uomo

  • Cani, gatti e consapevolezza degli ‘umani’

    Secondo il rapporto Eurispes gli italiani sono sempre più pronti ad adottare un animale da compagnia prendendolo da un rifugio, gattile o canile, piuttosto che acquistarlo anche se, purtroppo, vi sono ancora persone che per l’acquisto si affidano alla Rete e, inconsapevolmente, finiscono spesso per finanziare quelle associazioni criminali che contrabbandano cuccioli.

    Alcuni dati ripresi in un articolo dell’Espresso, a firma Viola Carognani, evidenziano come non tutti coloro che divengono “gli umani“ di un cane o di un gatto siano consapevoli dell’impegno che la convivenza comporta. Sempre nello stesso articolo si torna ad affrontare il tanto dibattuto tema della vendita di animali nei negozi, come se fossero oggetti e non esseri senzienti. Su questo tema la Francia ha già legiferato vietando che i cuccioli di animali siano venduti nei negozi.

    La convivenza con un animale da compagnia comporta nuovi stili di vita anche per gli umani. Dovremmo sapere tutti che anche se un gatto può stare più tempo da solo ha poi bisogno di giocare, interagire, sentirsi attenzionato e il cane, oltre alle manifestazioni d’affetto ed al gioco, ha anche bisogno di fare passeggiate, di muoversi all’aperto, non solo per fare i suoi bisogni fisiologici.

    Nel 2023 è ancora aumentato il numero delle famiglie nelle quali vivono uno o più animali da compagnia, gli animali sono sempre più parte della nostra vita ed i bambini che possono crescere con loro imparano di più cosa significa occuparsi di un altro, sentire quell’empatia che, anche per l’uso eccessivo della Rete dove i rapporti interpersonali sono privi di contatto autentico, aiuta in tutte le relazioni ad impedire inutili conflitti.

    Ora che comincia il tempo delle vacanze è necessario programmarle anche tenendo conto dei nostri amici animali e ciascuno di noi deve sentirsi impegnato a combattere gli abbandoni.

  • La moralità degli animali

    L’etologo Marc Beckoff, autore del libro ‘La vita morale degli animali’, in un’intervista rilasciata anni fa al quotidiano La Stampa dichiarò, tra l’altro: «Se noi decidiamo di lanciare un missile siamo convinti di non mettere a repentaglio la nostra incolumità anche se non rispettiamo le regole, negli animali sociali si rispettano invece le regole e chi non lo fa è pesantemente sanzionato. Gli animali sono più morali di noi. Se osserviamo i comportamenti morali vediamo che sono divisi in tre categorie: la cooperazione, l’empatia e la giustizia. Nel primo gruppo troviamo l’altruismo, la reciprocità, la lealtà e la fiducia; nel secondo la compassione, il dispiacere, la capacità di consolare; nel terzo la condivisione, l’equità, la correttezza e il perdono. Questi comportamenti li ritroviamo negli animali sociali, come spesso negli esseri umani, i quali però nell’attuale società sembrano sempre meno capaci di dare loro corso, in sintesi di provare empatia”.

    Beckoff, a fronte di tutti gli studi compiuti direttamente sul campo osservando in natura gruppi di animali sociali, sostiene che la moralità, come la giustizia, per gli animali non è una questione astratta come per gli esseri umani, per i quali notoriamente le regole cambiano a seconda delle cultura dominante. Infatti, dimostra con chiari esempi come i comportamenti degli animali siano pratici e di conseguenza nel branco sono puniti gli imbroglioni, gli aggressivi, e quanti non cooperano. «La moralità è un insieme di comportamenti correlati e indirizzati verso gli altri per regolare le relazioni all’interno dei gruppi sociali», afferma Beckoff. E’ quindi necessario, per vivere in un branco, che vi siano requisiti condivisi, norme comportamentali stabilite e l’abilità di prendere decisioni. Lo vediamo anche quando osserviamo gli animali domestici giocare tra loro, anche se gli animali da compagnia, vivendo con noi, e quindi meno a contatto coi loro simili, a volte dimenticano le regole della convivenza che vigono nel branco. In natura i lupi ad esempio, o i coyote, giocando si mordono, si spintonano senza farsi male, mentre nell’area cani possono succedere litigi, anche violenti.

