vendite

  • Le moto accelerano, gli scooter frenano: nel 2023 le vendite di due ruote continuano a tirare

    Con un +15,2%, le moto sostengono il mercato delle due ruote a motore di novembre che, malgrado una flessione importante dei ciclomotori, chiude ancora in positivo. Il 2023 continua così a confermarsi come l’anno migliore dal 2011 per l’andamento delle immatricolazioni di moto, scooter e ciclomotori in Italia. È questo il quadro che emerge dal comunicato stampa sull’andamento del mercato mensile diffuso da Confindustria Ancma (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori).

    Con 16.784 unità vendute, novembre è risultato il mese meno performante per un mercato 2023, che comunque rimane in positivo (+1,78% rispetto al 2022). Accanto alla crescita delle moto, con un incremento del 15,26% e 7.363 unità immatricolate, per la prima volta nel corso del 2023 si è assistito invece a una flessione del mercato degli scooter (complice anche l’andamento negativo del settore elettrico e il confronto col +43% del novembre 2022), che ha perso il 3,88% e registrato 8.382 vendite; particolarmente critica la situazione dei ciclomotori, che hanno chiuso novembre con 1.039 veicoli registrati e un calo del 24,82%.

    Nonostante il rallentamento del mese, il mercato cumulato del 2023 continua a crescere a doppia cifra: +16,07% e 327.866 unità vendute. La migliore performance rimane quella degli scooter con 168.942 veicoli, pari a un incremento del 21,22%; ottimo anche l’andamento delle moto, che sono cresciute del 14,84% e hanno immatricolato 141.031 mezzi; i ciclomotori rimangono fanalino di coda con 17.893 unità vendute pari a una flessione dell’11,87%.

    L’esaurimento degli incentivi statali ha paralizzato il mercato elettrico, che ha chiuso novembre con una flessione del 63,68% – il peggior risultato dell’anno – e soli 544 veicoli messi in strada. Particolarmente difficile la situazione degli scooter, che hanno lasciato sul terreno 70,98 punti percentuali, targando 285 unità. “Alla luce di questi dati – si legge nella nota di Ancma – appare necessaria l’immediata riattivazione degli incentivi recuperando i 5,6 milioni di euro avanzati dalla campagna 2022 e rimasti ad oggi inutilizzati. In vista della prevedibile affermazione del mercato dei quadricicli elettrici nel corso del 2024 appare inoltre improrogabile l’incremento del fondo Ecobouns dedicato alla categoria L”.

    Alla luce della discussione parlamentare in atto sulla revisione del Codice della strada, Ancma ha infine auspicato “l’accoglimento del pacchetto di richieste per promuovere ulteriormente l’utilizzo delle due ruote che l’associazione ha sottoposto al Governo, anche in considerazione del trend positivo delle vendite”.

  • Mercato dell’auto in ripresa, boom delle immatricolazioni

    Il mercato italiano dell’auto è in ripresa: nel mese di marzo le immatricolazioni sono state 168.294, il 40,8% in più dello stesso mese del 2022. Nei primi tre mesi dell’anno – secondo i dati del ministero dei Trasporti – sono state vendute in tutto 427.019 auto, con una crescita del 26,2%. Resta comunque una notevole distanza rispetto alla fase pre-Covid: la flessione è infatti del 20,6% rispetto al 2019.

    La crescita di marzo si spiega, secondo il Centro Studi Promotor diretto da Gian Primo Quagliano, alla luce di due fattori: il primo è il confronto con un mese, marzo del 2022, particolarmente difficile, che aveva registrato il 29,7% di immatricolazioni in meno su marzo 2021; il secondo fattore è legato al miglioramento della capacità produttiva delle case automobilistiche e dai tempi di consegna delle auto che si stanno normalizzando, dopo una lunga fase caratterizzata dalla crisi di semiconduttori e microchip. Secondo il Centro Studi Promotor, nell’intero anno le immatricolazioni potrebbero raggiungere il milione e 400mila unità. Tra i problemi del mercato italiano, il prezzo in salita delle vetture e l’elettrificazione “a rilento”.

