vittime

  • L’UE commemora le vittime della crisi climatica globale

    Il 15 luglio l’UE ha commemorato le vittime della crisi climatica globale nel corso di una cerimonia tenutasi a Bruxelles alla presenza del Commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, e di rappresentanti del governo belga.

    Questa giornata è un invito all’azione per ridurre al minimo l’impatto dei cambiamenti climatici ovunque possibile e aumentare la resilienza per proteggere vite e mezzi di sussistenza.

    Nel 2023 il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione europea hanno firmato una dichiarazione congiunta per istituire una giornata annuale dell’UE dedicata alle vittime della crisi climatica globale, il 15 luglio di ogni anno. Si tratta di un’occasione per ricordare le vittime in Europa e nel mondo, e per sensibilizzare a quanto è possibile fare per ridurre il rischio degli impatti climatici ed essere meglio preparati a rispondere alle catastrofi climatiche.

    All’inizio di quest’anno la Commissione europea ha presentato una comunicazione sulla gestione dei rischi climatici, in risposta alla prima valutazione europea dei rischi climatici ad opera dell’Agenzia europea dell’ambiente.

  • Nessuna parola

    La cultura rappresenta un dono, che può essere alimentato dall’istruzione, ma nella sua essenza molto simile alla fede, la quale trova nella religione il proprio ambito di crescita.

    La cultura e la fede, quindi, permettono di considerare ed individuare dei valori superiore ed insindacabili, i quali vengono riconosciuti a tutte le creature indipendentemente dalla loro posizione politica individuale, personale o professionale.

    La recente sentenza francese ha sottratto definitivamente dei terroristi italiani al principio della responsabilità, cardine di uno Stato di diritto, e rappresenta l’ennesimo insulto ai familiari delle vittime per i quali non esiste né una prescrizione né tanto meno fine pena per il proprio dolore.

    In questo contesto di forte contrapposizione ecco però esplodere la più ignobile ideologia ampiamente rappresentata persino in Parlamento da sottoprodotti politici (AVS) i quali manifestano soddisfazione per l’esito giudiziario.

    Dimenticando e, quindi, non avendo alcuna parola per il dolore delle vittime di cui questi latitanti risultano per la storia reale gli unici ed inequivocabili responsabili…

    Questo approccio ideologico, sostanzialmente parte dalla sempreverde idea che considera ancora questi terroristi come “compagni che sbagliano” e rappresenta la negazione tanto della cultura quanto di una qualsiasi e laica fede politica in quanto esprime priorità valoriali in rapporto alla vicinanza politica ed ideologica…

    Qualsiasi ideologia, infatti, seleziona sulla base di propri valori e fattori squisitamente politici la considerazione esclusiva, escludendo ogni elementare attenzione per gli esclusi dal paradigma ideologico.

    Come nel caso del Generale Antonio Varisco, ucciso a Roma nel marzo 1979: era un amico d’infanzia di mio papà, Nino Pontelli, nati e cresciuti assieme a Zara. Lui, come tutte le vittime del terrorismo di destra o di sinistra ed i loro familiari, rappresenta quella parte di popolazione dimenticata da questi volgari ideologi che oggi plaudono la sentenza della Cassazione francese, ma non dimostrano neppure una residuale attenzione verso i familiari delle vittime del terrorismo.

  • L’orrore delle Foibe e l’impegno del Sen. Franco Servello per ricordarle

    Nei giorni scorsi si è celebrato il giorno del Ricordo, ricorrenza istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92, per “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Quegli eventi sono stati a lungo dimenticati tanto che per decenni non se ne è trovata traccia nei libri di scuola, né sono stati oggetto di approfondimenti e discussioni afferenti il recente e tragico passato italiano. Per anni i sopravvissuti a quella tragedia non hanno raccontato, molti sono morti senza avere giustizia e poter lasciare un testimonianza di quell’orrore al quale furono sottoposti da parte dei partigiani jugoslavi e dell’OZNA (una sezione apposita dei servizi segreti jugoslavi organizzata da Tito e Milovan Gilas), dell’esodo al quale furono costretti e del rifiuto ad essere accolti da molte città italiane.

    Una tragedia caduta nell’oblio in un’Italia che, negli anni, pian piano, ha cercato di ricucire ferite (non sempre riuscendoci), di dare voce a chi per troppo tempo non aveva potuto parlare, un’Italia che ha saputo cambiare, crescere, ricostruire. Le foibe però no, sembravano appartenere ad altro tempo, altra storia, altri mondi. Eppure c’è stato chi, per decenni e con fatica, si è battuto affinché anche quei morti avessero giustizia e la storia concedesse loro lo spazio dovuto. Tra questi ci fu il Senatore Franco Servello del quale sua moglie, Donatella, ci ha inviato una testimonianza per ricordare quell’impegno, strenue, e che di seguito riportiamo.

    “In occasione delle molte lodevoli manifestazioni realizzate per il ‘Giorno del Ricordo’, dedicato al calvario degli italiani di Istria, Fiume, Dalmazia e Venezia Giulia, mi è caro ricordare l’opera svolta in merito da mio marito Franco Servello, senatore della Repubblica, scomparso cinque anni or sono. Egli contribuì, in particolare, tramite molti incontri con la sorella Licia Cossetto, a portare all’attenzione del Parlamento e degli italiani la dolorosa storia di Norma Cossetto e il suo infame epilogo. Più volte, mio marito organizzò convegni e occasioni d’incontro e condivisione con la sorella, per ricordare alla cittadinanza le tristi e umilianti vicende vissute dai nostri concittadini istriani, giuliani e dalmati. Anni prima, molti dirigenti dell’allora MSI, triestini e nazionali, tra cui in primis Almirante, avevano più volte denunciato il silenzio colpevole dello Stato sulle foibe in tutte le piazze italiane”.

    Donatella Albanese
    vedova di Franco Servello

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