    La moralità, sostiene Beckoff, è una necessità, un modo per adattare i singoli alla vita sociale del gruppo, perciò vi è un legame tra evoluzione morale e sociale. Queste regole, che guidano anche le società umane, sono però spesso infrante dall’uomo, sia all’interno dello stesso nucleo, Paese, nazione o famiglia, che tra nuclei diversi e nel momento nel quale si creano violazioni delle regole si arriva a manifestazione di autentica malvagità, quella malvagità che negli animali non esiste.

    L’animale uccide per mangiare, spesso l’uomo uccide per piacere o perché la parte violenta prevarica su tutto. Lo vediamo nelle guerre, anche ai giorni nostri, dovendo prendere atto che gli orrori del passato non sono un deterrente sufficiente rispetto alla capacita di commettere nuove barbarie. Nelle guerre infatti, anche oggi, nonostante tutto il progresso tecnologico, che purtroppo non sempre corrisponde ad un progresso di civiltà, nonostante tutte le conoscenze che abbiamo sulle devastanti conseguenze che hanno avuto i delitti del passato, si commettono ancora azioni di pura crudeltà con feroce accanimento contro gli inermi e i civili.

    L’etologia è perciò una scienza che, anche per chi non può studiarla direttamente in natura osservando il comportamento degli animali sociali, può essere molto utile per capire meglio la condotta degli uomini e per cercare di far crescere una cultura di maggior rispetto reciproco.

  • Cambiare sesso passa di moda: crescono i pentiti e scattano i primi divieti

    In Inghilterra e in America, dove tanti adolescenti vengono operati per cambiare sesso, aumentano e i ‘pentiti’ ed i segnali che stanno arrivando da Inghilterra e Stati Uniti indicano una chiara inversione di tendenza: il governo britannico ha chiuso il Gender identity development service (Gids) della clinica Tavistock, tempio della psicoanalisi infantile e unico ospedale pubblico del Regno Unito dedicato alla disforia di genere dei minori. In seguito a un rapporto che ha riscontrato «forti criticità», il sospetto è che il Gids incoraggi i trattamenti con troppa disinvoltura. Stessa imputazione pende sul Transgender Center della Washington University (Usa) su cui il procuratore generale del Missouri ha aperto un’inchiesta. Le testimonianze riferiscono una totale anarchia terapeutica, assenza di protocolli formali e accanimento nei confronti dei «detransitioners», isolati come reietti. Anche in Europa, la preoccupazione che troppi bambini possano essere messi inutilmente a rischio ha spinto nazioni come Finlandia e Svezia (primo al mondo ad autorizzare la transizione a spese dello Stato, nel 1972) a limitare l’accesso alle cure. Unica a non fare marcia indietro, al momento, è la Spagna.

    Le cliniche pediatriche di genere negli Usa sono passate da zero a più di 100 negli ultimi 15 anni. Secondo uno studio della società Komodo Health Inc, i bambini e adolescenti americani tra 6 e 17 anni che hanno iniziato ad assumere ormoni o bloccanti della pubertà dal 2017 al 2021 sono più che raddoppiati, senza considerare quelli che affrontano l’intervento chirurgico. La gender industry nel 2022 è arrivata a fatturare solo per la chirurgia 623 milioni di dollari (dati Global Market Insight), anche perché non ha bisogno dell’approvazione di Fda mentre ha ricevuto facilitazioni dall’amministrazione Obama nel 2016 che garantisce il cambio di sesso è garantito in diversi Stati anche alle famiglie a basso reddito attraverso il programma Medicaid. Uno studio p condotto dal Dipartimento della Difesa e pubblicato a maggio 2022, ha segnalato però che oltre il 25% dei pazienti che ha iniziato il percorso per cambiare sesso prima dei 18 anni ha smesso di assumere i farmaci.

