Usa

  • L’anno delle elezioni mondiali e il futuro dell’Unione europea. Prospettive geopolitiche per il 2024

    Riprendiamo da ‘QN Il Giorno’ del 2 febbraio 2024 l’articolo di Achille Colombo Clerici che ripubblichiamo

    Duemilaventiquattro, anno di elezioni nel mondo che coinvolgeranno oltre due miliardi e 600 milioni di persone. Si comincia in giugno con il voto per il rinnovo del Parlamento dell’Unione Europea; seguiranno India, Stati Uniti, Russia, Indonesia. Nel nostro pianeta di reti sociali, politiche, commerciali e diplomatiche intessute tra loro senza interruzione, le decisioni degli uni influenzeranno più che mai quelle degli altri. Non ci saranno isole.

    Ce lo ricorda Riccardo Pennisi, analista politico e collaboratore di Aspenia, il quale, citando Il politologo Robert Kaplan, parla di una vendetta, o di una rivincita, contro chi ha creduto che la digitalizzazione, le reti sociali, le nuove tecnologie rendessero la realtà sociale omogenea, o le condizioni fisiche ininfluenti. Il peso della geografia sta tornando preponderante sulle spalle di chi si era cullato nei miti di autosufficienza, isolamento e superiorità.

    In Europa c’è, ad esempio, la questione dell’allargamento ad Ucraina, Serbia, Balcani, estendendovi le garanzie di stato di diritto, difesa comune e integrazione economica, come vorrebbe la geopolitica. Ma forse ci si dovrebbe chiedere se l’Unione Europea può allargarsi ancora. Zoppica infatti il consenso delle opinioni pubbliche, in molti anzi ritengono che sia già troppo larga…

    Intanto si è eroso anche l’altro pilastro di quasi tutti i sistemi politici europei, cioè la solida presenza di partiti che vedessero la società secondo linee di ispirazione cristiano-democratica, rimpiazzati da altri che ne accettano una visione gerarchica e diseguale. La legge sull’immigrazione adottata dalla maggioranza macroniana nel parlamento francese, con il consenso entusiasta di Marine Le Pen, è solo l’ultimo di una serie di casi che testimoniano la tendenza al ripristino di un sistema di frontiere rigido e selettivo.

    L’area subsahariana sta prendendo sempre più le forme di un “opposto” per l’Europa, area decisiva per i flussi migratori, per la fornitura di energia, per la presenza di risorse naturali strategiche. Ma sulla quale l’Unione non ha più quasi alcuna presa, né culturale né politico-diplomatica, sostituita spesso dall’ingresso di attori internazionali politici, economici, militari alternativi, legati alla Russia, al Golfo Persico e alla Cina.

  • Un giudice revoca la retribuzione di Musk e il Wsj gli fa le pulci

    Un giudice del Delaware ha annullato il pacchetto salariale multimiliardario di Elon Musk a Tesla ritenendo che il procedimento in base a cui il consiglio di amministrazione ha riconosciuto il cachet di 56 miliardi di dollari sia stato “pieno di errori”, in particolare perché il cda della società non è riuscito a dimostrare “che il piano di compensazione fosse giusto”.

    La magistrata Kathleen McCormick ha stabilito che Musk avrebbe avuto troppa influenza dietro le quinte quando il piano di assegnazione delle azioni è stato concordato per poterlo considerare un processo veramente equo. L’accordo salariale di Musk siglato nel 2018 gli ha assicurato 12 tranche di opzioni su azioni Tesla, che sarebbero maturate se la capitalizzazione di mercato della società fosse aumentata di 50 miliardi di dollari e Tesla avesse raggiunto l’obiettivo di ricavi. La risposta di Musk su X non è mancata, l’imprenditore ha scritto: “Non avviate mai una società nello stato di Delaware”.

    McCormick ha inoltre ritenuto che gli azionisti di Tesla non sarebbero stati informati correttamente su come era stato negoziato il pacchetto, e che Musk aveva stretti legami con alcune delle persone all’interno del cda coinvolte nelle trattative. La sentenza arriva in effetti su ricorso di un azionista di Tesla, Richard Tornetta, che nel 2018 ha chiesto al tribunale del Delaware di annullare l’accordo sul pagamento.

