violenza

  • Vil razza dannata

    Agli amanti della lirica, e non solo, è nota la frase dell’opera Il Rigoletto, dell’imperituro Giuseppe Verdi, “cortigiani vil razza dannata”.

    Siamo ovviamente ben contenti che il termine razza esca dal vocabolario quando il termine è usato per definire persone di un colore, di una religione, di un territorio o di un altro.

    Siamo certi che il legislatore saprà come affrontare il problema per gli animali, distinti in razze diverse anche se appartenenti a categorie che hanno aspetti comuni: la mucca è un mammifero come la tigre ma non vanno confuse.

    Il problema si fa più complesso quando dobbiamo riferirci a quei cortigiani citati nel Rigoletto che hanno anche oggi tanti loro simili che vivono tra noi, dalle pieghe della politica al mondo degli affari, in ogni campo della società.

    Il problema diventa poi insolubile se dobbiamo, per forza, parlare di “esseri” come Alessandro Impagnatiello che ha ucciso la fidanzata ed il suo bambino di sette mesi, e dei tanti altri, veramente troppi, che hanno trucidato, violentato, persone inermi, di coloro che, attraverso la grande criminalità, lo spaccio di droga, hanno distrutto migliaia, decine di migliaia di vite.

    Come riverirci a costoro se non con dicendo razza infame, razza dannata,” vil razza dannata”?

  • “Vigili”

    Milano: la Bruna è stata finalmente bloccata grazie all’intervento di una pattuglia di guardie municipali.
    Il fatto non meriterebbe un rigo di cronaca se non fosse che, grazie ad alcuni video, si può, ora, apprezzare l‘intera operazione in tutte le sue sfumature. Si nota, soprattutto, l’uso accorto e misurato del distanziatore, meglio conosciuto come manganello.
    Qualche colpo in testa e al corpo, il tutto senza accanimento, giusto il necessario per ricondurre la scalmanata alla ragione e alla dovuta sottomissione.
    Non c’è stato un uso sproporzionato dei mezzi di coercizione, come i soliti faziosi ipotizzano, ma semplice ricorso a sacrosante pratiche di rieducazione: era ora che la Bruna imparasse a stare al mondo. Ed era anche ora di dare un bell’esempio ed inviare un forte segnale alla ciurma di devianti e derelitti che ci circonda: trans brasileros, puttane, gente che orina sulle panchine del parco, senza case, ”mandingo“ e mamelucchi sfaccendati, pezzenti vari.
    È sicuramente solo l’inizio e poi verrà certamente il turno dei piccoli e grandi evasori, dei corrotti e corruttori, dei narcotrafficanti e delinquenti organizzati, dei gestori in regime di monopolio di intere reti autostradali (ponti assassini che crollano compresi).
    Allora grazie, grazie davvero ragazzi per avere ridato speranza e fatto comprendere che, almeno a Milano, l‘autorità esiste, conosce il fatto suo e sa come affrontare i problemi sociali.
    Quanto a voi, ciurma maledetta, state attenti che prima o poi vi beccano e vi danno una bella ripassata, per questo vi do un consiglio, da vero amico: siate “vigili”.

  • Da uomo a uomo

    Mi è difficile trovare spiegazioni plausibili alla ferocia che caratterizza quegli uomini che, non paghi di avere prima reso la vita impossibile alle loro compagne, completano l’opera togliendo loro la vita o procurando indicibili sofferenze fisiche e morali (come quando la volontà omicida non si arresta neppure davanti alla giovane vita di un figlio in comune).

    Saranno uomini disperati, malati e fragili, incapaci di sopportare la frustrazione di un fallimento esistenziale.

    Saranno vittime inconsapevoli di ancestrali pregiudizi, rigurgito di una cultura che rifiuta il valore di ogni essere umano e il suo diritto alla autonomia ed indipendenza.

    Saranno maschere tragiche di una virilità stantia.

    Questo ed altro.

    Ma io non voglio pensare, pretendo il diritto di esprimere le mie emozioni.

    Non sono uno psichiatra, un sociologo, un criminologo, un prete, un moralista.

    Non devo misurare colpe terrene o ultraterrene.

    Sono semplicemente uno che vuole esprimere una pura e semplice rabbia gridando loro, a muso duro, questa semplice verità: siete “omm‘e niente” “omm’e merda”.