    Le detransizioni restano più circoscritte, perché più difficoltose del semplice smettere di assumere farmaci, ma chi ha studiato l’argomento ha individuato che il pentimento in chi cambia genere sembra riconducibile a due motivi: scarsa sicurezza dei trattamenti e diagnosi affrettate per la disforia di genere. Le diagnosi, necessarie per accedere ai trattamenti, sono cresciute dalle 15.172 del 2017 alle 42.167 del 2021 ma in esse finiscono per essere ricondotti anche molti disagi adolescenziali, sociali o psicologici. Uno studio della California ha scoperto che il 25% degli 869 pazienti con vaginoplastica è stato ricoverato, e rioperato, per emorragie o lesioni intestinali. Le femmine soffrono spesso di atrofia vaginale, causata dal testosterone. Altro effetto è il calo della densità ossea. All’assenza di protocolli di trattamento ex-post si aggiunge lo stigma sociale: molti detransitioners hanno denunciato una perdita di sostegno da parte della comunità Lgbtq+, esperienze deludenti con i medici e isolamento. Negli Usa il percorso di cambiamento di sesso viene chiamato «modello affermativo» (l’idea è che sia il ragazzo o la ragazza a poter decidere il proprio sesso). Ma appare in realtà negativo e fonte di profonde solitudini.

  • Mentre si discute di regole comuni l’intelligenza artificiale prende sempre più potere sulla nostra vita

    Da molti anni nel mondo occidentale, grazie alla libertà, c’è sovrabbondanza di informazioni ma, grazie alla mancanza di controlli, per verificare che le regole siano rispettate, c’è anche sovrabbondanza di notizie fasulle e di disinformazione.

    L’arrivo dell’intelligenza artificiale, messa di fatto alla portata di tutti senza avere prima stabilito come usarla senza procurare ulteriori danni, sta portando sempre più, per larghe fasce di cittadini, a partire dagli Stati Uniti, alla scomparsa della verità, della stessa realtà.

    Con l’intelligenza artificiale si creano mondi che non esistono, teorie complottiste basate su fantasie tradotte in realtà da una documentazione visiva creata artificialmente.

    Troppe persone ormai vivono in un mondo parallelo, avulse da ciò che effettivamente accade e chi cerca di difendersi non sa a chi credere, non sa se l’articolo che sta leggendo è stato scritto da un giornalista o dall’intelligenza artificiale, non sa come potrebbe cambiare la sua vita se potenze straniere ostili cominciassero a entrare, subdolamente, in casa sua instillando, giorno per giorno, una verità diversa, artefatta, creata per confondere il reale e poi annientarlo.

    Dall’Unione Europea e da molti governi si cerca di trovare una soluzione, delle regole comuni ma, come sempre, si è partiti tardi, molto tardi e mentre si esamina e si discute l’Intelligenza artificiale prende sempre più spazio e potere nella nostra vita e sulla nostra vita.

  • Siamo davvero sicuri di doverci difendere dai lupi?

    Da qualche tempo sono decisamente in aumento, nei quotidiani editi in certe province, articoli sempre più inquietanti che spingono a togliere il lupo dalle specie protette.

    Amministratori della Lega e cacciatori, specialmente, supportati da qualche agricoltore del nord, sembra che nel centro e nel sud il problema non sia sentito, forse per un miglior rapporto con l’ecosistema e la natura, si affannano a parlare di un aumento di lupi preoccupante.

    In Italia, dai dati oggettivi, i lupi sono poco più di tremila e quasi ogni giorno si trovano carcasse di lupi uccisi da veicoli, morti per avvelenamento, per esche avvelenate o perché hanno mangiato animali a loro volta avvelenati, o sparati oltre, ovviamente, a quelli morti per cause naturali.

    Pensiamo che nella sola provincia di Piacenza, nel 2022, sono stati trovati morti per le strade più di 14 lupi.

