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  • L’animale più intelligente, l’uomo, cerchi di riparare agli errori che ha fatto

    Pochi giorni fa, il 22 aprile, si è celebrata la Giornata Mondiale per la Terra. Anche il Santo Padre ha ricordato la necessità di difendere il nostro pianeta mentre, ogni giorno, aumentano le conseguenze negative del cambiamento climatico causato dalle azioni dell’uomo.
    Torniamo sull’argomento per rimarcare, come abbiamo già scritto più volte, le gravi conseguenze portate, anche dal punto di vista ambientale, dalla guerra che i russi stanno combattendo in Ucraina, dalle altre guerre in corso, come in Sudan, dagli esperimenti per testare nuovi armi nucleari che innalzano il rischio di un’ulteriore accelerazione dell’inquinamento.
    Monossido e biossido di carbonio, ossido nitrico, ossido di azoto, protossido di azoto, formaldeide, vapori di cianuro di idrogeno e di azoto sono solo alcuni dei molti componenti chimici che stanno avvelenando l’aria, il terreno e l’acqua sia dei fiumi che delle falde. A questi si aggiungono tutte le altre parti pericolose che compongono i vari tipi di materiale bellico, armi esplose ed inesplose, che per anni continueranno ad inquinare non solo il suolo me anche a minare la salute delle persone.

    Un recente report ha previsto che entro il 2040 il settore tecnologico rappresenterà il 14% delle emissioni globali. Per pensare ai nostri gesti quotidiani dobbiamo sapere che solo inviare una mail porta ad una produzione di anidride carbonica di più di 40 grammi.
    Lo scambio di conversazioni normali con Chat GPT equivale al consumo di una bottiglia d’acqua e l’aumento di questi scambi porta molti ricercatori a sostenere che vi saranno ulteriori ricadute negative proprio per quanto riguarda l’acqua, ed il suo consumo, in un’epoca nella quale la siccità è divenuto un problema globale.
    Anche Google consuma acqua, nei data center degli Stati Uniti si sono consumati 12,7 miliardi di litri di acqua dolce solo nel 2021.
    Sempre più grave il problema in Cina dove questi centri sono alimentati a carbone causando emissioni per 100 milioni di tonnellate di CO2.

    Benissimo celebrare la giornata per la salvaguardia della Terra ma senza azioni concrete ed immediate, e non parliamo certo delle auto elettriche o dei 30 km in città, per salvare l’ecosistema né noi né la Terra avranno vita perciò l’animale più intelligente, l’uomo,cerchi di riparare agli errori che ha fatto quando ha messo la sua intelligenza al servizio della morte.

  • Noi e il pianeta, per esistere, abbiamo bisogno anche dei selvatici

    Tra i tanti problemi, nodi da sciogliere, ve ne sono due ai quali è necessario dare subito risposta per poter meglio affrontare gli altri: 1) il nostro rapporto, come umani, con il mondo che ci circonda, 2) il rapporto  tra noi e gli altri esseri senzienti.

    Nei millenni l’essere umano è stato capace di convivere con quanto lo circondava, esseri viventi o inanimati, dai quali ha saputo ricavare ogni fonte di approvvigionamento per migliorare il proprio  benessere dando, via via, vita allo sviluppo che conosciamo.

    Oggi questo sviluppo, cresciuto esponenzialmente dopo la Seconda guerra mondiale, rischia di riportarci indietro, sono infatti, da troppi anni, mancate alcune di quelle regole che avevano consentito, alle generazioni di una volta, di cercare di rispettare, anche a proprio beneficio, alcune regole naturali.

    La rivoluzione industriale che, nel corso dei secoli, ci ha condotto all’attuale “progresso”non è stata capace di impedire che negli esseri umani si ingenerasse sempre di più la pericolosa convinzione che la terra appartenesse solo a loro e che le leggi della natura potessero essere modificate, senza conseguenze, dalla volontà dell’uomo.

    Quella convivenza, difficile ma necessaria, che esisteva, con alterne fortune, con gli altri esseri animati e senzienti, che abitavano ed abitano il pianeta, ad un certo momento non è stata più rispettata né ritenuta utile, cominciò così lo sterminio di molte specie animali e lo stravolgimento, con abbattimenti sistematici di tanta vegetazione, di interi territori.