    “La quota delle auto elettriche resta decisamente modesta – spiega Quagliano – mentre negli altri principali paesi europei è ormai a due cifre. E questo nonostante siano disponibili dal 10 gennaio 190 milioni per incentivi all’acquisto di auto elettriche che sono stati utilizzati solo per il 10,3%”.

    L’Unrae, che rappresenta in Italia le case automobilistiche estere, chiede che per la transizione energetica “ci sia chiarezza e che ritardi, indecisioni” e sostiene che “messaggi allarmistici non aiutino gli investimenti delle imprese e i consumatori a fare le loro scelte nel percorso avviato”. Per l’Anfia “una veloce rimodulazione delle misure di incentivazione vigenti può aiutare a mantenere costante questo trend positivo”.

    Il gruppo Stellantis ha immatricolato a marzo in Italia 58.986 auto, il 35,4% in più rispetto allo stesso mese del 2022. La quota scende dal 36,5% al 35,2%. Nei primi 3 mesi dell’anno le immatricolazioni del gruppo sono state 144.017 con una quota del 33,8%. Fiat resta il marchio più venduto in Italia con oltre 17.000 vetture immatricolate, in crescita di oltre il 6% da inizio anno, seguita da Volkswagen, con un aumento del 40%.

  • Saldi: l’Associazione ‘Dalla Parte del Consumatore’ fornisce un vademecum ai consumatori

    Siamo prossimi alla partenza dei saldi e l’Associazione Nazionale “Dalla Parte del Consumatore” fornisce a tutti i consumatori un utile vademecum volto ad evitare disavventure di fine stagione.

    Ecco i consigli dell’Associazione:

    1) fare attenzione ai saldi superiori al 50 percento: potrebbero nascondere bufale, come ad esempio la vendita di merce dell’anno precedente (che ovviamente potrebbe essere ugualmente un buon affare purché il negoziante informi il cliente);

    2) la merce in saldo deve essere tenuta separata nettamente da quella venduta a prezzo pieno;

    3) è obbligatorio esporre sul cartellino il vecchio prezzo, la percentuale di sconto ed il prezzo scontato;

    4) il consumatore ha diritto di provare i capi, esclusa la biancheria intima;

    5) i negozianti sono obbligati ad accettare il pagamento con carte di credito anche con i saldi. In caso di rifiuto non comprate e segnalate il caso per iscritto alla società Servizi Interbancari e a un’associazione di consumatori;

    6) conservare lo scontrino, perché costituisce prova di acquisto che obbliga il negoziante a sostituire e/o riparare la merce difettosa o ‘non conforme’, anche in presenza di cartelli con la dicitura che i capi in svendita non si possono cambiare;

    7) la garanzia per vizi occulti e per assenza di qualità promessa è dovuta dal venditore anche nelle vendite a saldo ed è di due anni dalla vendita secondo il Codice del Consumo;

    8) fare attenzione all’‘effetto sforamento’: spesso, infatti, spendiamo più di quanto crediamo di stare risparmiando. Utile sarebbe fare una lista degli acquisti in anticipo, e tenerla sempre sott’occhio nel fare compere.

  • Il lusso continua a fatturare: 1.400 miliardi nel 2022

    Il mercato del lusso globale avanza spedito nella sua corsa e, dopo il rimbalzo post pandemico, si appresta a chiudere il 2022 con una crescita del 21% raggiungendo il valore di 1.400 miliardi di euro. In particolare, i beni di lusso personali raggiungeranno quota 353 miliardi (+22%) di fatturato. “L’alto di gamma ha completato il percorso di ripresa, registrando nel 2022 il record storico con risultati oltre le aspettative”. A dirlo è il presidente di Altagamma, Matteo Lunelli, commentando le stime dell’Osservatorio Altagamma, presentato a Milano alla presenza del ministro delle Imprese e del Made In Italy, Adolfo Urso.

