Cinquecentottantasette ettari di aria più pulita: aumenta la superficie dei boschi in Italia e anche la capacità di assorbire anidride carbonica. In 10 anni la superficie boschiva nazionale è salita a 11 milioni di ettari, la biomassa forestale è cresciuta del 18,4%. E’ questo ha un deciso effetto positivo sull’aria. Alberi e legname consentono così di intrappolare e assorbire 290 milioni di tonnellate di Co2 in più.
I Carabinieri Forestali, con l’aiuto dei droni, ma anche più prosaicamente di grandi strumenti di misurazione ‘fisica’ come i calibri, hanno realizzato un importante Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi forestali di Carbonio. Con il supporto scientifico del Crea hanno misurato lo stato di vitalità delle foreste e il loro contributo per mitigare la “febbre planetaria”. E per una volta le notizie che arrivano sul fronte ambientale sono positive. “La rilevazione evidenzia un dato oggettivamente confortante – afferma il comandante dei Carabinieri Forestali, il generale Antonio Pietro Marzo – L’inventario è uno strumento di conoscenza concreta a supporto delle politiche ambientali e forestali. Conoscere vuol dire comprendere e quindi agire di conseguenza, favorendo il cambiamento e i processi non solo di conservazione ma anche di sviluppo”.
I boschi, calcola l”inventario’, coprono il 36,7% del territorio nazionale, i metri cubi di biomassa espressi in valori per ettaro sono passati da 144,9 a 165,4 metri cubi. Importanti i dati sulla quantità di Co2 sottratta all’atmosfera che passa da1.798 milioni di tonnellate a quota 2.088 milioni corrispondente a 569 milioni di tonnellate di carbonio organico trattenuto nella biomassa e nel legno morto. Gli alberi sono di fatto una vera e propria macchina biologica che cattura carbonio: un metro cubo di legno secco contiene circa 260 chili di carbonio, pari a circa metà del suo peso.
Le Regioni che maggiormente contribuiscono al volume complessivo dei boschi italiani sono la Toscana, il Piemonte e la Lombardia, rispettivamente con il 10.4%, il 9.8% e l’8.7% del totale. I valori minimi regionali sono stati registrati per la Puglia, la Valle d’Aosta e il Molise, con contributi variabili tra l’1.0% e l’1.3% del totale, che ovviamente tiene conto anche dalla loro diversa superficie, oltre che della diversa composizione delle foreste. La fotografia mostra anche che le specie presenti sono 180 ma di queste ne bastano quattro per rappresentare il 50% del volume dei boschi: il faggio, l’abete rosso, il castagno e il cerro. Bisogna aggiungere poi altre sette specie per arrivare al 75%: il larice, la roverella, il carpino nero, il leccio, l’abete bianco, il pino nero e il pino silvestre.