    Come non bastasse, Elon Musk è stato indicato dal Wall Street Journal come un despota nei cui confronti i manager aziendali si troverebbero in stato di «sudditanza» terrorizzati di perdere i loro compensi miliardari. La testata sostiene inoltre, già da tempo, che molti attuali ed ex direttori di Tesla e SpaceX erano a conoscenza dell’uso di droghe da parte di Musk ma non hanno intrapreso alcuna azione pubblica e che anzi alcuni di loro hanno partecipato ai festini.

  • Portland declares 90-day state of emergency to tackle fentanyl use

    A 90-day state of emergency has been declared by officials in Portland as part of an effort to tackle the use of fentanyl in Oregon’s largest city.

    A synthetic painkiller 50 times more powerful than heroin, fentanyl has been blamed for a rise in US drug deaths.

    In Oregon, the rise coincided with a move to decriminalise the use of most drugs, including fentanyl.

    But on Tuesday, senior state and city officials said Portland was being damaged by open use of the drug.

    The city has been struggling from homelessness and drug use in recent years, causing several major businesses and some residents to move out of the city.

    According to Multnomah County – where Portland is located – the number of overdose deaths involving fentanyl increased by 533% between 2018 and 2022.

    Governor Tina Kotek, announcing the state of emergency, conceded that the city was suffering “economic and reputational harm” from the ongoing fentanyl problem.

    “Our country and our state have never seen a drug this deadly addictive, and all are grappling with how to respond,” she said in a statement.

    Accompanied by Portland Mayor Ted Wheeler and Multnomah County Chair Jessica Vega Pederson on Tuesday, Gov Kotek announced a new “tri-government” action to tackle the issue.

    The order establishes a temporary “command centre… where state, county and city employees will convene to coordinate strategies and response efforts,” the officials said in a joint statement.

    The plan also calls for the state health department to launch an advertising campaign on billboards, public transit and online which will promote drug prevention and treatment.

    It also calls for more peer outreach and resources for addicts, and for police to crackdown on open drug dealing.

    Gov Kotek said the three leaders will act with “urgency and unity across our public health and community safety systems to make a dent in this crisis”.

    “The next 90 days will yield unprecedented collaboration and focused resources targeting fentanyl and provide a roadmap for next steps,” she added.

    In 2020, residents of Oregon passed Measure 110, which decriminalised most drug use. Under the law, police encountering fentanyl users are meant to refer addicts to treatment centres, however many ignore the referral.

    Opioid deaths in the state jumped from 738 in 2021, the first year the law was in effect, to 956 in 2022, according to state data.

    Ms Kotek has previously called on state lawmakers to pass legislation that criminalises public drug use, similar to “open container” alcohol laws in the US.

    But moves to roll back the state’s liberal drug laws could face opposition from addiction-treatment groups, who say re-criminalisation will drive people to take fentanyl in private, possibly increasing overdose rates.

  • Pena di morte in Alabama

    22 minuti per morire, dopo essere sopravvissuto due anni fa al tentativo di esecuzione tramite iniezione letale, 36 anni dopo il delitto commesso, 22 minuti di agonia che rendono lo Stato dell’Alabama ed il suo governatore a loro volta assassini, con sevizia e crudeltà, di Kenneth Eugene Smith.

    Kenneth è stato usato anche come cavia per inaugurare un metodo di esecuzione inumano al quale non solo i medici ma anche i veterinari si erano rifiutati da dare il loro avallo.

    Non siamo qui a discutere sulla pena di morte ma sul grado di civiltà dell’Alabama e sul sistema federale che può consentire, come negli Stati Uniti, che il presidente di tutti chieda la moratoria sulla pena di morte ed uno stato non solo la applichi ma lo faccia anche in modo così crudele e con un sistema mai sperimentato prima.

    Credo sia giusto anche ricordare che Kenneth era stato inizialmente condannato all’ergastolo e che la pena era stata trasformata in pena capitale con la sentenza di un singolo magistrato ed una procedura che, fortunatamente, non è più ammessa.

    Kenneth ha ucciso una donna su commissione, delitto brutale che ha pagato prima con 36 anni di carcere e poi con la vita, ma negli Stati Uniti ogni giorno si commettono pluri ed orrendi omicidi, vere e proprie stragi, per la possibilità di procurarsi troppo facilmente anche armi da guerra e munizioni. Chissà, su questo problema, quale pensiero ha il governatore dell’Alabama, Stato per altro noto per i passati, e non terminati, reati di razzismo.

    Un altro pensiero nasce spontaneo: a quali possibili problemi va incontro uno stato, federale o meno, che non ha il controllo sui propri territori, nel quale alcuni territori possano decidere autonomamente anche in spregio agli interessi comuni?