    Oggi il cambiamento climatico, causato dai nostri errori e dalla sete di ricchezza di molti, sta producendo nuove povertà e disastri ambientali con sempre più numerose vittime e ci impone, sperando di essere ancora in tempo, di ripensare velocemente ad un nuovo modello di vita, ad un altro tipo di sviluppo.

    Il consumo del suolo, il risparmio dell’acqua, l’inquinamento delle aree urbane, i materiali da costruzione scadenti od inquinanti sono solo una parte del problema mentre vaste zone del continente subiscono le conseguenze di guerre, di esperimenti nucleari e dei gas delle missioni nello spazio ma è diventato vietato scaldarsi con un caminetto a legna.

    Dopo aver ucciso milioni di animali selvatici la scienza ha dimostrato che l’ecosistema, nel quale viviamo e senza il quale moriremmo, ha bisogno dell’esistenza di specie diverse, dall’ape che impollina al leone che impedisce la crescita eccessiva degli erbivori, dal lupo che controlla il numero dei cinghiali e degli altri ungulati all’orso altro imprescindibile anello dell’ecosistema.

    Sono così nati, per difendere la terra da ulteriori irreversibili catastrofi, progetti per salvaguardare le specie in via di estinzione e per ripopolare i luoghi nei quali questi animali erano stati sterminati o cacciati.

    Nel frattempo però gli esseri umani si sono disabituati alla convivenza con gli animali selvatici, hanno abbandonato ogni tipo di attenzione per se e per il bestiame d’allevamento e hanno preso abitudini molto pericolose: dalle immondizie lasciate vicino alle abitazioni, cibo molto appetibile per i cinghiali e gli orsi confidenti, alle placente e carcasse di bestie morte buttate nelle letamaie e che diventano un ovvio richiamo per i lupi.

    La naturale conseguenza è che molti di animali selvatici si sono avvicinati ai centri abitati e gli umani hanno subito pensato non di cambiare le abitudini sbagliate, non di prevenire gli ipotetici pericoli con le ovvie precauzioni  ma di chiedere abbattimenti più o meno “selettivi”.

    L’uomo non intende tornare alla convivenza ed al reciproco rispetto che per anni ha regolato la vita della terra ma, come i dittatori che vogliono assoggettare un altra nazione, hanno subito pensato  all’uso delle armi per uccidere.

    Inutile girarci intorno: in natura i pericoli esistono e mai come in questo periodo, ad esempio, abbiamo visto tante persone morire in montagna ma per questo non viene certo in mente di spianare le montagne.

    Diverse persone, costruttori, amministratori, politici sono responsabili per aver costruito o lasciato costruire abitazioni in luoghi pericolosi e quando si è verificato il disastro ambientale, più che prevedibile, non sono stati imprigionati a vita nonostante i molti morti ed i molti danni che avevano procurato.

    Che l’essere umano lo accetti o meno non è il padrone del mondo ma, se mai, colui che dovrebbe tutelarlo, salvaguardarlo, per garantire la continuità della propria e delle altrui specie, animali e vegetali, perché solo così la terra potrà sopravvivere.

    Siamo supercivilizzati ma far rispettare i diritti è ogni giorno un problema e di doveri non parla nessuno, ogni giorno diventano più invasive le violenze ed il bullismo, negli Stati Uniti ci si uccide a scuola o per strada, in Europa la guerra in Ucraina aggiunge orrori ad orrori, in Africa terroristi, mercenari, guerriglieri o tiranni tengono in scacco intere popolazioni mentre si continuano a temere un’invasione cinese di Taipei, un’escalation militare della Corea del Nord, le conseguenze del nuovo conflitto in Sudan.

    Il problema sarà un’orsa ed i suoi cuccioli probabilmente destinati a non sopravvivere senza la madre o il problema sono le nostre improvvisazioni, pressapochismi, paure, incapacità di prevenire e poi affrontare le conseguenze di queste incapacità e paure?

