UE

  • Proprietà intellettuale: tappa finale per il varo del sistema brevettuale unitario

    La Commissione accoglie con favore il deposito, da parte della Germania, dello strumento di ratifica dell’accordo sul tribunale unificato dei brevetti, che fa scattare la fase finale necessaria affinché il sistema entri in funzione il 1º giugno 2023.

    Il sistema brevettuale unitario offrirà alle imprese uno sportello unico per ottenere e far rispettare la tutela brevettuale in Europa. Ciò renderà sia l’ottenimento sia la tutela dei brevetti molto più semplici, trasparenti e accessibili. Il nuovo tribunale unificato dei brevetti fa parte del nuovo sistema e permetterà di far rispettare i brevetti — non solo i nuovi brevetti unitari ma anche i brevetti europei non unitari — negli Stati membri partecipanti in modo centralizzato, aumentando la certezza del diritto e migliorando la competitività complessiva delle imprese.

    Il nuovo sistema brevettuale unitario è una tappa importante affinché le imprese europee possano proteggere la loro proprietà intellettuale di fronte all’agguerrita concorrenza mondiale. Contribuirà inoltre a promuovere la ricerca e l’innovazione nell’UE, aspetto essenziale per sostenere le transizioni verde e digitale dell’Europa e rafforzare la nostra resilienza.

    Inizialmente proposto dalla Commissione nel 2012, l’accordo sul tribunale unificato dei brevetti è entrato in vigore in via provvisoria il 19 gennaio 2022.

    Una volta varato ufficialmente, 17 Stati membri parteciperanno inizialmente al nuovo sistema; altri potranno aderirvi in futuro.

  • La Commissione europea pubblica un invito a manifestare interesse per il programma di borse di studio sulla Cina

    La Commissione europea ha pubblicato un invito a manifestare interesse per il programma di borse di studio sulla Cina, con l’obiettivo di attingere alle ampie conoscenze disponibili all’interno e al di fuori dell’Europa e ampliare ulteriormente la sua base di conoscenze sul Paese asiatico.

    Il programma raccoglierà accademici provenienti da gruppi di riflessione e università di livello mondiale, il cui compito principale sarà di fornire consulenza orientata alle politiche in uno dei seguenti settori: 1. politica, geopolitica, sicurezza e/o storia; 2. scienze umane e/o sociali, 3. economia e/o finanza; 4. digitale e/o innovazione; 5. ambiente, clima e/o scienze della vita.

    I candidati possono partecipare al programma in uno di questi settori facendo domanda online e seguendo le istruzioni sulla piattaforma EU CV online. Il numero massimo di beneficiari che possono ricevere simultaneamente una borsa dalla Commissione è limitato a 15. I borsisti saranno assunti, per un periodo che va dai 6 ai 12 mesi, come personale statutario della Commissione europea, con i relativi diritti e obblighi.

  • Un mercato illegale che coinvolge 8 milioni di cuccioli

    La Commissione europea, assunti anche i dati forniti per il 2020 dall’eurogruppo per la difesa degli animali, ha avviato piani di controllo coordinati con il settore legato al controllo del traffico illegale di cani e gatti.

    Come abbiamo più volte denunciato, dalle pagine del Patto Sociale, il traffico illegale è una importante fonte di guadagno per le associazioni criminali.

    I dati europei evidenziano come, secondo le segnalazioni inviate al network antifrode, un terzo dei dati riguarda le movimentazioni illegali di animali domestici.

    Le stime ufficiali della Commissione europea parlano di un mercato illegale che coinvolge 8 milioni di cuccioli per un valore di un miliardo di euro. A questi dati, che si riferiscono al traffico illegale di animali da compagnia, va aggiunto l’immenso guadagno delle organizzazioni criminali che si occupano di combattimenti e competizioni tra animali con le correlate scommesse clandestine.

    Da non trascurare anche il business illegale legato al traffico di animali esotici.

    L’unità Eu Agri-Food Fraud Network (FFN) della Commissione europea ha recentemente incluso tra le sue competenze il benessere degli animali.

    Le violazioni riscontrate non solo procurano un danno alla salute, in molti casi la stessa morte degli animali, ma procurano anche un notevole danno economico dal punto di vista commerciale e fiscale ed un altrettanto danno dal punto di vista sanitario, sia per gli animali che per le persone.

    Per dare tutti un contributo alla lotta contro questi traffici non comperiamo animali sulla rete e denunciamo qualunque situazione che appaia poco chiara. Ogni animale messo in vendita deve avere un regolare libretto sanitario con le vaccinazioni effettuate e si devono poter conoscere i genitori.