  • Texas to arrest illegal migrants in challenge to federal government

    Texas has enacted a law that will make border crossings illegal and punishable with jail time, one of the toughest immigration laws passed by any US state in modern times.

    Governor Greg Abbott, a Republican, said it would “stop the tidal wave of illegal entry into Texas”.

    Immigrants rights groups have sued Texas to stop the law’s enforcement.

    It comes amid rising illegal migration and public concern over US President Joe Biden’s handling of the border.

    In practice, the law allows local and state police officers to stop and arrest anyone suspected of having crossed the border illegally, except in schools and hospitals.

    Punishments range from misdemeanours to felonies that can lead to jail time or fines of up to $2,000 (£1,580).

    A judge can also order that those arrested be sent back across the border into Mexico, although it is unclear how Texas authorities plan to enforce that provision.

    Penalties for illegal re-entry could go up to 20 years in jail, depending on a migrant’s immigration and criminal history.

    Crossing the border illegally is already a federal crime, but violations are currently handled as civil cases by the immigration court system.

    One of the key debates over the law is whether state governments can create such measures. US courts have previously ruled that only the federal government can enforce immigration laws.

    This measure has received heavy criticism from Democratic lawmakers and Mexico’s government, and it was a near certainty that it would face legal challenges from immigration advocates.

    The American Civil Liberties Union (ACLU) of Texas and Texas Civil Rights Project filed a lawsuit against the state on behalf of El Paso County and two immigrants rights organisations that operate in Texas the day after the law was signed by Governor Abbott.

    The ACLU argues in its lawsuit that the legislation is unconstitutional and burdensome to local governments.

    The lawsuit estimates that SB4 could result in 8,000 arrests each year in El Paso county alone – a potentially costly strain on the local court and jail system.

    The groups involved are asking for a federal judge to intervene, declare it unlawful and stop it from being enforced.

    “SB4 lets police arrest people over ‘suspicions’ about immigration status and judges deport people without due process,” the ACLU of Texas wrote on X, the platform formerly known as Twitter. “This is unconstitutional and will harm black and brown Texans the most.”

    On Tuesday, Mexican President Andrés Manuel López Obrador vowed his government would also challenge the law, characterising it as a misguided ploy for Governor Abbott to “win popularity”.

    White House spokesperson Angelo Fernández Hernández said that “generally speaking, the federal government – not individual states – is charged with determining how and when to remove noncitizens for violating immigration laws”.

    The BBC has contacted the justice department – which would be responsible for filing any federal legal action against Texas – for comment.

    Border and immigration issues have become a political headache for President Biden.

    During the 2022 fiscal year that ended in September, a total of 2.4 million migrant “encounters” were registered at the border, a record high.

    Republicans lawmakers have sought to use US military aid to Ukraine as leverage to secure policies to crack down on illegal immigration.

  • Addio a Kissinger e a un’epoca in cui la diplomazia era fatta di relazioni tra persone

    La morte di Henry Kissinger segna la fine di un’epoca, un’epoca nella quale la diplomazia, il rapporto tra gli stati, non era affidato ai social ma alle capacità di avere relazioni nel rispetto tra le persone e nella conoscenza approfondita dei problemi interni ed esterni.

    Sembrava eterno Kissinger che, fino all’ultimo, non ha fatto mancare alla comunità internazionale il suo pensiero ed i suoi suggerimenti, avvolto in un’aurea quasi mitica per le sue capacità diplomatiche, le sue relazioni, anche con paesi e capi di stato molto “difficili”, che gli facevano individuare le strade, a suo avviso, più giuste da percorrere.

    In una società dove anche il pensiero sembra diventato liquido e lo studio delle realtà geopolitiche e della storia dei popoli sempre più ignorata, dobbiamo sperare che il Segretario di Stato americano Antony Blinken, tanto attivo sia per la guerra in Ucraina che per quella di Israele contro i terroristi di Hamas, sappia suggerire alle diplomazie in ogni stato, la necessità di tornare ad una diplomazia capace, incisiva e consapevole delle conseguenze delle scelte e delle non scelte.

  • Dalla Fondazione Italia USA 200 borse di studio per il master online “Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy”

    La Fondazione Italia USA ha rinnovato per il 2024 il bando che offre 200 borse di studio Next Generation per il master online “Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy”, allo scopo di sostenere concretamente i giovani nel loro ingresso nel mondo del lavoro globale e delle sfide internazionali.