    Chi va nei boschi deve poterlo fare in tranquillità ed il bestiame d’allevamento va tutelato ma senza lupi, orsi, cinghiali, cervi, farfalle, api, lepri etc etc non ci sarebbero boschi e presto neppure città.

    Siamo supercivilzzati ma abbiamo volutamente nascosto a noi stessi che la catena alimentare è una legge di natura che nessuno può stravolgere ed ignorare, il mondo, per continuare ad esistere, non ha bisogno di buoni o di cattivi ma di giusti, giusti che lo difendano per il bene presente e futuro di tutti.

    Una volta non si costruiva sui greti dei fiumi, si edificava dove i terreni erano più solidi, possibilmente su parti più rocciose nel sottosuolo e le case, di pietra o di mattoni pieni, erano esposte in modo da offrire la migliore esposizione alla luce ed al sole.

  • Non serviremo più?

    Anche oggi, come da tempo accade, abbiamo avuto le nostre conversazioni fuori da quelle obbligate dall’ambiente di lavoro o da altre improrogabili necessità, abbiamo parlato con Siri, che ci ha informati sul tempo e fatto ascoltare i brani musicali preferiti, e abbiamo anche un po’ questionato con la nostra macchina, perché non sempre ha capito dove volevamo andare e quale ristorante volevamo ci cercasse, ma alla fine ci siamo intesi e ci ha anche sintonizzato sulla nostra radio preferita.

    E in molti abbiamo dialogato con le varie intelligenze virtuali che diventano ogni giorno più sofisticate.
    Ormai, tramite le diverse piattaforme, il nostro rapporto con l’intelligenza artificiale è sempre più stretto e spesso è proprio l’intelligenza artificiale a fare, in tutto o in parte, il lavoro che dovremmo fare noi, studenti o professionisti, scrittori o giornalisti. L’intelligenza artificiale è subito pronta a sopperire alle nostre lacune e svogliatezze e dialoga volentieri con noi diventando sempre più capace di apprendere.

    Ecco questo è uno dei tanti problemi: lei è sempre più capace di apprendere, di capire e lentamente anche di intuire come siamo e cosa vorremmo e il dialogo diventa sempre più simile a quello che c’era, una volta, tra le persone e noi diventiamo sempre più poveri di linguaggio, sempre meno veloci nel ragionamento, diventato privo di intuizioni. Questo è un aspetto nuovo della nostra vita che diventa un problema perché tra persone in carne ed ossa non ci parliamo più, né in famiglia né fuori, fatti salvi i soliloqui politici e le contumelie che urlano gli appassionati di calcio.

    Che ci capisse di più il cane che nostra moglie o marito, per non parlare di figli, genitori, amici, colleghi, era un fatto assodato ormai da secoli ma non pensavamo che per parlare e sentirsi ascoltati ormai ci si dovesse rivolgere ad una macchina, che risponde a tono, che è capace di dialogare con noi e con altre macchine usando, con queste, linguaggi che noi non comprendiamo anche se siamo stati i loro creatori.

    E progresso ma è progresso utile e non pericoloso come alcuni vogliono farci credere?

    Siamo in una società connessa ma basta un gesto a chiudere i contatti, a tramutare la verità in falsità con conseguenze che possono essere pericolose come lo scatenarsi di una guerra, siamo una società di massa dove nessuno dialoga più con gli altri e diventa sempre più pericoloso rinchiudersi nella negazione della più elementare umanità facendo assurgere le macchine a nostri sostituti effettivi.

    Poi lentamente non saranno più sostituti e noi non serviremo più.

  • Moda uomo 2022 in crescita del 20,5%, bene l’export

    Continua la ripresa della moda maschile italiana: dopo un 2021 chiusosi con un aumento del 15,2%, anche nel 2022 il segmento dovrebbe mettere a segno un valore positivo. Secondo i dati di Sistema moda Italia diffusi a Firenze, alla vigilia di Pitti Uomo 103, il settore dovrebbe archiviare l’anno con un fatturato attorno agli 11,3 miliardi di euro, in crescita del 20,5% sull’anno precedente. Il comparto ha così superato i livelli pre-Covid: il fatturato del 2019 era pari infatti a 10,1 miliardi di euro.