  • La scienza ed il socialismo europeo

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo del Prof. Francesco Pontelli

    All’interno del mercato globale esistono sostanzialmente tre macro aree economiche e produttive che lo definiscono e dalla cui articolata competizione dovrebbe emergere un vantaggio per i consumatori abbinato a nuove occasioni di occupazione che determinano lo sviluppo in senso lato.

    All’Europa, agli Stati Uniti ed al Giappone, che rappresentano la sintesi del mondo occidentale e dei suoi valori, si contrappongono sempre più la Cina unita ora anche all’India le quali da tempo cercano accordi stabili con i paesi in via di sviluppo se non altro per le preziose materie prime.

    Sempre all’interno di questo mercato globale, quindi, viene istituzionalizzato il principio della libera concorrenza i cui effetti possono venire spesso amplificati da una deregulation normativa tipica dei paesi a basso costo di manodopera, Cina in primis.

    Quando però una di queste tre macro aree decide autonomamente di porsi dei vincoli di sviluppo e crescita, in virtù di una visione ideologica ambientalista, emerge evidente il vantaggio concorrenziale a tutto favore delle altre due macro aree concorrenti. Questi otterranno dei plus sia in termini di minori vincoli normativi negli orizzonti di crescita che di una insperata nuova competitività frutto non tanto dalla propria capacità quanto del quadro normativo penalizzante del concorrente europeo.

    La decisione del Parlamento Europeo di adottare nel 2035 il divieto di produrre e vendere sul proprio territorio automobili e mezzi a combustione interna rappresenta il classico esempio di questo approccio ideologico ed etico privo di ogni contenuto scientifico, il cui unico effetto si manifesterà nell’azzeramento del vantaggio di cui gode il sistema industriale europeo attualmente nel settore automotive e con conseguenze bibliche in termini occupazionali.

    Tutto questo nonostante l’economia europea sia ancora all’interno di una crisi strutturale legata alle conseguenze disastrose della pandemia e ad un anno di economia di guerra, i cui effetti si manifestarono inizialmente attraverso la penuria di materie prime e successivamente con l’esplosione dei costi energetici la cui sintesi ha determinato lo schizzare verso l’alto dell’inflazione.

    Mentre il Parlamento Europeo, ormai evidentemente privo di ogni capacità di contestualizzare il momento storico e soprattutto di modificare conseguentemente le proprie priorità, si rivela come un organo istituzionale non più politico ma espressione di uno stato etico.

    In altre parole, questo stravolgimento della stessa natura istitutiva europea trova oggi la sua massima conferma, in quanto la propria attività non risulta più finalizzata allo sviluppo delle peculiarità dei singoli Stati europei.

    Viceversa l’Unione europea si preoccupa semplicemente di adottare un diverso sistema politico ed economico frutto di un approccio ideologico ed etico. A conferma di questo snaturamento dell’attività europea basti ricordare l’affermazione di alcuni parlamentari dopo la votazione del Parlamento. Questi, a sostegno della propria decisione relativa allo stop alle auto a combustione interna, hanno con una insopportabile tracotanza affermato di essere riusciti a “dare un indirizzo alla ricerca ma soprattutto alla scienza”.

    La scienza, esattamente come la ricerca che la precede, per sua stessa definizione deve essere libera di esprimersi in qualsiasi contesto e senza alcun tipo di vincolo ma soprattutto senza un qualsiasi indirizzo suggerito un ente politico.

    Sembra incredibile come l’arroganza epocale espressa dal Parlamento Europeo e precedentemente dalla Commissione europea (*) possa riuscire a snaturare il concetto stesso di scienza, anchze solo a parziale giustificazione di una propria decisione ideologica la quale esprime la volontà ma soprattutto l’arroganza di guidare la scienza stessa nel proprio sviluppo.

    In ultima analisi, questa decisione oltre a favorire l’economia dei nostri concorrenti dimostra, ancora una volta, come ormai l’Unione Europea non rappresenti più la federazione di più Stati liberali e democratici, ma semplicemente una Istituzione federale socialista.