    Lo scenario si prospetta positivo anche per il 2023 con una marginalità (Ebitda) delle imprese dell’alto di gamma in crescita in media del 6% e fino all’8% per le aziende il cui target è composto esclusivamente da consumatori ‘ultraricchi’. Il prossimo anno – viene spiegato nello studio – la crescita sarà trainata principalmente dall’aumento dei prezzi e dal miglioramento dei mix di vendita mentre i volumi avranno una crescita più contenuta rispetto agli anni precedenti. Inoltre, la possibile difficoltà a tenere sotto controllo i costi limiterà la potenziale crescita dell’Ebitda. Guardando al lungo termine, nel 2030 il valore di mercato dei beni di lusso personali dovrebbe salire a circa 540-580 miliardi (+60% o più rispetto al 2022) e i consumatori dell’alto di gamma dovrebbero arrivare a quota 500 milioni contro i 400 milioni attuali. In questo scenario “i marchi italiani continuano ad eccellere, malgrado un contesto congiunturale caratterizzato da una forte incertezza”, sottolinea Lunelli, accendendo un faro sulle “numerose sfide” che abbiamo di fronte, a partire dall’aumento dei costi energetici al cuneo fiscale, oltre a quelle più strutturali, come la digitalizzazione, la lotta alla contraffazione e la conquista di nuovi mercati. Sfide che Altagamma intende affrontare “in sinergia con il governo e le istituzioni, in una partnership pubblico-privata”. Dal canto suo, il ministro Urso – evidenziando che per il Made in Italy “ci sono ancora grandi spazi di crescita” – assicura che il governo intende “operare congiuntamente con corpi intermedi e associazioni per consolidare i fondamentali della nostra industria di eccellenza, sostenerla nello sviluppo e promuoverla in tutto il mondo”. Per il ministro, il Made in Italy rappresentato da Altagamma “è il fiore all’occhiello della nostra industria manifatturiera ed è stato capace di mantenere un ruolo da protagonista, dando un contributo al Pil significativo”. Tornando ai dati dell’Osservatorio, quest’anno tutte le categorie vedranno un aumento delle vendite, confermando la leadership degli accessori (+8,5% per la pelletteria e +7% per le calzature). A livello geografico, l’Europa crescerà del 5%, grazie all’aumento dei viaggi internazionali che compenseranno la più debole domanda interna. Anche per gli Stati Uniti si prevede una crescita del 5%, mentre, Cina e Asia sono più difficili da stimare. In particolare in Cina le politiche sul lockdown “potrebbero portare effetti imprevisti”, ma grazie all’effetto rebound, i consumi potrebbero crescere del 9%.

  • Google and Microsoft hit by slowing economy

    Sales at the tech giants Alphabet and Microsoft have slowed sharply, adding to fears of a downturn in the economy.

    Alphabet, which owns Google and YouTube, said sales rose just 6% in the three months to September, to $69bn, as firms cut their advertising budgets.

    It marked the US firm’s weakest quarterly growth in nearly a decade outside of the start of the pandemic.

    Microsoft meanwhile said demand for its computers and other technology had weakened.

    Its sales rose by 11% to $50.1bn, marking its slowest revenue growth in five years.

    Consumers and businesses around the world are cutting back as prices rise and interest rates go up, fuelling fears of a global recession.

    A strong US dollar has also hurt American multinationals, making it more expensive to sell products abroad.

    Profits at Alphabet dropped nearly 30% to $13.9bn in the quarter, as YouTube ad revenues declined for the first time since the firm started to report them publicly.

    Sales growth at the firm has slowed for five consecutive quarters.

    Boss Sundar Pichai said that Alphabet was “sharpening” its focus and “being responsive to the economic environment”.

    “When Google stumbles, it’s a bad omen for digital advertising at large,” said Evelyn Mitchell, principal analyst at Insider Intelligence, noting that Google’s core website has in the past been more resilient to ad spending downturns than social media sites like Facebook or Snap.

    “This disappointing quarter for Google signifies hard times ahead if market conditions continue to deteriorate.”

    Microsoft said it expected demand for its PC and cloud computing technology to continue falling this year as business customers cut back.

    Sales in its Xbox video game business have also slumped.

    Big tech firms saw their sales jump in the pandemic as locked-down consumers and workers came to rely more on their technology. But the sector’s fortunes look bleaker in the current climate.

    In recent months, Alphabet has said it was slowing hiring, while Microsoft has cut jobs.

    Many other tech companies have decided to lay off staff, including Netflix and Twitter, or slow the pace of recruitment, such as social media platform Snap.