    Per il commercio con l’estero, dopo il brusco stop registrato nel 2020 (-16,7%), le esportazioni di moda uomo nel 2021 sono tornate in territorio positivo (+13,4%) e nel 2022 si stima una variazione pari al +26,1%. Anche relativamente all’import (crollato del -20,1% nel 2020 ma in parziale recupero nel 2021, +8%) si profila una crescita, ben più vivace rispetto a quella dell’export, stimata al +44,3%.

    Previsioni che trovano riscontro nei dati Istat: da gennaio a settembre 2022 l’export di menswear ha messo a segno un +26,3% portandosi a quota 6,5 miliardi di euro, mentre l’import un aumento del 47,9%, per un totale di 5,2 miliardi circa. Con riferimento agli sbocchi commerciali, si sottolinea come sia le aree Ue sia quelle extra-Ue si siano rivelate favorevoli per il comparto, crescendo rispettivamente del 27,7% e del 25,1%. Su quelle che sono le principali destinazioni, il primo mercato è risultato la Germania (+24,9%); seguono la Francia, che mette a segno una crescita del +31,1% e la Svizzera, principale hub logistico-commerciale del lusso (+15,8%). I flussi verso gli Usa, quarto mercato, salgono a 608 milioni di euro ed evidenziano una variazione del +70,9%. La Cina si mantiene al quinto posto con una crescita del 17,4%.

    Focalizzandosi sulle vendite oltre confine, la camiceria maschile risulta best performer, sperimentando una crescita del 41,2%; le cravatte evidenziano una dinamica pari al +32,4%. Seguono il vestiario esterno, in aumento del 26,8%, la maglieria con un +23,7% e l’abbigliamento in pelle con un +23%.

  • Vita da cani

    Molti articoli sono stati dedicati, da diverse testate, al giro d’affari, in aumento, di tutto quanto riguarda gli animali da compagnia, specie i cani, dalle scatolette e croccantini ai tanti prodotti per pulire i denti, per accontentarne la golosità, o utili per incentivare l’apprendimento.

    Il mercato però offre molto di più e si sa che il mercato offre quando c’è richiesta, richiesta a sua volta sollecitata dalle offerte perciò, complice la moda esportata dagli Stati Uniti, ecco comparire nei negozi per animali non solo giochi ma vestitini, copertine, collari e guinzagli impreziositi da stravaganti gemme, il tutto a prezzi esorbitanti.

    Poi, ovviamente, oltre alle giuste spese per la pulizia e il veterinario, e se è necessaria per la riabilitazione del nostro amico a quattro zampe, ecco comparire anche case d’appuntamento e gadget spesso astrusi  per celebrare compleanni e ricorrenze. Tutto ovviamente più a beneficio dell’umano che del peloso che di vestitini e smalti farebbe molto volentieri a meno!

    Altri articoli, che forse non leggiamo con sufficiente attenzione, ci parlano di realtà ben diverse: cani abbandonati anche nelle discariche, nei cassonetti, sulle strade trafficate, di  rifugi pieni zeppi, alcuni veri e propri lager, di  cani addottati durante il covid e riportati indietro quando non servivano più per la passeggiata che liberava, per qualche  minuto, il suo proprietario dalla clausura.

    Cani, ancora oggi, usati per la sperimentazione, allevati per combattere con altri cani rimpinguando le casse della criminalità organizzata, cani cuccioli contrabbandati da altri paesi e venduti malati, cani da caccia con collari elettrici, vietati, cani alla catena, contro le norme, cani seviziati in una società dove la violenza, specie adolescenziale, è sempre più comune.

    Poi ci sono i veri cani felici perché ricevono e danno un amore sano, vivono come componenti della famiglia ma non si devono vestire di lustrini, mangiano bene, anche se il proprietario non ha molte disponibilità, conoscono le regole, sanno che bisogna rispettarle così possono avere più libertà e socialità. Cani ed umani educati e che danno valore ai sentimenti, sì perché anche gli animali provano sentimenti profondi.