    (*) luglio 2021 https://www.ilpattosociale.it/attualita/linquinamento-ideologico/

  • La Commissione propone l’obiettivo zero emissioni per i nuovi autobus urbani a partire dal 2030

    La Commissione ha proposto nuovi obiettivi per le emissioni di CO2 dei veicoli pesanti nuovi a partire dal 2030. Camion, autobus urbani e pullman a lunga percorrenza generano oltre il 6% delle emissioni totali di gas serra dell’UE e più del 25% delle emissioni di gas serra del trasporto su strada: i nuovi obiettivi aiuteranno a rendere meno inquinante il settore dei trasporti. Grazie ai livelli più severi di emissioni questo segmento del settore del trasporto su strada contribuirà alla transizione verso una mobilità pulita e agli obiettivi dell’UE in materia di clima e inquinamento zero.

    La Commissione propone di introdurre gradualmente livelli di emissioni di CO2 più rigorosi per quasi tutti i veicoli pesanti nuovi con emissioni di CO2 certificate, nello specifico: emissioni ridotte del 45% a partire dal 2030; emissioni ridotte del 65% a partire dal 2035; emissioni ridotte del 90% a partire dal 2040.

    Per accelerare la diffusione degli autobus a emissioni zero nelle città, la Commissione propone inoltre che a partire dal 2030 tutti i nuovi autobus urbani non ne debbano più produrre.

    In linea con gli obiettivi del Green Deal europeo e del piano REPowerEU, questa proposta avrà un impatto positivo sulla transizione energetica, riducendo la domanda di combustibili fossili importati e migliorando il risparmio energetico e l’efficienza nel settore dei trasporti dell’UE.

    L’Unione è leader nel mercato della produzione di camion e autobus e un quadro giuridico comune l’aiuta a mantenere questa posizione in futuro. In particolare, gli standard rivisti danno un segnale chiaro a lungo termine che orienta l’industria dell’Unione verso investimenti nelle tecnologie innovative a zero emissioni e incentiva la diffusione delle infrastrutture di ricarica e rifornimento.

  • Dal 24 gennaio è in vigore il via libera alla farina di grilli

    Dal 24 gennaio è consentito commercializzare nell’Ue la farina parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico). Il 26 gennaio è entrato in vigore anche il regolamento che autorizza la commercializzazione delle larve di Alphitobius diaperinus (verme della farina minore) congelate, in pasta, essiccate e in polvere.

    Prima della farina parzialmente sgrassata, l’ok Ue per i grilli in polvere, e per quelli congelati, in pasta ed essiccati era già arrivato nel marzo 2022. Nelle stesse forme sono già commercializzati la locusta migratoria, dalla fine del 2021, e la larva gialla della farina (larva di Tenebrio molitor, o tenebrione mugnaio) dal marzo 2022. Il primo insetto ad avere avuto il via libera come nuovo alimento da parte degli Stati membri Ue su proposta della Commissione europea è stata proprio la larva del tenebrione mugnaio, ma solo nella forma essiccata, nel giugno 2021.

    Ma l’elenco degli insetti, come novel food, non finisce qui, ci sono ben altre 8 domande in lista d’attesa. In tutti i casi elencati, le norme Ue includono requisiti specifici di etichettatura per quanto riguarda l’allergenicità poiché le proteine da insetti possono causare reazioni soprattutto nei soggetti già allergici a crostacei, acari della polvere e, in alcuni casi, ai molluschi. Non è un caso che l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, abbia sconsigliato il consumo ai minori di 18 anni del verme della farina minore (Alphitobus diaperinus), con un parere scientifico riportato nero su bianco proprio nel regolamento Ue che ne autorizza l’immissione sul mercato.

    Tuttavia, Bruxelles vede gli insetti, e le proteine alternative in generale, come una risposta all’aumento del costo delle proteine animali, del loro impatto ambientale, dell’insicurezza alimentare, della crescita della popolazione e della corrispondente, crescente domanda di proteine tra le classi medie. L’allevamento di insetti potrebbe contribuire anche a ridurre le emissioni di gas serra e lo spreco alimentare. Lo studio delle proteine derivate da insetti é considerato una delle aree più importanti del programma Orizzonte Europa che sostiene finanziariamente la ricerca nei Paesi Ue.

    Un’accelerazione, tuttavia, che non sembra interessare i consumatori europei e soprattutto gli italiani, visto che come rileva un’indagine Coldiretti-Ixé, il 54% è contrario agli insetti a tavola, il 24% è indifferente, solo il 16% è favorevole e il 6% non risponde.