    Shares in both Alphabet and Microsoft fell sharply in after-hours trading on Tuesday.

  • Amazon ha aumentato i suoi investimenti in Italia a quota 2,9 miliardi nel 2020

    Amazon rinnova il suo impegno in Italia con un deciso aumento degli investimenti: salgono da 1,8 miliardi di euro nel 2019 a 2,9 miliardi nel 2020, per un totale di 8,7 miliardi dall’apertura di Amazon.it nel 2010. E anche sul fronte occupazionale il colosso Usa dell’e-commerce snocciola numeri importanti. Nel 2021 ha creato nella Penisola 3.000 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato per un totale di oltre 12.500 dipendenti ed entro fine anno farà altre 500 assunzioni nell’ambito del suo ‘Piano Italia’. Secondo uno studio di The European House – Ambrosetti, che ha analizzato i bilanci delle grandi aziende private in Italia, Amazon è risultata la società che ha creato “più posti di lavoro” in Italia negli ultimi 10 anni, ossia nel periodo 2011-2020.

    “Attraverso gli investimenti, Amazon ha contribuito alla creazione di nuovi posti di lavoro di qualità, alla crescita delle Pmi italiane online, allo sviluppo delle infrastrutture logistiche e di impianti di energia rinnovabile su larga scala”, spiega la società, sottolineando che ciò ha portato ad “un aumento della sua contribuzione fiscale” al Paese, a 345 milioni di euro nel 2020 da 234 milioni del 2019. Inoltre, ad ottobre è stata aumentata “dell’8% la retribuzione di ingresso dei dipendenti della rete logistica portandola a 1.680 euro”, fa presente Amazon.

    “Abbiamo investito molto nell’economia italiana e nei suoi talenti, sono particolarmente orgogliosa di come il nostro team costantemente in crescita e i nostri investimenti a favore dei clienti e delle piccole imprese italiane contribuiscano alla ripresa dell’Italia, creando 85.000 posti di lavoro aggiuntivi attraverso effetti indiretti e aprendo nuove opportunità per colleghi, partner di vendita, provider di servizi e fornitori”, ha detto Mariangela Marseglia, VP Country Manager Amazon.it e Amazon.es.

    L’attuale rete di Amazon in Italia comprende più di 50 siti diversi. Nel 2021 sono entrati in attività i centri di distribuzione di Novara e di Cividate al Piano (Bergamo), e il centro di smistamento di Spilamberto (Modena) per un investimento complessivo di 350 milioni di euro. Amazon ha annunciato l’apertura del suo primo centro di distribuzione in Abruzzo in cui “saranno creati 1.000 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato entro tre anni dall’avvio dell’operatività”. Negli ultimi anni, Amazon ha inoltre aperto decine di depositi di smistamento in tutta la penisola. E per servire i clienti Amazon Prime Now e Fresh, l’azienda dispone di quattro centri di distribuzione urbani a Milano, Roma, Torino e Bologna.

  • La Ue adotta nuove norme su diritti dei consumatori, credito e acquisti online

    “Oggi la Commissione europea ha proposto la revisione di due normative dell’Ue per rafforzare i diritti dei consumatori in un mondo ridefinito dalla digitalizzazione e dalla pandemia di Covid-19. La Commissione rinforza la rete di sicurezza dei consumatori dell’Ue, ad esempio facendo in modo che i prodotti pericolosi siano richiamati dal mercato o che le offerte di credito siano presentate ai consumatori in maniera chiara e facilmente leggibile su dispositivi digitali. La proposta aggiorna sia la vigente direttiva relativa alla sicurezza generale dei prodotti, sia le norme dell’Ue sul credito al consumo a tutela dei consumatori”. Lo ha comunicato il 30 giugno la Commissione Ue in una nota. “I consumatori si trovano ad affrontare molte sfide, in particolare nel mondo digitale che ha rivoluzionato gli acquisti, i servizi o i mercati finanziari – ha detto Vera Jourová, vicepresidente per i Valori e la trasparenza. È per questo motivo che stiamo rafforzando la protezione dei consumatori su due fronti: da un lato aiutiamo i consumatori ad evitare i rischi legati al credito, dall’altro poniamo in essere norme ancora più rigorose in materia di sicurezza dei prodotti. Conferiremo inoltre maggiori responsabilità agli operatori del mercato: per quelli meno scrupolosi sarà più difficile nascondersi dietro formulazioni giuridiche complicate.