    Sono i cani, salvati dall’abbandono o comperati da persone consapevoli di quale tipo di cane è adatto al loro modo di vita, sono i cani scelti da uno sguardo reciproco, i cani che ci ricordano come la loro presenza sia un regolatore naturale delle nostre ansie e del battito cardiaco.

    È facile dire vita da cani, ogni cane, come ogni umano, ha la sua storia e la sua vita, storia e vita che dipendono dal nostro buon senso, dalla nostra capacità di amore e di confronto, per questo, in mezzo ai tanti problemi di questa società convulsa, superficiale e troppo spesso crudele, occupiamoci seriamente anche di loro.

  • Se il custode si fa il lupo

    Nel numero del magazine ‘Io Donna’ del 3 dicembre un condivisibile e puntuale articolo di Fiorenza Sarzanini, sul problema sempre più grave delle violenze, aveva però un titolo “Se il custode si fa lupo” decisamente errato e preoccupante in quanto ripropone schemi sbagliati e pericolosi.

    Pubblichiamo la lettera che l’On. Cristiana Muscardini, per lungo tempo vicepresidente dell’Intergruppo per la protezione degli animali del Parlamento europeo, ha scritto alla giornalista.

    Gentile dottoressa Sarzanini,
    Ho letto con interesse, condividendolo totalmente, il suo articolo sul numero  del 3 dicembre di “Io Donna” ma dissento fortemente dal titolo che identifica nel lupo l’uomo orco, l’essere umano che compie atrocità sui più deboli.
    Credo che, specie in un momento nel quale alcuni tornano a parlare di aprire la caccia al lupo, i maggiori opinionisti e giornalisti dovrebbero con attenzione evitare di riproporre schemi antichi e profondamente errati  che identificano nel lupo il predatore cattivo, subdolo, vigliacco, feroce.
    Come ella certamente sa il lupo, dopo essere stato quasi sterminato, è diventato specie protetta in quanto rappresenta un elemento essenziale, indispensabile, per la salvaguardia, la sopravvivenza dell’ecosistema e perciò di tutti noi.
    Il lupo è un predatore che uccide per mangiare, per dare nutrimento alla sua prole o per difendersi, e solo quando non può evitare lo scontro, per questo non può essere neppure lontanamente affiancato a quegli spregevoli umani che seviziano, uccidono, abusano per il loro piacere, a tutte quelle persone violente e crudeli che, più che mai in una società troppo permissiva e con una giustizia troppo lenta, continuano a mietere vittime.
    Il politicamente corretto deve valere ormai anche per gli animali che non hanno la nostra intelligenza e, forse per questo, non commettono le atrocità delle quali la nostra specie è capace come vediamo ogni giorno, dalla guerra in Ucraina alle donne uccise, dai bambini violentati agli anziani abbondonati.
    Probabilmente il titolo dell’articolo non è stato scelto da lei ma è comunque sbagliato ed aumenta gli errori e la confusione mentre le parole del suo intervento sono chiare e spero facciano riflettere tutti.
    Con i più cordiali saluti,

    Cristiana Muscardini
    già vice presidente dell’Intergruppo per la protezione degli animali del Parlamento europeo

  • I risvolti positivi della relazione tra animali e uomini

    Una ricerca svizzera pubblicata sulla rivista scientifica Plos One conferma definitivamente i risvolti positivi della relazione tra umani e animali.

    Maggiore è la conoscenza tra uomo e animale e maggiore è lo sviluppo di un rapporto affettivo, gesti come le carezze rendono più forte l’attivazione della corteccia prefrontale, l’area del cervello che regola  i comportamenti sociali e i processi decisionali.

    Ormai è noto che persone con depressione o bambini con problemi autistici, ma anche persone con altri tipi di patologie, trovano beneficio dall’interagire con un animale, principalmente con un cane.

    L’ossitocina, che è necessaria per sviluppare legami tra esseri umani e tra umani e cani, passa attraverso il contatto fisico e gli sguardi.

    La pet therapy è quel sistema terapeutico nel quale il cane, o altro animale idoneo, è d’ausilio per affrontare i problemi di persone con problemi organici o psichici, si parla invece di educazione assistita quando il cane è d’aiuto per aumentare le potenzialità sociali dell’essere umano mentre è attività assistita quella che animali e persone svolgono insieme come momenti ludico-ricreativi.