  • Nuovi limiti di esposizione per piombo e diisocianati per proteggere meglio i lavoratori

    La Commissione ha adottato provvedimenti atti a migliorare ulteriormente la protezione dei lavoratori dai rischi per la salute connessi all’esposizione a sostanze chimiche pericolose: il piombo e i diisocianati. Nel caso del piombo, un’ingente riduzione del limite di esposizione contribuirà a prevenire problemi di salute per i lavoratori, ad esempio in relazione alle funzioni riproduttive e allo sviluppo fetale. Per i diisocianati, un nuovo limite di esposizione scongiurerà i casi di asma e altre malattie respiratorie

    Concretamente, la Commissione propone di modificare due direttive: per il piombo la direttiva sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un’esposizione ad agenti cancerogeni, mutageni e a sostanze tossiche per la riproduzione durante il lavoro e per il piombo e i diisocianati la direttiva sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da agenti chimici durante il lavoro.

    Sia il piombo che i diisocianati saranno probabilmente utilizzati, ad esempio, nella produzione di batterie e nei processi volti a rendere più leggeri i veicoli elettrici, nelle turbine eoliche o come materiali isolanti nelle ristrutturazioni edilizie.

    Secondo la valutazione d’impatto della Commissione europea, nell’Unione europea attualmente 100 000 lavoratori sono esposti al piombo sul luogo di lavoro.

    Dal 1982 l’UE ha stabilito limiti di esposizione professionale per proteggere i lavoratori dagli effetti nocivi del piombo sulla salute. Sulla base dei dati scientifici più recenti, la Commissione propone di abbassare ulteriormente il limite di esposizione professionale da 0,15 milligrammi per metro cubo (0,15 mg/m³) a 0,03 mg/m³ e abbassare il valore limite biologico da 70 microgrammi per 100 millilitri di sangue (70µg/100ml) a 15µg/100ml.

    Il termine “diisocianati” designa varie sostanze chimiche spesso raggruppate in base alle loro proprietà comuni, che possono provocare malattie respiratorie come l’asma. Secondo la valutazione d’impatto della Commissione, attualmente 4,2 milioni di lavoratori nell’UE sarebbero esposti ai diisocianati. Non esistono ancora valori limite per i diisocianati a livello dell’UE.

    La Commissione propone pertanto di stabilire per la prima volta valori limite per proteggere i lavoratori dall’esposizione ai diisocianati sul lavoro. Tali valori limite riguardano il gruppo azoto, carbonio e ossigeno dei diisocianati, responsabile dei loro effetti nocivi sulla salute: un limite di esposizione professionale complessivo di 6µg NCO/m³ (corrispondente alla concentrazione massima di una sostanza nell’aria che un lavoratore respira in un periodo di riferimento determinato, pari a 8 ore) e un limite di esposizione di breve durata di 12µg NCO/m3 (corrispondente a un periodo di riferimento più breve, pari a 15 minuti. Quest’ultimo si applica quando un limite di esposizione complessivo non è sufficiente a limitare adeguatamente gli effetti nocivi sulla salute di una sostanza, ad esempio in caso di esposizione breve ma ad alta intensità).

    La proposta della Commissione sarà ora discussa in sede di Parlamento europeo e di Consiglio. Dopo l’adozione, gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepire la direttiva nell’ordinamento nazionale.

  • Il nuovo centro per la trasparenza fornisce per la prima volta informazioni e dati sulla disinformazione online

    I firmatari del codice di buone pratiche sulla disinformazione del 2022, comprese tutte le principali piattaforme online (Google, Meta, Microsoft, TikTok, Twitter), hanno varato il nuovo centro per la trasparenza e pubblicato per la prima volta le relazioni di riferimento sul modo in cui mettono in pratica gli impegni derivanti dal codice.

    Il nuovo centro per la trasparenza garantirà sia la visibilità e la rendicontabilità degli sforzi compiuti dai firmatari per combattere la disinformazione, sia l’attuazione degli impegni assunti nell’ambito del codice, mettendo a disposizione di cittadini, ricercatori e ONG dell’UE una banca dati unica in cui accedere alle informazioni online e scaricarle.

    Con queste relazioni di riferimento, per la prima volta le piattaforme forniscono informazioni e dati iniziali esaustivi, come il valore degli introiti pubblicitari che si è evitato arrivasse agli attori della disinformazione; il numero o il valore degli annunci politici accettati ed etichettati o respinti; i casi di comportamenti manipolatori rilevati (ossia creazione e utilizzo di account fasulli); e informazioni sull’impatto della verifica dei fatti, anche a livello degli Stati membri.