    Da anni la direttiva europea HABITAT ed altri ulteriori interventi hanno stabilito che i governi nazionali, con fondi ad hoc, risarciscano i danni, se effettivamente comprovati, subiti dagli allevatori per l’uccisione di animali dall’allevamento da parte dei lupi, inoltre ci sono fondi regionali per provvedere all’installazione di dispositivi di difesa e sono donati agli allevatori cani antilupo, come il pastore maremmano e abruzzese.

    Bisogna inoltre ricordare che i lupi possono avvicinarsi agli allevamenti quando sulle concimaie sono buttate le placente e le carcasse di animali morti mentre, per legge, dovrebbero essere smaltite per incenerimento da un apposito servizio. Se a questo aggiungiamo la triste abitudine di lasciare in giro o vicino a casa immondizie alimentari risulta evidente che i lupi, come altri carnivori del bosco, possano essere attirati più vicino all’abitato.

    E’ per molti ormai evidente che la furia che si è scatenata contro lupi ed orsi ha motivazioni diverse rispetto alla effettiva necessità di difendersi dalla loro pericolosità.

    La verità è che l’uomo ama più convivere con il cemento che con la natura e che l’irrefrenabile voglia di dominare un animale e di esercitare potere e violenza è troppo forte nonostante la nostra presunta civiltà.

  • Non cadere nel tombino

    In Italia in 30 anni ci sono stati 30.000 errori giudiziari che hanno portato ingiustamente in carcere, per mesi, per anni, per decenni persone innocenti privandole di una parte, a volte considerevole, della loro vita con tutto quanto ne consegue per le relazioni famigliari, interpersonali, per il lavoro, la vita sociale e la salute mentale.

    Questi errori hanno avuto un rilevante peso economico sia per i singoli, ingiustamente detenuti, che per lo Stato che ha dovuto, giustamente, provvedere, anche se a volte in ritardo, ai risarcimenti.

    Il Ministro della Giustizia ha dichiarato che nel 2026 si arriverà finalmente al pieno dell’organico, intanto i tribunali sono intasati, da anni, da pratiche e processi inevasi e non si sa come risolvere il problema nell’immediato.

    Il digitale corre veloce e forse un domani saremo giudicati, assolti o condannati, dall’intelligenza artificiale, Dio ce ne scampi, sta però di fatto che più gli enti pubblici sono informatizzati e meno funzionano le cose, basti pensare all’impossibilità di accedere ai siti delle questure, per prenotare l’appuntamento per il rinnovo del passaporto, o le attese di mesi per avere, Milano o Roma è indifferente, la carta d’identità.

    Nessuno sembra accorgersi dei disagi che i cittadini stanno subendo, in speciale modo i più anziani ed i meno esperti nell’informatizzazione, abbiamo una società solo per giovani mentre la maggioranza della popolazione è anziana, un problema la denatalità ma un problema anche non comprendere le difficoltà di chi non smanetta sui social.

    Siamo assolutamente favorevoli ai grandi progetti, purché si realizzino effettivamente, ma mentre si guarda alle mete più in alto sarà bene che governo ed opposizioni, nazionali, regionali e locali, guardino anche in basso dove vive e sgomita la gente comune. Inoltre guardando sempre e solo in alto si rischia di cadere in un tombino rimasto aperto.

  • Pensiamo

    Il 26 agosto è stata la Giornata mondiale del cane.

    Pensiamo anche solo per un momento a tutti cani abbandonati nei rifugi e nei canili mentre noi, magari, stiamo comperando un collare firmato per il nostro amico peloso,

    Pensiamo ai cani torturati ed uccisi, a quelli usati dalle associazioni criminali per i combattimenti e a tutto il denaro sporco che certi delinquenti guadagnano facendo soffrire e morire tanti quattro zampe.

    Pensiamo ai cani abbandonati sulle strade perché dopo l’acquisto, o dopo averli presi in un canile, ci si accorge che hanno bisogno di un po’ di cure e di attenzioni e non c’è tempo né voglia.