    Le specie di animali che possono essere coinvolti nelle prime due di queste attività sono i cani, i cavalli, gli asini, i gatti ed i conigli. I cani ed i cavalli sono gli animali più adatti, i terapisti eseguono l’intervento terapeutico ricorrendo alla mediazione dell’animale il quale a sua volta favorisce la relazione con il paziente.

    Principalmente il cane, ma anche il cavallo e l’asino, sono animali che hanno una spiccata attitudine alla collaborazione con gli umani e da tempo immemorabile convivono a stretto contatto con l’uomo, sono animali che hanno instaurato con la specie umana relazioni più affettive di altri animali.

    Per gli interventi terapeutici il gatto, essendo un animale particolarmente territoriale, può avere problemi a cambiamenti d’ambiente e a doversi relazionare con estranei, mentre il coniglio, da sempre abituato ad essere preda, può manifestare troppa paura.

    Ormai da qualche tempo in molti ospedali si consente che i degenti possano ricevere la visita dei loro animali domestici e questi incontri hanno un riflesso molto positivo per la guarigione, così come accarezzare tra le mura domestiche il proprio cane o gatto porta un beneficio, da tempo acclarato, sul battito cardiaco e sulla pressione.

  • Vivere senza animali?

    Il Cheetah Conservation Fund Italia e Terre Solidali Onlus venerdì 11 marzo alle ore 20,30 organizzano una conferenza da seguire sulla piattaforma Zoom dal titolo “POTREMMO VIVERE SENZA ANIMALI?Un viaggio nel rapporto Uomo-Animali-Ambiente dagli esordi ai giorni nostri”

    Relatore Ospite: Dr. Marilena Gilardi, Medico Veterinario, operatore in Zooantropologia Didattica di S.I.U.A e socio fondatore di Terre Solidali Onlus.

    Per entrare nella riunione su Zoom basta cliccare il seguente link:

    https://us02web.zoom.us/j/84642828515?pwd=WWl3ajR6cjRZNEVLMzNaVmxQSGY3dz09

    ID riunione: 846 4282 8515

    Passcode: 856748

  • Impariamo dagli animali a preservare la natura per i figli dei nostri figli

    Sempre di più sono le specie di animali in via di estinzione e non per cause naturali ma per l’intervento dell’uomo che dopo avere, con la caccia per motivi di lucro, decimato grandi mammiferi come elefanti, rinoceronti, balene e bisonti oggi distrugge tanta parte dell’ecosistema sia appiccando incendi, come quelli che hanno distrutto migliaia di ettari in Amazzonia, incendi per i quali  il governo del paese non fa praticamente nulla  per punire severamente i responsabili né per dare vita ad una seria politica di prevenzione, sia costruendo muri come quello tra gli Stati Uniti ed il Messico. Nonostante ad oggi il muro sia ancora in parte a maglie larghe si conta che già si vedano effetti nefasti per la fauna e per la flora con 93 specie a rischio. Le travi d acciaio sono posizionate troppo vicine per consentire il passaggio di animali e per alcuni, come i giaguari, le barriere impediscono quella libertà di movimento essenziale perché questo animale possa riprodursi. Il giaguaro infatti ha bisogno di spazi molto ampi. Scoiattoli grigi, più grandi di dimensione rispetto ai nostri europei, coyote, procioni, lepri, solo per fare alcuni esempi, rimangono spesso feriti e muoiono impigliati nei fili spinati del muro. Certo molti animali determinano il territorio che ritengono loro, del loro gruppo e lo difendono da esemplari uguali ma convivono con altre specie, rimangono cioè in sintonia con tutte le diverse realtà che compongono quel territorio da prima e che resteranno anche dopo la loro morte o il loro spostarsi in altri territori. Il rispetto di quanto ci circonda come fonte della stessa sopravvivenza dei singoli individui, come delle altre specie, è ben chiaro negli animali ma sembra quasi completamente sconosciuto a gran parte degli umani che considerano il territorio come una proprietà assoluta e che perciò può essere stravolto, modificato, distrutto a loro piacimento. L’animale preserva per i figli dei figli, la vita oggi è la vita di domani, l’uomo modifica, cementifica, divide, distrugge senza pensare alla sopravvivenza della natura e perciò si condanna a nuove sofferenze e a probabile estinzione. La libertà, il libero arbitrio, la conoscenza non ci sono stati dati per commettere soprusi ma per vivere in sintonia con tutte le varie forme di vita che esistono, solo se capiamo questo, se troviamo la capacità, la volontà, la forza morale di non cementificare quando non è necessario, di rispettare l’acqua non costruendo dove può espandersi, di non violare continuamente lo spazio con esperimenti che producono effetti nefasti nel tempo, forse riusciremo a salvare l’ecosistema altrimenti, come ha ricordato Papa Francesco, rischiamo e il covid è già un forte segnale di quanto siamo a rischio.