    Tutti i firmatari hanno presentato le loro relazioni in tempo utile, utilizzando un modello di relazione armonizzato concordato che contempla tutti gli impegni e le misure sottoscritti. Ciò tuttavia non vale pienamente per Twitter, la cui relazione è carente di dati e priva di informazioni sull’impegno a conferire maggiori poteri alla comunità di verificatori dei fatti.

  • Giornata europea del 112

    L’11 febbraio, si celebra la Giornata europea del 112, dedicata a informare il pubblico sul numero d’emergenza unico europeo 112 e a riconoscere il lavoro di tutti coloro che contribuiscono ai servizi di emergenza. In caso di necessità, i cittadini europei possono chiamare i servizi di emergenza nazionali in qualsiasi paese dell’UE utilizzando lo stesso numero, il 112.

    Il progresso tecnologico consente un accesso migliore e più efficace all’assistenza in situazioni di emergenza. Nel dicembre 2022 la Commissione ha proposto nuove misure per migliorare l’accesso ai servizi di emergenza in tutta l’UE. Tali regole invitano gli Stati membri a modernizzare i centri nazionali di risposta alle chiamate di emergenza in linea con i più recenti sviluppi tecnologici e a migliorare le informazioni sulla localizzazione del chiamante, l’accesso per gli utenti finali con disabilità e l’instradamento delle comunicazioni di emergenza verso i centri di risposta più appropriati. Invitano inoltre gli Stati membri a cooperare con la Commissione allo scopo di definire le specifiche comuni di interoperabilità per le applicazioni di comunicazione di emergenza. Le norme proposte sono state trasmesse al Parlamento europeo e al Consiglio per un periodo minimo di controllo di due mesi, al termine del quale entreranno in vigore.

    Secondo l’ultima relazione, nel 2021 le chiamate al numero d’emergenza unico europeo 112 hanno rappresentato il 56% di tutte le chiamate di emergenza. Nel complesso, le chiamate al 112 sono aumentate del 3% rispetto al 2019, raggiungendo i 153 milioni. Allo stesso tempo, il numero totale di chiamate di emergenza, anche ai numeri nazionali quando ancora in uso, è rimasto stabile a 270 milioni.

  • Tutte le operazioni soggette ad accisa nell’UE diventano interamente elettroniche

    A seguito di un aggiornamento della direttiva relativa al regime generale delle accise, a partire dal 13 febbraio gli Stati membri inizieranno ad applicare nuove norme in materia di accise. Le norme renderanno completamente dematerializzata la tassazione dell’alcol, del tabacco e dei prodotti energetici in tutta l’UE. Il passaggio allo scambio digitale e immediato di informazioni sulla circolazione di tali prodotti nell’Unione aiuterà le autorità a combattere le frodi in materia di accise, un problema che ogni anno costa agli Stati membri milioni in contributi di bilancio.

    Al tempo stesso, il nuovo sistema elettronico standardizzato semplificherà la vita dei commercianti, in particolare dei fornitori di energia e dei piccoli produttori di alcol, e contribuirà ad accelerare gli scambi nei settori interessati. In precedenza le procedure digitali in materia di accise erano disponibili solo per chi operava nell’ambito della cosiddetta procedura di sospensione dall’accisa. Fino ad ora, le merci dovevano essere accompagnate da dichiarazioni fisiche cartacee al momento della contabilizzazione immediata delle accise a destinazione.

    In base alle nuove misure, che entrano in vigore lunedì, tutti gli operatori che trasportano prodotti sottoposti ad accisa da uno Stato membro dell’UE a un altro dovranno presentare solamente informazioni digitali sulle transazioni nel sistema d’informatizzazione del controllo dei movimenti dei prodotti soggetti ad accisa (EMCS). Il sistema consentirà la raccolta e il trattamento online delle informazioni sui movimenti, la convalida dei dati inseriti e la notifica in tempo reale della spedizione e del ricevimento dei prodotti soggetti ad accisa. Consentirà inoltre lo scambio immediato di messaggi online sicuri contenenti informazioni specifiche sulle spedizioni e sui movimenti tra Stati membri, sgravando così le imprese dei costi amministrativi, liberando tempo e risorse, e fornendo alle autorità le informazioni necessarie per combattere più efficacemente le frodi.

    Insieme a una serie di altre misure relative alle accise, la direttiva sosterrà un mercato unico più coeso digitalizzando le dichiarazioni, riducendo gli oneri amministrativi a carico degli operatori del settore e prevenendo ulteriormente la frode fiscale.

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