  • Per fermare la violenza crescente non basta aumentare il numero di agenti

    L’elenco delle violenze che, ogni giorno ed ogni notte, si perpetrano in Italia è ormai veramente troppo lungo per poter continuare ad accettare il silenzio della politica. Non basta infatti la visita di un ministro o un aumento, certamente necessario ed urgente, delle forze di sicurezza che devono presidiare il territorio a risolvere l’incancrenito e dilagante problema.

    Le violenze sono per strada, stupri o rapine, nei locali, nei giardini e in famiglia dove i femminicidi non si fermano e spesso sono i figli a rimanere uccisi dal padre mentre difendono la madre e sempre e comunque rimangono traumatizzati a vita.

    La politica non comprende di avere avuto e di avere molte responsabilità per i toni eccessivamente accesi troppo spesso usati contro gli avversari, per non aver saputo intervenire con programmi scolastici che insegnassero la convivenza ed il rispetto, per aver lasciato per anni migliaia di giovani, non solo extracomunitari, senza aspettative di vita, per aver ignorato che una società basata sull’apparenza, sul possesso di beni spesso inutili ma simbolo di status, diventa una società di diseguaglianze sempre più marcate, per aver parlato solo di diritti e mai di doveri, anche per i propri rappresentanti.

    Leggi disattese o comunque troppo lente per poter effettivamente prevenire delitti di sangue, carceri che diventano università del crimine in spazi inumani, tribunali che lavorano con lentezze da lumaca, giustizia che in troppi casi non è sufficientemente applicata nei tempi necessari, personale di sicurezza, carabinieri o polizia, demotivato e con la quasi certezza che agli arresti segue la messa in libertà del fermato sono alcuni dei tanti altri problemi in attesa di soluzione.

    Potremmo continuare a lungo ma ciascuno di noi legge i giornali ed ascolta la televisione e sa bene che non basterà più rinchiudersi nel proprio privato per sfuggire alle violenze che ci circondano e che ogni ora, del giorno e della notte, possono essere messi a rischio se va bene gli averi e se no la vita di ognuno.

    L’attuale governo ha ereditato i silenzi e gli errori dei governi precedenti, la politica è stata troppo attenta a perseguire gli interessi di parte, le logiche di partito, per accorgersi del declino sempre più veloce della società ma ciò non toglie che questo governo ha il compito di agire e di agire subito su molti fronti, di intervenire in modo ampio ed organico ben prima di pensare all’autonomia differenziata o ad altre riforme che possono anche aspettare ancora qualche mese.

    Senza una nuova politica per le carceri, uno snellimento della giustizia, lo smantellamento dei ghetti per extracomunitari, un piano case popolari, un insegnamento specifico, in ogni grado di studi, fin dalle elementari, coinvolgendo i genitori, una diversa gestione dei luoghi di divertimento, con garanzia di sicurezza e modifica degli orari di apertura, una maggiore qualificazione di tutti coloro che lavorano nella sicurezza e un potenziamento della loro presenza sul territorio, non si potrà cominciare il percorso che deve portare ad una società diversa, più giusta e più capace di prevenire le violenze.

    Certo la violenza ed il sopruso sono in aumento in ogni parte del mondo ma questa non può essere una giustificazione ma invece lo spunto per analizzare, capire e finalmente agire, partendo anche dall’uso sbagliato e sempre più pericoloso della rete, per migliorare la società, e cioè noi stessi, in Italia.

  • Japan to ban upskirting in sweeping sex crime reforms

    Lawmakers are introducing Japan’s first laws against taking sexually exploitative photos or videos of others without consent.

    The bill against “photo voyeurism” would prohibit acts such as upskirting and secret filming of sexual acts.

    Until now, such criminal cases had to be prosecuted under local prefecture laws, which greatly vary in scope.

    The bill is part of a wider overhaul of Japan’s laws on sex crimes, which will also expand the definition of rape.

    It explicitly prohibits the taking, distribution and or possession of photographs of someone’s genitals without their consent.

    It also criminalises the act of taking photographs of people being manipulated without their knowledge into sexual positions. Specifically, the bill bans the filming of children “in a sexual manner without justifiable reason”.

    In Japan, child models – mostly girls – are routinely portrayed in sexually provocative ways. For instance, some have been asked to pose in lingerie or swimsuits.

