciò le elezioni sono state regolari e secondo le leggi in vigore nel Kosovo i sindaci dovevano insediarsi ufficialmente il 26 maggio scorso.

    Ebbene, da venerdì, 26 maggio scorso, si sono aggravati di nuovo i rapporti tra il Kosovo e la Serbia. Questa volta il casus belli è stato proprio l’insediamento dei nuovi sindaci di etnia albanese in quattro comuni nel nord del Kosovo. Sono stati molti i contestatori serbi che il 26 maggio scorso avevano circondato gli edifici dei comuni per impedire ai nuovi sindaci di entrare nei propri uffici. Protestavano esponenti ed aderenti di un partito dei serbi etnici del Kosovo, molto vicino al presidente della Serbia. Le proteste cominciate il 26 maggio scorso sono proseguite poi per tutta la successiva settimana. Da fonti di informazione credibili risulterebbe che in quelle proteste c’erano anche molti “violenti” arrivati dalla Serbia, tra paramilitari e persone con precedenti penali. Lunedì scorso, il 29 maggio, il governo del Kosovo ha deciso di intervenire e di permettere ai nuovi sindaci di cominciare ad esercitare il loro mandato. E siccome gli edifici comunali erano circondati dai “contestatori”, è dovuta intervenire anche la polizia del Kosovo. Ma i “contestatori” hanno aggredito i poliziotti. Poi, dopo l’intervento dei militari della KFOR (acronimo di Kosovo Force; n.d.a.), i “contestatori” serbi hanno aggredito anche loro. Risulta che sono stati 30 i militari della KFOR, 11 soldati italiani e 19 ungheresi, feriti durante gli scontri il 29 maggio scorso. Gli scontri sono continuati per tutta la settimana scorsa, anche se non più violenti come quelli del 29 maggio. Bisogna però sottolineare che la KFOR è un contingente militare internazionale a guida NATO, attivo in Kosovo dal 12 giugno 1999, due giorni dopo l’adozione della Risoluzione 1244 da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

    Subito dopo l’inizio degli scontri dei “contestatori” serbi” con le forze di polizia del Kosovo e i militari della KFOR, hanno reagito le massime autorità del Kosovo e della Serbia. Hanno reagito anche i massimi rappresentanti dell’Unione europea, soprattutto quelli della Commisione, nonché il segretario di Stato statunitense ed il responsabile per i Balcani del Dipartimento di Stato. Però alcuni di loro hanno dovuto “correggere” le loro dichiarazioni dopo le reazioni del primo ministro e della presidente del Kosovo. E purtroppo anche durante la scorsa settimana si è verificato il solito atteggiamento ambiguo di non pochi alti rappresentanti istituzionali e statali europei e statunitensi per delle situazioni e realtà chiare e per niente ambigue. Già da lunedì scorso quasi tutti loro hanno cercato di incolpare non l’aggressore, bensì l’aggredito. Hanno cercato di fare pressione sulle autorità del Kosovo, le quali hanno semplicemente cercato di rispettare le leggi in vigore. Leggi fatte con la sempre presente ed attiva consulenza delle istituzioni specializzate sia dell’Unione europea che altre. Sono stati gli stessi rappresentanti che nell’aprile scorso sono stati determinati ad avere elezioni in quei quattro comuni nel nord del Kosovo che, un mese dopo, hanno “dimenticato” tutto ed hanno incolpato le autorità del Kosovo. Così facendo davano un “appoggio” al presidente della Serbia, nonostante tutti sanno che è lui e/o chi per lui ad aver “consigliato” gli aventi diritto al voto di etnia serba in quei quattro comuni a boicottare le elezioni il 23 aprile scorso. Bisogna sottolineare che il presidente della Serbia la scorsa settimana ha avuto il pieno e dichiarato sostegno della Russia. E per coloro che non lo sanno, o che lo hanno dimenticato, l’attuale presidente della Serbia è stato, dal marzo del 1998 fino all’ottobre del 2000 il ministro dell’Informazione della Repubblica Federale di Jugoslavia (Repubblica costituita allora solo dalla Serbia ed il Montenegro; n.d.r.). Ed in quel periodo il Presidente della Repubblica era Slobodan Milošević, accusato di crimini contro l’umanità per le operazioni di pulizia etnica dell’esercito jugoslavo in Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Kosovo e processato poi dal Tribunale penale internazionale. In più l’attuale presidente della Serbia, durante la guerra del Kosovo (1998-1999) ha presentato una legge sull’informazione, poi approvata ed attuata, che penalzzava tutti i media che si opponevano al regime di Milošević. Ragion per cui allora lui, l’attuale presidente della Serbia, fu inserito nella Black List (Lista nera; n.d.a.) dell’Unione europea. Ed e proprio lui che non ha aderito neanche alle sanzioni poste dall’Unione europea alla Russia, dopo l’aggressione in Ucraina. Chissà perché da alcuni anni i massimi rappresentanti dell’Unione europea, soprattutto quegli della Commissione, cercano però di “prendere con le buone” il presidente della Serbia?!