    Pensiamo ai cani da caccia che sono scartati e lasciati soli perché non sufficientemente bravi.

    Pensiamo ai levrieri  spagnoli sfruttati nelle gare di velocità con collari elettrici e poi, quando non sono più in grado di correre, uccisi anche impiccandoli, o lasciati morire per strada.

    Pensiamo ai cani soppressi dallo stato in tanti paesi o al traffico illegale, che come sempre ingrassa i farabutti, dei cuccioli che troppi acquistano via internet da malfattori che di questo traffico hanno fatto un lucroso business.

    Pensiamo che un cane è un essere senziente, che prova dolore e gioia, sentimenti veri e complessi,  che non è un gioco o un diversivo, che la sua presenza aiuta tante persone anziani o disabili, che ha bisogno di un po’ di cure ma in cambio dà un immenso affetto, che è un compagno per la vita non un passatempo momentaneo.

    Pensiamo, qualche volta fermiamoci a pensare, ci farà molto bene in tutti i sensi e farà bene anche ai nostri amici pelosi.

  • Discendiamo davvero dalle scimmie? L’origine dell’uomo e le ipotesi evoluzionistiche

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Franco Maestrelli pubblicata su destra.it il 15 luglio 2023

    L’acuto scrittore Tom Wolfe scrisse “Dire che gli animali si sono evoluti e hanno originato l’uomo è come dire che il marmo di Carrara si è evoluto e ha originato il David di Michelangelo” eppure lezioni scolastiche e trasmissioni televisive impongono forsennatamente le ipotesi evoluzionistiche sull’origine dell’uomo. Non sono mancate nel passato frodi ordite da disinvolti scienziati per confermare le loro traballanti ipotesi ma anche dopo la scoperta delle frodi la divulgazione scientifica non ha mutato minimamente rotta.

    Nel 1980 il biologo Giuseppe Sermonti attraverso la coraggiosa casa editrice Rusconi pubblicò assieme al paleontologo Roberto Fondi un’accurata critica all’evoluzionismo nel saggio Dopo Darwin a cui seguì nel 1999 sempre con Rusconi Dimenticare Darwin e di questo scienziato si è occupato recentemente Marcello Veneziani in un articolo sul quotidiano La Verità apparso anche su questa testata (https://www.destra.it/home/marcello-veneziani-quando-sermonti-annuncio-la-dittatura-dello-scientismo/). Nel 2016 Giulio Dante Guerra pubblicò con l’editore D’Ettoris il saggio L’origine della vita. Il “caso” non spiega la realtà in cui veniva criticata la teoria che sta alla base dell’evoluzionismo, la generazione spontanea (abiogenesi). Ma malgrado queste pubblicazioni serie e scientificamente fondate a cui vanno aggiunte le opere dello scienziato italiano Antonino Zichichi e di molti altri studiosi in varie discipline scientifiche mettere in discussione l’evoluzionismo rappresenta un delitto di lesa maestà al punto che nel mese di aprile Il Fatto Quotidiano paragonava l’antievoluzionismo al terrapiattismo e all’apologia di fascismo…

    Infatti da decenni lo scientismo (e la teoria evoluzionista) è diventato una dittatura ideologica già denunciata dallo stesso Sermonti nel 1971 col suo Il crepuscolo dello scientismo. Scienza e tecnica spiegano tutto e possono modificare l’uomo e il Creato come lo si vede ai nostri giorni con la chimera del transumanesimo. In questa dittatura scientifica non c’è posto per il Creatore ma solo del caso. Molto opportunamente le edizioni Fiducia di Roma hanno nel 2023 ristampato con l’introduzione di Giuseppe Brienza il breve saggio La verità sull’evoluzione e l’origine dell’uomo di Pier Carlo Landucci che era già apparso nel 1984. Pier Carlo Landucci (1900 – 1986) fu un sacerdote che si occupò prevalentemente di teologia ma altresì di filosofia della scienza in quanto possessore di una solida formazione scientifica e nel suo libro risponde alla questione basilare dell’origine della vita e del mistero dell’esistenza dell’uomo.