    Offenders would face imprisonment of up to three years or a fine of up to 3 million Japanese yen (£17,500; $22,000).

    The reforms are expected to be passed in June this year.

    It comes after growing public outcry for stronger laws criminalising acts facilitated by mobile phone photography.

    In 2021, Japanese police made more than 5,000 arrests for clandestine photography – a record number and about three times the cases in 2010.

    About seven in 10 flight attendants in Japan have also reported that their photos were secretly taken, according to a survey by a national aviation trade union published in March.

    Already, most cell phone manufacturers in Japan have installed audible shutter sounds on their mobile devices, to prevent secret filming.

    According to local media reports, photographs of athletes in sporting attire have sometimes also been used for sexual or malicious purposes. However, the proposed bill does not address this behaviour explicitly.

    Several Asian countries have laws against voyeurism but enforcement varies.

    In South Korea, those convicted of secretly filming images of a sexual nature face a fine of up to 10 million won (£6,000; $7,500) or a maximum prison sentence of five years.

    But the Korean Women Lawyers Association said just 5% of 2,000 illicit filming cases that went to court between 2011 and 2016 resulted in jail time.

    In Singapore, someone convicted of voyeurism can face up to two years in jail, fines, caning, or a combination of these penalties. Voyeuristic crimes involving victims younger than 14 years old will mean mandatory imprisonment, plus fines and caning.

    Japan has been looking at several penal code changes to strengthen legislation against sex crimes, after multiple rape acquittals in 2019 caused national outcry.

    In February this year, a panel of the Japanese Justice Ministry proposed raising the age of consent from 13 to 16. The statute of limitations for reporting rape will also be increased to 15 from 10 years.

    The ministry’s proposal also aims to criminalise the grooming of minors and expand the definition of rape.

    Currently, Japan has the lowest age of consent in advanced countries, and the lowest in the G7 group.

  • Un bambino su cinque vittima di bullismo

    Secondo i dati di una ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità e quelli raccolti dalle Forze dell’Ordine sono veramente allarmanti i numeri che riguardano le violenze, fisiche e psicologiche, che colpiscono i minori.

    Un bambino su cinque risulta aver subito almeno un episodio di bullismo ed un’alta percentuale ha avuto esperienze di sopraffazione.

    Non è più un mistero, i dati scientifici e clinici lo dimostrano, che chi ha subito atti di bullismo e sopraffazione ha poi episodi, anche molto gravi, di depressione e ansia, in altri casi vi sono manifestazioni di iperattività o disattenzione. Se gli episodi di bullismo si ripetono più volte chi li ha subiti può entrare in una spirale negativa che richiederà cure mediche inoltre i disturbi si possono verificare anche dopo anni.

    D’altra parte anche chi compie azioni di bullismo ha problemi irrisolti come ansia di apparire, desiderio di farsi notare per problemi ignorati di insicurezza, anaffettività, percezione sbagliata sulle conseguenze delle sue azioni.

    Gli adulti, specialmente genitori ed insegnanti, devono essere particolarmente attenti ad identificare episodi di irascibilità e violenza ma anche di isolamento perché nel primo caso ci può essere un ragazzo che può diventare un bullo e nel secondo che si siano già verificati e subiti atti di bullismo.

    Bisogna essere capaci di fare uscire, sia il bullo che la vittima, dall’ombra ed affrontare subito i problemi, Anche per questo la Polizia di Stato ha un app, Youpol, che permette di mettersi in contatto con esperti ed avere i consigli più indicati.

    Particolare attenzione va data al bullismo cibernetico, secondo un’indagine del Movimento italiano genitori, in collaborazione con l’Istituto Piepoli, il 30% dei 1316 giovani intervistati, di età tra i 6 e i 18 anni, ha subito atti di cyberbullismo e sappiamo bene come in alcuni casi le situazioni si siano tramutate in vere tragedie.

    Le violenze che i minori subiscono da altri minori, o da adulti, sono in costante aumento, è il momento di occuparsene seriamente senza porre ulteriori indugi, inutili elucubrazioni o falsi distinguo, siamo in una società dove è sempre più evidente quel disagio giovanile che porterà ad avere prossimamente adulti disturbati. Le famiglie vanno aiutate a comprendere, gli insegnanti sensibilizzati e la stessa comunicazione via Rete deve essere controllata con maggiore attenzione.