    Il sito del master da cui presentare la candidatura è masteritaliausa.org, sezione Borse di Studio Next Generation.

    Il master è svolto in collaborazione con Agenzia ICE e GEDI Gruppo Editoriale che commissionano il project work, è diretto dall’ex ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca prof. Stefania Giannini, presieduto dall’ambasciatore Umberto Vattani, presidente della Venice International University, e si avvale di un panel didattico di prestigio internazionale formato da oltre 35 docenti. Il master opera all’interno del programma accademico delle Nazioni Unite, UNAI – United Nations Academic Impact del quale la Fondazione Italia USA fa parte.

    “Sono i giovani – ha indicato il ministro dell’Università Anna Maria Bernini nel suo messaggio agli studenti del master – che hanno il compito di immaginare e realizzare l’Italia del futuro. Auspico che questa esperienza formativa contribuisca a formare menti aperte, visionarie, coraggiose ed internazionali. Il Paese ha bisogno della vostra tenacia, del vostro entusiasmo e della vostra creatività”.

  • Gli Usa piegati dagli interessi

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Mario Lettieri e Paolo Raimondi apparso su ‘ItaliaOggi’ il 18 novembre 2023

    Le guerre e gli scontri geopolitici in corso hanno oscurato certe preoccupanti tendenze economiche negli Usa e anche nel resto del mondo. Non hanno cancellato le realtà. Basti osservare attentamente gli andamenti finanziari di oltre oceano. L’agenzia di stampa Bloomberg stima che a fine ottobre 2023, il pagamento degli interessi sul debito pubblico federale, calcolato su 12 mesi, ha raggiunto circa 1.000 miliardi di dollari. Il livello annualizzato degli interessi pagati è raddoppiato rispetto alla fine di marzo 2022.

    È l’effetto combinato del Quantitative Easing e dell’immissione di liquidità, con i quali la Federal Reserve ha sostenuto il sistema durante la crisi pandemica, e poi con i successivi aumenti del tasso di sconto per contenere l’inflazione, prodotta in parte proprio dal QE. Il governo americano pagherà più interessi sul debito anche rispetto alle già stratosferiche spese militari!

    Nell’anno fiscale 2023, che è terminato il 30 settembre, il deficit di bilancio è stato di 1.700 miliardi di dollari, un aumento di 320 miliardi, cioè il 23% in più rispetto a quello dell’anno fiscale precedente. La gran parte di quest’aumento si deve alla crescita di ben 184 miliardi per interessi sul debito. Sarebbe stato di 2.000 miliardi se la Corte Suprema non avesse bloccato il programma di cancellazione del cosiddetto “debito degli studenti”. Il debito pubblico ha superato 26.200 miliardi, con un aumento di circa 2.000 miliardi rispetto al 2022. A ciò ha contribuito molto la diminuzione delle entrate di ben 457 miliardi, dei quali 456 sono meno tasse sui redditi dei cittadini. Altro che ripresa, è una realtà amara per la maggioranza della popolazione americana.

    Gli alti tassi d’interesse hanno reso i prestiti più costosi, aumentando così la pressione anche sul debito americano. Oggi i Treasury bond a 10 anni hanno un tasso di interesse di quasi 5 %, tre volte il livello di due anni fa! Nei mesi scorsi l’aumento dei tassi ha mandato a gambe all’aria parecchie banche regionali che erano piene di titoli pubblici a basso rendimento. La crescita dei tassi è andata di pari passo con l’inflazione. Adesso si afferma che quest’ultima sarebbe scesa al 3%. Molti si affidano alla smorfia napoletana per “indovinare” quali saranno i tassi futuri dei T-bond.

    Questa situazione rischia di generare un permanente stato d’instabilità del bilancio federale. Il rischio di un shutdown al primo di ottobre era stato evitato all’ultimo minuto con un accordo bipartisan alla Camera dei deputati. Per legge, le agenzie federali devono far approvare dal Congresso i programmi di spesa per spendere i soldi. Il shutdown implica la sospensione di numerose operazioni del governo federale per mancanza di soldi, con effetti negativi sui lavoratori pubblici, sull’economia e sull’intera cittadinanza.

    Senza nuovi accordi, il prossimo 17 novembre ci potrebbe essere un nuovo shutdown. Probabilmente sarà ancora una volta evitato, ma queste montagne russe per il bilancio federale non sono un bel biglietto da visita per il resto del mondo.