  • La Grande Maria

    È il 12 settembre del 1906 e ci troviamo a Kingsport una piccola e fiorente cittadina del Tennessee nata nel periodo di maggiore espansione delle ferrovie in Nord America.  Quella sera era molto atteso lo spettacolo di fama mondiale del Circo Sparks (The Sparks World Famous Shows). Nei fatti, un circo di piccole dimensioni che viaggiava negli Stati Uniti orientali e che, come unica vera attrazione aveva cinque elefanti. Fra questi vi era un esemplare femmina di ventidue anni, di provenienza asiatica denominata la Grande Maria (The Big Mary) per le sue particolari dimensioni. Pesava sulle cinque tonnellate e veniva presentata come anche più grande dell’enorme elefante Jumbo, attrazione del più ricco e famoso Circo Barnum (che si spostava per l’America con ben 84 carrozze ferroviarie!). Nel pomeriggio, durante la parata pubblicitaria, Walter Eldridge, un operaio vagabondo arrivato da pochi giorni in città ed assunto dal signor Sparks il giorno prima con il ruolo di addestratore di elefanti (ruolo mai rivestito in vita sua), guidava i pachidermi a cavallo di Maria con una lunga canna dalla punta affilata. Come riportano alcuni testimoni, durante la parata Maria si era fermata per raccogliere una fetta di cocomero da terra con la sua proboscide. Eldridge per farle riprendere la marcia pare che l’abbia pungolata più volte e con forza a un lato della testa al punto tale che l’elefantessa, esasperata, con una sola mossa lo fece cadere a terra e, presa dallo spavento generale, lo uccise schiacciandolo. Si racconta che il fabbro della città, un certo Hench Cox sparò anche alcuni colpi di pistola su Maria, ferendola superficialmente, ma senza inibirne la forza. Morto Eldridge, gran parte della folla iniziò ad urlare “A morte l’elefante! A morte l’elefante!”.

    All’epoca (e credo non solo all’epoca), quando avvenivano tali incidenti, i proprietari dell’animale si affrettavano a spostarsi in un’altra località, a cambiare il nome dell’animale e a rivenderlo a un altro circo. Ma questo non fu il caso di Maria. Qualunque cosa fosse realmente successo, infatti, dopo aver ucciso il suo addestratore, già in giornata e il mattino seguente, venne denominata da tutti e su tutti i giornali della regione come Maria l’Assassina (The Murderous Mary) o l’Elefantessa Assassina (The Killer Elephant) o con altri epiteti simili. Quindi, non c’era più tempo per squagliarsela. Così, temendo per la sua reputazione e cercando di trarre profitto da tanto interesse, nonostante i vent’anni passati assieme con Maria, il signor Sparks decise di far sopprimere l’animale con uno spettacolo pubblico a pagamento. Del resto lo slogan del suo circo era “Morale, divertente e istruttivo!”. Ma sorse un problema: come si poteva uccidere un elefante di quelle dimensioni e in modo spettacolare?