    Landucci innanzitutto nega l’inconciliabilità tra la scienza e la Creazione biblica come del resto hanno confermato decine di scienziati cattolici: “l’oggetto diretto della scienza è infatti il mondo, in quanto già esistente, non la causa del suo primo esistere”. L’evoluzione secondo Landucci di potrebbe pertanto concepire inserita nelle leggi della natura secondo la preordinazione divina. Ma studiosi e scienziati materialisti escludono per principio l’intervento di Dio nelle cose naturali e avendo posizioni privilegiate in campo mediatico finiscono per dare il tono all’opinione pubblica (giornali, tv, riviste e scuole). L’autore sottolinea anche la noncuranza dell’evoluzionismo materialista a ogni critica e la risposta contraddistinta da passionalità e dogmatismo per i quali ogni anti-evoluzionismo è tacciato di arretratezza scientifica e di oscurantismo medievale.

    L’idea evoluzionista è penetrata purtroppo anche nel campo cattolico ed è stata portata agli estremi con le tesi del gesuita Theilard de Chardin. L’evoluzionismo assunse anche caratteri politici al tempo dell’URSS stalinista in cui le estreme teorie che di scientifico avevano poco ma erano funzionali al materialismo marxista-leninista trovarono ampia diffusione. Il libro passa poi in esame le molte falsificazioni effettuate da disinvolti scienziati evoluzionisti da quella degli anni Venti del secolo scorso di Paul Kammerer (che una volta scoperto si suicidò) a quelle di costruzioni di reperti fossili ad hoc come quella del Pitecantropo di Giava e quella dell’uomo di Piltdown in cui rimase coinvolto anche Teilhard de Chardin. In realtà la paleontologia moderna presenta oggi numerose scoperte fossili più in armonia con la prospettiva creazionista che con quella evoluzionista e inoltre i cosiddetti “fossili viventi” ovvero specie ancora viventi ma conservatesi uguali alle loro antichissime forme fossili smentiscono la teoria evoluzionista.

    Landucci nelle cento pagine del saggio conduce il lettore con linguaggio comprensibile e divulgativo attraverso l’anatomia comparata, la paleontologia, l’embriologia e la genetica evidenziando equivoci e falsificazioni a cui gli evoluzionisti hanno fatto ricorso per sostenere le proprie ipotesi. Un capitolo dimostra la fallacia dei fattori che dimostrerebbero, a detta degli evoluzionisti, dapprima il sorgere spontaneo della vita vegetativa, sensibile e intellettiva e poi la conseguente progressiva spontanea evoluzione delle specie, escludendo aprioristicamente l’intervento del Divino Artefice. Nella parte conclusiva Landucci osserva perspicacemente “Se infatti la scala delle specie fosse il risultato di un progressivo, casuale, spontaneo conato perfettivo della natura, il mondo dovrebbe essere pieno, tra l’una e l’altra specie perfetta, di specie abbozzate, rudimentali e incomplete, cioè in ritardo rispetto alle singole specie complete verso cui sono avviate” ma di queste specie intermedie alla luce delle evidenze scientifiche non vi è traccia.

    Il saggio si conclude confermando la validità della tesi creazionista che postula l’intervento divino perché le creature vengano all’esistenza.  Nell’omelia di Benedetto XVI pronunciata il 24 aprile 2005 per la cerimonia di inizio del suo Ministero petrino disse che “non siamo il prodotto senza significato e casuale dell’evoluzione ma ciascuno di noi è il risultato di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno di noi è amato e ciascuno di noi è necessario” a ulteriore conferma della ortodossia del lavoro scientifico che Landucci aveva già esposto fin nelle sue prime opere risalenti al 1948.

  • Che tempo abbiamo più?