    A giugno scorso fu evitato il default con un accordo bipartisan, il “Fiscal Responsibility Act of 2023”, che sospende il fatidico tetto del debito federale fino al primo gennaio 2025. L’accordo prevede un limite di spesa discrezionale di 1.590 miliardi di dollari per due anni. In altre parole, il governo può prendere prestiti e spendere di più di quanto fissato nel bilancio federale. La ragione della crisi era dovuta al fatto che già in gennaio si era raggiunto il tetto del debito previsto per il 2023 di 31.400 miliardi. L’agonia fu protratta fino a giugno con “misure straordinarie” di carattere amministrativo-finanziario.

    Persino due agenzie di rating americane, Standard &Poor’s e Fitch, da sempre molto generose nei confronti dei titoli americani, hanno dovuto ritoccare al ribasso il loro rating circa la capacità di ripagare il debito. Gli Usa hanno perso la tripla A, il massimo dei rating, e ciò potrebbe avere un effetto sia sul costo del debito sia sulla propensione degli investitori a fare prestiti al governo federale. Moody’s ha invece confermato la tripla A ma con un outlook da stabile a negativo.

    Gli Usa guardano avanti e si aspettano che in dieci anni il debito federale sarà di 52.000 miliardi di dollari. Per il momento sembrano voler ignorare le cause profonde delle crisi, della finanza speculativa, delle banche too big to fail, dello shadow banking per concentrasi, invece, sul taglio delle spese sociali di bilancio e sull’aumento delle tasse. Non offrono nessuna idea nuova per affrontare i problemi succitati e i loro riverberi negativi in tutto il mondo, a partire dall’Europa.

    *già sottosegretario all’Economia **economista

  • Number of Venezuelan migrants at US-Mexico border halves

    The number of Venezuelans illegally crossing the US-Mexico border has nearly halved since deportation flights restarted last month.

    Statistics from Customs and Border Patrol (CBP) indicate a 46% drop in such arrivals.

    In early October, US President Joe Biden’s government announced it would deport Venezuelans who were ineligible for asylum or temporary legal status.

    More than seven million people have fled Venezuela in recent years.

    According to the CBP figures released on Tuesday, border agents apprehended 29,637 Venezuelans at the border last month, a sharp drop from September’s record high of 54,833.

    Overall illegal entries along the southern border also decreased in October by 14% – from nearly 219,000 in September.

    On 18 October, US Immigration and Customs Enforcement (ICE) began deportation flights to Venezuela. Since then, hundreds of Venezuelans have been sent home.

    Acting CBP Commissioner Troy Miller said the “resumption of removal flights… consistent with delivering consequences for those who cross the border unlawfully” had contributed to the dramatic decline of Venezuelan illegal migrant detentions.

    In September, the US also said that about 472,000 Venezuelans would be eligible for Temporary Protected Status (TPS) for a period of 18 months.

    Those granted TPS status are eligible to work while they wait for their asylum cases to be heard.

    The influx of Venezuelan migrants into US cities such as New York, Denver and Chicago has become a politically contentious issue, with even some Democratic elected officials criticising the Biden administration for its handling of the issue.

    New York City Mayor Eric Adams, for example, blamed the federal government for not providing enough assistance to help the city house and provide services for newly arrived migrants.

    The economy of oil giant Venezuela has collapsed under socialist President Nicolás Maduro, who has been in power since 2013.

  • Per la prima volta una donna al comando della Marina americana

    Si chiama Lisa Franchetti, ha 38 anni, è l’ex capo della 6a flotta statunitense e delle forze navali statunitensi in Corea del Sud ed ha anche servito come comandante d’attacco della portaerei. Sarà lei a guidare, per la prima volta nella sua storia, la Marina americana dopo il voro favorevole del Senato.

    La sua nomina è stata approvata con 95 voti, il Senato ha spinto infatti per colmare quel gender gap che ancora caratterizza la leadership militare. Unico voto contrario quello di un senatore repubblicano per protesta contro la politica abortiva del Pentagono.

    Con la nomina di Lisa Franchetti da parte del presidente Joe Biden per la prima volta una donna è a capo di un ramo del servizio militare del Pentagono poiché la Guardia Costiera degli Stati Uniti, guidata da una donna, l’ammiraglio Linda Fagan, rientra nel Dipartimento per la Sicurezza Nazionale e non nel Dipartimento della Difesa.

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