    “Le vendite online – si legge ancora nella nota della Commissione Ue – sono aumentate costantemente negli ultimi 20 anni e, nel 2020, il 71% dei consumatori ha acquistato in Internet, spesso per procurarsi nuovi prodotti tecnologici. Dagli auricolari senza fili ai purificatori d’aria passando per le console per videogiochi, il mercato dei gadget tecnologici è vasto. Il regolamento sulla sicurezza generale dei prodotti tratterà dei rischi connessi a questi nuovi prodotti tecnologici – ad esempio i rischi per la sicurezza informatica – e agli acquisti online mediante l’introduzione di norme sulla sicurezza dei prodotti per i mercati online. Garantirà che tutti i prodotti che i consumatori dell’Ue potranno procurarsi sui mercati online o nel negozio sotto casa siano sicuri, indipendentemente dal fatto che provengano dall’Ue o da paesi terzi. Il nuovo regolamento assicurerà che i mercati adempiano i propri obblighi in modo tale che i consumatori non finiscano per maneggiare prodotti pericolosi. La revisione della direttiva sul credito al consumo dispone che le informazioni relative ai crediti debbano essere presentate in maniera chiara e adeguata ai dispositivi digitali, cosicché i consumatori capiscano quale impegno stanno assumendo con la loro firma. Inoltre la direttiva migliorerà le norme per la valutazione del merito creditizio, ossia la capacità di un consumatore di rimborsare il credito ottenuto. Lo scopo è evitare il problema dell’indebitamento eccessivo. Il regolamento imporrà agli Stati membri l’obbligo di promuovere l’educazione finanziaria e di garantire che sia messa a disposizione dei consumatori una consulenza in materia di debito. Le proposte della Commissione saranno ora discusse dal Consiglio e dal Parlamento”.

  • In Italia sempre più pagamenti contactless ed è boom degli smartphone

    Nell’Italia patria del contante avanza la rivoluzione digitale nel mondo dei pagamenti. Tra la paura del contagio, che porta gli italiani a preferire modalità senza contatto, e il lockdown che spinge gli acquisti online, i pagamenti elettronici diventano un alleato di cittadini e consumatori. Complice anche l’entrata in scena del cashback di Stato nell’ultima parte dello scorso anno, introdotto dal precedente governo con il piano Italia Cashless e ora sotto la lente del nuovo esecutivo. E’ questo il quadro che emerge dai dati dell’Osservatorio “Innovative Payments”, secondo cui, il contante resta il mezzo più utilizzato dagli italiani ma cresce la penetrazione dei pagamenti digitali.

    Nel 2020 arrivano a rappresentare un terzo dei pagamenti complessivi, con 5,2 miliardi di transazioni per 268 miliardi di euro (-0,7% rispetto al 2019), nonostante un calo generale dei consumi. Si conferma l’avanzata del contactless, a quota 81,5 miliardi di euro (+29% annuo), ed è boom per gli acquisti in negozio con smartphone e wearable (+80%) che superano il valore di 3,4 miliardi. “Il 2020, pur nella sua drammaticità, potrebbe davvero aver segnato un punto di svolta per il settore dei pagamenti digitali”, ponendo le basi “per un’accelerazione definitiva nel prossimo biennio”, sostiene il direttore dell’Osservatorio Innovative Payments, Ivano Asaro, segnalando come alcune iniziative di incentivo del governo abbiano acceso un faro e stiano portando “sempre più persone a preferire i pagamenti elettronici”.

