I numeri rappresentano una realtà inequivocabile ed evidenziano, in considerazione di una totale omertà non solo politica ma anche mediatica, quali siano le priorità dell’intera classe politica e dirigente italiana nell’ultimo decennio in relazione ad una pandemia sociale che affligge le giovani generazioni. Basti ricordare, proprio a causa dell’abbandono del territorio italiano di molti laureati e diplomati, come siano 134 i miliardi, dal 2011 al 2023, calcolati come un semplice costo finanziario, oltre che umano, determinato dalla “fuga dei cervelli” che priva un paese del proprio futuro.
In altri termini, un danno innanzitutto economico per oltre 8,4 miliardi all’anno che vale quasi tre volte l’aumento dei finanziamenti pubblici destinati al settore degli armamenti. Questo è il costo puramente economico per il Paese causato dalla fuga dei giovani che si sono formati all’interno del sistema dell’istruzione italiano, quindi finanziato da risorse pubbliche nazionali, e che ora vengono “regalati” a costo zero alle nazioni concorrenti le quali ringraziano sentitamente.
In più, oltre al danno economico, che rappresenta una vera e propria beffa se si considera l’esportazione di talenti formati con risorse nazionali i cui benefici andranno a favore delle nazioni concorrenti, il Paese si trova a perdere quelle risorse umane che potrebbero permettere la sopravvivenza stessa della nazione nei decenni futuri non solo sotto il profilo demografico ma anche strategico.
Un danno economico, comunque, di dimensioni epocali e pari ad oltre il 13% del debito pubblico creato nel medesimo arco temporale, cioè tra il 2011 ed il 2024 (cresciuto di quasi 1000 miliardi dai 1987 miliardi nel 2011 a 2984 miliardi del 2024). Ma anche considerando una semplice annualità il costo si dimostra superiore di oltre due volte rispetto a quanto lo Stato destini al sistema di accoglienza nella complessa gestione del fenomeno dell’immigrazione (3,5 miliardi) il quale, tuttavia, ottiene comunque dal sistema dei media una maggiore attenzione di quanta ne venga riservata all’esodo di intere generazioni che mina il futuro nel medio e lungo termine della nazione.
Il semplice confronto tra le grandezze che i numeri esprimono dimostra le priorità dell’intera classe politica che ha guidato il nostro Paese negli ultimi anni e chiarisce come questo disastro economico, unito all’impoverimento sociale, risulti inequivocabilmente il frutto di una precisa strategia che si estrinseca in queste priorità e coinvolge l’intero panorama politico italiano.
In altre parole, rimanendo la visione proiettata al massimo al prossimo appuntamento elettorale, questa indifferenza verso l’esodo giovanile da una parte evidenzia la volontà di sottovalutare il problema delle giovani generazioni e contemporaneamente esprime l’obiettivo di abbandonare, per colpevole inettitudine o dolosa volontà, il Paese ad un inevitabile declino politico, economico e sociale, minandone la propria sopravvivenza e con lei la sua stessa dignità nazionale.