    I rapporti tra la Serbia ed il Kosovo sono stati sempre molto difficili e problematici. E quanto è accaduto la scorsa settimana lo dimostra. I massimi rappresentanti dell’Unione europea, soprattutto quelli della Commissione, hanno cercato di fare da mediatori nei negoziati tra le parti. Nel passato ci sono stati degli accordi (2013 e 2015) e quest’anno altri due: quello di Bruxelles del 27 febbraio e poi l’Accordo di Ohrid del 18 marzo. Questi due ultimi accordi però sono stati soltanto verbali, ma non ufficialmente firmati, sia dal presidente della Serbia che dal primo ministro del Kosovo, anche se quest’ultimo aveva dichiarato la sua disponibilità a firmare. Accordi che però sono stati presentanti come un “successo” dai massimi rappresentanti della Commissione europea! L’autore di queste righe già allora era convinto che “…l’accordo non firmato di Ohrid, raggiunto dopo le lunghe e difficili mediazioni europee, soprattutto dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di Sicurezza, purtroppo non sarà rispettato. Non a caso è stata rifiutata la firma finale.” (Lunghe mediazioni europee e solo un accordo verbale; 27 marzo 2023).

    Chi scrive queste righe, come molte altre persone, purtroppo constata che ancora non c’è pace nei Balcani. Come non c’era pace tra gli ulivi, nell’omonimo film del regista Giuseppe de Santis. Ma alla fine del film il maresciallo dei carabinieri capì chi era il vero colpevole e promise che avrebbe fatto di tutto per fare finalmente giustizia. Chissà se accadrà lo stesso anche nei Balcani che, come diceva Churchill, producono più storia di quanta ne possano consumare.

  • Trasporto ferroviario: protezione ed esperienza di viaggio migliori per i passeggeri

    Sono entrate in vigore le nuove norme europee sulla protezione dei passeggeri del trasporto ferroviario, che ora godono di una migliore protezione in caso di interruzione del viaggio. Le imprese ferroviarie devono garantire un’esperienza di viaggio agevole per i passeggeri a mobilità ridotta, nonché condividere i dati relativi al traffico e alla mobilità in tempo reale, al fine di proporre un’offerta più competitiva.

    Se i passeggeri perdono una coincidenza a causa di una perturbazione del viaggio e non ricevono una soluzione alternativa entro 100 minuti, ora godranno di un nuovo diritto a organizzare autonomamente itinerari alternativi. Ciò significa che possono riorganizzare da sé il proseguimento del viaggio in treno o in autobus e ottenere dal vettore il rimborso del costo “necessario, adeguato e ragionevole” del biglietto aggiuntivo.

    Alcune imprese ferroviarie dovranno fornire biglietti cumulativi, che conferiscono ai passeggeri maggiori diritti in caso di perdita di coincidenza, quali il rimborso del biglietto o il risarcimento, l’accesso all’alloggio se non è possibile proseguire il viaggio il giorno stesso ecc.

    Le nuove norme migliorano inoltre la disponibilità di informazioni di viaggio in tempo reale per i venditori di biglietti e gli operatori turistici. Agevolando l’accesso ai sistemi di prenotazione delle imprese ferroviarie, consentiranno altresì ai venditori e agli operatori di proporre offerte più innovative, come pacchetti di biglietti di diversi vettori o la possibilità di combinare collegamenti finora non proposti.