  • Eredità

    Caro signore, non ricordo di avere letto il suo nome nelle recenti cronache che la descrivono autore di un pestaggio ai danni di un uomo gravemente infermo e incapace di difendersi.

    Tuttavia le va dato atto di avere agito con una certa nobiltà e senso della misura procurando, al mal capitato, solo un trauma cranico e varie lesioni.

    Davvero poca cosa se consideriamo che le era stato addirittura chiesto di allontanarsi da un luogo riservato.

    Il fatto poi che la sua vittima si aggrappasse, per stare in piedi, alla rete del campetto di calcio è un particolare che può facilmente e comprensibilmente esserle sfuggito nello stato di tensione cagionatole dalle forti aspettative legate alla presenza in campo del suo amatissimo figliuolo.

    Come vede mi sforzo di comprenderla inquadrando la sua condotta nel contesto di quella che definirei la banalità del nostro male quotidiano.

    E però mi prende un moto di disagio, il senso di una profonda ingiustizia e la sensazione di un doloroso rivissuto.

    Ora soccorrono antiche letture e so che, finalmente, posso almeno darle un nome: Maramaldo.

    Le riconosco, vede, un nobile casato e so che farà di tutto per mantenerlo e rafforzarlo.

    Temo però che, grazie al suo esempio ed alle sue cure, il suo giovane erede potrà’ essere un Maramaldo come lei, dentro e fuori il campetto di calcio.

    Spero di no. Auguri campioncino

  • Libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta

    Anni fa, un po’ per paradosso, dicevo che a forza di parlare di diritti senza doveri e di libertà in assoluto un giorno poteva capitare che, mentre si era in attesa del verde del semaforo, qualcuno ci facesse la pipì addosso e non avremmo saputo come difenderci se non usando violenza noi stessi, le leggi infatti, farraginose, e le lunghissime procedure non ci avrebbero difeso.

    È passato qualche anno e ormai leggiamo spesso di conducenti di autobus innaffiati di urina o presi a calci e pugni. Quotidianamente tra i più giovani si consumano violenze fisiche, sessuali e psicologiche che portano anche alla morte di alcuni.

    Gli anziani e coloro che hanno meno prestanza fisica sono di fatto alla mercé di maleducati e violenti perché la legge del sopruso impera dopo tanta complicità della politica e dei media che hanno usato linguaggi violenti istigando all’odio in alcuni casi, in altri facendo emergere la parte negativa che purtroppo è in molti se non in tutti.

    Perduto il senso della misura, assodato che, in questa epoca più che mai, per essere il più forte devi essere il più violento, il più spregiudicato, che le regole esistono solo per i deboli perché stupirci per le donne uccise o violentate, per i bambini pestati a morte, per i silenzi o le omertà nel non denunciare criminali potenti e sanguinari?

    Perché stupirci se di fronte a paure per se stessi, per la propria presunta tranquillità, si dilaziona o nega l’invio di armi necessarie agli ucraini per continuare a difendersi dalla feroce e spietata aggressione di Putin? E si ignora volutamente che con la pusillanimità di oggi si diventa complici e sempre più deboli e si creano i presupposti per altre violenze.

    Il simbolo di tutto quanto è negativo nella nostra società è proprio Putin, Messina Denaro e soci, o qualche rivoluzionario e tiranno che impera in tanti paesi del mondo, sono dilettanti di fronte allo zar che con lucida consapevolezza ordina quotidianamente il massacro di civili in nome del suo potere e va avanti per non affrontare i suoi errori e le sue paure negate.

    Dalle piccole violenze alle grandi tragedie il passo è stato breve e mentre dovremmo tutti impegnarci per la difesa dell’Ucraina dovremmo anche cominciare a difenderci da noi stessi, dalla società che abbiamo creato nella quale la libertà è diventata sopruso e la legge non assolve ai suoi compiti.

  • Il 23 febbraio la decisione sugli anni di carcere per Weinstein

    Harvey Weinstein dovrà ancora aspettare settimane per conoscere la sua sentenza. La giudice Lisa Lench della Superior Court di Los Angeles ha rinviato al 23 febbraio la decisione sull’ammontare della pena che l’ex ‘re di Hollywood’ dovrà scontare dietro le sbarre per aver aggredito e stuprato una ex modella nel febbraio 2013, ai margini del festival Los Angeles Italia.