    Anche la giornata mondiale dell’ambiente se ne è andata.
    Sarà il cambiamento climatico in sinergia con l’accelerazione tecnologica, usata da tutti indiscriminatamente anche quando non sarebbe necessaria, ma il risultato è che il tempo scorre sempre più rapido e domani, in un attimo, è già diventato l’altro ieri, il mese scorso.
    Tempo per pensare ce n’è sempre meno, troppi input, richieste, esigenze, allerte, problemi, comunque problemi.
    Qualcuno sostiene che siamo all’ora zero, che diventa sempre più impossibile fermare il declino, che l’erosione del fragile equilibrio dell’ecosistema è arrivata al limite.
    Non lo so, so per certo quello che sappiamo tutti: i venti di guerra aumentano di giorno in giorno anche nei luoghi ove si pensava che una più forte percezione della libertà, del diritto internazionale avessero un radicamento oggettivo. E queste guerre producono non solo morti nell’immediato ma un danno spesso irreversibile alla terra, all’aria, alla speranza di una vita futura.
    I delitti aumentano, grandi e piccoli, dal bullismo adolescenziale alle più tragiche violenze domestiche, dalle sparatorie o accoltellamenti nelle scuole ad una costante diffusione di ogni tipo di sostanza stupefacente che brucia i cervelli e le coscienze.
    La smodata concezione dei propri individuali diritti ha cancellato ogni senso del dovere, ogni sentimento di empatia, ogni capacità di autocritica, di limite.
    Con la natura gli esseri umani hanno aperto un irragionevole dissidio  da molto, troppo, tempo e, dopo tanta sopportazione, è arrivata la risposta, infatti le calamità naturali, da qualche anno, si susseguono con particolare virulenza mietendo vittime tra gli  umani, gli animali e le cose.
    La tecnologia travolge se stessa, l’intelligenza artificiale si ribella a quella umana, nessun sito è più sicuro da hackeraggio, nessun dato sensibile è più riservato, anche nella propria casa ciascuno è esposto e può essere in pericolo.
    L’essere umano  è diventato incapace di convivere con le altre realtà che fanno parte del sistema terra e si scontra con altre realtà da lui stesso create.
    I cinghiali pascolano in città, cervi ed ungulati vari prolificano a dismisura, i lupi, animali schivi e sociali per eccellenza, sembrano avere scelto di venire tra le case, camminano, come già fanno cervi e cinghiali, sui nastri d’asfalto mentre le api sono sempre meno, l’impollinazione è a rischio e con essa il nostro cibo, perché non basterà il transgenico a sfamarci.
    Non mi spaventa il lupo, che qualcuno pensa già di tornare a sterminare, ma l’uomo, l’essere umano sì, perché uccide con la stessa indifferenza il lupo e la pecora, la sua prole e tutto quanto è intorno: sulla terra e oltre lo spazio.
    Per combattere la paura, per fermare quanto sta precipitando dobbiamo ritrovare il tempo, ma quando anche le centrali sono fatte saltare condannando alla distruzione presente e futura che tempo abbiamo più?

  • Da uomo a uomo

    Mi è difficile trovare spiegazioni plausibili alla ferocia che caratterizza quegli uomini che, non paghi di avere prima reso la vita impossibile alle loro compagne, completano l’opera togliendo loro la vita o procurando indicibili sofferenze fisiche e morali (come quando la volontà omicida non si arresta neppure davanti alla giovane vita di un figlio in comune).

    Saranno uomini disperati, malati e fragili, incapaci di sopportare la frustrazione di un fallimento esistenziale.

    Saranno vittime inconsapevoli di ancestrali pregiudizi, rigurgito di una cultura che rifiuta il valore di ogni essere umano e il suo diritto alla autonomia ed indipendenza.

    Saranno maschere tragiche di una virilità stantia.

    Questo ed altro.

    Ma io non voglio pensare, pretendo il diritto di esprimere le mie emozioni.

    Non sono uno psichiatra, un sociologo, un criminologo, un prete, un moralista.

    Non devo misurare colpe terrene o ultraterrene.

    Sono semplicemente uno che vuole esprimere una pura e semplice rabbia gridando loro, a muso duro, questa semplice verità: siete “omm‘e niente” “omm’e merda”.

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