  • Le indagini dell’OLAF rivelano frodi e irregolarità per oltre 600 milioni di euro

    Nel 2022 l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) ha protetto oltre 600 milioni di euro che appartengono ai contribuenti europei, raccomandando il recupero di più di 426 milioni da frodi e irregolarità e salvaguardando ulteriori 200 milioni. L’OLAF ha inoltre fermato una serie di meccanismi di contrabbando, contraffazione e frode doganale, ha contribuito a mettere in atto le misure di difesa commerciale dell’UE ed ha continuato a elaborare e adattare politiche di prevenzione e contrasto delle frodi. Come ogni anno, l’OLAF ha indagato su sospetti inadempimenti degli obblighi professionali da parte del personale e dei membri delle istituzioni europee. In totale, l’OLAF ha concluso oltre 250 casi lo scorso anno.

    La relazione 2022 dell’OLAF, da poco pubblicata, illustra le principali tendenze e operazioni dell’anno scorso: dalla lotta contro la contraffazione e il contrabbando alla tutela dei fondi europei, compreso il dispositivo per la ripresa e la resilienza, fino ai meccanismi di prevenzione delle frodi per proteggere l’assistenza finanziaria dell’UE all’Ucraina. Per la prima volta la relazione viene presentata in un formato virtuale interattivo.

    Nel 2022 l’’OLAF ha concluso 256 indagini, emettendo 275 raccomandazioni alle autorità competenti nazionali ed europee; ha raccomandato il recupero di 426,8 milioni di euro a favore del bilancio dell’UE e ha evitato la spesa indebita di 197,9 milioni di euro; ha avviato 192 nuove indagini a seguito di 1017 analisi preliminari effettuate dai suoi esperti, ha segnalato alla Procura europea (EPPO) 71 casi di possibili reati, di cui 16 per conto della Commissione europea.

    Come negli anni scorsi, le indagini dell’OLAF sulla spesa dei fondi europei hanno riguardato accuse di collusione, manipolazione delle procedure di appalto, conflitti d’interesse e fatture gonfiate. Un lieve aumento delle frodi commesse in ambito digitale ha confermato la tendenza in questo senso osservata dall’OLAF negli ultimi anni. Nel 2022 l’OLAF ha istituito un gruppo di esperti che si concentra sugli strumenti informatici antifrode per il dispositivo dell’UE per la ripresa e la resilienza, e ha iniziato a indagare su casi di possibili abusi dei finanziamenti del dispositivo.

    La lotta alla contraffazione e al contrabbando continua a essere un aspetto centrale delle operazioni dell’OLAF. Nel 2022 l’OLAF ha co-organizzato o sostenuto diverse operazioni doganali internazionali e altre attività operative che hanno contribuito al sequestro di milioni di articoli contraffatti e pericolosi prima che potessero raggiungere i consumatori. Tra gli esempi: medicinali falsi, giocattoli contraffatti e potenzialmente pericolosi, 531 milioni di sigarette e 14,7 milioni di litri di vino, birra e alcolici illeciti.

    Il 2022 è stato segnato dall’invasione russa dell’Ucraina. L’OLAF collabora da lungo tempo con le autorità ucraine sia sul fronte della spesa del bilancio dell’UE (protezione dei fondi europei) che su quello delle entrate (cooperazione doganale). Dall’inizio della guerra l’OLAF offre assistenza alle agenzie antifrode ucraine al fine di contribuire a rafforzare e migliorare le strutture del paese per combattere le frodi e la corruzione e di proteggere i finanziamenti attuali e futuri dell’UE. L’OLAF ha inoltre svolto un importante ruolo nel contrastare l’elusione delle sanzioni imposte dall’UE alla Russia e alla Bielorussia a seguito dell’invasione dell’Ucraina, come spiega la relazione 2022.

    Anche un solo caso di comportamento irregolare o fraudolento da parte del personale o dei membri delle istituzioni europee sarebbe già un caso di troppo. I cittadini europei si aspettano a pieno diritto i più elevati standard di condotta da parte delle istituzioni, dei loro membri e del loro personale. Lo scorso anno l’OLAF ha chiuso 38 indagini su comportamenti fraudolenti o irregolari da parte di personale o membri delle istituzioni dell’UE. Questi casi assicurano che il denaro dei contribuenti europei venga speso correttamente e, garantendo i più elevati standard di condotta, contribuiscono a difendere la reputazione dell’UE nel suo insieme.

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