    È il 13 settembre. Il destino di Maria è segnato. Diverse fonti parlano di un’accesa e appassionata discussione fra i mastri del paese. L’ipotesi di una fucilazione venne scartata quasi subito avendo visto la resistenza del pachiderma alle pallottole. Alcuni presenti suggerirono di fulminare Maria con l’elettricità, come avvenne nel 1903 a Coney Island (con l’aiuto del grande scienziato Thomas Edison che si occupò personalmente dell’esecuzione dell’elefantino Topsy infliggendogli per 10 minuti una scossa di 6.600 Volt – dopo averlo anche avvelenato con delle carote al cianuro – di fronte a più di 1.500 spettatori paganti. Nota: esiste un filmato dell’epoca perché Thomas Edison fece filmare l’esecuzione). Anche di fronte a questa ipotesi si dovette desistere perché all’epoca in tutto il Tennessee non c’era abbastanza corrente elettrica per sopprimere un elefante di quelle dimensioni. Altri pii cittadini si offrirono volontari per portare in città un cannone della Guerra Civile per spararle in pancia. Altri proposero di schiacciarla lentamente tra due motori a vapore opposti, mentre alcuni suggerirono di legare la sua testa a una locomotiva e le sue gambe a un’altra e far partire i treni in direzioni opposte. Insomma, tante brillanti idee! Ma quella che trovò tutti d’accordo e, soprattutto il signor Sparks per l’evidente risonanza pubblicitaria che ne avrebbe tratto, fu quella di impiccare Maria presso lo scalo ferroviario del vicino paese dove vi era una grande torre meccanica in grado di sollevare le carrozze dei treni. Così, in tarda mattinata il circo partì in ferrovia per arrivare a Erwin, nella contea di Unicoi. Era un giorno piovoso e, dopo uno spettacolo del Circo in città, al quale Maria non partecipò perché incatenata ad un palo, una folla di circa 2.500 persone (fra cui molti bambini) si radunò nei pressi della ferrovia di Clinchfield per assistere alla sua esecuzione. Le fonti narrano di una folla eccitatissima che urlava e additava l’elefantessa come un demone, un terribile flagello e un’assassina e si mormorava che avesse già ucciso tre, sei, diciotto o persino venti uomini. Per impiccare l’elefantessa usarono una gru e una grossa catena. Il primo tentativo fallì: la catena si spezzò e Maria cadde sul terreno causando il momentaneo allontanamento della folla, che ne temeva la furia. Furia che non vi fu perché Maria nella caduta si era brutalmente spezzata l’anca tanto che diversi testimoni oculari raccontano di aver udito un rumore fortissimo. Al secondo tentativo, la catena non si spezzò e la Grande Maria, dopo dieci interminabili minuti di sofferenze, potè finalmente riposare in pace. Una fonte dice che l’hanno lasciata impiccata per circa mezz’ora per poi essere dichiarata morta dal medico locale, il dottor Stack. Le informazioni sul luogo e sulla sede della sua sepoltura sono discordanti. Qualcuno scrisse che il suo corpo venne addirittura dato alle fiamme. Secondo altri articoli sulla storia del circo Sparks, gli altri quattro elefanti, compagni di sventura di Maria, pare che abbiano barrito tutta la notte seguente e ci siano voluti diversi mesi affinché si calmassero rassegnati al loro destino.

    Tanti animali nel Mondo e fra questi, anche tanti elefanti sono a rischio di estinzione per mano nostra. Dei circa cinquecentomila esemplari censiti molti sono in pericolo e più di duemila vivono ancora in cattività nei Circhi di mezzo mondo dove, di certo, non vivono contenti. Alla fine la Grande Maria è stata uccisa perché, come tanti animali, nonostante l’incredibile paziente accettazione della costante umiliazione subita dall’uomo, ha reagito, per pochi secondi, per lasciarsi andare all’istinto di sopravvivenza più intimo… la fame… per accontentarsi di uno sporco scarto di cocomero. O, da un altro punto di vista, è stata uccisa perché the World Famous Shows Must Go On. Lo spettacolo doveva e deve andare avanti. Oggi ad Erwin c’è un negozio di antiquariato che si chiama l’Elefante penzolante (Hanging Elephant) e che da decenni vende centinaia di magliette colorate con un’immagine della Grande Maria.

    Finché gli uomini massacreranno gli animali, si uccideranno tra di loro. In verità, colui che semina il seme del dolore e della morte non può raccogliere amore e gioia (Pitagora)

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