    In particolare, il Piano Italia Cashless, a cui è collegata anche la lotteria degli scontrini, “pur con delle limitazioni, rappresenta un segnale positivo”, in un quadro europeo che vede l’Italia pre-Covid tra i paesi meno avanzati sul fronte dei pagamenti digitali. La pandemia, con le chiusure di negozi, uffici e servizi non strettamente necessari, ha però cambiato le priorità, le relazioni e anche il modo di fare shopping. Tant’è che l’e-commerce cresce del 31% nel 2020 e lo smartphone diventa il device preferito dagli italiani per effettuare pagamenti da remoto e acquisti online, superando il pc. Tra bollette, bollettini, ricariche telefoniche, ma non solo, il mobile payment cresce del 15% e raggiunge quota 1,3 miliardi di euro.

    Ad avvalorare i dati del Politecnico, i risultati di Nexi, che segna un incremento del 140% degli acquisti con smartphone in negozio, trainando di fatto la crescita di un comparto in cui l’84% del valore complessivo, ovvero quasi 3 mld di euro, è generato da acquisti effettuati con app che prevedono la virtualizzazione della carta nello smartphone. Anche Nexi infatti segna una crescita del 57% delle carte registrate su app come Apple Pay, Samsung Pay o Google Pay. Dall’altro lato c’è Satispay, che domina il mercato dei pagamenti digitali da mobile senza carta di credito in negozio. Un mercato che ad oggi vale complessivamente 500 milioni di euro, di cui il 60% passa da Satispay. L’innovativa piattaforma di mobile payment raccoglie inoltre il 67% del numero delle transazioni effettuate nel segmento mobile non Nfc. Complessivamente, tra shopping fisico, ricariche, bollettini, pagoPA, Bollo auto e moto, Satispay chiude il 2020 con 585 milioni di euro transati (+81%).

  • Corsa all’acquisto di farmaci online

    Costretti in casa per molti mesi del 2020 così da tutelare la sanità pubblica, gli italiani hanno fatto ricorso a internet per l’acquisto di prodotti di ogni genere, compresi quelli farmaceutici da banco e parafarmaceutici. Analizzando le intenzioni di acquisto, idealo – portale internazionale leader in Europa nella comparazione dei prezzi online – ha riscontrato che l’interesse online per i farmaci da banco in genere è aumentato, negli ultimi 6 mesi, del 74% con un boom nel solo mese di ottobre del 127,8%. In particolare è aumentata la ricerca online dei Prodotti da banco per trattare i problemi cardiovascolari (oltre il 200%) come le creme e compresse per rafforzare le pareti venose e migliorare la circolazione, quella dei farmaci gastrointestinali (+144,7%) come i prodotti per l’acidità e la stitichezza, dei Prodotti per la salute intima femminile (+112,5%) e quella dei Farmaci per il cavo orale (+88,9%) come i collutori e gli spray per la gola.

    Secondo l’analisi di idealo, negli ultimi 6 mesi gli italiani hanno fatto scorta online di rimedi per il benessere fisico in generale e per mantenersi in salute e di prodotti analgesici, antidolorifici e contro la febbre. È boom di interesse per i prodotti per smettere di fumare, come le gomme da masticare alla nicotina, gli spray e le capsule, che negli ultimi 6 mesi hanno fatto registrare una crescita del 142,3%. Si fanno scorte online di prodotti analgesici, antidolorifici e contro la febbre acquistabili senza ricetta medica e che, in via precauzionale, si vuole avere pronti a casa, come il classico paracetamolo e iIbuprofene, cresciuti del 68,4% negli ultimi 6 mesi. Aumentano, infine, le ricerche online di rimedi per il benessere fisico in generale, come i gel e cerotti per i muscoli e le articolazioni (+58,7%), i farmaci per l’insonnia e per lo stress (+32,9%), i farmaci per occhi, orecchie e naso come le soluzioni nasali e i colliri (+17,7%) e i prodotti dimagranti (+4,2%).In controtendenza, invece, i rimedi contro la tosse e il raffreddore, come gli spray nasali, gli sciroppi, le pastiglie e gli unguenti, che si acquistano solitamente in farmacia come rimedio rapido sin dai primi sintomi (-6,9%).

    Acquistare online i farmaci da banco conviene: negli ultimi sei mesi, infatti, il prezzo medio dei prodotti della categoria ha fatto registrare una diminuzione del 12,3%. I prodotti per i quali i prezzi medi sono risultati più bassi negli ultimi 6 mesi sono: gli antidolorifici e contro la febbre (-44,6%), i farmaci antiallergici (-39,4%), i prodotti dimagranti (-19,0%), i rimedi per smettere di fumare (-17,7%) e i farmaci gastrointestinali (-15,5%).