    La Lench ha rinviato la sentenza per dar tempo ai legali di Weinstein di presentare una mozione per la revisione del processo. La procura a sua volta deve ancora decidere se tornare alla carica con le accuse di due delle quattro donne al centro della vertenza su cui la giuria non è riuscita a trovare un accordo: una di queste è la produttrice Jennifer Siebel, moglie del governatore della California Gavin Newson.

    Weinstein, 70 anni, è stato portato in aula in sedia a rotelle, addosso la tuta della prigione, e non l’abito giacca e cravatta che aveva ottenuto di indossare durante il processo. L’ex produttore di ‘Shakespeare in Love’ era stato riconosciuto colpevole il 19 dicembre nel secondo processo dell’era #MeToo che lo riguarda: demiurgo, per averli prodotti o distribuiti, di film che hanno vinto 81 premi Oscar, l’ex capo della Miramax rischia un massimo di altri 18 anni, oltre i 23 a cui era stato condannato per vicende analoghe a New York nel 2020.

    La pena decisa a Los Angeles è ritenuta cruciale, perché assicurerebbe che il 70enne ex re di Hollywood resti in carcere nel caso di un ribaltamento in appello della sentenza del processo di New York. Quattro donne avevano stavolta accusato Weinstein di molestie e stupri: la giuria lo aveva riconosciuto colpevole solo per quelle di una ex modella europea che aveva testimoniato anonimamente come ‘Jane Doe 1’. L’ex produttore era stato assolto dalle accuse di un’altra donna, mentre i giurati non erano riusciti a trovare accordo sulle accuse delle altre due, né sulle circostanze aggravanti che avrebbero alzato a un massimo di 24 il numero di anni della sentenza losangelina.

  • Se il custode si fa il lupo

    Nel numero del magazine ‘Io Donna’ del 3 dicembre un condivisibile e puntuale articolo di Fiorenza Sarzanini, sul problema sempre più grave delle violenze, aveva però un titolo “Se il custode si fa lupo” decisamente errato e preoccupante in quanto ripropone schemi sbagliati e pericolosi.

    Pubblichiamo la lettera che l’On. Cristiana Muscardini, per lungo tempo vicepresidente dell’Intergruppo per la protezione degli animali del Parlamento europeo, ha scritto alla giornalista.

    Gentile dottoressa Sarzanini,
    Ho letto con interesse, condividendolo totalmente, il suo articolo sul numero  del 3 dicembre di “Io Donna” ma dissento fortemente dal titolo che identifica nel lupo l’uomo orco, l’essere umano che compie atrocità sui più deboli.
    Credo che, specie in un momento nel quale alcuni tornano a parlare di aprire la caccia al lupo, i maggiori opinionisti e giornalisti dovrebbero con attenzione evitare di riproporre schemi antichi e profondamente errati  che identificano nel lupo il predatore cattivo, subdolo, vigliacco, feroce.
    Come ella certamente sa il lupo, dopo essere stato quasi sterminato, è diventato specie protetta in quanto rappresenta un elemento essenziale, indispensabile, per la salvaguardia, la sopravvivenza dell’ecosistema e perciò di tutti noi.
    Il lupo è un predatore che uccide per mangiare, per dare nutrimento alla sua prole o per difendersi, e solo quando non può evitare lo scontro, per questo non può essere neppure lontanamente affiancato a quegli spregevoli umani che seviziano, uccidono, abusano per il loro piacere, a tutte quelle persone violente e crudeli che, più che mai in una società troppo permissiva e con una giustizia troppo lenta, continuano a mietere vittime.
    Il politicamente corretto deve valere ormai anche per gli animali che non hanno la nostra intelligenza e, forse per questo, non commettono le atrocità delle quali la nostra specie è capace come vediamo ogni giorno, dalla guerra in Ucraina alle donne uccise, dai bambini violentati agli anziani abbondonati.
    Probabilmente il titolo dell’articolo non è stato scelto da lei ma è comunque sbagliato ed aumenta gli errori e la confusione mentre le parole del suo intervento sono chiare e spero facciano riflettere tutti.
    Con i più cordiali saluti,

    Cristiana Muscardini
    già vice presidente dell’Intergruppo per la protezione degli animali del Parlamento europeo

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