    Idealo ha tracciato l’identikit di chi cerca online i farmaci da banco e prodotti per la salute, scoprendo che per la maggior parte si tratta di donne (59,3%), sotto i 44 anni (56,2), che effettuano le ricerche da mobile (77,3%), preferibilmente dal lunedì al giovedì (+24,9% rispetto di giorni venerdì-domenica) e tra le 16 e le 19. Le Regioni dove è più alto l’interesse online nei confronti dei prodotti della categoria Farmaci da banco sono il Lazio, la Lombardia e il Piemonte; l’ultima la Valle d’Aosta.  Negli ultimi 6 mesi, però, è la Liguria (+107,1%) a far registrare la crescita di interesse maggiore. Seguono la Lombardia (+80,0%), la Toscana (+74,8%), l’Emilia Romagna (+66,7%).

    “Il numero di farmacie e siti che vendono online prodotti farmaceutici da banco e parafarmaceutici è cresciuta moltissimo nell’ultimo anno, parallelamente alla maggiore richiesta degli utenti italiani che hanno compreso l’utilità e la convenienza di acquistare con un click anche questo genere di prodotti – ha commentato Filippo Dattola, Country Manager per l’Italia di idealo – E’ interessante notare come, complice il momento storico, molti italiani stanno utilizzando il canale online per fare scorte di farmaci generici che possono tornare utili nel momento del bisogno e al contempo risparmiare. Resta sottinteso che consigliamo di utilizzare i farmaci in generale sempre con parsimonia e di consultare un medico o un farmacista prima del loro acquisto.”

  • L’Istat registra un nuovo calo dei consumi, vola solo il commercio on-line

    Tornano a scendere i consumi in Italia. Secondo quanto rilevato dall’Istat, a luglio le vendite al dettaglio segnano una diminuzione rispetto a giugno del 2,2%, dopo il +10,2% di giugno. Una diminuzione generalizzata che vede solo l’eccezione del commercio on-line che anche al termine del periodo di lockdown continua a volare. E le principali associazioni di categoria chiedono interventi risoluti al governo per rilanciare i consumi. In particolare risultano in calo sia le vendite dei beni non alimentari (-3,2%), sia quelle dei beni alimentari (-1%). Su base annua, quindi nei confronti di luglio 2019, si registra una diminuzione delle vendite del 7,2%, determinata soprattutto dall’andamento dei beni non alimentari (-11,6%), in notevole diminuzione sia nella grande distribuzione sia nelle imprese operanti su piccole superfici. In calo anche le vendite dei beni alimentari (-1,1%). Rispetto a luglio 2019, il valore delle vendite al dettaglio diminuisce del 3,8% per la grande distribuzione e dell’11,7% per le imprese operanti su piccole superfici. Le vendite al di fuori dei negozi calano del 7,0% mentre il commercio elettronico è in crescita (+11,6%).

    L’andamento preoccupa le categorie di settore a cominciare da Confcommercio che però vede qualche segnale di ottimismo. “Il dato sulle vendite di luglio – spiega in una nota – pur rappresentando un segnale preoccupante va letto alla luce di alcune specificità. In particolare, il rinvio ad agosto dei tradizionali saldi estivi può aver spinto le famiglie a spostare al mese successivo gran parte degli acquisti, non solo per abbigliamento e calzature. È presumibile, dunque, un rimbalzo statistico di entità apprezzabile nei dati di agosto che implicherebbe un riallineamento delle dinamiche tendenziali”. Federdistribuzione chiede invece interventi decisi. “Le preoccupazioni relative al proprio stato personale e le incertezze economiche per il futuro, unite a una riduzione diffusa del potere d’acquisto – sottolinea il presidente Claudio Gradara – continuano a frenare i consumatori. Per invertire questa rotta occorre lavorare non solo su azioni dirette a sostegno dei consumi ma anche sul fattore fiducia che deve essere rialimentato con un piano strutturale che preveda misure lungimiranti e di ampio respiro.

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